1992.
Continuai a scorrere la pagina verso il basso.
I miei occhi si posarono su una fotografia.
I miei occhi si posarono su una fotografia.
La fissai, incredula.
38
Il mondo si restrinse intorno a me. Nul ’altro
esisteva oltre al ’immagine sul o schermo.
L’articolo si intitolava Strade di ghiaccio. La foto, in
bianco e nero, mostrava quat ro uomini in parka, con
cappel i foderati di pel iccia e gilet catarifrangenti di
sicurezza.
Tre di loro sorridevano, socchiudendo gli occhi
come se avessero il sole in faccia.
Il quarto distoglieva il volto dal ’obiet ivo, ma,
anche se non potevo vederne i trat i, qualcosa in lui
mi era familiare.
«Sei lì?»
«Sì, ci sono, Pete.» Il telefono in lato tra la spal a e
l’orecchio. «Mi sei di grandissimo aiuto.»
«È tut o okay?»
«È tut o okay?»
«Sto bene.»
«Dal a voce non sembra.»
«Davvero. E tu sei fantastico.»
«Lo so.»
«Sto per uscire. Potresti mandarmi i nomi dei soci
via e-mail, quando li trovi?»
«Sarà fat o. Sentita la novità di Katy? Cosa ne
pensi?»
«Ne parliamo in un altro momento.»
«Una scelta piut osto coraggiosa, secondo me.»
«Devo andare, Pete.»
Chiusi la comunicazione, lessi rapidamente
l’articolo, poi rimasi di nuovo a fissare l’immagine.
La didascalia identi cava i tre sogget i con lo
sguardo rivolto al ’obiet ivo: Farley McLeod, Horace
Tyne e Zeb Chalker.
Una miriade di det agli scoppiet arono come
popcorn nel a mia testa.
Charles Fipke aveva scoperto i diamanti in Canada,
dando inizio al a frenesia dei picchet amenti, negli
anni Novanta. McLeod e Tyne avevano entrambi
lavorato per lui.
Al ’epoca del a corsa al e concessioni minerarie,
anche McLeod si era messo a rivendicarne alcune,
nominando cointestatari i suoi discendenti: Nel ie
Snook, Daryl Beck, Annaliese Ruben.
nominando cointestatari i suoi discendenti: Nel ie
Snook, Daryl Beck, Annaliese Ruben.
La Snook e la Ruben possedevano campioni ricchi
di minerali indicatori che segnalavano la presenza di
kimberlite. Un camino kimberlitico signi cava
diamanti. E i diamanti signi cavano milioni, persino
miliardi di dol ari.
Ora Nel ie deteneva tut e le concessioni at ive di
Farley McLeod.
Horace Tyne l’aveva raggirata inducendola a credere
di avere la proprietà del a terra. Terra che si era
convinta a donargli per farne una riserva naturale resa
necessaria dal ’imminente apertura del a miniera di
Gahcho Kué. Un piccolo det aglio: le concessioni del a
Snook non erano af at o vicine a Gahcho Kué.
Il mio abbozzo di idea cominciò a definirsi.
Fissai la fotogra a, il cuore mi bat eva contro la
cassa toracica.
McLeod. Tyne. Chalker.
Chalker mi aveva lanciato le bolas a casa di Nel ie,
liquidato sbrigativamente quando avevo segnalato
l’omicidio del a Ruben, di amato met endo in giro
voci su una mia presunta tendenza al bere.
Mi aveva screditato per sviare i sospet i da sé e dai
suoi compari?
McLeod. Tyne. Chalker.
McLeod era morto in un incidente aereo.
Tyne. Chalker.
McLeod era morto in un incidente aereo.
Tyne. Chalker.
Uno dei due voleva le concessioni di McLeod. Forse
entrambi.
La Ruben e Daryl Beck erano morti. Nel ie Snook,
unica sopravvissuta, era facile da manipolare.
Era stata quel a la strategia? Uccidere Beck,
disperdere Annaliese a Montréal e farla dichiarare
morta dopo set e anni convincendo Nel ie a cedere le
concessioni? La ricomparsa improvvisa del a Ruben
aveva imposto una revisione del piano?
Chi c’era nel bosco, la not e in cui era morta
Annaliese? Chi aveva fat o sparire il suo corpo?
D’improvviso, fui presa dal panico.
Avevo det o a Nel ie di non fare niente. Di non
firmare alcuna carta.
«No. Cristo, no!»
La Ruben era morta per causa mia. E adesso avevo
messo in pericolo anche la Snook?
Guardai l’ora.
Le 19.10. Ol ie era già al ’aeroporto.
Agguantai il cel ulare.
Segreteria.
Al diavolo Unka. Dovevo parlare con Ryan.
Ficcai l’iPhone in tasca, chiusi il laptop e mi diressi
fuori.
fuori.
Stavo aprendo la portiera del a Camry, quando
captai una presenza al e mie spal e. Prima che facessi
in tempo a voltarmi, la canna di un’arma da fuoco mi
baciò la tempia.
Un braccio s’insinuò intorno al mio col o e mi
raddrizzò a forza la schiena.
Non potevo muovermi, né parlare.
«Non un ato.» Maschio. Avevo già sentito quel a
voce? Tyne? Chalker?
Pensai di lasciarmi cadere e rotolare sot o l’auto, ma
a cosa sarebbe servito? Il mio aggressore era armato.
Non ci avrebbe pensato due volte prima di colpirmi.
Mi strinse il braccio e mi costrinse a girarmi verso
destra con uno strat one. «Cammina.»
Forse per non dare nel ’occhio, l’uomo lasciò la
presa, ma spostò la pistola contro la mia schiena
restandomi appiccicato.
Con gambe di marmo feci alcuni piccolissimi passi.
«Il SUV.»
Esitai. In vita mia ho avuto a che fare con molti
poliziot i e tut i concordano nel dire: «Se ti prendono,
non salire mai su un veicolo, perché una volta a bordo
le tue possibilità di scappare si riducono
drasticamente».
La bocca del ’arma mi premet e più forte sul a
La bocca del ’arma mi premet e più forte sul a
schiena.
«Non tentare di fot ermi.»
Avanzai al a massima lentezza possibile. Dopo
meno di un metro, mi fermai.
Senti contrarsi la mano che reggeva la pistola.
Immaginai la canna di metal o nero, il proiet ile
trapassarmi le ossa, il cuore, i polmoni.
Ma il tipo si limitò a spingermi in avanti, sul lato
del pick-up. Senza spostare l’arma, mi strappò la
borsa dal a spal a.
«Sali.»
Non mi mossi.
«Sali, cazzo!»
Forse era paura, forse audacia. Temevo che mi
avrebbe sparato, ma restavo immobile.
Lo senti spostarsi. Con la coda del ’occhio colsi un
movimento.
Un’ombra mi passò sul volto.
Udi un rumore. Come la corda di un pianoforte che
salta.
Il mondo si frantumò in milioni di particel e.
Tut o si fece nero.
Mi trovavo sul fondo di un pozzo buio e profondo,
tentando invano con tut e le mie forze di
Mi trovavo sul fondo di un pozzo buio e profondo,
tentando invano con tut e le mie forze di
arrampicarmi fuori, come una falena che si dibat e
nel a resina restando imprigionata nel ’ambra.
Il pozzo si spostò.
Un puntolino luminoso apparve sopra di me.
Mi sforzai di raggiungerlo.
Nuotando lentamente verso l’alto.
Verso la coscienza.
Il luogo in cui mi trovavo sembrava cavo.
Senti odore di umidità, rocce antiche, terra. E un
puzzo acre non familiare.
Il mondo ebbe un sussulto.
Feci un piccolo movimento.
Ero rannicchiata in posizione fetale su una
superficie fredda e ghiaiosa.
Tesi l’orecchio.
Udi uno scricchiolio di ghiaia, un ronzio sommesso.
Mi trovavo su un veicolo, ma non era una normale
autovet ura: il motore era diverso.
Un flash. Il parcheggio. Il SUV.
La pistola!
Alzai la testa.
E per poco non urlai dal dolore.
Mi rimisi giù nché non passò insieme al senso di
vertigine.
vertigine.
La pressione sul mio corpo cambiò: il veicolo
viaggiava in discesa.
Tentai di girarmi sul a schiena.
Non si mossero né braccia né gambe.
Dio mio! Sono paralizzata!
Il bat ito cardiaco andò al e stel e.
La scarica di adrenalina fu d’aiuto.
La sensibilità, piano piano, tornò.
Avverti un formicolio al e guance, al a punta del e
dita. Avevo la bocca secca, gli occhi asciut i.
Provai a deglutire, ma riuscivo a stento a produrre
saliva suf iciente.
Al ora tentai di aprire le palpebre. Sigil ate. Le
scol ai a forza di bat ere le ciglia.
Buio pesto.
Il veicolo si fermò. Il motore si spense.
Trat enni il respiro.
Voci. Maschili. Vicine, ma in ogni direzione.
Quante?
Acqua che gocciolava. Un rubinet o? Un ruscel o?
Scarponi sul a ghiaia. Un paio a sinistra, uno a
destra. Si al ontanavano? Si avvicinavano?
Tut i i rumori rimbombavano. Nul a mi giungeva in
modo distinto.
modo distinto.
Le voci si fecero più forti. Rimbalzarono
forsennatamente. Due? Tre?
Colpi.
Altre voci.
Passi.
Rimasi immobile.
I passi venivano verso di me.
Andarono oltre.
Tornarono indietro.
Il martel io nel mio pet o era supersonico.
Dovevo fare qualcosa.
Ignorando i dardi dolorosi che mi tra ggevano il
cervel o, ruotai il col o e mi guardai intorno.
Ero sul retro di un golf cart.
Muovendomi con la massima cautela, mi a errai
al a barra di sicurezza da un lato e sol evai lentamente
il capo.
Tre metri sopra di me, sul a sinistra, un raggio
fendeva l’oscurità. Al di là, riuscivo a distinguere una
gura con una sorta di casco in testa. Vapore
turbinava nel o stret o cilindro di luce che gli partiva
da sopra la visiera.
Per poco più di un metro ai lati del raggio, la scena
era visibile at raverso una nebbiolina lat iginosa: i
contorni di un tunnel, tubi serpeggianti, numeri e
contorni di un tunnel, tubi serpeggianti, numeri e
let ere gial i e arancioni dipinti a mano sul e rocce.
Oltre questo, un nero vuoto.
I miei occhi percorsero il raggio no a una la di
grandi fusti gial i. Su ciascuno era scrit a un’unica
parola in rosso: ARSENICO.
La mia mente registrò. Analizzò.
Cunicolo sot erraneo. Casco da minatore. Arsenico.
Horace Tyne.
Il sangue mi si gelò nel e vene.
Sapevo dov’ero.
La Giant Gold Mine.
Gesù. Quanti metri sot oterra?
Tyne mi aveva portata lì per uccidermi. Per
nascondere il mio cadavere.
Come aveva fat o con Annaliese Ruben.
Dovevo uscire. O cercare aiuto.
Ti prego!
Muovendomi
furtivamente,
annaspai
per
raggiungere la tasca.
Sì!
Tirai fuori l’iPhone e schermai il display con la
mano.
Non c’era campo. Eravamo troppo in profondità nel
sot osuolo.
Pensa!
Pensa!
Una e-mail sarebbe partita in automatico non
appena il dispositivo si fosse ricol egato a un
ripetitore. Altro non potevo fare.
Apri la posta elet ronica. Scrissi dove mi trovavo a
Ryan.
Notai un SMS di Pete. Perché no?
Il messaggio del mio ex marito era breve: «Fast
Moving. Sogget o gestore: Philippe Fast».
Risposi con: «Giant Gold Mine. Chiama Ryan».
Ero pazza? Me ne stavo lì a leggere e spedire e-mail
e SMS? Dovevo uscire di lì!
Con il bat ito a mil e, in lai il telefono in tasca,
et ei un ginocchio e posizionai il piede sul
pavimento del cart.
At esi.
Trat enendo il respiro, raccolsi l’altra gamba.
Puntai il piede.
At esi.
Inspirai a fondo, poi mi piegai, pronta a scat are.
Una scarpa da ginnastica slit ò.
Scricchiolio di ghiaia tra la suola di gomma e il
metal o. Nel silenzio, il suono fu come un grido acuto.
Il raggio del casco da minatore piombò dal a mia
parte.
Colsi l’immagine fugace del viso al di sot o.
Colsi l’immagine fugace del viso al di sot o.
Elementi disparati si ricomposero.
Il testo di un SMS.
Una foto.
Pezzi. Giocatori. Mosse. Strategie.
D’improvviso, vedevo tut a la scacchiera.
39
U n clic nel a mia mente. Il det aglio che non
quadrava con il resto del a fotogra a. I parka, i gilet
catarifrangenti, tre camionisti con gli occhi semichiusi
al a luce del sole. E un quarto, con il volto girato, una
ciocca bianca che gli striava la chioma sot o il
cappel o foderato di pel iccia.
Phil sembra una mof et a.
Un volantino che ra gurava il cognato di Ralph
Trees al volante di un camion.
Ce l’hai qui? Lo vuoi lì? Noi viaggiamo veloci.
Fast Moving.
Farley McLeod aveva lasciato scadere alcune del e
sue concessioni.
Una società chiamata Fast Moving le aveva rilevate.
Il gestore rispondeva al nome di Philippe Fast.
Il gestore rispondeva al nome di Philippe Fast.
Non era stato Tyne ad avventarsi su di me con la
pistola in mano.
Era stato Fast.
Chi era il suo socio? Tyne? Chalker? Dov’era
andato, ora? Quanto a lungo sarebbe rimasto via?
Poco importava. La situazione non sarebbe mai più
stata altret anto favorevole.
But ai le gambe oltre la barra di sicurezza e mi
lasciai scivolare a terra.
Le ginocchia mi cedet ero, ma rimasi in piedi.
«Ferma lì!» L’ordine abbaiato rimbalzò sul e rocce
ed echeggiò nel tunnel.
Intorno a me tut o era tenebra. Presumevo fossimo
scesi da una rampa, ma non avevo idea di dove si
trovasse.
Fast si avvicinò, la luce del casco puntava drit a sul
cart.
Ero un facile bersaglio.
Quando il raggio luminoso si era proiet ato sui fusti,
avevo notato una pala appoggiata dietro di loro.
Saltai nel buio, girai intorno al a la e mi
accovacciai, sbirciando da uno spazio tra due.
La luce di Fast piegò a sinistra, come se lui stesse
cercando qualcosa, poi tornò verso di me. «Esci di lì.
Stai solo ritardando l’inevitabile.»
Prendi tempo!
Stai solo ritardando l’inevitabile.»
Prendi tempo!
«L’inevitabile… accidenti Phil, che parolona!» Il mio
sangue galoppava, la voce suonava molto più
tranquil a di quanto non mi sentissi in realtà. «Rocky
aveva det o che ci sai fare con le parole.»
Fast strascicò i piedi.
«“Fast Moving”. Bel o il gioco di parole basato sul
cognome, Phil.» La mia voce, per e et o del ’eco,
sembrava provenire da ogni direzione.
«Sei morta, put ana.»
«Ora però mi deludi.»
Tastai in cerca del a pala, parlando per coprire
eventuali rumori.
«Hai ucciso Beck?» Stringendo le dita intorno al
manico. «O l’hai fat o fare al tuo amico?» Tentando di
indurlo ad avvicinarsi. «Oppure è il contrario? È lui la
mente e tu sei solo l’umile braccio?»
Fast fece qualche passo esitante, la pistola puntata
nel a mia direzione. «Chiudi il becco.»
«Capisco perché hai dovuto eliminare Beck.» Staccai
la pala dal muro. «Ma perché uccidere Eric Skipper?»
Di nuovo guardò rapidamente a sinistra, poi si
avvicinò pian piano ai fusti. Anche lui stava
prendendo tempo. Perché? Cosa era andato a fare, o a
prendere, il complice?
«Andiamo, Phil. C’è un intoppo, non è vero?
«Andiamo, Phil. C’è un intoppo, non è vero?
Altrimenti non saremmo qui a chiacchierare in at esa
che il tuo amico torni e tu possa nalmente farmi
fuori. Perché intanto non mi racconti com’è andata?»
Con braccia tremanti, abbassai la pala. «Okay. Ti do
la mia versione, al ora. Tu fai solo sì o no con la testa.
Che ne dici?»
«Dico che devi stare zit a.»
Ormai era abbastanza vicino perché riuscissi a
vederlo in faccia. Il volto, sot o la luce del casco, era
di un pal ore da sala autopsia. Un groviglio di riccioli
bianchi gli scintil ava sul a fronte.
«Vieni a sapere che Farley McLeod ha scovato un
ricco camino kimberlitico» cominciai. «Forse tramite
Fipke, forse da solo. Tu, McLeod e Tyne eravate amici,
camionisti del ghiaccio nel o stesso periodo… sai tut o
del e concessioni minerarie rivendicate dal tuo
compare.»
La mano che stringeva la pistola si alzò. Visualizzai
le dita tendersi sul gril et o.
«Ti accaparri quel e scadute, ma McLeod mantiene
at ive le tre che pensa gli frut eranno al a grande. E le
registra anche a nome dei figli. Vado bene finora?»
Muovendomi al ral entatore, abbassai la pala sul e
ginocchia.
«McLeod si schianta con il Cessna e ci lascia la
pel e. A quel punto si trat a solo dei ragazzi.»
Fast passava l’arma avanti e indietro lungo la la di
pel e. A quel punto si trat a solo dei ragazzi.»
Fast passava l’arma avanti e indietro lungo la la di
fusti, ignaro del a mia esat a posizione.
«Tu e Tyne met ete in piedi la frode degli Amici
del a tundra per indurre i gli di McLeod a donarvi
quel a terra che credono senza valore. Tyne è l’uomo
di facciata. Non nomina mai i dirit i per lo
sfrut amento minerario. Eric Skipper scopre che la
riserva per i caribù è una fandonia e a ronta Tyne.
Probabilmente met e in guardia anche Beck.
Comunque… Beck non sta al gioco, perciò lo uccidete.
Anche Skipper deve morire: se svelasse l’imbroglio,
Nel ie si rifiuterebbe di darvi la terra.»
Continuai a provocarlo.
«Molto astuto, il vostro piano per la Ruben.
Sapendo che è inidonea a rmarvi una donazione, la
seppel ite viva a Montréal, sot o falso nome, con
l’idea, in seguito, di farla dichiarare morta. Così le
concessioni si ritrovano nel e mani del a dolce,
mal eabile Nel ie Snook, che ha a cuore la sorte dei
caribù. Giusto fin qui?»
Fast era a una sessantina di centimetri dai fusti.
Sentivo il respiro entrargli e uscirgli dal e narici.
Vedevo la Beret a tremargli in pugno.
«Quando Tyne ti comunica che la Ruben è tornata a
Yel owknife, corri qui dal Québec. È il momento di
alzare la posta sul a piccola Annaliese. E noi due
sappiamo com’è finita, non è vero, Phil?»
sappiamo com’è finita, non è vero, Phil?»
Con dita gelide, tastai il terreno intorno a me.
Trovai quel o che al tat o mi parve un vecchio guanto
di gomma.
«Hai ammazzato tu anche i bambini? Sono capaci
davvero di tut o i duri camionisti del ghiaccio?»
Risuonò uno sparo, echeggiando lungo il tunnel.
La roccia accanto a me fece scintil e.
Avverti un pizzicore bruciante ai lati del volto.
Ora!
Senza sol evarmi, get ai il guanto al ’estremità
opposta del a fila di fusti.
Fast si girò di scat o a sinistra. Partì un altro
proiet ile.
Saltai fuori e, impugnando a due mani la pala,
colpi Fast di taglio con tut e le mie forze, mirando
al a pal ida zona scoperta tra il col et o del a camicia
e il casco.
L’impat o avvenne con un tonfo pauroso.
Gli eventi successivi esistono nel a mia mente solo
come frammenti di immagini e brandel i di suoni. In
quel momento mi parvero durare ore, nel a realtà dei
fat i l’azione si svolse in pochi minuti.
Fast avanzò mulinando le braccia, le gambe prive di
forza. Cadde in ginocchio e la Beret a gli sfuggì di
mano. Lo slancio in avanti lo spedì contro l’ultimo
fusto del a la. Il casco gli saltò via dal cranio e nì a
fusto del a la. Il casco gli saltò via dal cranio e nì a
terra rovesciato.
Il fusto girò su se stesso, andò a nire sbandando
contro la parete di roccia e si rovesciò fragorosamente
al suolo.
Il coperchio si staccò. Il uminato dal raggio
capovolto del casco da minatore, un mix pestilenziale
di fango, acqua stagnante e melma al ’arsenico
fuoriuscì dal grosso contenitore, riversandosi al suolo.
Una sagoma si delineò nel liquame.
Annaliese Ruben giaceva sul anco, i lunghi capel i
scuri incol ati al volto, i trat i lividi nel a poca luce.
Gambe e braccia erano completamente esse. Sot o il
mento, una mano senza vita era adagiata sul pet o, la
pel e traslucida che si sfogliava dal a punta del e dita.
Il dolore lasciò il posto in me a un’ondata di
compassione: somigliava al a bambina morta che
aveva nascosto sot o il lavandino.
Il rumore di un annaspare scomposto mi riportò
bruscamente al a realtà.
Con un grugnito, Fast si rialzò barcol ando, la testa
piegata in un’angolazione innaturale.
Serrai la presa intorno al manico del a pala. Il cuore
mi martel ava nel e orecchie.
Il sangue mi pulsava in gola.
Colpire ancora? Tentare di arrivare al a pistola?
Quel ’istante di esitazione concesse al mio
Quel ’istante di esitazione concesse al mio
aggressore un vantaggio.
Con rapidità sorprendente, mi diede un calcio sul e
mani. La pala ricadde a un paio di metri da me. Poi si
but ò carponi a tastare il terreno in cerca del a Beret a.
Senti la pala at errare nel buio e feci un balzo per
recuperarla.
Troppo lenta!
Con un ringhio animale, Fast mi af errò per i capel i
e mi accostò la pistola al a tempia. «Ora morirai!» Mi
fece ruotare e af ondò la canna al a base del cranio.
Urlai contro il mio volere. Per un at imo tut o fu
silenzio, a parte il sommesso sgocciolio del ’acqua.
Poi un fruscio.
Dove? A sinistra? A destra?
O me l’ero immaginato?
Fast mi premet e ancor di più la bocca del ’arma
sul a pel e. Sentivo l’odore del suo sudore misto a gel
per capel i.
Sarebbero state quel e le ultime sensazioni registrate
dal mio cervel o?
La mia mente volò a Katy, Pete, Ryan, Birdie.
Lacrime mi bruciavano agli angoli degli occhi. Mi
preparai a ricevere la pal ot ola.
Al ’improvviso uno stridio, come una suola che
avanzava di soppiat o.
Lui s’irrigidì e puntò la pistola in direzione del
avanzava di soppiat o.
Lui s’irrigidì e puntò la pistola in direzione del
rumore.
La Beret a sparò con un altro fragoroso boato.
Una locomotiva lanciata a tut a velocità sfrecciò al a
mia destra. Il mio corpo, travolto, si abbat é a terra e,
quasi subito, udi un’altra detonazione.
Con i polmoni in preda agli spasmi, il ato mozzo,
tentai inutilmente di comprendere ciò che stava
accadendo.
Sangue e osso esplosero dal a spal a di Fast,
imbrat ando il muro al e sue spal e. Emise un grido
acuto, e cadde a terra producendo il rumore di un
pezzo di carne sbat uto su un’asse di legno.
Nel a foschia fumosa il uminata dal casco capovolto,
vidi tre gure. Una accovacciata accanto a me, le altre
due acquat ate vicino al cart.
Tut e e tre avevano armi puntate sul mio aspirante
assassino.
40
Le due del pomeriggio. Martedì. Il sole era una
pal a incandescente in un cielo perfet amente azzurro,
la baia appariva immobile e silenziosa.
Tra il tu o nel laghet o ornamentale, l’accidentato
viaggio sul cart e i frammenti del proiet ile di Fast che
si era presa di rimbalzo, la mia faccia somigliava al a
Dresda postbel ica. Mi facevano male punti che
nemmeno sospet avo di avere.
Eppure ero di buonumore: stavo facendo le valigie
per tornare a casa.
Il rapimento del a domenica sera mi aveva lasciato
abrasioni e una possibile commozione cerebrale.
Quest’ultima aveva richiesto ventiquat ro ore di
ricovero.
Mentre ero sot o osservazione, at accata al a ebo e
tut a indolenzita, mi ero fat a raccontare l’intera storia,
tut a indolenzita, mi ero fat a raccontare l’intera storia,
un po’ al a volta. Per lo più da Ryan.
Eroina del a vicenda era stata Nora, l’addet a al a
reception con un debole per lo spionaggio.
Dal ’ingresso principale del ’hotel, aveva visto un
uomo spingermi contro un pick-up e strapparmi la
borsa dal a spal a. Pensando di assistere a uno scippo,
e ancora in modalità Dick Tracy, aveva preso nota del
numero di targa e chiamato la polizia.
Una volta emerso che il veicolo apparteneva a
Horace Tyne, qualcuno aveva avvertito Rainwater. E
lui aveva avvertito Ryan.
Durante uno dei loro lunghi viaggi insieme, i due
avevano discusso la mia teoria del e motivazioni
disgiunte, decidendo che non era infondata.
E avevano dedot o che potessi trovarmi in pericolo.
Più o meno al ’ora in cui la receptionist del ’albergo
faceva la sua chiamata, Ol ie si era messo in contat o
con la Divisione G. Anche lui aveva considerato la
possibilità che non mi sbagliassi e che, pertanto, stessi
correndo un rischio.
I tre si erano mossi in fret a. Rainwater aveva
chiamato l’agente Schultz, a Behchoko, il quale, dopo
una veri ca a casa di Tyne, aveva confermato l’assenza
del pick-up.
Ryan si era ricordato del lavoro part-time di Horace
al a Giant e Rainwater del a presenza di fusti
al a Giant e Rainwater del a presenza di fusti
d’arsenico immagazzinati sot oterra. A entrambi la
cosa non lasciava presagire niente di buono e avevano
contat ato Ol ie.
Il sergente aveva praticamente requisito un’auto a
noleggio, lasciando a tavolet a l’aeroporto.
Ryan aveva scroccato un passaggio a Chalker,
schizzando via dal a centrale al a velocità del a luce.
I tre si erano ritrovati al a Giant nel o stesso
momento, proprio mentre Tyne stava tornando al
tunnel con un piede di porco e una carabina
Remington 700 bolt-action.
La locomotiva che mi aveva travolta era Chalker,
per levarmi di mezzo e consentire a Ol ie di sparare a
Fast. Zeb era pulito: lo era sempre stato. Faceva solo il
suo lavoro di poliziot o e il suo dovere di membro
del a famiglia eccessivamente al argata di Nel ie
Snook.
Due ambulanze erano giunte contemporaneamente
al o Stanton Territorial. Fast era ancora ricoverato lì.
Tyne in una cel a del a Divisione G.
Io invece ero uscita dal ’ospedale e ora ero
al ’Explorer, a but are slip e calzini nel trol ey. Avevo
chiamato Chalker per ringraziarlo di essersi get ato
sul a traiet oria del fuoco, salvandomi la vita.
Lui aveva risposto: «Non c’è di che».
Stavo raccogliendo articoli da toilet e dal a mensola
del bagno, quando senti bussare. Pensando fosse
Stavo raccogliendo articoli da toilet e dal a mensola
del bagno, quando senti bussare. Pensando fosse
Ryan, corsi al a porta.
Sul a soglia, invece, c’era Ol ie, con una scatola di
cioccolatini in mano.
«Ho pensato che in viaggio i ori si sarebbero
sciupati.» Me li porse. «Non sono Godiva, ma qui la
scelta è limitata.»
«Il cioccolato è sempre buono.» Presi il regalo.
«Stai bene?»
«Sì.»
«Sembri una a cui hanno appena staccato il
respiratore.»
«Grazie.»
Lanciò un’occhiata nel ’ingresso al e mie spal e.
«Ti va di accomodarti?» Arretrai di qualche passo.
Entrò e si lasciò cadere su una poltrona.
«Hai poi scoperto come ha fat o Scar ad arrivare a
Yel owknife così in fret a? Non è importante, ma non
ho mai smesso di chiedermelo.»
«Uno dei suoi scagnozzi pilota un aereo leggero. Gli
ha dato un passaggio fin qui.»
«Che ne sarà di Unka?» domandai.
«È spacciato.»
«Fast?»
«Ha perso un pezzo di spal a, ma sopravviverà.»
«Ha perso un pezzo di spal a, ma sopravviverà.»
«È cosciente?»
«Oh, sì. Lui e Tyne stanno giocando a chi cede per
primo.»
«Si sono messi l’uno contro l’altro?»
«Cercano di accordarsi. Devo darti at o, Tempe: ci
avevi azzeccato in pieno. La Ruben non c’entrava nul a
con la faida tra i traf icanti.»
«Cosa dicono Fast e Tyne?»
«A sentire loro, uccidere non era nei programmi.
Volevano defraudare i gli di McLeod semplicemente
con la frot ola dei caribù. La Snook era ben disposta a
donare la terra e si poteva indurre Beck a rmare
durante uno dei suoi blackout da abuso di sostanze. Il
problema più grosso era Annaliese: in quanto
inidonea a rmare la cessione dei terreni, doveva
scomparire abbastanza a lungo da essere dichiarata
morta, in modo che la sua quota passasse agli altri
due.
«Le cose cominciarono ad andare storte quando
arrivò quel tipo, Skipper, a tenere il suo intervento
davanti al a commissione esaminatrice. Scoprì che
Tyne stava facendo incet a di concessioni minerarie, lo
a rontò e vennero al e mani. Skipper, a quanto pare,
seppe che Daryl Beck era una del e persone raggirate
da Tyne e andò a trovarlo. Qualcuno lo seguì e li
ammazzò entrambi, poi diede fuoco al a casa. La
gestione negligente del a scena del crimine ha fat o sì
gestione negligente del a scena del crimine ha fat o sì
che la sparatoria non venisse al a luce, come pure la
presenza di due vit ime.»
«E così tut o tornò a filare.»
Ol ie annuì. «Fast e Tyne dovevano solo lasciar
passare il tempo necessario per poter dichiarare
Annaliese Ruben morta e poi ot enere le concessioni
minerarie da Nel ie Snook. Quando la Ruben è
ricomparsa a Yel owknife, si sono trovati di fronte al a
necessità di farla sparire un’altra volta. E temevano
cosa avrebbe potuto raccontare a te.»
Provai di nuovo il senso di colpa che sorge in me
ogniqualvolta una mia indagine causa l’uccisione di
qualcuno. Lo scacciai.
«Ancora non capisco come abbiano fat o a ripulire
così in fret a il punto in cui è morta Annaliese, nel
bosco.»
«Il grosso del lavoro si deve al a pioggia e agli
animali. Secondo Tyne, dopo aver trasportato la
Ruben sul pick-up, si sono limitati a raccogliere ogni
traccia che vedevano intorno e a spargere bracciate di
aghi di pino, per poi correre subito a ccare il corpo
nel a brodaglia al ’arsenico.»
«I due fessi pensavano di accelerare il processo di
decomposizione.»
«Non è così?» mi chiese Ol ie.
«A partire dai tempi del a Guerra civile no al 1910
«A partire dai tempi del a Guerra civile no al 1910
circa, l’arsenico è stato l’ingrediente principale dei
liquidi per l’imbalsamazione usati in America
Set entrionale. Quel a roba, in e et i, conserva i
tessuti, uccidendo i microrganismi che operano la
decomposizione. È caduta in disuso perché tossica. E
persistente: l’arsenico elementare non si scomporrà
mai in sot oprodot i innocui.»
«Da cui lo scombinato tentativo di stoccaggio al a
Giant.»
«Esat o. La miniera contiene oltre duecentomila
tonnel ate di triossido di arsenico, una polvere che si
produce durante il processo di arrostimento del ’oro.»
«Brut a cosa.»
«Davvero. Quel a polvere è solubile in acqua e
composta di arsenico al sessanta per cento circa. Il
processo di boni ca implica di congelarla in modo
permanente in apposite camere di stoccaggio.»
L’avevo let o durante il mio soggiorno forzato in
ospedale.
«E quanto costa il tut o a noi poveri contribuenti?»
«Più di quat rocento milioni di dol ari. Tyne e Fast
avevano intenzione di far frut are le loro tasse,
ccando me e la Ruben nei fusti e nascondendoci in
una del e camere di raf reddamento.»
«Una prospet iva agghiacciante!»
«Sei un vero comico.» Alzai gli occhi al cielo. E mi
fece male. «Sai per caso qual è stato l’intoppo che si
fece male. «Sai per caso qual è stato l’intoppo che si
sono trovati ad a rontare nel a cava? Perché Tyne ha
dovuto al ontanarsi?»
«Questa ti piacerà. I de cienti avevano dimenticato
di procurarsi la chiave per aprire il tuo fusto.»
«Sul serio?»
Annuì.
«Una cosa però mi dà da pensare» continuai. «La
casa del a Snook era sot o sorveglianza. Come ha fat o
Annaliese a sgat aiolare fuori, quel a not e, senza
essere vista?»
«Rainwater rimbalzava con una sola unità tra
Ragged Ass Road, Unka e Castain.»
Ri et ei un momento sul ’intera vicenda. «Fast ha
spiegato cosa lo aveva spinto a venire a ovest, in
questi giorni?»
«Ricordi l’articolo sul a Ruben e la sua s lza di
bambini morti?»
White! Il giornalista che aveva telefonato al medico
legale a Edmonton.
Che aveva avuto la sof iata da Aurora Devereaux.
Annui .
«Phil lo ha let o e ha telefonato a Tyne come una
furia, proprio mentre Tyne stava per chiamare lui.
Quando Horace gli ha annunciato che Annaliese era
tornata a Yel owknife, Fast si è reso conto che i loro
piani rischiavano di nuovo di andare a put ane.»
tornata a Yel owknife, Fast si è reso conto che i loro
piani rischiavano di nuovo di andare a put ane.»
«Ma chi era stato dei due il primo a concepirli?»
«A sentire Fast la frode era stata un’idea di Tyne.
Non avrebbe mai preso parte al a cosa se avesse
pensato che potevano andarci di mezzo del e vite
umane.»
«E Tyne, ovviamente, dà una versione diversa.»
«Su molti punti. Fast sostiene che fu Tyne a uccidere
Skipper e Beck, poi ad appiccare l’incendio. Tyne
at ribuisce la sparatoria e il rogo a Fast.»
«L’onore dei ladri.»
«Ecco una domanda interessante.» Ol ie appoggiò i
gomiti sul e ginocchia e vi scaricò il peso del corpo.
«Come fece McLeod, in principio, a individuare quel e
concessioni?»
Anch’io me l’ero chiesto. «Hai mai sentito parlare di
Charles Fipke?»
«L’uomo che ha scoperto i diamanti in Canada.»
«Nei primi tempi, Fipke era sempre al a disperata
ricerca di denaro e a volte pagava i suoi dipendenti in
modi strani. McLeod, oltre a guidare i camion, gli
aveva fat o da pilota e, forse, era così che lo
ricompensava. O magari il padre di Nel ie riconobbe
il valore dei terreni da solo. Probabilmente non lo
sapremo mai con certezza.»
«Credi che là sot o ci sia davvero un camino
kimberlitico?»
«Credi che là sot o ci sia davvero un camino
kimberlitico?»
«La Snook ha incaricato alcuni esperti di accertarlo.»
«Ha buoni consiglieri, adesso?»
«È sot o l’ala del prozio di Rainwater.»
Non dubitavo del ’esistenza del camino: il vecchio
professore aveva dato di mat o vedendo la sabbiet a
del ’acquario di Nel ie. Ero certa che il contenuto del
sacchet ino di Annaliese sarebbe stato per lui
altret anto rivelatore. McLeod lo sapeva. E aveva det o
al e figlie di custodire la prova.
«Okay, genio» riprese Ol ie. «Spiegami come hai
col egato Fast a Tyne.»
«Ricordi Ralph “Rocky” Trees?»
«Il tizio che si scopava Annaliese a Saint-Hyacinthe.»
Gli raccontai del volantino pubblicitario e del a foto
sul o «Yel owknifer». «Annaliese Ruben era col egata a
Trees. Trees è il cognato di Fast. La fotogra a
correlava Fast a McLeod e Tyne.»
«Bel lavoro.»
Mi venne in mente un altro punto irrisolto. «Hai
chiesto a Fast se era lui il cliente con cui la Ruben
doveva incontrarsi la sera in cui ha lasciato
Edmonton?»
«Lo sfuggente signor Smith.» Ol ie sbu ò disgustato.
«Phil ammet e di aver portato la ragazza in auto no a
Montréal e di averla sistemata a Saint-Hyacinthe. Dice
Montréal e di averla sistemata a Saint-Hyacinthe. Dice
che lei era contenta di andarci. Sa Dio cosa le aveva
promesso quel verme.»
«Chi pagava i conti?»
«Fast incoraggiava la Ruben a fare, diciamo così,
intrat enimento domestico. Le mandava i clienti. Se le
entrate calavano, lui e Tyne provvedevano a tappare i
buchi. La vedevano come una sorta di costo di
gestione: non appena fosse stata dichiarata morta e la
Snook avesse ceduto le concessioni al a fondazione di
Tyne, la ragazza sarebbe stata abbandonata a se stessa.
O peggio…»
«Bastardi senza cuore.»
«Si è saputo qualcosa sul a paternità dei bambini?»
mi chiese Ol ie.
«Sì.» Avevo ricevuto la chiamata quel mat ino,
mentre mi dimet evano dal ’ospedale. «Rocky era il
padre del a neonata nascosta sot o il lavandino. Poiché
gli altri piccoli sono ridot i a scheletro o mummi cati,
l’analisi del DNA richiederà più tempo. E potrebbe non
fornire un esito inoppugnabile.»
«Sai cosa aveva det o Fast ad Annaliese?»
Scossi il capo.
«A quanto sembra, il primo bambino era nato
morto (tra l’altro, a sentire lui, il padre sarebbe Tyne).
Volendo evitare il fastidio di visite mediche o pratiche
di contraccezione, disse al a ragazza che aveva una
tara genetica, per cui tut i i suoi gli erano destinati a
di contraccezione, disse al a ragazza che aveva una
tara genetica, per cui tut i i suoi gli erano destinati a
non sopravvivere. Le consigliò, se mai ne avesse avuto
un altro, di ignorarlo, poi nascondere il corpo dove
nessuno l’avrebbe trovato.»
Un caos di emozioni mi mandò la lingua in corto
circuito: rabbia, dolore, colpa, e altre che non sapevo
definire.
Degluti .
«Ryan e io avevamo in programma di mangiare un
boccone insieme. Vuoi unirti a noi?»
«Tu e il detective Cagacazzo siete…?» Scrol ò le
spal e. «Lo sai.»
«No» risposi.
Per un at imo i suoi occhi tentarono di leggermi
nel a mente, poi si bat é una manata sul ginocchio e si
alzò. «Io passo, grazie.»
Lo accompagnai al a porta. «Grazie a te per non
essere partito, Ol ie. Davvero. Significa molto per me.»
«Non potevo lasciare tut o il merito al Cagacazzo.»
«Tu e il Cagacazzo formate una squadra
formidabile.»
Mi alzai in punta di piedi e lo baciai sul a guancia.
Lui tentò una presa da lot atore, ma mi ritrassi.
«Lo sai che darei la pal a sinistra per un invito a
Charlot e.»
«Sergente Hasty, ho buone notizie per lei: la sua
«Sergente Hasty, ho buone notizie per lei: la sua
pal a è salva.»
Quando se ne fu andato, ni di preparare la
valigia, la trascinai di sot o e la sistemai nel bagagliaio
del a Camry, quindi restitui la chiave del a camera.
Ryan era al nostro solito tavolo vicino al a finestra.
Ordinai un sandwich, lui un cheeseburger.
Mangiammo in silenzio. Silenzio buono,
confortante. Ogni tanto gli rubavo una patatina, lui mi
prendeva i cetrioli.
Non chiesi di Lily: sarebbe stato lui a scegliere il
momento giusto per parlarne e al ora lo avrei
ascoltato.
Durante le visite al ’ospedale, avevamo sviscerato gli
eventi del ’ultima set imana sot o ogni aspet o.
Nessuno dei due sentiva il bisogno di riprendere la
discussione.
Guardai fuori. Con tut o quel o che era successo, mi
pareva impossibile che fossero passati così pochi
giorni da quando ci eravamo trovati a Saint-Hyacinthe.
Stavo intingendo una patatina rubata nel ketchup,
quando un rumore in giardino at rasse la mia
at enzione.
Un bidone del a spazzatura rovesciato. Ri uti
sparpagliati ovunque.
Osservai la scena senza troppa at enzione, convinta
di veder apparire il procione di turno.
di veder apparire il procione di turno.
Zampet e malferme uscirono al ’indietro dal
recipiente, trascinando un bot ino che non riuscivo a
vedere.
Avverti un fremito che mi fece a uire
impetuosamente il sangue al volto.
«Ci vediamo al a Camry!»
Prima che Ryan facesse in tempo a replicare,
af errai la fet a di bacon del mio sandwich e corsi via.
L’unica sopravvissuta di una strana famiglia se ne
stava in piedi sot o il sole su un dolce pendio. Inset i
le ronzavano intorno. Quat ro fosse si aprivano nere ai
suoi piedi.
Maureen King mi aveva det o dove trovare Nel ie
Snook. E del suo proget o di seppel ire insieme i
famigliari.
Daryl Beck, Alice Ruben, Ronald Scarborough. Mi
domandai quale iscrizione avrebbe contrassegnato la
quarta fossa, quel a comune dei quat ro neonati.
Mentre, con Ryan, at raversavo il cimitero, il
profumo d’erba e di terra rivoltata evocò il ricordo
del a mia visita precedente a Lakeview.
Nel ie si voltò, sentendoci arrivare. Ci guardò
avvicinare con stoica impassibilità.
«Come sta, Nel ie?»
«Okay.»
«Okay.»
«Il detective Ryan e io volevamo farle le nostre più
sincere condoglianze.»
Mi guardò con un’espressione rassegnata: ancora
una volta la vita non aveva corrisposto al e sue
aspet ative. O forse sì.
«È un gesto molto generoso» dissi indicando le fosse.
«Il sangue veglierà sul sangue.»
«Quando si terranno i funerali?»
«La signora King me lo comunicherà.»
«La prego, se posso in qualche modo essere d’aiuto,
mi chiami. Ha il mio numero.»
«Grazie.»
«Sul serio.»
Annuì. Sapevamo entrambe che non l’avrebbe mai
fat o.
«Nel ie» mormorai. «Ho qualcosa per lei.»
Apri la zip del a giacca a vento.
Spuntò una testolina, con il pelo tut o arru ato e
incrostato di fango.
La Snook sgranò gli occhi. «Tank?»
Il muso del cane scat ò verso di lei. Uggiolando, mi
balzò via dal pet o, at errò e dimenò tut a la metà
posteriore del corpo.
Nel ie al argò le braccia. «Qui, bel o.»
Nel ie al argò le braccia. «Qui, bel o.»
Tank zampet ò fino a lei e spiccò un salto.
La donna lo strinse a sé e a ondò il naso nel suo
pelo.
Una linguet a rosa la leccò in volto.
Trascorse un lungo istante.
Nel ie Snook mi guardò, le guance umide di saliva e
di lacrime. «Grazie.»
«Di nul a.»
Sorrise. Era la prima volta che glielo vedevo fare.
Mentre tornavo verso l’auto, un senso di pesantezza
mi opprimeva il cuore.
Senti il braccio di Ryan circondarmi le spal e. I
miei occhi incontrarono i suoi.
«La signora Snook diventerà una donna molto ricca»
disse dolcemente.
«Tut o il denaro di questo mondo potrebbe mai
cambiare la sua percezione del ’esistenza?»
«Forse no, ma può mitigarne la realtà.»
Lo guardai con aria interrogativa.
«Potrà spendere quei soldi per salvare i suoi adorati
caribù.»
Gli infilai il braccio intorno al a vita.
«Ai caribù» mormorai.
Camminammo insieme abbracciati, sot o il cielo
perfet o di un assolato giorno di primavera.
perfet o di un assolato giorno di primavera.
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