AMORE PERICOLOSO
TRE UOMINI IN FUGA
Per favore, una volta per tutte, me la spieghi una cosa?
Com'è che gli uomini, quelli pieni di fascino come i burini, il genio come il deficiente, il plurilaureato come l'analfabeta, dico tutti, ma proprio tutti, prima o poi hanno delle cadute di stile così terrificanti?
Uomo A: lo conosco a una cena, è seduto di fronte a me. 45 anni, separato da poco, architetto affermato, spiritoso, dalla conversazione piuttosto brillante.
A metà cena aveva già scambiato di posto con il mio vicino e si fa dare dalla mia amica il mio numero di telefono. Tutti capiscono che gli piaccio: persino io, anche se normalmente la mia autostima può stare in tasca della minigonna della Barbie. il giorno dopotrovo un messaggio in segreteria che esterna la sua felicità nell'avermi conosciuta. Seguono altre telefonate, sempre sulla stessa scia: complimenti, adulazioni, corteggiamenti verbali suadenti. Mi invita a cena, sperando ardentemente -?- che io accetti, cosa che ovviamente faccio. Lui è felice, «ci vediamo sabato alle 20». Quello stesso sabato, alle 18.30 [cioè un'ora e mezza prima del nostro appuntamento] mi chiama dicendo che sta poco bene e sarà per un'altra volta. «Ci sentiamo», mi dice. Più visto né sentito!
Uomo B: lo conosco alla conferenza di un'associazione culturale. 44 anni, gran bell'uomo, separato da un po', simpaticissimo anche se sul fronte dell'intelligenza e della cultura è in un mare di guai. Cominciamo a scriverci via e-mail, all'inizio è un gioco, poi la cosa si fa più sensuale e intrigante, mi chiama di notte e stiamo al telefono più di due ore [ti lascio immaginare il languore delle telefonate]. Tutto però si limita alla comunicazione via cavo e anche alla fine di questa estate, all'una di notte di un sabato sera, mi spedisce messaggi suadenti da Alicudi: «Vedessi che notte». Scusatemi la pochezza, ma a me sembra di capire che se di sabato notte, ad Alicudi, uno pensa a spedire un sms a te... minimo vuol dire che gli sei tanto simpatica. O no? Mai più sentito.
Uomo C, l'ultimo in ordine di tempo, e forse quello che mi rode di più.
Cinquantanni compiuti, bello più che mai, colto, arguto, con un gran senso dell'umorismo e, soprattutto, con quel qualcosa in più che fa sì che ti prendano, a tradimento, un blocco allo stomaco e un tremolio alle gambe...
Novembre dell'anno scorso: vado da un medico del mio paese. Non mi fa pagare la visita-?- e mi fissa un nuovo appuntamento... che si ripete uguale al precedente, compreso il mancato pagamento della visita... mi sembra addirittura che non voglia farmi andare via... Poi entra un suo collega e la magia si spezza.
A Natale gli mando un biglietto d'auguri a cui lui non risponde. Venti giorni fa, dovendo riprendere in mano la mia situazione medica, lo chiamo e fisso un appuntamento. La telefonata ha lo stesso tono formale di qualsiasi comunicazione burocratica. Vado in ambulatorio... E dopo cinque minuti ricomincia la solfa. E si sbilancia pure, dicendomi che gli piaccio, che sono qui, che sono là, e alla fine mi invita a cena! Mi chiede il numero di telefono. Sono passate tre settimane ma io non l'ho più sentito.
Tu che sei un uomo, hai idea di quali strane alchimie governino queste cose?
J-AcutceAca.
*
Nel variegato bestiario dei maschi di cui diffidare, quelli che scappano prima ancora di aver consumato rappresentano una categoria più diffusa di quanto si pensi. Certi uomini sono degli autentici specialisti nell'arte del corteggiamento inconcludente, che appaga la loro vanità senza comprometterne più di tanto l'umore.
Uomo A: le telefonate a raffica rappresentano il segnale di un interesse autentico. Cos'ha fatto suonare la ritirata? L'approssimarsi della cena a due e di un probabile dopocena, cioè del contatto fisico. Immagino che fosse meno libero di quanto ti lasciava credere e che non se la sia sentita di cominciare un'escursione sentimentale di cui rischiava di perdere il controllo.
Uomo B: questo ha tutta l'aria di essere il classico parolaio, ben avviluppato in un legame inossidabile ma senza sussulti, che si diverte a evadere con una fidanzata immaginaria, un numero di telefono sul quale scaricare la sua parte romantica repressa. E' sparito perché: 1) la moglie ha scoperto il gioco; 2) ha trovato un'altra con cui giocare; 3) ha capito che se avesse continuato non sarebbe stato più un gioco.
Uomo C: questo, al contrario, ti desidera solo quando ti vede. Al telefono diventa un burocrate, non risponde nemmeno ai biglietti di auguri. Ma appena entri nel suo territorio e gli capita di esaminare il tuo corpo per ragioni d'ufficio, si scatena in proposte alle quali poi, a mente fredda, non dà seguito. Per pigrizia? Perché lo ecciti soltanto fisicamente? Perché fuori dal suo studio medico perde sicurezza in se stesso? In tutti e tre i casi troverebbe un modo per passare all'azione, se il suo desiderio fosse irresistibile. Invece, lontano dagli occhi, evapora come l'acqua di una pentola dimenticata sul fornello acceso.
Come vedi, a un'analisi neanche troppo approfondita i fuggitivi si rivelano per quello che sono: uomini che giocano con i sentimenti degli altri. Riconoscerli è doloroso ma non così difficile, basta osservare con attenzione i loro gesti. A differenza delle parole, non mentono mai.
***
IL PRINCIPE AZZURROGNOLO
Tutto è accaduto per caso, un mattino di sole, lo incontro mentre faccio delle fotocopie. Quattro chiacchiere e alla fine non mi trattengo, gli chiedo il numero di cellulare senza una vera speranza. Quella sera mi chiama e mi chiede un appuntamento. Ma certo, quando vuoi. Lui, il Principe, alto, biondo, con gli occhi blu, sorriso dolce e radioso, è lì ad aspettarmi con il suo cappotto nero e i suoi splendidi vent'anni. Un giro, un caffè, un bacio. E mille messaggi, telefonate, e una piccola scenata di gelosia perché esco una sera con delle mie amiche e non con lui.
Altro appuntamento: è cambiato, fa lo stupido, è dispettoso come un bambino. In un attimo di calma mi fa una confessione: non se la sente di continuare, teme di farmi del male come è accaduto con le altre ragazze. Perché è troppo geloso, possessivo, e se cerca di essere più distaccato fa inevitabilmente il bastardo, diventa vendicativo, Mr. Hyde. E se ne rende conto, ne soffre. Piange mentre mi parla, mi accarezza, mi bacia. L'ultima storia è finita in tragedia per lui: era così stanco di farla soffrire. Mi mostra due tagli sul polso, non più vecchi di un anno.
Mi dico, ce la faresti? Certo, devo, voglio farcela. Mi fa promettere che non starò male per i suoi errori. Gli perdonerò tutto, mi basterà sapere che ci tiene davvero. Sorride, gli occhi umidi e tristi, mi abbraccia. Allora stiamo insieme? mi chiede. Certo, dico io, sei meraviglioso, mio Principe. Quella sera mi dona una rosa, è bellissimo e io sono felice come non lo ero da molto tempo. Adoro i suoi baci, le stelle dei suoi occhi e i suoi capelli lunghi e perfetti, le sue mani gentili. il giorno dopo arriva un messaggio, lapidario: «Mi dispiace dirtelo così. Non può funzionare. Addio». Per ventiquattro ore non riesco a raggiungerlo in alcun modo, e piango, e prego. Non portarmelo via, mio Dio, non portarmelo via.
Non importa se diventa cattivo, se ha tentato il suicidio, se mi farà stare male, se mi verrà voglia di lasciarlo, un giorno. Mi arrendo, gli scrivo un'e-mail; «Dimmi almeno perché...» Risposta; «No».
Provo ancora a farmi valere, gli dico che se vuole scaricarmi, deve farlo guardandomi negli occhi. Nulla. Silenzio. E dire che prima di lui ero così forte, di nuovo incredibilmente forte, pronta a tutto. E invece non lo ero. Mai avrei pensato di incontrare il Principe dei miei sogni e di farmi distruggere dal dolore, prima suo e poi mio, in pochi giorni. Sto qui ora, con i miei ridicoli diciotto anni, gli ultimi mesi di liceo da finire e il pensiero che va a una rosa fatta a pezzi e buttata via con ferocia, con quel disperato bisogno di sapere perché.
C*
Per integrare la tua educazione sentimentale, forse dovevi fare anche questa esperienza masochista, scoprendo sulla tua pelle che esiste un tipo d'amore al quale bisogna sbarrare la porta prima ancora che bussi.
So bene che non è facile trovare la forza di resistere all'attrazione che esercitano ragazzi del genere, abilissimi nel titillare il tuo senso protettivo e un altro sentimento tipicamente femminile, che consiste nell'illudersi di poter salvare un balordo dalla perdizione. Ma quando riuscirai a esaminare la vicenda con un minimo di distacco, ti renderai conto dell'enorme egoismo di quella categoria di individui. Incapaci di amare, ma capacissimi di imbellettare la loro incapacità di orpelli ingannevoli, spacciati per disagio esistenziale e profondità di pensiero.
Chi si intestardisce su personaggi simili sta scappando inconsciamente dall'amore. Perché innamorarti di qualcuno che non è in grado di contraccambiare in modo sano il tuo sentimento è la strada più sicura per continuare a non viverlo neppure tu. Sono storie impossibili, che risultano tali fin dal primo istante. Cosa ci spinge a entrarci, se non la presunzione di poter cambiare la personalità altrui?
Le imprese impossibili posseggono un certo fascino, specie se chi le incarna ha un bel viso, bei modi, belle mani. Ma sono sterili e non producono alcuna energia positiva. Solo sofferenze e rimpianti. Del tuo Principe ti seducevano l'inafferrabilità e la parte da «maledetto» convertibile al bene soltanto da te che egli recitava con tanta efficacia. Ma quel tipo di «paziente» non cerca una crocerossina innamorata. Vuole una disperata che condivida la sua malattia.
Bene, quella disperata non sei tu. Adesso ti sembra una disdetta. Fra qualche tempo potresti accorgerti che è stata una fortuna.
***
LA DONNA IN CARRIERA
La mia esperienza: romano, 39 anni, una relazione finita da poco. La mia ex, infatti, ha quasi sempre anteposto le necessità della sua carriera di musicista a quelle della coppia... per oltre tre anni abbiamo condotto una semiconvivenza a tre: io, lei e lo strumento, che ci seguiva fedele anche nel weekend, imponeva ritmi e scelte...
Non le chiedevo certo di rinunciare alla sua passione: ma solo di non cadere nell'eccesso opposto, di avere rispetto e cura per il nostro rapporto. Lei riteneva di averne persino troppo. Da qui l'allontanamento progressivo, le incomprensioni, i «muri» e alla fine la separazione.
Non credo che oggi siano rari i casi di donne in carriera un po' distratte verso i loro compagni, di donne che per affermare la loro (sacrosanta) emancipazione, tendono a schiacciare l'uomo in un'assurda e improduttiva rivalsa.
Vedo intorno a me uno sfacelo generale che colpisce in particolare la mia generazione: coppie scoppiate, divorzi e separazioni, gente che sceglie il «singolato» a vita, che si rifugia nel sesso «tanto per», nelle amicizie, nel lavoro. Oppure coppie che si trascinano senza più un perché, magari con il misero condimento delle corna reciproche. C'è poca voglia di mettersi in gioco, di rischiare, di vedere cosa c'è al di là di un perimetro più o meno vasto, ma comunque rassicurante.
Quanto a me, vorrei innamorarmi di nuovo e trovare una donna che sappia stare da sola, ma che poi nella coppia dia il meglio di sé. Vorrei darmi senza risparmio né calcoli, con allegra e un po' ingenua fiducia. Vorrei rischiare, perché l'amore e una donna, per quanto dolore possano dare, riservano una quantità di gioie, di sorprese, e di quotidiane «follie» senza le quali la vita perde sapore, né esiste conto in banca o molo sociale che possa acquistare o compensare tutto ciò.
Vorrei riuscire a capire la mia donna ed esserne capito almeno un po'. Vorrei costruire qualcosa insieme e non essere fagocitato, o usato, o prevaricato... vorrei non accontentarmi: chiedo troppo?
Berto.
*
Hai sperimentato sulla tua pelle che l'ossessione per la carriera non conosce sesso. Ma se le donne, giustamente, ambiscono a raggiungere gli stessi obiettivi professionali dei maschi, cosa ne sarà della coppia, che per millenni si è retta sul sacrificio univoco della componente femminile? L'inversione dei ruoli è una soluzione banale e non so quanto soddisfacente per le stesse donne che la propugnano. Ce n'è un'altra molto più evoluta e lungimirante, ed è quella che hai prospettato tu.
Le utopie sono un luogo irraggiungibile che serve a darci la forza per metterci in cammino. Io ne diffido perché rifiutano la natura dell'animo umano e, nel tentativo di cambiarla, finiscono per portare rovesci e sciagure. Ma gli ideali, di quelli non potrei farne a meno. Perciò mi ha così colpito la tua visione del rapporto a due. Hai usato frasi che mi sono scritto anch'io in mille bigliettini che ogni tanto rispuntano da un cassetto, a ricordarmi quella parte di me che il «tram tram» quotidiano (come lo chiamava mia nonna) induce a dimenticare.
Certe scelte andrebbero compiute da soli, oppure in coppia, ma mai da soli quando si fa parte di una coppia. Stare insieme implica un progetto comune che ha bisogno di spazi individuali e conosce fasi momentanee di distacco. Ma nessuno dei due «soci in amore» può espandere a tal punto la sua libertà d'azione da condizionare quella dell'altro in modo intollerabile. E un rapporto dove non si condividano esperienze di uguale intensità rischia di produrre rancori e malintesi continui.
Essere in due non può ridursi soltanto a una sensazione mentale: richiede una certa assiduità di adempimenti pratici. Penelope che aspetta per vent'anni che Ulisse si stufi di bighellonare nel Mediterraneo è il parto di una fantasia egoista. Ed è un luogo comune l'idea cantata da Califano che la stabilità di coppia rappresenti il regno della noia, mentre l'unica esperienza degna di essere vissuta sarebbe la ricerca continua di emozioni individuali sempre diverse.
La coppia è un'odissea non meno affascinante e dura di quella raccontata da Omero. Prova ne è che il suo esito è spesso fallimentare: ci si lascia o, peggio, si rimane incollati controvoglia per la presenza di figli piccoli o di altri motivi pratici. Proprio per questo andrebbe affrontata assieme a un partner che condivida alcune nostre attitudini di base. Non sono un fanatico delle unioni fra colleghi: contengono un altro genere di controindicazioni. Ma una qualche comunanza di interessi ci vuole. E muoversi in coppia resta sempre il modo migliore per non spezzarla.
All'inizio di una storia possiamo anche illuderci che la persona sbagliata sia giusta, imprestandole le caratteristiche che vorremmo. Ma l'amore non è cieco. E' un miope che per l'emozione dell'innamoramento ha dimenticato gli occhiali sul comodino. Però prima o poi li ritrova e a quel punto è importante che gli piaccia quello che vede. Solo così, forse, prenderà la maiuscola e diventerà Amore.
***
LA NUMERO 4
Un dilemma mi assilla: dovrei informare la prossima vittima di un donnaiolo rovina-famiglie, come lo sono stata io tempo addietro, oppure è meglio tacere come tutti hanno fatto quando la vittima ero io? La storia è di qualche anno fa... il mio matrimonio era in crisi profonda e veniva sostenuto solo dalla responsabilità di due bambini piccoli. Durante questo periodo di forte fragilità psicologica, ho la grande sfortuna di incappare nel medico di famiglia di quando ero ragazza (dodici anni più di me). Si dimostra subito disponibilissimo (anche troppo) prenotandomi esami probabilmente inutili, offrendosi di accompagnarmi alle visite, facendomi godere di agevolazioni presso suoi colleghi. Sempre più amichevole, galante, premuroso, audace... Si definisce «libero e senza legami », triste, solo, senza figli e sfortunato con le donne.
Io (mi vergogno profondamente a dirlo) ci casco come un'imbecille... il suo mestiere mi appare affascinante, il modo di fare è brillante, i gesti educati, il linguaggio colto, la sua corte tenace e raffinata. Possiede uno studio lussuoso, ha un aspetto curatissimo e abiti eleganti per compensare la bassa statura e l'aspetto poco attraente: mi fa tenerezza e pian piano me ne innamoro... Insiste per farmi lasciare il marito e vince la mia titubanza offrendomi un appartamento gratis, adiacente al suo, per me e i bambini.
Dice che mi vuole «sua» in modo ufficiale e che mi avrebbe sposata subito, appena ottenuto il divorzio. Fa testamento dal notaio e mi «lascia in eredità» (dopo l'eventuale morte!) lo studio medico per assicurarmi un futuro agiato.
Accecata dal mio reale innamoramento e dal suo altrettanto dichiarato amore, lo seguo con le mie povere creature... Scopro, un tassello dopo l'altro, di essere la quarta donna che occupa quell'appartamento!
Una volta che sono «in gabbia» lui mi racconta, sogghignando, di aver tradito tutte le donne che ha avuto (compresa una ex moglie) e rivela che è pieno zeppo di debiti per mantenere l'alto tenore di vita! Descrive spavaldamente le avventure avute con numerose infermiere e svariate pazienti di ogni età.
Mi sento pietrificata e confusa... Devo aggrapparmi alla speranza che con me «sia diverso» e che «di me» sia davvero innamorato come dice... Purtroppo vengo a scoprire che mi ha tradito con una sua ex dopo solo un mese che vivevo accanto a lui: mi crolla il mondo e cado in depressione. Trascino il rapporto per un (terribile) anno e mezzo, scoprendo in lui una persona di un egoismo totale, inaffidabile, irresponsabile e addirittura deviata psicologicamente...
Arrivando alla conclusione che è irrecuperabile, trovo la forza di lasciarlo uscendone distrutta e con l'autostima sotto le suole...
Contrariamente alle altre donne che dovevano lasciare l'appartamento in poco tempo (tutte con bambini al seguito!) io sono fortunata perché ho un buon lavoro e l'avvocato che si occupava della mia separazione gli aveva estorto la garanzia di un tetto per i miei figli ancora per qualche anno.
Ora lascio finalmente quella casa e i bruttissimi ricordi. È in arrivo «la numero 5» a occupare l'appartamento: giovane, straniera, con un figlio decenne.
Lui ormai è un 55enne rugoso. Che ne sarà di lei e del suo bambino!'!
La numero 4.
*
Non è una lettera, questa. È l'incipit di un romanzo giallo, il cui protagonista indossa i panni del serial killer dei sentimenti. Il classico insospettabile che con l'inganno di una falsa tenerezza attira le sue prede nella rete del pianerottolo condominiale e poi le spolpa senza pietà.
Naturalmente, prima di esprimere una sentenza di condanna, dovremmo conoscere anche la sua versione dei fatti. Di sicuro dal passato di quell'uomo affiorerebbe un evento drammatico che lo ha segnato per sempre: forse a quindici anni una ragazzina lo scartò perché troppo piccolo e brutto, preferendogli un compagno di classe aitante e sciocco.
C'è poi un elemento che ritorna con una certa costanza: il serial killer sceglie vittime con figli, quasi volesse costruirsi un simulacro di quella famiglia che non ha mai avuto la forza di creare davvero. A meno che, e sarebbe il colmo della diabolicità, non lo faccia per mettersi in una posizione di forza: una donna che ha dei bambini è meno ricercata e più ricattabile di una single assoluta.
Questi personaggi esaudiscono un bisogno profondo dell'animo femminile.
All'inizio si presentano come uno schermo bianco su cui la donna proietta i suoi desideri, disegnando un partner immaginario a cui attribuisce le virtù che vorrebbe vedere incarnate in un maschio. Ma ben presto lo schermo si trasforma in uno specchio, dietro il quale c'è il vuoto.
Finora quest'uomo ha goduto dell'omertà di tutte le vittime che l'hanno preceduta. Lei, invece, in un empito di solidarietà femminile, sembra intenzionata a rivelare alla numero 5 il destino che la aspetta.
Ci provi pure. Ma non si faccia troppe illusioni: se quella donna è ancora nella parabola alta dell'innamoramento, diffìcilmente le crederà. Prenderà le sue parole per lo sfogo di una ex invidiosa e gelosa. E' altrettanto vero, però, che le ritorneranno in mente quando lui comincerà a togliersi la maschera. Proceda, allora: la metta all'erta, ma non si aspetti riconoscenza immediata e nemmeno soddisfazione. Le vendette hanno sempre un retrogusto amaro, persino quando vengono fatte a fin di bene.
***
LA MITTELEUROPEA
Da ormai dieci anni conosco una donna con la quale non condivido altro che il destino! Mai innamorati, a volte neanche ci filiamo, alcune pure ci odiamo, fa sesso con me solo se violentata, ci chiediamo cosa stiamo a fare insieme... quando ci scopriamo determinanti e indispensabili nella vita di uno per l'altra. Capisco che può essere incredibile, ma la realtà supera sempre la fantasia, soprattutto nel caso di una 27enne con alle spalle storie di schizofrenia e di un 33enne mai fortunato con le donne e mai realizzato nella professione.
Lei è una splendida popolana, fotomodella mancata, prototipo della donna mitteleuropea del Duemila (senza sapere di esserlo), capace di cambiare mille mestieri e anche di avere una storia con un Take That, tanto per spiegare che tipo è.
Non provo emozioni senza di lei, mi considera il suo salvatore per averla sottratta a un suicidio, ma poi mi ha denunciato per tentato omicidio, salvo rifarsi viva (prima del processo) per dirmi se volevo vedere i cuccioli del cane che le avevo regalato!!! Al processo lei ha ritrattato tutto e noi siamo diventati un caso giudiziario...
Una volta che è rimasta incinta (di un altro) le ho detto di abortire, un'altra volta le ho sconsigliato di sposarsi (con un altro), è inutile dire che è l'unica persona al mondo per cui farei qualsiasi cosa. Ora vogliamo scappare dalla città verso le isole dei mari del Sud, sennonché lei non c'è più, sta con un nero, forse è partita, forse mi chiama domani per scappare via verso nuove sfighe, come dice lei, come è successo altre volte.
Ma io non sono l'uomo della sua vita, come dice lei, allora cerco di costruirmi una vita con un'altra (che non amo), ma il mio pensiero torna sempre a lei, con la certezza che prima o poi si rifarà viva. Della serie: bruttissimo, ma la vita inesorabilmente ci unisce. Davvero c'è qualcuno capace di leggere il proprio destino, oppure possiamo solo demandarci alle alte sfere? Fino a quando potrò accettare tutto questo?
Alex.
*
Tutto molto letterario. E persino formativo, se vissuto intorno ai 18 anni.
Dopo i 30, però, certe storie cominciano a essere malate. E anche un po' comode, perché offrono un alibi romantico a chi ha deciso di non crescere mai.
Non metto in dubbio che il tuo grande amore sia il prototipo della donna mitteleuropea del Duemila, benché io sappia poco di prototipi, del Duemila e delle donne in generale: figuriamoci delle mitteleuropee, che per me avranno sempre la faccia lentigginosa di una fidanzatina estiva che puzzava di alcol già alle dieci del mattino.
Arrivo persino a capire il fascino di certe sue mattane, fra cui il mettersi con uno dei Take That è stata decisamente la più triste. Mi sfugge la profondità emotiva del personaggio, questo sì. A occhio e croce sembra il prodotto del solito circo confuso e infelice che bazzica il mondo dei lustrini musical-modaioli e affronta la vita come un'eterna passerella, senza dare mai valore a un sentimento.
Sarà anche schizofrenica, la tua amica, ma una che tenta il suicidio e poi ti accusa di aver provato ad ammazzarla non è esattamente il prototipo di mitteleuropea con cui io mi trasferirei nei mari del Sud. Prima, in ogni caso, farei testamento. Tanto più che la fanciulla, fin troppo solerte nell'ascoltare i tuoi consigli quando si tratta di abortire il figlio di un altro, mi sembra assai meno accondiscendente riguardo al vostro rapporto.
Dici che sogna di scappare con te in un posto caldo, ma che nel frattempo si è messa con un nero. Forse ci vuole andare con lui, che è più adatto di te a sopportare i raggi del sole a quelle latitudini: mi sa che per lei sei tu a essere troppo mitteleuropeo...
Ti andrebbe di crescere un po'? Quella non ti ama, non ama nessuno, a parte forse il suo specchio e nemmeno sempre. La ragazza che descrivi come uno schianto sembra piuttosto una narcisa che gioca con la vita propria e altrui, accumulando scelte capricciose e superficiali, salvo poi chiamare «sfiga» l'inesorabile prodotto dei suoi atti irresponsabili. Appartiene alla schiera foltissima di persone sentimentalmente pericolose che fanno del male anche non volendolo e che si compiacciono del loro egoismo spacciandolo per sensibilità.
Sei il suo consulente affettivo col quale scaricarsi e al quale concedersi ogni tanto. Mi auguro che tu la smetta di star male per un tipo di donna che tira fuori il peggio di te e che in una sua vecchia canzone Vasco Rossi definiva «quella che non conviene». E smettila anche di far soffrire le ragazze-tampone con cui inganni il tempo in attesa che la padrona delle tue emozioni vada di nuovo in crisi e, con uno schioccar di telefono, ti richiami al suo capezzale.
Nella vita, con un po' di sforzo, si impara tutto. Persino a innamorarsi di una donna vera: mitteleuropea, mediterranea, anglosassone, slava, giapponese. Basta che abbia un cuore, che cavolo, e non solo un ego arroventato.
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MI AMA ALL'OTTANTA PER CENTO
La conosco in compagnia di amici comuni. Mentre scrivo un sms, lei mi chiede: «Stai mandandolo alla tua ragazza?» Sembra la curiosità di una persona interessata. Le lascio il mio telefono, il giorno dopo mi scrive un sms: «Questo è il mio numero, adesso siamo pari». Interpretandola come un'apertura, la chiamo e lei mi chiede subito se nel weekend ci vediamo da soli.
Accetto, cercando di capire le sue intenzioni, e si va avanti così fino a quando lei non si fa trovare a un appuntamento. Provo a contattarla e risponde che ha mal di testa e poi stacca il telefono. Ci sto male, da persona già innamorata e affetta da ansia da abbandono.
Le dico che mi sto innamorando seriamente e lei risponde che è lusingata e propone di continuare a vederci. Prendo il messaggio come positivo, ma tutte le volte che le faccio un complimento o la accarezzo, risponde che la metto in imbarazzo. Disilluso, provo a staccare la Spina, ma lei mi ritira dentro con sms del tipo: «Ciao, come sta andando la tua giornata?» Una domenica sera mi invita a uscire. Accetto pensando che abbia qualcosa di positivo da dirmi, ma dopo alcuni istanti rileva di non sapere se prova del sentimento nei miei confronti e se ne proverà mai. E mi invita a decidere io stesso se continuare a vederla oppure no. La settimana dopo mi manda un sms chiedendomi perché non mi sono più fatto vivo. Sostiene che non è detto che lei non si possa innamorare di me.
Allibito e stordito accetto queste sue parole come sincere e iniziamo a vederci spesso. Ha deciso che vuole vedere nell'arco di un mese circa se riesce a provare della passione nei miei confronti. In collina la bacio «Violentandola» dolcemente e le piace, andiamo a teatro come fidanzatini, ma durante questi incontri dice che si è accorta che il mio sentimento è definito e che per lei non è altrettanto, si fa scrupoli per i 10 anni di differenza (io 42, lei 32), dice che il suo coinvolgimento è all'ottanta per cento e che prova dei sensi di colpa per questo...
Non demordo e usciamo di nuovo, baciandoci appassionatamente. Preso dal sentimento, la rispetto e non vado oltre. Durante le effusioni, mi chiede quante volte sono stato con una donna, per rivelarmi che lei non ha mai fatto l'amore o quasi. Il sabato mi fa capire che vuole stare ancora in intimità con me, ma a un certo punto si irrigidisce, dicendo che non prova ciò che provo io. Sotto casa sua mi dà un morso sul collo e io le chiedo cosa ha deciso di fare. Risponde che è troppo tardi per deciderlo.
In settimana la chiamo, ma dice che è meglio se non ci vediamo più da soli. La settimana seguente la invito a uscire con un sms e mi risponde che pensava di essere stata chiara. Le scrivo una lettera dove rinnovo il sentimento, ma lei con un sms mi suggerisce di stare sereno, che se capita ci si vede e mi augura buon proseguimento. Io ora sto cercando di recuperare, ma è dura.
Richy.
*
La ragazza dei tuoi sogni ma soprattutto dei tuoi incubi appartiene a una categoria di persone che mio padre definiva «brodose». Non cattive. Ma destabilizzanti e piene di problemi. Inclini a circondarsi di corteggiatori gratificanti, ma sostanzialmente inoffensivi. Mi stupisce che a quarantanni tu non abbia ancora imparato a riconoscerle. E sì che te ne aveva dati, di segnali.
Facendo la seduttiva per attirare la tua attenzione, salvo diventare rigida e scostante subito dopo averla ottenuta.
Quando una donna con cui ti sei appena baciato dice che ricambia il sentimento all'ottanta per cento, neanche fosse un sondaggio, e fìssa scadenze da yogurt per capire cosa prova per te, c'è una sola cosa giusta da fare: darsela a gambe.
Senza voltarsi indietro. Perché in una storia d'amore si può discutere di tutto, ma non del sentimento che ne dovrebbe costituire la base.
Ho visto svoltare decine di storie in bilico per i motivi più gravi (la presenza di un terzo incomodo, una pesante incompatibilità di carattere), ma neppure una in cui il tema del contendere fossero la passione e il desiderio. Giulietta e Romeo, simboli dell'amore travagliato, erano alle prese con impedimenti esterni.
Ma se Giulietta avesse detto a Romeo: «Mi piaci solo all'ottanta per cento» e il giovanotto veronese avesse continuato a farle le serenate sotto il balcone, Shakespeare non ci avrebbe perso neanche mezz'ora del suo tempo.
Non esiste lettera né dichiarazione sotto la luna che possa ribaltare una relazione umana in cui uno dei due non contraccambia le intenzioni dell'altro: qualunque ne sia il motivo, e nel caso della ragazza che ti piace potrebbe trattarsi di un problema più grande di te, di una sua difficoltà a interagire con l'altro sesso e, in generale, col mondo.
***
PASSIONE SCOMPONIBILE
A 37 anni decido che è ora di dare una svolta alla mia vita da vitellone. il carattere impulsivo mi ha sempre portato a inseguire l'amore che fa battere il cuore. Ma insomma decido di cambiare e di comprare casa e con fatica ci riesco. Nel frattempo trovo anche una nuova donna, sposata e madre di una bimba. Dopo due anni però la lascio per stanchezza. La vita va avanti e il giorno del mio compleanno mi arriva un sms di auguri da B., che avevo visto appena una volta.
Di lì a poco perdo la testa. In pochi mesi fissiamo il corso prematrimoniale, la chiesa per giugno dell'anno prossimo, portiamo i suoi genitori a cena e li mettiamo al corrente della notizia. I miei no, mia madre e mia sorella sono alleate della mia ex e non approvano questo matrimonio lampo.
Ma torniamo a B. Decidiamo di vendere la mia casa e coronare i nostri sogni, tipo estinguere i rispettivi mutui, cambiare scooter, auto, arredare una nuova casa e convolare a nozze. Intanto andiamo a vivere nella villetta bifamiliare dei suoi, nell'appartamento a piano terra, dove due mesi prima il padre mi aveva detto, nel mezzo di una chiacchierata, che sarebbe stato necessario spendere 50 mila euro solo per cucina e sala.
Nel frattempo ne spendo qualche migliaio per weekend, vacanza con annessi genitori, cene e regalucci. Spese alle quali B. sostiene debba provvedere l'uomo. La nostra storia va, ma non contempla una vita a due, bensì a quattro, nel senso che pranzo e cena sono sempre scanditi dagli stessi orari e in compagnia dei suoi, che diventano i controllori della mia vita.
B. è viziata, gelosa e paranoica, ma per amore assecondo tutto. Vendere la mia casa non è così semplice e B. si spazientisce, vede sfumare un matrimonio con 180 invitati, bomboniere della Thun, viaggio di nozze eccetera. Così mi invita ad andarmene due giorni a casa mia e a pensare un po', visto che i programmi non vanno come previsto e il tenore del nostro amore a suo dire è un po' sceso, io non mi occupo di alcuni lavoretti intorno a casa e, orrore!, non ho pagato una bolletta dell'acqua.
Considerati la caduta di stile e il mio carattere, faccio mio il titolo dell'ultimo catalogo Ikea: «Riprenditi la tua vita». Ho anche cercato di riprendere lei (da sola), il nostro amore. Ora cerco di rispettare l'ultima sua richiesta, che è quella di ripensare bene a questi mesi... Che faccio, vado dritto o torno indietro?
Roberto.
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Mi hai sconvolto. Non so se con il racconto delle tue peripezie amorose scandite da continui riferimenti materiali (mutui, compravendite, scooter, ristrutturazioni, bollette, bomboniere) o per il riferimento filosofico allo slogan dell'Ikea. Rimango un inguaribile giurassico che ancora si illude che si possano trovare lampadine esistenziali in luoghi diversi dalla réclame di un mobilificio. Comunque «riprenditi la tua vita» è una splendida frase di incoraggiamento e ci rammenta che la riscossa comincia sempre da noi stessi, dalla capacità di assumerci in prima persona le responsabilità dell'esistenza.
Venendo dunque alla vita che qui si tratterebbe di riprendere, la tua, mi sembra che sia stato commesso un errore capitale: accettare la coabitazione con i genitori di lei. Cosa ha spinto un animale refrattario ai legami stabili a chiudersi in gabbia, per di più lasciandone le chiavi ai futuri suoceri? L'amore per la tua donna, lo capisco. Ma quello per te, dove lo hai buttato?
Avresti dovuto dirle tu che preferivi togliere il disturbo per un po'. Senza aspettare che ancora una volta fosse lei a dettarti la trama della vostra storia. Adesso faresti bene a mettere più chilometri possibile fra la tua vita e quella simpatica famiglia, ma so benissimo che non lo farai, dato che non hai ancora smesso di amare la signorina B.
A giudicare dalle ultime righe della lettera, esiste però la fondata ipotesi che sia lei ad aver smesso di amare te. Sarebbe una vera fortuna, a lungo termine (anche a breve), e te la auguro con tutto il cuore. Fino ad allora consiglierei di chiedere asilo politico all'Ikea. Potresti cercare rifugio in qualche cucina componibile, chiudere gli occhi e sognare di essere in Svezia, fra le braccia di una donna innamorata e magari orfana.
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GLI ASSASSINI DEL CUORE
Anch'io incremento quel folto numero di persone che si sono innamorate della persona sbagliata... Ci innamoriamo e abbiamo fiducia.
Crediamo a tutto quello che ci raccontano e col passare del tempo le nostre aspettative restano le stesse. Sono loro che cambiano le carte in tavola, dopo aver parlato per primi di andare a vivere insieme o di fare un figlio.
Le mie domande in realtà sono due. La prima: visto l'alto numero di farabutti, non dobbiamo avere fiducia di nessuno, dobbiamo approfittare del prossimo prima che lui lo faccia con noi? Così lo spremiamo ben bene e quando non ce più niente da ricavare posiamo la nostra attenzione su qualcun altro. È quindi questo che dovremmo insegnare a un figlio, ad approfittarsi degli altri, soprattutto di quelli più deboli e fiduciosi che magari vogliono solo un po' di considerazione e di amore?
E così eccomi alla seconda domanda: questi cosiddetti farabutti non dovrebbero essere bloccati? Comprendo che la vendetta non sia la soluzione migliore, ma queste persone in qualche modo andrebbero ostacolate nei loro comportamenti, visto che portano solo sofferenza e angoscia. Altrimenti si sentiranno in diritto di fare ad altri ciò che hanno già fatto a noi.
I killer vengono catturati per evitare che uccidano più persone. Questi poveri disgraziati uccidono i nostri sentimenti e spesso ci condannano a vite solitarie solo perché ci siamo presi il lusso di concedere loro la nostra fiducia.
Adelaide.
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È talmente facile darti ragione che non lo farò. E non per spirito di contraddizione, ma perché il tuo ragionamento - assolutamente ineccepibile nella forma - conduce a conseguenze disastrose nella sostanza, esponendoti al rischio di una replica infinita delle tue disavventure sentimentali.
Cominciamo col dire che cambiare opinione non è un reato nemmeno in amore, e che non tutti i fidanzati che la cambiano lo fanno con dolo: un sentimento può finire anche senza un perché. Certo, chi ama di meno si fa spesso trascinare in promesse che non è in grado di mantenere. «Credevo fosse amore e invece era un calesse», per citare il grande Troisi. Lo possiamo incolpare per questo? Solo se ha agito in malafede. Oppure se si era assunto degli impegni solenni nei nostri confronti. Certi riti come il matrimonio dovrebbero servire proprio a dar peso alle parole che gli innamorati si buttano addosso come coriandoli.
Ristretto così il campo ai «farabutti» doc, mi sembra semplicistico credere che questi assassini dei sentimenti si fermino assoldando altri killer della stessa risma. Cioè, fuor di metafora, aiutando qualcun altro a infierire su di loro con la stessa insensibilità che hanno manifestato nei nostri confronti.
E' tutto da dimostrare che imparerebbero la lezione: un dolore può renderti più comprensivo, ma anche più cinico. Per quanto, lo riconosco, una raffica ben assestata di delusioni cocenti tende a ridimensionare chi si sente talmente sicuro di piacere da marciarci sopra con disinvoltura, seminando il percorso di cadaveri. Ho conosciuto persone algide ed egoiste che dopo certe mazzate della vita hanno imparato a rispettare i sentimenti altrui, estraendo da sé dolcezze insospettabili.
Però anche così non abbiamo ancora risolto il problema più importante. Che non è castigare o correggere le persone che ci hanno fatto del male. Ma saperle riconoscere prima, per non innamorarcene. Non accetto la venatura auto-assolutoria delle tue parole: noi saremmo i buoni che si fidano del lupo cattivo travestito da agnello ed è forse sbagliato essere buoni? Sì, Adelaide, lo è.
Quando «buoni» viene usato a sproposito come sinonimo di creduloni, ottusi, superficiali.
Tranne casi rarissimi, il lupo si fa riconoscere subito. Anche se parla come un agnello. Anzi, soprattutto in quel caso. Ripensaci e vedrai che ci saranno stati parecchi segnali di allarme sottovalutati o ignorati. Come mai? Se crediamo al travestimento del lupo è perché inconsciamente abbiamo bisogno di credergli. E ne abbiamo bisogno perché la paura di perderlo strilla più forte della voce interiore che ci sussurra di evitarlo. E' la presunzione tipica di ogni innamoramento sbagliato che ci fa credere di poter modificare la realtà a nostro favore.
Cascarci da ragazzi è normale. Ma quanti adulti continuano ad associare l'emozione dell'amore alla difficoltà che procura possederlo, anziché alla pace che si raggiunge nel goderselo? A parole dicono: è proprio quel che voglio, la pace. Ma nei fatti si ostinano a cercarla dove non può esserci. E si perdono dietro a un «farabutto» perché quel tipo di persona conferma loro l'idea negativa che hanno di sé.
Chi va in cerca di autostima innamorandosi degli altri si innamora sempre di quelli sbagliati. Continua a fidarti degli uomini, altrimenti ti perderai il bello dell'amore (senza abbandono, non c'è passione). Ma fidati innanzitutto di te, imparando ad ascoltare e ad ascoltarti con più concentrazione. Sarà più semplice anche fidarsi degli uomini, dopo.