DOMANDA
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Quali sono stati i rapporti
tra mafia italiana e
mafia americana?
La mafia italoamericana è stata resa famosa da film indimenticabili come Il Padrino, Quei bravi ragazzi e Donnie Brasco, da serie tv di grande successo come I Soprano, ed è raccontata in moltissimi libri a metà tra storia e finzione. Spesso in alcune di queste opere si è data un’idea romantica della criminalità, ma è bene ricordare che di solito la vita dei mafiosi finisce in una sparatoria o in carcere.
I rapporti tra Cosa nostra siciliana e Cosa nostra statunitense sin dalle loro rispettive origini sono caratterizzati da collegamenti e rapporti tra gruppi tra loro assolutamente autonomi, anche se con legami parentali e di origine territoriale, che risalgono ai fenomeni migratori dell’inizio del secolo scorso. L’esistenza, l’organizzazione e le attività della mafia americana vennero svelate, all’inizio degli anni sessanta, da Joe Valachi, il primo pentito nella storia della Cosa nostra statunitense. La sua carriera criminale iniziò come ladro e rapinatore in una delle tante gang di New York, ma negli anni fece carriera ed entrò in Cosa nostra, nella famiglia del boss Vito Genovese. Si trovò in una situazione difficile: dal lato della giustizia era a rischio di essere condannato alla sedia elettrica, dal lato criminale era sospettato di voler uccidere il suo capo, che aveva messo una taglia di centomila dollari sulla sua testa, e sfuggì a molti tentativi di omicidio. L’unica salvezza era quindi collaborare con la giustizia, e raccontare i segreti della mafia, composta da ventisei famiglie, gestite e dirette da una Commissione, sparse in quasi tutte le più importanti città degli States, da Chicago a Cleveland, da Boston a Philadelphia, da Los Angeles e San Francisco alla Florida, da Buffalo a Reno e Las Vegas, dal New Jersey alle cinque famiglie di New York, che prendevano il nome dai loro boss: Bonanno, Gambino, Genovese, Lucchese e Colombo.
La mafia americana si caratterizza per attività criminali non tanto di tipo predatorio (furti, rapine, estorsioni), bensì per quelle più proficue di tipo economico– imprenditoriale, che si confondono tra attività illecite (gioco d’azzardo, contrabbando, narcotraffico) e lecite (controllo dei sindacati, del porto di New York, partecipazioni in multinazionali). Tra le due organizzazioni, tra le due sponde Palermo e New York, sono da sempre esistiti scambi di merci, traffici, incontri, ospitalità per latitanti, ideazione di comuni strutture organizzative, come la Commissione, organismo di direzione strategica e di soluzioni di conflitti. Riferì infatti Tommaso Buscetta, il pentito che raccontò a Falcone tanti segreti della mafia, che nel 1957 partecipò, nella sfarzosa cornice dell’Hotel delle Palme di Palermo, a un importante summit tra i capi delle “famiglie” di Cosa nostra siciliana e americana, tra i quali spiccava Joe Bonanno, che era a capo della Commissione statunitense e che suggerì ai cugini siciliani di dotarsi di un identico organo di vertice per prevenire o risolvere i sanguinosi conflitti e stringere accordi che favorissero lucrosi affari come il traffico di droga. Nonostante la sua lunga storia, la mafia siciliana accettò il consiglio dei giovani “cugini” americani, e creò la Cupola. I collegamenti tra le due organizzazioni continuano a sussistere, ma grazie alla collaborazione tra inquirenti italiani e statunitensi, prima con il maxiprocesso e l’indagine Pizza Connection – che grazie alla cooperazione tra l’Fbi americana, la polizia italiana e Giovanni Falcone fece emergere un traffico internazionale di droga in cui venivano utilizzati ristoranti e pizzerie di New York come terminali, da cui lo strano nome – poi con le operazioni Gotha, Old Bridge e New Connection in tempi più recenti, sono stati inferti duri colpi ai componenti delle due organizzazioni.