Bevo un sorso di caffè e rileggo il biglietto.
Caro Lorenzo,
mi sono ricordata che un’altra cosa che odio sono gli addii e quindi preferisco filare prima che ti svegli.
Grazie per avermi aiutata. Sono felice di aver scoperto un fratello nascosto in una cantina.
Ricordati di mantenere la promessa.
Tua,
Oli
P. S. Attento al Cercopiteco.
Oggi, dopo dieci anni, la rivedo per la prima volta da quella notte.
Ripiego il biglietto e lo rimetto nel portafogli. Prendo la valigia ed esco dall’albergo.
Tira un vento freddo ma un sole pallido si è fatto spazio tra le nuvole e mi scalda la fronte. Mi alzo il bavero della giacca e attraverso la strada. Il trolley fa rumore sui sampietrini.
La via è questa. Entro in un portone di pietra che dà su un cortile quadrato pieno di macchine.
Un portiere mi indica dove andare. Apro la porta a vetri.
– Dica?
– Sono Lorenzo Cuni.
Mi fa segno di seguirlo lungo un corridoio. Si ferma davanti a una porta. – Ecco.
– Il trolley?
– Lo lasci qui.
La stanza è grande, coperta di mattonelle bianche. Fa freddo.
Mia sorella è stesa su un tavolo. Un lenzuolo la copre fino al collo. Mi avvicino. Faccio fatica a mettere un piede davanti all’altro.
– È lei? La riconosce?
– Sí... È lei –. Mi avvicino ancora un po’. – Come avete fatto a trovarmi?
– Nel portafogli di sua sorella c’era un foglietto con il suo numero.
– Posso rimanere con lei?
– Cinque minuti –. Esce e chiude la porta.
Sollevo il lenzuolo e le prendo la mano giallognola. È magra come nella cantina. Il volto è disteso ed è sempre bellissima. Sembra che stia dormendo.
Mi piego su di lei e le metto il naso sul collo.