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La prima luce del sole dissolse la foschia sulla baia di Biscayne.

Il peschereccio del capitano Marco, con le trappole per i granchi attaccate alla carrucola, si dirigeva verso nord, oltre la villa di Escobar. L’equipaggio appariva particolarmente occupato quando la polizia di Miami Beach li superò sulla motovedetta. I poliziotti risposero al saluto di Marco e ridussero i giri del motore per non disturbare i pescatori al lavoro.

Marco e i suoi tre uomini sudavano nei giubbotti antiproiettile sotto le magliette larghe. Stavano oltrepassando la casa di Escobar. Dovevano guardare a est, verso il sole. Un bagliore si rifletteva sulle finestre buie del piano superiore della casa.

Il secondo di bordo, Esteban, sedeva nella timoniera con la bocca del fucile appoggiata a un cuscinetto sul davanzale della cabina. Vide il riflesso nel mirino del fucile.

«Ce n’è uno al piano di sopra, dietro la finestra aperta. Finora ha preso il binocolo, e ha il fucile accanto alla sedia» gridò Esteban al capitano.

La fune gocciolante cominciò a scorrere sulla grossa carrucola e sollevò le trappole per granchi dal fondale della baia. Ignacio afferrò le gabbie di rete metallica e assicelle di legno e scaricò i granchi reali in un grosso bidone al centro della barca. Accatastò le trappole a poppa, pronte per essere caricate con nuove esche. Un processo lento e incessante, sollevare, svuotare e accatastare.

Qualche metro dopo il molo di Escobar, Ignacio aprì una trappola e rimase di sasso. «Mierda!»

Marco disinnestò il meccanismo della fune e staccò la corrente.

Ignacio non riusciva a infilare la mano nella trappola. La rovesciò nel bidone e la testa di Antonio ruzzolò sul mucchio di granchi vivi che facevano scattare le chele. La testa portava ancora la maschera da sub. La faccia attorno alla maschera era quasi interamente mangiata dai granchi intrappolati catturati insieme a lei, ma la parte protetta era rimasta intatta, con gli occhi a fissare il cielo dal letto di crostacei in movimento.

Sul muretto affacciato sul mare apparve Mateo. Agitò energicamente un pugno verso di loro in un gesto osceno e si afferrò i genitali con entrambe le mani.

«Potrei fargli saltare via il cazzo con un colpo» commentò Esteban dalla cabina.

«Non ancora» disse Marco.

Al cantiere, Benito osservò la faccia maciullata del suo giovane amico. «Chiamate Cari» ordinò.

«Non dovrebbe vederlo così» commentò Marco.

«Vorrà esserci» rispose Benito.