Un incidente al bungalow
«Ho pensato una cosa» disse Jane Helier.
Sul suo bel viso c'era il sorriso fiducioso di una bambina che si aspetta un applauso. Lo stesso sorriso che ogni sera attirava folle di spettatori a Londra, e che aveva fatto la fortuna di molti fotografi.
«È un episodio capitato a una mia amica» aggiunse guardinga.
Tutti rincoraggiarono con un mormorio leggermente ipocrita. Il colonnello Bantry, la signora Bantry. sir Henry Clithering, il dottor Lloyd e l'anziana Miss Marple erano unanimemente convinti che l'"amica" di Jane fosse Jane in persona. Lei non sarebbe mai riuscita a ricordarsi, o anche solo a seguire con interesse, una vicenda riguardante qualcun altro.
«La mia amica» riprese Jane, «... ma tacerò il suo nome... era un'attrice.
Un'attrice notissima.»
Nessuno si mostrò sorpreso. Sir Henry Clithering commentò tra sé: "Vediamo tra quanto tempo si dimenticherà di fingere e dirà 'io' invece di lei'."
«La mia amica era in tournée in provincia. Accadde un paio d'anni fa. È
meglio non dire il nome del posto. Si tratta di una piccola città in riva al fiume, poco distante da Londra. La chiamerò...»
S'interruppe, aggrottando la fronte nello sforzo di riflettere. Inventare un nome era già una grossa fatica per lei. Sir Henry la soccorse.
«Vogliamo chiamarla Riverbury?» suggerì gravemente.
«Oh sì, calza a pennello. Riverbury, lo terrò a mente. Bene, come dicevo, la... mia amica si trovava a Riverbury con la compagnia... e accadde un fatto proprio singolare.»
Corrugò di nuovo le sopracciglia.
«È molto difficile» disse in tono lamentoso «narrare una vicenda come si vorrebbe. Ci si confonde e si finisce per cominciare dalla parte sbagliata.»
«Ve la state cavando a meraviglia» la rassicurò il dottor Lloyd. «Conti-nuate.»
«Ecco, accadde questo fatto curioso. La mia amica venne chiamata alla stazione di polizia. E lei ci andò. A quanto pare, c'era stato un furto in un bungalow sulla riva del fiume e avevano arrestato un giovanotto, e lui aveva raccontato una strana storia. Così avevano chiamato la mia amica.
«Non era mai stata in un ufficio di polizia, ma furono tutti molto carini con lei. Proprio molto carini.»
«Non stento a crederlo» disse sir Henry.
«Il sergente... mi pare che fosse un sergente... ma poteva essere un ispettore... le offrì una sedia e le spiegò la faccenda, e capii subito che si trattava di un equivoco...»
"Ci siamo" pensò sir Henry. "Ha parlato in prima persona. Lo prevedevo",
«La mia amica» continuò Jane, candidamente ignara di essersi tradita,
«glielo disse. Aggiunse che lei era stata occupata a provare con la sua controfigura, in albergo, e che non aveva mai sentito nominare il loro signor Faulkener. E il sergente disse: "Miss Hel..."»
Tacque bruscamente, arrossendo.
«Miss Helman» suggerì sir Henry, e ammiccò.
«Sì... va senz'altro bene. Grazie. Disse: "Ecco, miss Helman, anch'io avevo l'impressione di un equivoco sapendo che eravate scesa al Bridge Hotel", e chiese se non avevo niente da obiettare a un confronto... tra me e il giovanotto o viceversa, adesso non so più.»
«Non è realmente importante» la consolò sir Henry.
«Un confronto, insomma. Al che risposi: "Ma no, naturalmente." Lo fecero entrare e dissero: "Questa è miss Helier", e... Oh!»
Jane ammutolì, sbigottita.
«Non badateci, mia cara» fu pronta a confortarla Miss Marple. «Tanto avremmo finito per indovinarlo. E non ci avete detto come si chiama il posto, né altro che conti veramente.»
«D'accordo» disse Jane, «ma avrei preferito far credere che era capitato a qualcun altro. Tranne che è spaventosamente difficile! Ci si dimentica, parlando.»
Tutti convennero che era molto difficile, la calmarono, la rasserenarono, e lei riprese la sua narrazione un po' involuta.
«Era un bell'uomo... proprio un bell'uomo. Giovane, coi capelli rossi.
Quando mi vide cascò dalle nuvole. Il sergente domandò: "È questa la signora?". E lui rispose: "No, lo escludo categoricamente. Sono stato un gran somaro". Io sorrisi e gli dissi di non prendersela.»
«Mi par di vedere la scena» commentò sir Henry.
Jane Helier aggrottò la fronte.
«Lasciatemi pensare... Qual è il modo giusto di proseguire?»
«Provate a dirci che cosa bolliva in pentola, mia cara» propose Miss Marple, con tanta gentilezza che era impossibile sospettare un'intenzione ironica. «In che cosa consisteva l'errore del giovanotto? E poi c'era stato un furto.»
«Oh, infatti» disse Jane. «Ecco, il giovanotto... che si chiamava Leslie Faulkener... aveva scritto una commedia. In realtà ne aveva scritte parec-chie, ma non ne era stata accettata neanche una. E quest'ultima me l'aveva mandata da leggere. Naturalmente io non ne sapevo niente, perché di commedie me ne arrivano a centinaia e ne leggo pochissime. Soltanto quando so già qualcosa di qualcuna... Insomma, non ne sapevo niente. Ma pare che il signor Faulkener avesse ricevuto una lettera da me... mentre poi saltò fuori che invece la lettera non veniva affatto da me... capite...»
Si fermò, piena d'ansia, e tutti le assicurarono che capivano.
«La lettera diceva che avevo letto la commedia, che mi era piaciuta molto e lo pregavo di passare da me a parlarne. Gli davo l'indirizzo... Il bungalow, Riverbury. Al che il signor Faulkener si sentì al settimo cielo e piombò là... al bungalow. Gli aprì una cameriera, lui chiese di miss Helier, lei rispose che miss Helier c'era e lo stava aspettando, poi lo fece accomodare nel salotto e una donna lo raggiunse quasi subito. Lui diede per scontato che fossi io... ma è abbastanza singolare, dal momento che mi aveva visto recitare e che le mie foto lo conoscono tutti. Almeno, credo.»
«Fin nei più remoti cantucci d'Inghilterra» affermò con enfasi la signora Bantry. «Però spesso le fotografie sono molto diverse dall'originale, mia cara Jane. E stare sotto le luci della ribalta è un bel po' diverso che essere giù dal proscenio. Non tutte le attrici migliorano viste da vicino, come te.»
«Va bene» disse Jane rabbonita. «Sarà. Ad ogni modo lui descrisse la donna come alta, bionda, con grandi occhi azzurri e molto bella, quindi l'aveva vista senz'altro da vicino. E comunque lui non ebbe il minimo sospetto. Lei si sedette e gli parlò della commedia dicendogli che non vedeva l'ora di metterla in scena. Mentre discorrevano furono portati gli aperitivi, e il signor Faulkener ne prese uno e com'era naturale lo bevve. È l'ultima cosa che ricorda: d'aver bevuto un aperitivo. Quando si svegliò, o tornò in sé, o come preferite,... era steso a terra, in strada, naturalmente sul ciglio dove non correva il rischio di venire schiacciato da una macchina. Era stordito e frastornato... tanto che si alzò faticosamente e si incamminò bar-collando, senza sapere dov'era diretto. Dopo disse che, se avesse avuto la mente lucida, sarebbe tornato al bungalow per cercar di scoprire che cos'e-ra successo. Ma così inebetito, continuò a camminare senza quasi rendersi conto di quello che faceva. Stava cominciando pian piano a tornare in sé quando la polizia lo arrestò.»
«Perché la polizia lo arrestò?» chiese il dottor Lloyd.
«Oh, non ve l'avevo detto?» Jane sgranò gli occhioni. «Sono proprio stupida. Per il furto.»
«Avevate accennato a un furto... ma senza precisare né dove, né come, né perché» disse la signora Bantry.
«Bene, il bungalow... il bungalow dov'era andato lui, s'intende... non era affatto mio. Era di un tale che si chiamava...»
Jane aggrottò di nuovo le sopracciglia.
«Sono autorizzato a fare ancora il padrino?» intervenne sir Henry. «Gli pseudonimi sono completamente gratis. Descrivete l'inquilino e gli darò un nome.»
«L'aveva in affitto un ricco uomo d'affari... e cavaliere.»
«Sir Herman Cohen» suggerì sir Henry.
«È perfetto. L'aveva preso in affitto per una signora... che era sposata con un attore e attrice anche lei.»
«Chiameremo l'attore Claud Leason» disse sir Henry. «E suppongo che la signora sarà stata conosciuta col suo nome d'arte, che potrebbe essere miss Mary Kerr.»
«Siete terribilmente intelligente, sul serio» replicò Jane. «Non so come fate a pensare tutte queste cose in un lampo. Ecco, si trattava di una fine settimana per sir Herman... avete detto Herman?, e la signora. Loro due so-li nel villino. Naturalmente la moglie di lui non ne sapeva niente.»
«Com'è la norma» osservò sir Henry.
«E lui aveva regalato all'attrice un mucchio di gioielli, compresi alcuni bellissimi smeraldi.»
«Ah!» esclamò il dottor Lloyd. «Adesso si arriva al sodo.»
«I gioielli erano nel bungalow, chiusi semplicemente in un cofanetto portagioie. La polizia disse che era stata una grave imprudenza lasciarli così... alla portata di tutti.»
«Lo vedi, Dolly?» saltò su il colonnello Bantry. «Che cosa ti dico sempre?» .
«Invece» ribatté la signora Bantry «l'esperienza insegna che proprio le persone troppo prudenti sono destinate a subire dei danni. Io non li tengo in un portagioie, i miei... li tengo sciolti in un cassetto, sotto le calze. Sono sicura che se... come si chiama?... Mary Kerr avesse fatto lo stesso, non le sarebbero stati rubati.»
«Le sarebbero stati rubati ugualmente» disse Jane «perché tutti i cassetti erano spalancati e il loro contenuto era sparso dappertutto.»
«Allora i ladri non cercavano i gioielli» obiettò la signora Bantry. «Cercavano delle carte segrete. Nei libri è sempre così.»
«Non so niente di carte segrete» osservò dubbiosa Jane. «Non ne ho sentito parlare.»
«Non perdete il filo, miss Helier» disse il colonnello Bantry. «Non ci si deve curare delle divagazioni di Dolly.»
«Torniamo al furto» ribadì sir Henry.
«D'accordo. Ecco, alla polizia giunse la telefonata di una donna che disse di essere miss Mary Kerr. Poi disse che il bungalow era stato scassinato e descrisse un giovanotto coi capelli rossi che era stato là quella mattina.
Alla cameriera era sembrato un tipo losco e non lo aveva fatto entrare, ma più tardi lo avevano visto uscire da una finestra. Fornì una descrizione tanto accurata del giovanotto, che la polizia riuscì ad arrestarlo in capo a un'o-ra. Lui raccontò la sua storia e mostrò la lettera che aveva ricevuto da me.
E come vi ho detto, la polizia mi chiamò, e lui quando mi vide disse quello che vi ho riferito... che la donna non ero io!»
«È una vicenda davvero singolare» osservò il dottor Lloyd. «Il signor Faulkener conosceva miss Kerr?»
«No... o per lo meno, così disse lui. Ma non vi ho ancora raccontato la parte più singolare. Naturalmente la polizia andò al bungalow, e trovò tutto com'era stato descritto... i cassetti aperti e i gioielli spariti, ma nel villino non c'era nessuno. Mary Kerr rincasò soltanto alcune ore dopo, e dichiarò che non aveva affatto telefonato alla polizia e che fino a quel momento non sapeva niente di niente. Quella mattina, a quanto pareva, aveva ricevuto il telegramma di un impresario che le fissava un appuntamento per proporle una parte molto importante, al che lei naturalmente si era precipitata in città. Giunta sul posto, però, aveva scoperto che era stata vittima di un tiro burlone. Nessuno le aveva spedito un telegramma.»
«Un trucco comunissimo per avere via libera» commentò sir Henry. «E i domestici?»
«Qualcosa di analogo. C'era soltanto una cameriera, e ha ricevuto una telefonata... apparentemente da Mary Kerr che le comunicava di aver dimenticato a casa una cosa importante. Disse alla ragazza di portarle una certa borsetta che stava in un cassetto della sua camera. Doveva saltare sul primo treno. La cameriera obbedì, e naturalmente chiuse a chiave la casa. Ma al circolo, dove avrebbe dovuto incontrarsi con la sua padrona, restò inutilmente ad attenderla.»
«Uhm» disse sir Henry. «Comincio a vederci chiaro. Il villino rimase in-custodito e non credo che fosse difficile penetrarvi da una finestra. Ma non capisco come c'entra il signor Faulkener. Chi chiamò la polizia, se non fu miss Kerr?»
«Nessuno si raccapezzava, infatti, e non è stato scoperto.»
«È curioso» disse sir Henry. «Il giovanotto risultò poi essere la persona che diceva?»
«Oh, sì, qui è tutto in regola. Aveva anche la lettera che si presumeva gli avessi scritto io. La calligrafia non assomigliava neanche lontanamente al-la mia... ma è ovvio che lui non poteva saperlo.»
«Bene, riepiloghiamo con ordine la situazione» propose sir Henry. «Cor-reggetemi se sbaglio. La signora e la cameriera vengono allontanate da ca-sa con un trucco. Il giovanotto viene mandato al loro villino, anche lui con un trucco consistente in una lettera mistificata... che acquista un maggior sapore di verità dal fatto che questa settimana recitate proprio a Riverbury.
Il giovanotto viene drogato, viene chiamata per telefono la polizia che di-rige i suoi sospetti su di lui. C'è stato un furto. I gioielli sono stati portati via, non è vero?»
«Oh, sì.»
«E in seguito ricuperati?»
«No. In realtà credo che sir Herman fece di tutto per mettere a tacere la faccenda. Ma non ci riuscì, e mi pare che sua moglie iniziò le pratiche per divorziare in conseguenza di quanto era accaduto. Ma non lo so con precisione.»
«E Leslie Faulkener?»
«Fu rilasciato. La polizia dichiarò di non avere abbastanza elementi contro di lui. In complesso non vi sembra un episodio strano?»
«Altro che strano. La prima domanda è: a quale versione bisogna credere? Esponendo i fatti, miss Helier, mi siete sembrata propensa a credere Faulkener. C'è un motivo concreto, o semplicemente ve lo suggerisce il vostro istinto?»
«N... no» rispose Jane riluttante. «Non ho nessun particolare motivo. Ma era così gentile, e così mortificato perché aveva scambiato un'altra donna per me, che non ho dubitato neppure un istante della sua sincerità. Doveva per forza essere sincero.»
«Capisco» le sorrise sir Henry. «Tuttavia non si può negare che avrebbe potuto tranquillamente inventare tutta la storiella. Avrebbe potuto scrivere lui stesso la lettera che ha fatto passare per vostra. Potrebbe essersi drogato dopo aver commesso il furto. Benché in realtà non ne veda lo scopo, debbo confessare. Sarebbe stato più semplice entrare nel villino, arraffare, e sva-nire nel nulla... a meno che qualcuno del vicinato non lo tenesse d'occhio e lui lo sapesse. Allora ha dovuto architettare in fretta e furia il piano per sviare i sospetti e giustificare la sua presenza nella zona.»
«Era ricco?» s'informò Miss Marple.
«Non credo» disse Jane. «Anzi, credo che fosse piuttosto al verde.»
«È tutta una faccenda curiosa» osservò il dottor Lloyd. «Secondo me, se accettiamo la versione del giovanotto il caso si presenta ancora più complesso. Perché la sconosciuta che si faceva passare per miss Helier avrebbe trascinato uno sconosciuto nella faccenda? Perché ordire una commedia simile?»
«Dite, Jane» interloquì la signora Bantry. «Il giovane Faulkener si è mai trovato a faccia a faccia con Mary Kerr, nel corso della vicenda?»
«Non saprei» proferì lentamente Jane, corrugando le sopracciglia nello sforzo di ricordare.
«Perché se non è successo, il caso è risolto!» esclamò la signora Bantry.
«Sono sicura d'aver ragione. Che cosa c'è di più facile che fingere un'improvvisa chiamata in città? Bene, poi lei telefona alla sua cameriera... da Paddington o da una stazione di passaggio... e mentre la cameriera va in città, la padrona torna indietro. Arriva il giovanotto, puntuale all'appuntamento. Viene drogato, e viene allestita la messinscena del furto in maniera molto appariscente. La signora telefona alla polizia, descrive il suo capro espiatorio e riparte per la città. Rientra a casa con un treno successivo e recita la scena dell'amara sorpresa!»
«Ma perché avrebbe rubato i propri gioielli, Dolly?»
«Succede ogni momento» affermò la signora Bantry. «E ad ogni modo ci saranno almeno cento spiegazioni. Poteva aver bisogno di una somma urgente... forse il nostro sir Herman non le dà soldi liquidi, così lei finge che le sono stati rubati i gioielli e li vende di nascosto. O può essere ricat-tata da qualcuno che minaccia di rivelare tutto a suo marito o alla moglie di sir Herman. O magari ha già venduto i gioielli e sir Herman fiuta l'in-ganno e chiede di vederli, così lei deve ricorrere a un espediente. C'è un mucchio di libri. Oppure lui vuol farli rimontare e lei ha solo un duplicato falso delle gemme. Oppure... e questa è una bellissima trovata che non è molto sfruttata nei libri... lei finge che glieli rubino, si dispera e lui le regala altri gioielli. Così lei ha il capitale raddoppiato. È una categoria di donne che la sanno più lunga del diavolo, potete credermi.»
«Come siete intelligente, Dolly» disse Jane con ammirazione. «Io non avevo pensato a una possibilità del genere.»
«Sarai intelligente, ma la signorina non ha confermato le tue ipotesi» fe-ce notare il colonnello Bantry. «Io sono più incline a sospettare l'uomo d'affari. Sapeva con che tipo di telegramma poteva liberarsi temporanea-mente della signora, e il resto non era complicato specie se c'era una nuova amichetta a collaborare. Non è venuto in mente a nessuno di domandargli un alibi.»
«Voi che ne pensate, Miss Marple?» chiese Jane voltandosi verso l'anziana signorina, che aveva ascoltato in silenzio e con sul viso un'espressione perplessa.
«Mia cara, francamente non so che cosa dire. Sir Henry riderà, ma questa volta non ricordo alcun episodio consimile avvenuto nel villaggio. Naturalmente ci sarebbero diversi particolari sui quali indagare. Per esempio, la questione della cameriera. In un ménage... irregolare come quello che avete descritto, la domestica è senza dubbio al corrente di come stanno le cose, e una brava ragazza non avrebbe accettato il posto... né sua madre glielo avrebbe permesso. Dal che si può dedurre che la cameriera non era una persona degna di fiducia. Magari era in combutta coi ladri. Avrebbe lasciato aperta la porta di casa e sarebbe andata effettivamente a Londra, contando sulla presunta telefonata per stornare da sé ogni sospetto. Confesso che sembra la soluzione più attendibile. Tranne che se si tratta di ladri comuni, non mi convince del tutto. Implica una mente razionale che le servette possiedono di rado.»
Miss Marple tacque. Dopo un momento riprese assorta:
«Non riesco a scacciare l'idea che c'entrasse in qualche modo un... ecco, lo definirei un fattore umano. Supponiamo che qualcuno covi un segreto rancore. Per esempio, una giovane attrice che non è stata trattata con troppi riguardi. Non vi sembra che in tal caso avremmo la risposta ad alcuni in-terrogativi? Il deliberato tentativo di mettere il giovanotto nei pasticci. Ec-co che cosa parrebbe. Eppure... non mi soddisfa completamente...»
«Dottore, non avete ancora aperto bocca» disse Jane. «Stavo quasi scor-dandomi di voi.»
«Ci si scorda sempre di me» assentì con tristezza lo scialbo medico. «La mia personalità dev'essere proprio insignificante.»
«Non è vero!» protestò Jane. «Diteci quello che pensate.»
«Sarei portato a convenire con ciascuna delle soluzioni enunciate... e nel medesimo tempo con nessuna. Anch'io mi ero messo in testa... erronea-mente, suppongo... che la moglie avesse qualcosa a che fare con lo strano incidente. La moglie di sir Herman, voglio dire. Non avevo dei motivi fondati per pensarlo... ma restereste di stucco se sapeste quali idee pazzesche... ma veramente pazzesche... possono affacciarsi alla mente di una moglie offesa.»
«Oh, dottor Lloyd!» esclamò eccitata Miss Marple. «Come siete perspicace! E io che non avevo pensato alla povera signora Pebmarsh!»
Jane la guardò attonita.
«La signora Pebmarsh? Chi è la signora Pebmarsh?»
«Ecco...» Miss Marple esitò. «Non so se in realtà c'è qualche nesso. È
una lavandaia. Rubò una spilla di opale che era puntata su una camicetta e la portò nell'abitazione di un'altra donna.»
Jane appariva più confusa che mai.
«Ciò chiarisce perfettamente tutto, non è vero Miss Marple?» disse am-miccando sir Henry.
Ma Miss Marple lo sorprese scuotendo il capo.
«No, temo di no. Devo confessare che brancolo nel buio. Però mi rendo conto che le donne dovrebbero essere sempre solidali... e schierarsi col proprio sesso all'occorrenza. Secondo me, è la morale della vicenda che ci ha raccontato miss Helier.»
«Ammetto che questo particolare aspetto etico del mistero mi è total-mente sfuggito» dichiarò in tono grave sir Henry. «Forse afferrerò il significato delle vostre parole dopo che miss Helier ci avrà svelato la soluzione.»
«Come?» mormorò Jane disorientata.
«Stavo informandovi che... come dicono i bambini, noi "ci arrendiamo".
Soltanto voi, miss Helier, avete avuto il merito di presentarci un mistero tanto sconcertante che perfino Miss Marple deve darsi per vinta.»
«Vi arrendete tutti?» domandò Jane.
«Sì.» Dopo aver atteso invano che qualcun altro parlasse, sir Henry riprese la sua funzione di portavoce. «Vale a dire che o conserviamo, o ri-nunciamo alle tesi che avevamo abbozzato. Una a testa gli uomini, due Miss Marple, e diciamo una dozzina tonda la signora B.»
«Mai state dodici!» protestò la signora Bantry. «Erano delle varianti su un unico tema. E quante volte ve lo devo dire che non voglio essere chiamata signora B.?»
«Quindi vi arrendete tutti» ripeté pensosamente Jane. «Molto interessante.»
Si appoggiò allo schienale della poltrona e si pose a lucidarsi distratta-mente le unghie.
«Bene» la incalzò la signora Bantry. «Avanti, Jane. Qual è la soluzione?»
«La soluzione?»
«Sì. Che cos'era successo, in definitiva?»
Jane la sbirciò assorta.
«Non ne ho la più pallida idea.»
« Come?»
«Inutilmente mi sono lambiccata il cervello... Intelligenti come siete tutti, speravo che qualcuno di voi fosse in grado di dirmelo.»
Gli altri fremettero d'indignazione. Che Jane fosse bellissima era indi-scutibile... ma la stupidità dovrebbe avere dei limiti. Neanche la grazia più eccelsa basta a scusarla.
«La verità non è mai venuta in luce?» insisté sir Henry.
«No. Ecco perché mi ero illusa di apprenderla da voi.»
Appariva irritata. Evidentemente ce l'aveva con loro.
«Insomma, io... io...» sbottò il colonnello Bantry, ma gli mancarono le parole.
«Siete una ragazza proprio esasperante, Jane» rincarò la moglie del colonnello. «Ad ogni modo... io sono sicura d'aver ragione e sempre lo sarò.
Diteci i veri nomi dei protagonisti, per convincermi del tutto.»
«Non credo di poterlo fare» obiettò lentamente Jane.
«È così, cara» disse Miss Marple. «Miss Helier non può farlo.»
«Ma sì, invece!» si stizzì la signora Bantry. «Non bisogna esagerare con la nobiltà d'animo. Noi anziani abbiamo il diritto di gustarci uno scandalet-to ogni tanto. Diteci almeno chi era il ricco magnate.»
Ma Jane scosse il capo, e Miss Marple, con le sue maniere garbate d'altri tempi, sostenne il rifiuto della ragazza.
«Dev'essere stato un episodio molto penoso» disse.
«No» replicò sincera Jane. «Credo... credo d'essermi divertita, tutto sommato.»
«Sì, potrebbe darsi» ammise Miss Marple. «Era un'interruzione alla mo-notonia. In quale commedia recitavate?»
« Smith. »
«Oh, sì. È di Somerset Maugham, non è vero? I suoi lavori sono sempre così raffinati, secondo me. Li ho visti quasi tutti.»
«Li riproporrete in una tournée nel prossimo autunno, se non sbaglio»
disse la signora Bantry.
Jane annuì.
«Bene» dichiarò Miss Marple, alzandosi. «Devo andare a casa. È tardis-simo! Ma abbiamo passato una serata molto dilettevole. Particolarmente dilettevole, direi. A mio giudizio è la storia di miss Helier che merita il premio. Tutti d'accordo?»
«Mi rincresce che siate in collera con me» disse Jane «perché manca il finale della storia. Avrei dovuto avvisarvi prima.»
Era palesemente avvilita. Il dottor Lloyd insorse con cavalleria:
«E perché mai, cara figliola? Ci avete offerto un bel problema su cui spremerci le meningi. Se mai è un peccato che nessuno di noi sia capace di trovare una soluzione convincente.»
«Lasciatemi fuori» disse la signora Bantry. «Io l'ho risolto. Sono sicura d'essere nel giusto.»
«Francamente lo credo anch'io» asserì Jane. «Quello che avete detto sembrava possibile.»
«A quale delle sue sette soluzioni vi riferite?» domandò maliziosamente sir Henry.
Il dottor Lloyd aiutò Miss Marple a calzare le soprascarpe.
«Non si sa mai» si giustificò lei.
Il medico si accinse cavallerescamente anche a scortarla fino al suo villino antidiluviano. Avviluppata in numerosi scialli di lana, Miss Marple augurò una felice notte a tutti i presenti, uno per uno. Giunta presso Jane Helier, a conclusione del giro, si piegò a sussurrarle qualcosa all'orecchio.
L'attrice si lasciò sfuggire un "Oh!" tanto forte e stupefatto da far voltare tutte le teste.
Con piccoli cenni e amabili sorrisi, Miss Marple uscì di scena. Jane la seguì con lo sguardo.
«Non andiamo a dormire, Jane?» si spazientì la signora Bantry. «Che cosa vi succede? Avete l'aria d'aver visto un fantasma.»
Jane si riscosse con un sospiro, scoccò un sorriso ammaliante ai due uomini e tenne dietro alla padrona di casa su per le scale. La signora Bantry entrò nella camera della ragazza.
«Il fuoco minaccia di spegnersi» brontolò, armeggiando maldestramente con l'attizzatoio. «L'hanno preparato male. Come sono stupide le domestiche! Però stasera è tardi. Altro che tardi... è l'una passata.»
«Credete che ce ne siano tante come lei?» domandò Jane Helier.
Si era seduta sulla sponda del letto e aveva un'aria intensamente medita-bonda.
«Come la domestica?»
«No. Come quella buffa vecchietta... mi pare che si chiami Marple...»
«Oh, non so davvero. Suppongo che sia un tipo piuttosto comune nei piccoli villaggi.»
«Santo cielo» disse Jane. «Che cosa devo fare?»
Emise un lungo sospiro.
«A che proposito?»
«Sono molto preoccupata.»
«Ma perché?»
«Dolly» cominciò Jane Helier in tono di estrema gravità, «avete un'idea di quello che mi ha detto la strana vecchietta questa sera, un attimo prima di andar via?»
«No. Che cos'ha detto?»
«Ha detto: "Al vostro posto non lo farei, mia cara. Non ci si deve mai mettere nelle mani di un'altra donna, anche se al momento sembra un'amica." Bene, Dolly, è sacrosantamente vero.»
«Come principio? Sì, può darsi. Ma mi sfugge la sua applicazione pratica.»
«Suppongo che non ci si possa mai fidare ciecamente di una donna. E
sarei nelle sue mani. Non ci avevo pensato.»
«Di che donna si tratta?»
«Di Netta Greene, la mia controfigura.»
«Ma insomma, che cosa ne sa Miss Marple della vostra controfigura?»
«Immagino che abbia subodorato... anche se non vedo come.»
«Jane, vorreste gentilmente spiegarmi di che cosa parlate?»
«Dell'episodio. L'episodio che ho narrato. Oh, Dolly, quella donna... sapete, quella che mi ha portato via Claud...»
La signora Bantry annuì, rievocando il primo degli sfortunati matrimoni di Jane. Lui era Claud Averbury, l'attore.
«Claud la sposò, e io prevedevo che cosa ne sarebbe venuto fuori. Lui non lo sa, ma lei ha una relazione con sir Joseph Salmon... passano insieme ogni fine settimana nel bungalow che dicevo. Volevo smascherarla...
mostrare a tutti che tipo di donna è. E con un furto... be', in determinate circostanze si finisce per saperne, di cose!»
«Jane!» farfugliò la signora Bantry. «Siete stata voi ad architettare l'episodio che ci avete narrato?»
Jane annuì.
«Per questo avevo scelto Smith. Entro in scena vestita da cameriera, capite? Così era tutto semplificato. E, quando mi avessero chiamato alla stazione di polizia, non ci voleva niente a dire che ero in albergo a provare la parte con la mia controfigura. Invece saremmo state al bungalow. Non avevo che da aprire la porta e servire gli aperitivi mentre Netta fingeva d'essere me. Lui non l'avrebbe mai più vista, naturalmente, quindi non rischia-vamo che la riconoscesse. E io riesco a trasformarmi in un modo fantastico, nei panni di una cameriera. Del resto la gente non le vede nemmeno, le cameriere, come se non fossero delle persone. Stabilimmo che dopo lo avremmo trascinato fuori in strada, avremmo fatto sparire il portagioie, telefonato alla polizia e poi saremmo tornate in albergo. Non mi andava di far soffrire il povero giovanotto, però sir Henry è stato rassicurante su questo punto, non è vero? E lei sarebbe finita sui giornali con grande scalpore... e Claud l'avrebbe vista com'è realmente.»
La signora Bantry si sedette di schianto, gemendo.
«Oh, la mia povera testa! E tutto il tempo... June Helier, siete un'imbro-gliona! Se penso a come ci avete raccontato l'episodio!»
«Sono una brava attrice» replicò Jane compiaciuta. «Lo sono sempre stata, che si voglia ammetterlo o no. Non mi sono tradita neanche per un istante, siete d'accordo?»
«Miss Marple aveva ragione» mormorò la signora Bantry. «Il fattore umano. Oh sì, proprio il fattore umano. Jane, bambina mia, vi rendete conto che un furto è un furto e che al varco poteva aspettarvi la prigione?»
«Bene, nessuno di voi ha intuito niente» disse Jane. «Tranne Miss Marple.» La sua espressione si rifece ansiosa. «Dolly, davvero credete che ce ne siano tante come lei?»
«Francamente, no» rispose la signora Bantry.
Jane sospirò di nuovo.
«Ad ogni modo, non conveniva rischiare. E naturalmente sarei nelle ma-ni di Netta. È fatale. Lei potrebbe cercare di danneggiarmi, o ricattarmi o chissà che altro. Mi ha aiutato a studiare i particolari insistendo sulla sua devozione per me, ma con le donne non si sa mai. Sì, penso che Miss Marple abbia ragione. Non conviene rischiare.»
«Ma cara, ormai avete rischiato.»
«Oh, no.» Jane spalancò gli occhioni azzurri. «Non avete capito? Finora non è accaduto assolutamente nulla! È stata... diciamo che è stata una specie di prova generale.»
«Non pretendo di saper decifrare il vostro gergo» ribatté dignitosamente la signora Bantry. «Ma significa che si tratta di un progetto per il futuro... e non di un avvenimento passato?»
«Contavo di attuare la faccenda in autunno... più precisamente in set-tembre. Adesso non so più che cosa fare.»
«E Jane Marple ha indovinato... già, ha indovinato la verità e non ce l'ha detta» divampò la signora Bantry.
«Ha fatto una vaga allusione... osservando che le donne dovrebbero stare unite tra loro. Non mi darebbe mai in pasto agli uomini. Molto amabile da parte sua. Non m'importa che voi lo sappiate, Dolly.»
«Bene, rinunciate all'idea, Jane. Vi scongiuro.»
«Credo proprio che rinuncerò» sussurrò lentamente Miss Helier. Potrebbe esserci qualche altra Miss Marple...»