3. Il manifesto del carcerato
Allenamento a corpo libero o metodi moderni?
Io sono la prova vivente del fatto che non c’è bisogno di andare in palestra e usare macchinari moderni per metter su massa muscolare e potenza. E con me anche molti miei allievi che si sono allenati nelle prigioni di tutta la nazione.
Ma i miei metodi sono così lontani da quello che è di moda che in molti faranno fatica ad accettarli. Ma c’è una ragione se le mie opinioni sono così lontane da ciò che è considerato “normale”. Io vengo da un mondo in cui non ci sono shake proteici, manubri, macchine Nautilus o Bowflex. Un mondo duro e violento in cui gli uomini non hanno altro che il proprio corpo, un alto tasso di aggressività e un sacco di tempo per sviluppare i muscoli e la forza. Io e i miei compagni di avventura abbiamo raggiunto questi obiettivi guardando indietro, adottando tecniche antiche e comprovate dal tempo senza farci tentare da macchinari e gadget sfavillanti.
Ci sono persone che non accetteranno mai che la callistenia old school possa funzionare, perché hanno subito un vero e proprio lavaggio del cervello e si sono convinti della necessità di allenarsi con pesi e macchine per sviluppare il loro vero potenziale. Se tu, invece, vuoi davvero fare tua la filosofia di Allenamento Alcatraz, devi essere pronto a mettere da parte i preconcetti e gli insegnamenti che hai ricevuto finora almeno per il tempo necessario a dare una possibilità concreta al mio metodo.
In questo capitolo ti spiegherò perché tutto quello che ti è stato spiegato sull’allenamento moderno è falso, fuorviante, o semplicemente sbagliato.
Il bodybuilding moderno è un figlio illegittimo
Io adoro il mondo del fitness e del bodybuilding. Ma se guardo in che direzione si stanno evolvendo i metodi di allenamento, mi rendo conto che la situazione non è mai stata così tragica e disperata.
Mai.
Alcuni sono in disaccordo con me e, per provare che l’approccio scientifico all’allenamento non è mai stato così avanzato, mi additano gli atleti d’elite e i record in continua evoluzione. Provate a dimenticare per un attimo i campioni e gli atleti professionisti che vedete praticare sport in televisione. Grazie a recenti indagini comparse sui media, l’opinione pubblica ha cominciato a prendere coscienza del fatto che la gran parte di questi atleti d’elite (che ci crediate o no) sono in grado di raggiungere (temporaneamente) un alto livello di performance solo grazie a farmaci come steroidi anabolizzanti, derivati del testosterone, insulina e molte altre sostanze. Ben presto, quasi tutti gli atleti coinvolti in attività sportive intense e altamente competitive, finiscono per tenersi insieme con l’aiuto di antidolorifici, cortisone, tranquillanti, analgesici e miorilassanti che permettono alle articolazioni di sopportare temporaneamente – temporaneamente, lo ripeto – l’enorme stress di allenamenti e competizioni. Per non parlare di altri tipi di droghe che stanno invadendo il mondo dello sport professionistico – dall’alcol alla cannabis, alla cocaina e addirittura al crack (!) – e sono ormai largamente assunti da atleti psicologicamente deboli che non sarebbero altrimenti in grado di reggere la pressione. E i metodi di allenamento? A prescindere da quello che potresti aver letto o sentito, pochi atleti sanno come allenarsi. Sin dalle scuole superiori, se non prima, i precoci futuri talenti dello sport professionistico sono allenati a tempo pieno da coach e preparatori atletici pagati per pensare al posto loro.
A morte la palestra
Lasciamo perdere professionisti e atleti olimpici. E lasciamo perdere anche detenuti e prigioni. Le persone normali che cosa fanno? Noialtri sentiamo ripetere in TV, sulle riviste, dai guru del fitness e persino da agenzie governative preposte che, se vogliamo essere in forma, dobbiamo «andare in palestra». Il che significa, ai nostri giorni, prevalentemente due cose: attività aerobica e allenamento con i pesi, che siano pesi liberi o macchinari a resistenza passiva.

È difficile pensare a qualcosa di più futile, deprimente e noioso dell’area cardio di una palestra moderna. L’avete vista tutti: file e file di automi che remano in silenzio verso il nulla, oppure pedalano su biciclette senza ruote o salgono scalini inesistenti, il tutto con pochissima intensità e ancor meno risultati. E i pesi? Ci sono due approcci. Il primo, e più diffuso, è quello della tonicità femminile: sedersi a una macchina con il più basso peso possibile o afferrare i manubri più sottili e cominciare a contare. Un atteggiamento del genere magari fa il paio con una palestra tutta cromature e tutine alla moda, ma credimi: non serve a niente se parliamo di stato di salute e forma fisica. Poi c’è l’approccio «macho», tutto panca piana e curl per i bicipiti. E poco importa che questi esercizi siano nocivi per le articolazioni e non abbiano pressoché nessuna utilità nell’ambito di un allenamento veramente funzionale. Poco importa se il bodybuilding moderno trascura, o addirittura danneggia pilastri davvero cruciali per raggiungere alti livelli di forza e di atletismo: erettori spinali, muscoli pelvici, mani e piedi, collo e componenti tissutali profonde come il muscolo trasverso dell’addome o la cuffia del rotatore. Chi se ne importa, tanto sembri bello pompato con su una maglietta…
Mettiamoci anche un po’ di stretching tra un esercizio e l’altro – utile come un cane morto – e avrai un assaggio del medio allenamento che si pratica in palestra.
La presa in giro del fitness moderno
Chiunque decida di alzarsi dal divano e allenarsi merita stima, ma prova a considerare la media dei risultati ottenuti da chi frequenta una palestra. (Magari proprio i tuoi.) Quanti passi avanti verso il risultato sei riuscito a compiere? L’amara verità è che la maggior parte della gente ottiene poco nulla da un allenamento come quello che ho appena descritto. I più volenterosi arrancano in palestra – settimana sì, settimana no –, ma dopo un iniziale miglioramento sembrano non ottenere più nulla. Per non parlare della possibilità di raggiungere la forma migliore…
E questi sono quelli che si impegnano!
Il novanta per cento delle persone che si iscrivono in palestra abbandona entro due mesi, soprattutto per mancanza di risultati. Diciamocelo chiaramente: chi potrebbe biasimarli se si sentono demotivati, visti i risultati minimi e il metodo di allenamento noioso!
Nella California degli anni Cinquanta c’era una catena di palestre che offriva l’abbonamento a vita a un prezzo molto economico. E intendo alla lettera: pagando una cifra esigua i soci potevano allenarsi in palestra per tutta la vita. Un affare? Certo… ma per i proprietari della palestra. Più del novantanove per cento di chi decise di cogliere l’occasione, smise di frequentare la palestra dopo pochi mesi, senza mai tornarci. I proprietari, naturalmente, conoscevano il mestiere e sapevano bene che cosa aspettarsi. La percentuale di abbandono, nelle palestre, è sempre stata molto alta.
È così anche per te? Non ti è mai capitato di iscriverti in palestra pieno di entusiasmo e buone intenzioni per poi smettere subito dopo? Se non è il tuo caso, molto probabilmente conosci qualcuno con una (triste) storia simile. Eppure: se una pratica sportiva, come potrebbe esserlo la palestra, è davvero salutare e vitale come ci viene detto, perché mai così tanti l’abbandonano? La risposta, almeno in parte, è che le persone non raggiungono i risultati che si sono prefissi.
A prescindere dall’inefficacia del workout medio, andare in palestra è incredibilmente scomodo. Come un mal di schiena. E non mi riferisco all’allenamento vero e proprio, ma anche solo al fatto di andarci. Una palestra richiede una grande quantità di spazio per alloggiarvi tutti i macchinari necessari e per questo molti imprenditori non possono permettersi delle aree centrali, di solito preferiscono zone periferiche, fuori città, industriali o un po’ disastrate. Molti soci sono quindi costretti a prendere i mezzi pubblici per andarci. Devi farti la doccia, preparare la borsa, lavare gli indumenti sporchi, cambiarti, tenere tutto sottomano (asciugamano, tessera, acqua, integratori ecc.). Quante persone hanno voglia di farlo dopo una dura giornata di lavoro o dopo la scuola?
Poi arrivi lì e, anche se hai una scheda di allenamento già pronta, devi aspettare che le attrezzature di cui hai bisogno si liberino… la sera poi è il peggio del peggio: non è divertente starsene in un posto pieno di ragazzoni ansimanti e sudati.
Perché mai la gente dovrebbe cacciarsi di propria volontà in questo girone infernale? Perché ci dicono che, per diventare chi vogliamo essere, dobbiamo farlo. Per essere in forma, dobbiamo abbonarci a una palestra. Per avere addominali scolpiti, dobbiamo comprare gadget costosi. Per avere pettorali sviluppati, dobbiamo usare una costosa macchina all’avanguardia della scienza. Per allenarci in sicurezza e confort, dobbiamo avere scarpe da ginnastica firmate. Per avere un bella muscolatura pompata dobbiamo prendere pillole, shake proteici e altri integratori. I sedicenti esperti delle pubblicità in TV vi vogliono convincere che avete bisogno di tutte queste cose, o dei vari attrezzi per sviluppare pettorali e addominali, soprattutto perché loro hanno bisogno di venderli. Lo stesso discorso vale per i prodotti dietetici. I periodici di cultura fisica che ospitano servizi su bodybuilder professionisti che vi consigliano di usare questo o quel tipo di prodotti non sono finanziate dai fan della disciplina, soprattutto perché, nel bodybuilding professionistico, non ci sono abbastanza soldi. La gran parte di queste riviste sono sponsorizzate – o direttamente pubblicate – dalle multinazionali che producono farmaci e integratori. I bodybuilder che occhieggiano dalle pagine di questi periodici non sono diventati quello che sono trangugiando shake proteici, ma manciate di pillole.
Come molte altre cose in questo mondo moderno, governato dal denaro, anche la comune opinione su che cosa sia necessario fare per essere in forma è stata mistificata, è una grande menzogna. Un inganno. Non avete bisogno di tutti questi prodotti, di questi extra per raggiungere il culmine del vostro stato di forma.
Tutto quello di cui avete bisogno è il vostro corpo, le conoscenze giuste, e un bel po’ di determinazione.
Basilari benefici dell’allenamento a corpo libero
Potrei scrivere una tesi di laurea sulle differenze tra la callistenia old school e moderni metodi di allenamento. Vi elenco sei caratteristiche estremamente importanti che rendono preferibile la prima.
1. L’allenamento a corpo libero richiede pochissimi attrezzi
Non è mai esistito un sistema di allenamento che risponda maggiormente al bisogno di economia e libertà, e non ci sarà mai. Anche il più fanatico tra i pesisti non può che essere d’accordo.
Per chi pratica la callistenia, il corpo è la vera palestra. La maggior parte degli esercizi non richiede alcun tipo di equipaggiamento, anche se è possibile incrementarne la difficoltà con l’ausilio di oggetti comuni, che si trovano in ogni abitazione. L’unica cosa davvero necessaria è un luogo per allenarsi, e guardando con attenzione possiamo trovarlo dappertutto: le scale, un solaio, persino i rami di un albero. Non c’è bisogno di una palestra ma solo di uno spazio ridottissimo, più o meno quello che occupa il vostro corpo, o anche di meno. Altri sistemi di adattamento includono l’impiego di pesi di metallo, cavi, catene o macchinari a resistenza, ma la gran parte degli esercizi callistenici sfruttano la sola resistenza della gravità. Senza il bisogno di equipaggiamento, non ci sarà disordine in casa né bisogno di rimettere a posto le cose; in più, potrete allenarvi ovunque voi siate: in vacanza, in un’altra città, al lavoro... ovunque! Non siete vincolati a un luogo in particolare ed è proprio questo che ha permesso alla callistenia di sopravvivere nelle prigioni, dove la dotazione personale è minima e in ogni momento si può essere spostati o trasferiti, per esempio in isolamento, senza preavviso.
Ancora più importante: la callistenia è gratis. Nessuna attrezzatura significa nessun investimento di denaro. Nessuna palestra significa nessun abbonamento.
2. L’allenamento a corpo libero sviluppa doti atletiche utili e funzionali
La callistenia è la forma più avanzata di allenamento funzionale, altro motivo per cui è popolare tra i detenuti. Quando ti trovi in pericolo, in prigione, devi essere in grado di muoverti agilmente. Tanto fumo e niente arrosto vanno forse bene al bancone del bar, ma in prigione meglio avere un saldo controllo sul proprio corpo.
In natura, il corpo umano non ha bisogno di manubri o bilancieri. Prima di spostare qualsiasi cosa, deve saper spostare sé stesso. Le gambe devono essere abbastanza forti da sostenere il peso del corpo nel gesto atletico, che sia corsa o combattimento. La schiena e le braccia devono avere la forza di spingere o tirare il corpo nella direzione voluta. È triste constatare che molti bodybuilder dei giorni nostri non sembrino rendersene conto. Si allenano quasi esclusivamente alzando e abbassando oggetti. Magari diventano molto bravi a farlo, ma questo approccio trascura e a volte compromette la capacità di muovere noi stessi. Ho conosciuto atleti di dimensioni erculee capaci di eseguire squat con duecentocinquanta chili sulle spalle, ma che dopo una rampa di scale ansimavano come uomini anziani. Conosco un sollevatore di pesi che può staccare duecento chili in panca piana, ma che fa fatica persino a pettinarsi, visto lo sviluppo sproporzionato e innaturale del suo corpo.
La callistenia non causa questo tipo di problemi perché è un sistema di allenamento in movimento. Ti renderà forte, ma per quanto tu possa progredire da questo punto di vista, diverrai anche più agile e scattante, mai meno, perché stai allenando i muscoli a spostare il corpo, non un peso qualsiasi preso da terra.
3. L’allenamento a corpo libero massimizza la forza
I movimenti callistenici sono molto efficaci perché sviluppano il corpo assecondando la sua predisposizione alla crescita: non isolano i singoli muscoli o la porzione di un gruppo muscolare, ma un’intera area integrata. Questo permette di allenare anche tendini, legamenti e sistema nervoso.
Questa sinergia in movimento è ciò che permette alla callistenia di sviluppare la forza in modo tanto impressionante. Molti atleti che si allenano con i pesi – influenzati dall’immaginario del bodybuilding moderno – ritengono che fasce muscolari estremamente definite siano la chiave della forza. In realtà è il sistema nervoso a governare le cellule muscolari ed è per questo che la sua buona efficienza è cruciale. La componente neurale della forza spiega il motivo per cui una persona può avere muscoli molto meno sviluppati di un’altra ma essere estremamente più forte. Non solo: anche avere tendini resistenti è più importante della dimensione dei muscoli. I movimenti callistenici allenano tendini e articolazioni in base al loro principio di funzionamento, il che permette di raggiungere livelli di forza superiori a quelli che si raggiungono utilizzando i pesi (vedi anche il punto 4).
Un’altra ragione per cui la callistenia è così efficace nel costruire la forza è che allena diversi gruppi muscolari contemporaneamente. Uno squat a corpo libero, per esempio, non allena solo il quadricipite femorale – il muscolo frontale della coscia –, ma anche piccolo e grande gluteo, rachide, fianchi, addome, persino i muscoli delle dita dei piedi. Fare il ponte, poi, coinvolge oltre cento muscoli. Il che si ricollega con quanto dicevamo al punto 2: il corpo si è sviluppato per muoversi armonicamente, come un insieme. Molti esercizi del bodybuilding – soprattutto quelli alle macchine – isolano artificiosamente i muscoli, provocando asimmetrie e uno sviluppo non equilibrato. Nel bodybuilding e nel sollevamento pesi, poi, ci si limita a movimenti puntuali e ripetitivi. Il che significa che ogni esercizio va ad agire su zone relativamente piccole del sistema, a volte addirittura singoli muscoli. Quando vi allenate con la callistenia, invece, siete obbligati a muovere tutto il corpo: il che richiede coordinazione, sinergia, equilibrio e concentrazione. Tutti fattori che allenano non solo i muscoli, ma anche il sistema nervoso.
4. L’allenamento a corpo libero protegge le articolazioni e le rende più forti per tutta la vita
In prigione devi essere forte da ogni punto di vista, a prescindere dall’età anagrafica. Essere frenato da articolazioni doloranti ti rende vulnerabile, anche se hai dei muscoli enormi. Stupisciti pure, ma è proprio per questo motivo che molti detenuti evitano scientemente di allenarsi con i pesi.
Uno dei maggiori problemi dei moderni metodi di allenamento per la forza e la resistenza è che danneggiano i delicati tessuti delle articolazioni – tendini, legamenti, fasce e borse – che non si sono evoluti per sopportare il carico dell’allenamento con i pesi. Le zone più sensibili sono polsi, gomiti, ginocchia, lombi, anche, piccolo e grande romboide, spina dorsale e collo. Le spalle, in particolare, sono molto vulnerabili ai movimenti del bodybuilding. Non è facile trovare qualcuno che si alleni con i pesi da più di un anno che non abbia sviluppato un qualche dolore cronico in una di queste aree.
Se non vi basta la mia parola, provate ad andare in qualsiasi palestra hardcore e vedrete i bodybuilder fasciarsi polsi e ginocchia, strizzarsi la vita in cinture all’avanguardia e applicare bendaggi stabilizzanti intorno ai gomiti. Lo spogliatoio puzzerà di unguenti mentolati e creme antidolorifiche utilizzati per tenere sotto controllo il dolore, perché le affezioni alle articolazioni sono il compagno inseparabile di ogni bodybuilder. Quando poi entrano in gioco dosi massicce di steroidi, i problemi non fanno altro che peggiorare: i muscoli si sviluppano a ritmo molto sostenuto, più velocemente di quanto le articolazioni possano sopportare. A quel punto molti bodybuilder hanno superato la trentina e il danno è fatto: il dolore li accompagnerà per il resto della vita, anche se smetteranno di allenarsi.
Questo danno deriva dal fatto che molti movimenti utilizzati nel bodybuilding sono innaturali. Per enfatizzare lo sviluppo di alcuni muscoli, il corpo è obbligato a sollevare pesi elevati con leve e angoli non fisiologici. Uno degli effetti collaterali di questa autopunizione è il notevole stress esercitato sulle articolazioni più vulnerabili, che sono costrette a sopportare nel tempo questa pratica tremenda. Il risultato? Lacerazioni dei tessuti molli, tendiniti, artrite e altre patologie. Le articolazioni si infiammano e la conseguente formazione di tessuto cicatriziale, o calcificazione, le rende ancora più rigide e deboli. I movimenti del bodybuilding mirano prevalentemente allo sviluppo del tessuto muscolare che però ha una maggiore capacità di adattamento rispetto alle articolazioni. Il che significa che più un bodybuilder si allena, più il problema si aggrava.
Se eseguiti progressivamente e nel giusto modo, i movimenti della callistenia che sono illustrati in questo libro non provocano alcun problema alle articolazioni, anzi: le rafforzano nel tempo e possono persino attenuare i vecchi infortuni. Questo effetto benefico deriva da due fattori. Il primo è fisica di base: la resistenza utilizzata non è mai superiore al peso del corpo che la deve vincere. I carichi eccessivi ridicolmente esaltati nel bodybuilding non sono affatto necessari. Il secondo risponde invece ai principi della kinesiologia, la scienza che studia il movimento del corpo. Per farla semplice: il corpo, per milioni di anni, si è evoluto con il primo e precipuo scopo di muoversi; non è concepito per sollevare con regolarità carichi sempre più pesanti. Un kinesiologo potrebbe confermare che i movimenti della callistenia sono più “autentici” di quelli del bodybuilding. Quando il corpo deve sollevare sé stesso – per esempio eseguendo una trazione al mento o uno squat – la struttura osteomuscolare si allinea per ottenere il risultato più naturale ed efficiente. Quando solleviamo un peso, invece, questo non accade, perché un bodybuilder impara a eseguire movimenti innaturali per enfatizzare lo sviluppo dei muscoli. Le trazioni al mento sono un ottimo esempio della natura autentica della callistenia: gli esseri umani, come i primati nostri antenati, si sono evoluti per arrampicarsi sui rami degli alberi. È una sorta di retaggio anatomico che spiega come mai ci adattiamo con tanta facilità a questo tipo di movimento senza correre alcun rischio. Il bodybuilding propone come alternativa alle trazioni al mento il rematore con bilanciere. Ma gli esseri umani non si sono evoluti per effettuare questo movimento e il risultato è che molti atleti, eseguendolo, si infortunano spina dorsale, zona lombare e spalle.
I movimenti autentici proposti dalla callistenia esercitano la forza delle articolazioni assecondando lo scopo per il quale si sono sviluppate. Il risultato è uno sviluppo proporzionato a quello del sistema muscolare, che permette loro di diventare sempre più forti nel tempo, piuttosto che indebolirsi e logorarsi. E dato che il tessuto connettivo è capace di rigenerarsi, permette anche di espellere dal sistema dolori e algie precedenti e prevenire nuovi infortuni.
5. L’allenamento a corpo libero sviluppa il corpo alla perfezione
Forza e buona salute dovrebbero essere gli obiettivi principali dell’allenamento. Devi cercare di restare forte e dinamico il più a lungo possibile, fino alla vecchiaia. La callistenia è lo strumento adatto.
Ma siamo onesti: vogliamo tutti anche un po’ di muscoli, in fin dei conti. Meglio se un bel po’. Un fisico grosso e massiccio aumenta l’autostima e manda agli altri un messaggio del tipo “non rompermi le palle”. È una parte importante della mentalità della prigione.
La callistenia moderna si concentra sulla resistenza e, in parte, migliora la soglia aerobica, ma non fa nulla per sviluppare il fisico. Quella old school, invece, permette a ogni somatotipo di ricoprirsi di muscoli e di raggiungere la perfezione nel modo più rapido. Il risultato, inoltre, non sarà lo spaventoso costume da gorilla artificialmente pompato che indossano i bodybuilder moderni pieni di steroidi, ma un fisico naturale, sano e proporzionato, simile a quello degli atleti dell’antica Grecia che fecero da modelli per le statue delle divinità cui ancora oggi guardiamo come archetipo della perfezione fisica.
Nell’epoca precedente all’uso degli steroidi, il fisico considerato più muscoloso ed esteticamente gradevole era quello di John Grimek, vincitore, nel 1939, del titolo di «Perfect Man» e unico uomo ad aggiudicarsi più di una edizione di Mr. America, nel 1940 e nel 1941.

Il suo fisico intimidatorio era per tutti una fonte di ispirazione, e lo è ancora oggi. Ruvido e mascolino, Grimek è stato l’ultimo esemplare della sua specie e, diversamente dai bodybuilder moderni, goffi a causa dell’eccessiva muscolatura, era anche un atleta fenomenale. Per concludere la sua routine di posa faceva una capriola su sé stesso per poi sollevarsi in verticale su una sola mano, toccare il suolo con i piedi in un ponte perfetto ed eseguire una spaccata frontale completa. Grimek si allenava molto anche con i pesi, ma ha in diverse occasioni dichiarato di aver costruito la muscolatura del tronco solo con esercizi in verticale. Ha sempre sottolineato il valore della callistenia, ma in pochi, sembra, lo hanno ascoltato.
Per avere la prova indiscutibile che l’allenamento a corpo libero permette di sviluppare un fisico massiccio e muscoloso, prova a guardare una gara di ginnastica artistica in televisione. Questi atleti hanno bicipiti enormi, deltoidi come noci di cocco e dorsali ampi come ali, il tutto sollevando il proprio corpo contro la gravità. Cioè nel modo in cui gli uomini si allenavano un tempo.
6. L’allenamento a corpo libero normalizza e regola la percentuale di grasso corporeo
Il bodybuilding convenzionale porta inevitabilmente alla sovralimentazione. Dimentica i professionisti ultradefiniti che vedi sulle riviste, perché non è questo il loro vero aspetto. Sono così solo durante i servizi fotografici e la breve stagione agonistica, dopo mesi di dieta tanto stretta quanto poco salutare. Durante l’offseason sono molto più pesanti, con dieci o venti chili di grasso in più. E parliamo di professionisti al top della forma. Il medio bodybuilder si trova in una situazione drasticamente peggiore: legge riviste che lo convincono di aver bisogno di molte più proteine del necessario – cinico tentativo di vendere integratori – e il risultato è che si ingozza in ogni occasione di alimenti che dovrebbero aiutarlo a costruire massa muscolare. Siccome la gran parte delle persone che sollevano pesi a livello amatoriale non ha accesso a massicce dosi di steroidi, il metabolismo non è in grado di trasformare in muscolo tutte le calorie ingerite. Il risultato è che molti ragazzi, già solo quando cominciano ad allenarsi, sono ipernutriti e un po’ grassottelli.
Allenamento con i pesi e sovralimentazione vanno psicologicamente a braccetto. Prima di una dura sessione di allenamento, un atleta si convince che più mangia più peso solleverà e più muscoli gli verranno. Una volta finito, lo stesso atleta si sentirà artificiosamente svuotato e il suo appetito aumenterà in proporzione. Con la callistenia le cose procedono in modo diametralmente opposto: bodybuilding e obesità sono migliori amici, obesità e callistenia sono nemici naturali. Se l’obiettivo è fare i rematori con bilanciere con duecento chili, potete sovralimentarvi quanto volete: ce la farai, anche se ti ritroverai con una pancia bella grossa da portarti in giro. Se invece l’obiettivo è fare i piegamenti sulle braccia con un braccio solo, non ce la farai mai se non fai attenzione al peso corporeo. Nessuno migliora nella callistenia se si trasforma in un grosso maiale: l’obiettivo è essere in grado di sollevare il proprio corpo, quindi più sei grasso, più farai fatica. Quando comincerai ad allenarti regolarmente con questo metodo, il subconscio realizzerà la relazione tra minor peso corporeo e minor fatica nell’allenamento regolando l’appetito e le abitudini alimentari di conseguenza. È la verità, l’ho visto accadere più di una volta: l’allenamento a corpo libero riduce automaticamente la massa grassa. Provare per credere.
Spegnere le luci!
Questo libro sarà letto da molte persone diverse. Ci saranno atleti alle prime armi, che vogliono mettere su un po’ di muscoli per affrontare il viaggio della vita. Molti bodybuilder esperti, atleti che sollevano pesi o frequentano la palestra, che decidono di acquistarlo per arricchire il proprio bagaglio di tecniche e metodi di allenamento, magari per le vacanze, per un periodo di scarico o anche per integrare quello che già fanno. Altri ancora saranno veri detenuti, curiosi di sapere quale sia la routine migliore per allenarsi in una cella nel periodo che devono passare dietro le sbarre. Resta infine qualche pio cultore dell’allenamento, che potrebbe voler sapere come si fa a farsi i muscoli in prigione.
Chiunque tu sia, mi auguro di averti fatto riflettere sul valore dell’allenamento a corpo libero. Mi piacerebbe molto riuscire a diffondere questo messaggio, perché sono convinto che tutti gli atleti dei nostri giorni potrebbero trarre enorme giovamento dal conoscere metodi che sopravvivono in prigioni e penitenziari. Per me, questo è più di un libro sulle tecniche di allenamento: è un manifesto che può rivoluzionare l’allenamento di forza, è il manifesto di un carcerato.
