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«Don Ernesto vuole sapere cosa succede nella vecchia casa di Pablo» disse il capitano Marco. «Quando possiamo vederla?»

Sedeva con altri due uomini in una rimessa aperta del cantiere navale, a fine pomeriggio. Una brezza leggera agitava le bandiere sui mercantili attraccati lungo il fiume Miami. Il peschereccio del capitano Marco cigolava contro una banchina piena di trappole per granchi.

«Posso andarci io alle sette del mattino insieme ai giardinieri, se il pick-up di Claudio parte» propose Benito. «Per contratto devono lasciarci entrare ogni due settimane per potare le piante e tagliare le erbacce.» Benito era vecchio e coriaceo, con occhi vivaci. Con le dita ricurve arrotolò perfettamente una sigaretta di tabacco Bugler, ne arricciò un’estremità e la accese con un fiammifero che strofinò con l’unghia del pollice.

«Jesús Villarreal sostiene che l’oro è nella casa» disse Marco. «Lo ha portato con la sua barca nell’89, per conto di Pablo» proseguì. «Don Ernesto dice che quella che c’è adesso in casa non è una vera troupe cinematografica, in realtà stanno scavando.»

«Jesús era bravo con la barca» osservò Benito. «Pensavo fosse morto con Pablo. Credevo di essere l’unico sopravvissuto.»

«Tu sei troppo perfido per morire» disse Antonio, e gli versò da bere dalla bottiglia sul tavolo. Antonio aveva ventisette anni, e la maglietta del Servizio manutenzione piscine gli calzava a pennello sul fisico atletico.

I tre uomini tenevano distrattamente d’occhio Miami per il loro mentore a Cartagena, come attività secondaria. Avevano tutti lo stesso tatuaggio, in posti diversi. Una campana appesa a un amo.

Sull’acqua scivolava la musica di un ristorante affacciato sul fiume, dietro il profilo dei palazzi di Miami.

«Chi è che scava sotto la casa?» chiese Antonio.

«Hans-Peter Schneider e la sua cricca» rispose Marco.

«L’ho visto, Hans-Peter Schneider» intervenne Benito. «E voi l’avete visto? All’inizio ti dispiace per lui, perché pensi che sia malato. Poi lo conosci meglio e ti sembra soltanto un cazzo con gli occhiali.»

«Viene dal Paraguay. Dicono che è cattivissimo» rispose Marco.

«Ci crede pure lui» rispose Benito, e rimise via la scatoletta del tabacco nella pettorina della salopette. «Quando scavava nella casa di Pablo fuori da Bogotá in cerca dei soldi l’ho visto sparare nel culo a un tizio che batteva la fiacca. È matto come un cavallo.»

«Hans-Peter Schneider ha degli affari qui» disse Antonio. «Va e viene. Ha un paio di bordelli a Miami, il Roach Motel e quell’altro vicino all’aeroporto, e un video peep show. Quando gli girava bene aveva anche due locali veri, il Low Gravy e uno chiamato Congress. Il Dipartimento della Sanità ha scoperto che al piano di sopra facevano sesso e la contea gli ha ritirato la licenza per vendere alcolici. Una volta l’ICE ha cercato di espellerlo per traffico di ragazzi e ragazze. Adesso non gestisce niente a suo nome. È come se non esistesse più, ma continua ad andare e venire, e fa i soldi.»

Spesso Antonio andava a pesca con i poliziotti più giovani e sapeva un sacco di cose.

Ingollò il resto della sua bibita. «Domani posso fare manutenzione in piscina dopo le otto. Ha una perdita e posso tirarla per le lunghe mentre la riparo.»

«E il caposquadra, l’agente della casa, è sempre Felix?» chiese Marco.

Benito annuì. «Felix è un pozzo di merda senza fondo. Il suo cappello è costato cinquecentocinquanta dollari più le imposte, il che ti dice qualcosa? Il buono è che non si accorge di niente. La ragazza invece è molto bellina. Molto, molto bellina.»

«Puoi dirlo forte» commentò Antonio.

«Non dovrebbe stare lì con Hans-Peter Schneider.»

«L’ho sentita al telefono, di notte non si ferma» disse Antonio.

«Peccato che Schneider l’abbia vista» intervenne Benito.

«Andateci domani» disse Marco. «Verso le nove io porto la barca nella baia con il mio equipaggio e sistemo le trappole per granchi. Ci si impiglia una cima e restiamo da quelle parti per un po’. Benito, se c’è un problema levati il cappello e usalo per farti aria. Noi arriviamo. Se hai le mani alzate, fai cadere il cappello. Se necessario facciamo irruzione; quando sentite il motore abbassatevi. Non fate i marines, don Ernesto vuole solo sapere cosa sta succedendo.»

A ovest, sopra le Everglades, erano ammassate le nubi. Dentro vi pulsavano i lampi. A est il profilo di Miami scintillava come un iceberg.

Accanto al peschereccio attraccato al molo, una femmina di lamantino venne in superficie per prendere aria e sbuffò. Rimase un po’ in ascolto del respiro dolce del suo cucciolo sotto di lei, poi, soddisfatta, scomparve di nuovo tra le acque.