Capitolo quarto
Un giorno d’inverno qualcuno bussò alla porta e, come sempre, Mix corse all’ingresso per essere il primo ad accogliere il visitatore. Max lo vide avanzare nel corridoio e vide anche, sul pavimento, la scatola di libri che voleva restituire alla biblioteca, una scatola che non era mai stata lì, e provò un grandissimo dolore vedendo Mix sbatterci contro.
Quel giorno Max non si occupò del suo visitatore. Prese in braccio Mix e corse all’ambulatorio veterinario. La diagnosi fu dura, inaspettata, crudele. Mix era cieco.
Da quel giorno tutto rimase al suo posto. Se qualcuno spostava una sedia, poi doveva rimetterla dove l’aveva trovata, e le porte restavano aperte perché Mix potesse muoversi con facilità. I veri amici si prendono sempre cura uno dell’altro.
Mix, il gatto cieco dal profilo greco, smise di salire la scala della botola sul tetto, ma pur essendo un po’ più lento per via della cecità continuava a spostarsi dentro casa. Con l’aiuto dell’olfatto e della buona memoria dei gatti, trovava senza problemi la strada della lettiera e anche la scodella del suo cibo preferito.
Sdraiato vicinissimo ai piedi di Max, sentiva il lieve tocco delle dita che giravano le pagine e ascoltava attentamente il suo amico ripetere più volte i testi per memorizzarli; affinò così tanto l’udito che sapeva distinguere il rumore di una penna a sfera che scrive da quello di una matita di grafite. Nell’appartamento accanto viveva una studentessa del conservatorio, e quando Mix la sentiva mormorare timidamente: «Vediamo un po’ come mi viene Bach», provava una gioia speciale perché il suono del violino lo cullava e la nebbia dei suoi occhi prendeva il colore della felicità.
Il suo udito divenne tanto fine da consentirgli di ascoltare i discorsi degli inquilini che abitavano ai piani inferiori: a uno non piaceva la margarina e una voce di donna replicava che il burro era troppo caro; un altro sosteneva che il rasoio gli graffiava la pelle... Un giorno addirittura si allarmò perché un vicino del secondo piano, dopo essersi lamentato della distrazione dei figli, aggiunse che avevano lasciato scappare tutti i topi messicani.
«Come sarà un topo messicano?» si domandò Mix, ma poi lasciò perdere perché il rumore dei croccantini che uscivano dalla scatola era un invito irresistibile a dirigere i suoi passi verso la cucina.