LETTERA V…
VECCHIAIA
Una donna giovane può andare con un vecchio.
L'inverso, come attesta l'esperienza, è molto più raro. Se infatti il leitmotiv dell'erotismo maschile è la profanazione, solo la bellezza può consentirla, perché solo la bellezza può essere sciupata. E la vecchia la bellezza, almeno quella che è all'origine dell'attrazione sessuale, l'ha irrimediabilmente perduta. Non è affatto vero, come si dice comunemente, che «la bellezza non ha età», è la bruttezza, ahinoi, che non ha età. La bruttezza è un titolo sostanzialmente stazionario, mentre la bellezza è un'azione molto pregiata all'apertura del listino, ma col passare del tempo subisce progressive spinte al ribasso, finché in vecchiaia i due titoli sostanzialmente si equivalgono.
L'uomo può invece essere oggetto di desiderio anche in età avanzata. L'attore Robert Redford, 56 anni, è stato giudicato da un pubblico femminile l'uomo più affascinante del 1999. Si dice che ciò avviene perché sono diversi i canoni della bellezza maschile e di quella femminile. Ma non si tratta di questo. Il fatto è che la bellezza dell'uomo non è essenziale all'eros femminile, perché la donna non sente alcun bisogno di profanarla.
Come l'età giochi in modo diverso nel rapporto sessuale fra uomo e donna lo si vede anche nel diverso sviluppo che hanno il Complesso di Edipo e quello di Elettra. Il Complesso di Edipo, l'attrazione sessuale per la propria madre, non spinge il figlio a cercare donne agé; ma, quando non ne fa un omosessuale, ne fa un playboy (vedi voce) cioè un uomo che, per non ”tradire” la madre, ha relazioni molteplici e di breve durata con donne giovani. Il Complesso di Elettra, l'attrazione per il proprio padre, porta invece la donna ad avere rapporti con uomini molto più anziani di lei. Spinti dalla stessa esigenza, la ricerca di una figura che sostituisca o compensi quella del genitore, l'uomo e la donna la soddisfano in modo diverso. Perché la bellezza, che la vecchiaia annulla, è indispensabile all'eros di lui, non a quello di lei.
Per lo stesso motivo si possono vedere spesso donne molto avvenenti con uomini brutti e bruttissimi mentre il contrario, anche qui, è molto meno frequente. A parte il fatto che la donna bella, a differenza della brutta e della bruttina, non ha bisogno di avere a fianco, come status-symbol, un uomo di altrettale bellezza (l'ha già lei, è sufficiente), determinante è l'estraneità del gioco della profanazione all'erotismo della donna.
VENIRE (INSIEME)
Come abbiamo cercato di chiarire in altre voci (Grande scopatrice, Masturbazione), l'uomo non è mai totalmente coinvolto nel rapporto erotico e sessuale, non perde la testa come può capitare alla donna, conserva sempre una certa distanza dall'atto e dal proprio oggetto di desiderio. L'erotismo per l'uomo, diversamente dalla donna, non è un caotico e sensuale abbandonarsi al piacere, ma è un fatto razionale e psicologico costituito da dettagli e particolari. Per poterli osservare, e goderne, l'uomo deve mantenere una certa freddezza. Inoltre la distanza gli è necessaria per governare le operazioni e far durare l'amplesso, altrimenti tutto si risolverebbe in un amen come avviene per gli animali.
Il maschio perde il controllo di sé solo con l'eiaculazione (ed eiacula proprio perché lo perde), conferma esaltante per la donna del suo dominio. Lei si eccita quindi molto a sentirlo o vederlo venire, cosa che sollecita il famigerato orgasmo o perlomeno qualcosa che gli assomiglia. Se accade, questo è l'unico momento in cui si realizza un'autentica fusione fra due esseri così abissalmente distanti, sostanzialmente nemici, torturatori l'uno dell'altro, come l'uomo e la donna. Ma il miracolo avviene con l'annientamento di lui, che si incorpora e si dissolve in lei, partecipando finalmente, sia pur per un breve, folgorante, attimo, a quella totalità del Cosmo da cui Adamo, e non Eva, fu, all'origine, cacciato.
Vergini.
Non ne ho mai incontrate. Eppure bisogna pur cominciare di lì. Deve essere una fatica improba. Per fortuna ci sono gli apripista.
VIAGRA
Idiozia pericolosa. Se non viene duro c'è quasi sempre una buona ragione e bisogna rispettarla. Qualche tempo fa, prima che il Viagra fosse commercializzato in Italia, ero a cena da un mio amico farmacista. C'era anche un assicuratore di 66 anni con una moglie molto più giovane e piuttosto carina. Un tipo passabilmente odioso, forzista, ignorante come quasi tutti i forzisti, che aveva passato metà della sua vita al Nepenta e al Charly Max per ”cuccare”. Con molta delicatezza si vantava, davanti alla consorte, dei suoi successi con le donne: «Quando avevo quarant'anni non ce n'era per nessuno…» La conversazione andò avanti su questo binario per tutta la serata. Sembrava che la fica, al mondo, l'avesse presa solo lui. Al momento di andarsene, mentre le signore si stavano rimettendo le pellicce, il bullo si avvicinò al farmacista e, parlando sottovoce, gli chiese, un po' vergognoso, se poteva procurargli il Viagra: «Sa, con mia moglie va bene. È con le altre…» Allora persi la pazienza: «Non le è passato per la testa» dissi, «che lei non ha più una vera voglia di andare con tutte quelle che passano per la strada, che si tratta di un riflesso condizionato? Ha una moglie carina, la trombi in santa pace e la smetta di rompere i coglioni all'universo mondo, di fare il bambino e si rassegni a diventare finalmente un uomo».
In quel romanzo malriuscito e senile che è ”il Doctor Faustus” di Thomas Mann, c'è tuttavia una storia molto istruttiva, tratta dalla realtà della cronaca, che si svolge nel villaggio di Merseburg, nei pressi di Costanza, verso la fine del xv secolo. Heinz Klopfgeissel, un giovane bottaio, ragazzo ben piantato, ama, riamato, la bella figlia del campanaro del paese, Barbara. Il padre non ha ancora dato il consenso alle nozze, ma i due ragazzi, impazienti, fanno da tempo l'amore di nascosto e «i loro amplessi» scrive Mann, «davano a ciascuno l'impressione che l'altro fosse la più meravigliosa creatura del mondo». Un giorno Heinz si reca con dei coetanei a Costanza dove c'è una fiera. Verso sera la compagnia decide di andare in una casa di malaffare. Heinz non ne ha alcuna voglia ma cede alle insistenze degli amici che, vedendo la sua titubanza e ignorando che lui si fa già la più bella del paese, lo prendono in giro e lo accusano di avere «le ali basse». Ed effettivamente quando Heinz si trova davanti la puttana le sue ali restano basse. La donna lo deride e gli mette una pulce nell'orecchio: quando un giovanotto così ben portante fa cilecca vuol dire che gli han combinato una fattura. Heinz torna a casa turbato e, per rassicurarsi, corre subito dalla sua Barbara. Con l'amata le cose filano, come sempre, meravigliosamente. Ma al bottaio dopo quel fallimento «erano rimasti in cuore, un'inquietudine, un rodìo, un desiderio di ritentare la prova e di fare, magari una volta sola, lo sgambetto alla sua bella». Si mise quindi in cerca di occasioni per misurare «se stesso e anche lei, non poteva infatti diffidare di sé senza che un leggero, affettuoso, ma angosciante sospetto ricadesse su colei che amava con tutto il cuore». Qualche tempo dopo Heinz si trovò, per il suo lavoro, nella casa di un oste. La moglie di costui, che era di coscia larga, gli fece delle avances inequivocabili. Ma il giovane, sentendo di non desiderarla, se la svignò con una scusa inseguito dalle risate ironiche e deluse della donna. A questo punto Heinz pensò di chiedere consiglio e andò a cercarlo nel luogo peggiore: alla canonica. Il prete informò subito le autorità ecclesiastiche. Barbara fu arrestata e, sotto opportuni trattamenti, confessò di essersi rivolta ad una fattucchiera che le aveva dato un unguento, da spalmare sulla schiena dell'amante, che lo legava a lei rendendolo impotente con le altre. Per salvarle l'anima Barbara fu bruciata viva sulla pubblica piazza. Heinz Klopfgeissel, lo stregato, era fra la folla degli spettatori, a capo scoperto, e mormorava preghiere. Dopo la morte della sua donna ritrovò la virilità.
Lo sciagurato bottaio non si era reso conto di non essere affatto impotente. Era, al contrario, il prototipo dell'uomo virile, che non è quello che, come il nostro assicuratore, va bambinescamente con tutte, non è Don Giovanni, non è Casanova, non è il playboy, ma è colui che funziona da dio con la donna che ama. E se con le altre non gli si rizza è semplicemente perché non gli interessano, essendo la sua sessualità totalmente assorbita da quella di lei. L'amore pieno è questo. Il resto è solo erotismo. L'erotismo è esattamente il meccanismo mentale che ci permette di andare oltre la nostra sessualità naturale. È una sorta di afrodisiaco psicologico.
L'erezione quindi, nella stragrande maggioranza dei casi, quando cioè non si è in presenza di una donna veramente amata e desiderata, con la quale la cosa va da sé, in modo spontaneo, naturale, primordiale, oserei dire animalesco, non dipende da un fatto meccanico, fisico, ma psicologico. Come nota la sessuologa americana Shire Hite: «La verità è che il pene è una parte delicata dell'essere maschile, che risponde con incredibile sensibilità ad ogni sfumatura emotiva». In realtà ad essere delicato non è il pene ma la psiche che lo governa.
Ecco perché il Viagra, che agisce sulla meccanica dell'erezione, sul sistema vascolare, è stato un flop clamoroso. Non c'è pillola, né blu né d'altro colore, che possa agire sul congegno impalpabile, misterioso e personalissimo del desiderio. Eppure, nonostante il fallimento del Viagra, sono in arrivo altre pillole colorate e miracolose, come il Vasomax, l'apomorfina e, dernier cri nel settore, l'IcM1 che sarebbe in grado di intercettare la molecola che blocca l'erezione, il Pde5. «Fra poco» ci informa compunto e compiaciuto «L'Espresso», «avremo a disposizione un'intera classe di farmaci contro le disfunzioni erettili».
Alla base del fenomeno non c'è solo la mancanza di scrupoli delle grandi multinazionali farmaceutiche che speculano sulle eterne illusioni degli uomini, ma il pregiudizio scientista che crede, con fede cieca, che l'intero esistente possa essere razionalizzato, quantificato e quindi dominabile dalla tecnica e che anche le sensazioni, le emozioni, i sentimenti siano scomponibili in formule chimiche e in sigle.
Però non ci sarebbero gli illusionisti se non ci fossero gli illusi. La generazione che, nei Paesi industrializzati, arriva ora, per così dire, a maturazione, è quella che aveva vent'anni o giù di lì nel Sessantotto e dintorni, quando i giovani ebbero una parte da protagonisti, ed è la prima nella Storia che si rifiuta di invecchiare e di morire. Legati a quella mitica ”età dell'oro” (in realtà equivoca perché alla base dell'affacciarsi al proscenio dei giovani c'erano proprio quei motivi consumistici che contestavano), viziati da genitori che non seppero dire loro i no che andavano detti, resi eternamente irresponsabili, gli ex sessantottini non vogliono diventare adulti.
Basta vedere uno di questi padri cinquantenni con suo figlio: lo scapigliato, l'arruffato, il casual, il ”giovanilista” è lui mentre l'altro se ne sta tranquillo nella sua aria da managerino. A questo comportamento infantile la generazione degli ex sessantottini è spinta però anche dal fatto oggettivo che in una società totalmente orientata dall'economia ha diritto di cittadinanza solo chi consuma e gli anziani ne sono quindi emarginati ed esclusi. Per sopravvivere bisogna mostrarsi giovani, darsela da giovani, consumare come dei giovani, in una lotta feroce, spietata, faticosissima, inutile contro il tempo che avanza incurante e inesorabile. Ci si abbandona quindi a sgambettamenti impudìchi e ad atteggiamenti ridicoli.
Il cinquantenne che nei Sessanta girava in spiderino col foulard al collo, oggetto di infiniti sarcasmi, è diventato un fenomeno di massa anche se in forme più sofisticate ma ancor più perniciose e intrusive. E quindi via col Viagra, col Vasomax, con l'Ic351, col lifting, con la fitness, con gli uteri in affitto, col trapianto delle ovaie, con le pillole del benessere. È un atteggiamento idiota.
Il solo modo di vivere serenamente, oltre che decentemente, la propria età è di accettarla, non di rimuoverla mascherandola sotto le meraviglie della medicina tecnologica. Con questo mito della giovinezza a oltranza ci siamo tolti anche uno dei pochi piaceri riservati alla vecchiaia: la libertà di lasciarsi andare alla propria età. C'è una parola, una parola negletta, che l'uomo contemporaneo deve ritrovare se non vuole essere definitivamente divorato dalla nevrosi. Si chiama rinuncia. E se a un certo punto non tira più, si lascino perdere le palle e si riscoprano le bocce.
VIBRATORE
Detto anche Dildo o, popolarmente, Godimichele. È deprimente. Sa di protesi, di ortopedia.
Molto più divertenti, soprattutto per il contrasto con la loro destinazione abituale, gli oggetti d'uso quotidiano, e apparentemente innocente, come le candele, o il vasto assortimento offerto da frutta e ortaggi (vedi Candele).
VIGILI
La bella vigilessa bionda puntava dritto sulla macchina in divieto di sosta, ma alzò gli occhi, vide la vetrina e si distrasse.
VOCE (LA)
Elemento della sessualità. È sconvolgente, indecente e persino macabro che, grazie a un registratore, la si possa raccogliere e conservare. Non è la stessa cosa dell'immagine. L'immagine è una finzione. La voce riprodotta no. L'immagine, fotografica, cinematografica, televisiva, restituisce le fattezze di una persona prive però della loro materialità. È un simulacro. I suoni e le vibrazioni lasciati nell'aria e catturati dal registratore sono gli stessi emessi dalla persona e trasportati altrove.
Proprio perché incorporea la voce può essere conservata nella sua integrità. L'immagine è morta, la voce è viva. È un reperto umano. Conservarla è come tenere in una teca, in formalina, un capezzolo o i peli del pube. C'è qualcosa di orribilmente necroforo nel collezionismo della voce.
La voce è un fattore decisivo del fascino. Non è certo un caso che alcuni animali, a cominciare dagli uccelli, la usino a scopo di seduzione sessuale. Una brutta voce, sgraziata, stridula, gracchiante può rendere respingente anche la donna più avvenente. Una bella voce, calda o argentina o registrata su toni maliziosi, può riscattare un viso e un corpo qualunque. Una voce sensuale in una donna bella e sensuale spalanca le porte dell'Inferno.
VOGLIA (DI TENEREZZA)
Non è solo il titolo di un fortunato film con una bravissima Debra Winger e una straordinaria Shirley MacLaine. Oggi ce l'hanno tutti, uomini e donne. Ma i sessi sono diventati troppo simili e troppo competitivi sugli stessi terreni per potersi dare tenerezza. Allora, perso per perso, si preferisce saltare decisamente il fosso e rifugiarsi nel proprio sesso dove le somiglianze, invece di essere ingannevoli, sono reali e si può trovare almeno un comune terreno di comprensione.
VON MASOCH (LEOPOLD SACHER, BARONE)
Il vero masochista non è chi prova piacere nel dolore, ma dolore nel piacere.
VOYEUR
La differenza fondamentale fra l'uomo e la donna non è che uno ha il pisello e l'altra no, ma che l'uomo è voyeur e la donna no.
Nota. La cosa è nota da che esistono i due sessi. Chi vuole può comunque averne una conferma da Internet: gli utenti di cybersesso sono all'86% uomini, il resto donne, ma i primi vanno alla ricerca di immagini, le seconde di relazioni. A riprova ultima, se ancora ce ne fosse bisogno, che l'erotismo, mentale e in qualche misura virtuale, è maschile, il sesso, che è contatto fisico, femminile.
Nei Bagni di una volta, quando le cabine erano di legno e uniche, per risparmiare, le pareti che le separavano (cosa che costringeva il gestore, provvidenzialmente avaro, a complicate operazioni di numerazione, smontaggio, impilaggio e rimontaggio) non ce n'era una che non fosse butterata di fori a misura d'occhio, posti ad ogni altezza, orientati in tutte le direzioni (preferibilmente dal basso verso l'alto). Negli anni Cinquanta e Sessanta c'è stato un aumento molto sospetto del business dei trapani. In un divertente libretto, Il bucòmane, Tom Antongini, l'estroso segretario di D'Annunzio, racconta come certe stanze di certi grandi alberghi fossero pagate a peso d'oro dai conoscitori e dagli amatori perché avevano porte comunicanti con un bagno. Antongini descrive l'emozione di vedere una ragazza che giù nella hall si è pudicamente tirata la gonna sulle ginocchia abbandonarsi, senza sapere di essere osservata, agli atti più intimi e indecenti. Chi, da ragazzo, non ha fatto uso del cannocchiale per guardare la vicina del palazzo di fronte che si spoglia? Non c'è nulla di più eccitante, per un uomo, di sbirciare, non visto. La superiorità della gonna sui pantaloni, prima dell'avvento degli intollerabili collant (vedi Calze), era data anche da questo. Conosco individui che si appostavano per ore sotto le grate di certi tombini, fingendosi idraulici, elettricisti o fognaiuoli, ricavandone le più deliziose sensazioni.
Nota. Probabilmente questo voyeurismo casereccio e fai-da-te sarà spazzato via, se già non lo è stato, dalle enormi possibilità offerte in questo campo da Internet (vedi Magazine & Video). Ma nessuna virtualità cibernetica potrà mai sostituire l'emozione del buco della serratura, col rischio di essere scoperti.
Perché l'uomo abbia quest'insana curiosità per il corpo femminile fa parte dei misteri, o piuttosto delle astuzie, della natura. Fatto sta che è ai maschi, e non alle femminucce, che piace giocare alle bambole, svestirle, smontarle, scartocciarle come una caramella, anche se alla fine di questo gioco inesausto c'è sempre la solita, deludente, cosa. Osservandola di soppiatto, ispezionandola sotto un riflettore, frugandola per ogni dove, aprendola, penetrandola, è il segreto della donna che l'uomo vuole scoprire. Ma cercare il fondo delle donne è inutile: perché non c'è.
Se l'uomo è voyeur, la donna, in una complementarietà perfetta, è esibizionista. Che a una donna piaccia mostrare il suo corpo o parti di esso è ragionevole. Bisogna infatti ammettere, sia pur a malincuore, che non c'è niente di più armonioso, in natura, di un bel corpo femminile interamente nudo. A gambe unite, però. Se le apre, tutta questa bella armonia viene immediatamente insozzata, insudiciata, inlaidata, cancellata. Eppure, cosa incomprensibile a prima vista, l'esibizionismo della donna si estende anche ai propri organi genitali. Si può spiegare solo col fatto che sconciare la bellezza femminile non è il fine solo di lui ma anche di lei. Alla donna piace fare schifo. La eccita.