APPUNTO

Veramente era libero da molto tempo, e se una cosa gli impediva di inclinare verso la morte, forse era solo il fatto che già una volta, in qualche luogo, l’aveva superata; egli quindi non doveva, come gli altri, muoverle incontro, ma retrocedere verso di essa. Il suo accadere era già fuori, si trovava nelle cose persuase con cui si trastullano i bambini, e là finiva. Oppure si era salvato nello sguardo che una straniera, nel passargli accanto, alzava su di lui, almeno là si abbandonava al suo pericolo. Ma era anche nei cani, quando lo oltrepassavano di corsa, volgendo inquieti gli occhi per tema che lo togliesse loro nuovamente.

Quando giunse, però, dinanzi al mandorlo fiorito, si spaventò nel trovarlo così intero dall’altra parte, là intento, remotissimo da lui: e lui stesso non opposto con sufficiente precisione, troppo turbato per potere anche solo rispecchiare quel suo essere. Fosse diventato un santo, avrebbe derivato da tale circostanza una serena libertà, la gioia mai revocabile del povero: perché così, forse, giaceva san Francesco, consunto, ed era stato goduto come un cibo, e il mondo intero era un aroma del suo essere. Ma egli non si era perfettamente mondato; aveva strappato sé da sé stesso e regalato via anche pezzi di scorza, spesso (come i bimbi fanno dinanzi alle bambole) si era offerto a una bocca immaginaria, fingendo di masticare rumorosamente, e il boccone era rimasto a terra. Così egli ora somigliava a un avanzo e giaceva sulla strada, per quanta dolcezza potesse essere mai stata in lui.