LA TIOTIMOLINA FRA LE STELLE
― Immagino che sarà il solito discorso ― disse con fare annoiato il guardiamarina Peet.
― E perché non dovrebbe? ― ribatté il tenente Prohorov, chiudendo gli occhi e mettendosi comodamente a sedere. ― Lo pronuncia da quindici anni, dopo che l'ultima classe dell'Accademia Astronautica ha ottenuto il diploma.
― Scommetto che non cambia mai una parola ― disse Peet, che aveva sentito il discorso per la prima volta l'anno passato.
― Suppergiù... Che pomposo scocciatore... Manca poco che sia arrogante.
Intanto l'aula andava riempiendosi degli allievi dell'ultimo corso che entravano sfilando in uniforme, per poi rompere ordinatamente le righe e andarsi a sedere, uomini e donne, al posto assegnato, sul sottofondo di un sommesso rullio di tamburi.
Appena tutti si furono messi a sedere e i tamburi cessarono di rullare, entrò con passo marziale l'ammiraglio Vernon, che salì sul podio.
― Diplomati del ventidue, siate i benvenuti! I giorni di scuola sono finiti, per voi, e comincerà l'addestramento. In questi anni d'Accademia avete imparato tutto quel che c'è da sapere sulla teoria classica del volo spaziale. Vi siete rimpinzati di astrofisica e di meccanica celeste relativistica. Ma non vi è stato detto niente della tiotimolina. E questo per un'ottima ragione: parlarvene in classe non sarebbe servito. Voi dovrete imparare a volare con la tiotimolina. È la tiotimolina, e solo lei, che vi porterà fino alle stelle. Nonostante tutte le vostre cognizioni teoriche può anche darsi che non riuscirete mai a cavarvela con la tiotimolina. Se mai questo dovesse verificarsi, ci saranno sempre molti posti disponibili per voi nel campo astronautico. Ma non otterrete un posto di pilota. Oggi, giorno del vostro diploma, vi terrò l'unica lezione sull'argomento. D'ora in poi avrete a che fare con la tiotimolina solo durante i voli, e capirete presto se possedete o meno il dono di servirvene.
L'ammiraglio fece una pausa scrutando le facce dei presenti, come se volesse stabilire dall'espressione chi era dotato di quel particolare talento. Poi latrò: ― La tiotimolina! Secondo la leggenda, ne parlò per la prima volta nel millenovecentoquarantotto un certo Azimuth, o forse Asymptote, che in realtà, probabilmente, non esistette mai. Non esistono tracce dell'articolo originale che quest'individuo dovrebbe avere scritto; ne restano solo vaghi accenni, nessuno dei quali è anteriore al ventunesimo secolo.
«Gli studi seri ebbero inizio con Ammirata, che, o scoprì la tiotimolina, o la riscoprì, se vogliamo accettare per vera la leggenda Azimuth-Asymptote. Ammirata enunciò la teoria della corrente ipersterica e dimostrò che la molecola della tiotimolina è talmente deformata che un'estremità è costretta a estendersi attraverso la dimensione temporale nel passato, mentre l'estremità opposta è tesa nel futuro.
«A causa di questa sua estensione nel futuro, la tiotimolina può reagire a un avvenimento che non si è ancora verificato. Può, se vogliamo fare l'esempio classico, sciogliersi nell'acqua circa un secondo prima di essere bagnata.
«La tiotimolina è un composto relativamente semplice. In effetti possiede la molecola più semplice capace di manifestare proprietà endocroniche, cioè di estendersi dal passato al futuro. Se da un lato questa sua proprietà rende possibile la creazione di congegni speciali, la vera applicazione dell'endocronicità è stata possibile solo dopo la creazione di molecole più complesse: polimeri che unissero alle proprietà endocroniche una struttura salda.
«Pellagrini fu il primo a creare resine e plastiche endocroniche e, vent'anni dopo, Cudahy ideò la tecnica grazie a cui le plastiche endocroniche potevano essere fuse ai metalli. In tal modo fu possibile fabbricare oggetti endocronici di vaste dimensioni.., per esempio, intere astronavi.
«Adesso occupiamoci di quello che succede quando una struttura molto ampia è endocronica. Ve lo descriverò solo dal punto di vista qualitativo, in quanto per ora basta questo. I teorici hanno elaborato tutto matematicamente, però io non ho mai conosciuto un fisico capace di pilotare una nave stellare. Lasciamo dunque che loro si occupino della teoria, voi invece vi occuperete di pilotare le navi.
«La molecola della tiotimolina pura è straordinariamente sensibile alle condizioni probabilistiche del futuro. Se uno è sicuro di aggiungere dell'acqua, la tiotimolina si scioglierà prima che l'acqua sia versata. Ma se sussiste il minimo dubbio nella mente dello sperimentatore, la tiotimolina si scioglierà solo nel momento in cui verrà a contatto con l'acqua.
«Ma più grandi sono le molecole dotate di endocronicità, meno sono sensibili alla presenza del dubbio. Si scioglieranno, si fonderanno, cambieranno le loro proprietà elettriche, o si comporteranno in un determinato modo con l'acqua, anche se lo sperimentatore è più propenso a non versarla che a versarla. Ma allora cosa succederà se poi non sarà aggiunta acqua? La risposta è semplice. La struttura endocronica si tenderà nel futuro alla ricerca dell'acqua e, non trovandola, continuerà a procedere nel futuro.
«L'effetto è paragonabile a quello dell'asino che segue la carota attaccata a un bastone fissato a mezzo metro dal suo naso, solo che la struttura endocronica, non possedendo l'intelligenza dell'asino, non si stancherà mai di andare avanti.
«Se un'intera astronave è endocronica, cioè se gruppi endocronici sono fissati a intervalli frequenti allo scafo, è facile escogitare un congegno che fornirà acqua ai posti chiave della struttura, e sistemarlo poi in modo che sia sempre sul punto di versarla, senza in effetti farlo mai.
«In questo caso, i gruppi endocranici si muovono in avanti nel tempo, portando con sé tutta la nave e quello che contiene, equipaggio compreso.
«Naturalmente questa non è una verità assoluta. L'astronave procede in avanti nel tempo relativo all'universo, e questo equivale a dire che l'universo retrocede nel tempo relativo alla nave. La velocità alla quale la nave avanza, o l'universo retrocede nel tempo, può essere regolata con gran delicatezza manovrando nel modo opportuno il congegno che dovrebbe versare l'acqua. Questa è una norma che si potrebbe insegnare, in via teorica, ma nella realtà per poterla applicare occorre possedere un talento innato. E questo è quanto scoprirete fra poco: se possedete o no questo talento.»
Fece una seconda pausa, poi continuò nel più assoluto silenzio. ― Ma questo a cosa serve? Prendiamo in esame i viaggi spaziali e ricordiamo insieme alcune cose che avete imparato a scuola.
«Le distanze fra le stelle sono enormi, e per andare da una all'altra, tenendo presente il limite di velocità della luce, occorrono anni, secoli, millenni. Un modo per riuscirci consiste nel costruire un'enorme astronave dotata di un sistema ecologico autosufficiente. Un piccolo universo chiuso, su cui prenderanno posto alcune persone, e i loro discendenti della decima generazione raggiungeranno la stella lontana. È impossibile compiere un simile viaggio nell'ambito di una vita umana, e anche se un giorno la nave dovesse ritornare al punto di partenza sarebbero passati molti secoli.
«Per consentire all'equipaggio originale di giungere a destinazione sono state elaborate parecchie tecniche di ibernazione grazie alle quali gli uomini resterebbero in condizioni di vita sospesa per tutta la durata del viaggio. Ma si tratta di procedimenti incerti, e anche se l'esito fosse quello sperato, al suo ritorno l'equipaggio scoprirebbe che sulla Terra sono passati diversi secoli.
«Quindi, affinché un equipaggio possa raggiungere le stelle nel tempo della sua vita senza essere sottoposto a un processo di ibernazione, non resta che aumentare le velocità fino a valori prossimi a quello della luce. Il tempo soggettivo rallenta e l'equipaggio avrà l'impressione di aver fatto il viaggio in pochi mesi. Ma per il resto dell'universo, il tempo viaggia secondo il ritmo normale, e quando l'equipaggio tornerà, scoprirà che sebbene la sua esperienza non sia durata più di due o tre mesi, sulla Terra in effetti sono trascorsi alcuni secoli.
«Comunque sia, un viaggio fino alle stelle significa un enorme lasso di tempo per la Terra, anche se per l'equipaggio può essere diverso. Il ritorno, se ritorno c'è, avverrà in un lontano futuro terrestre e da questo si deduce come i viaggi sulle stelle non siano pratici dal punto di vista psicologico.
«Ma, diplomati...»
Li scrutò attentamente, e proseguì con voce bassa e tesa: ― Se non disponiamo di una nave endocronica, possiamo uniformare l'effetto della dilatazione temporale con quello endocronico. Mentre la nave viaggia a enorme velocità attraverso lo spazio e viene sottoposta a un fortissimo rallentamento temporale, l'effetto endocronico fa arretrare l'universo nel tempo rispetto alla nave. Manovrata nel modo dovuto, al suo ritorno sulla Terra, dopo che per l'equipaggio saranno passati, poniamo, due mesi, anche per tutto l'universo ne saranno passati altrettanti. E così, finalmente il viaggio alle stelle diventa possibile e pratico.
«Però, attenzione, bisogna che le manovre siano eseguite con la massima delicatezza.
«Se l'effetto endocronico resta arretrato di un poco rispetto all'effetto della dilatazione temporale, al ritorno da un viaggio di due mesi 'l'equipaggio' troverà la Terra invecchiata di quattro. Non è molto, direte voi, è una cosa che si può superare senza danno... Invece non è così. I membri dell'equipaggio sono fuori fase. Sentono che tutto intorno a loro è invecchiato di due mesi rispetto a loro. E, peggio ancora, la gente avverte la sensazione che i membri dell'equipaggio hanno due mesi meno di quanti ne dovrebbero avere. E questo crea una sensazione di disagio.
«Parimenti, se l'effetto endocronico sopravvanza di un poco quello della dilatazione temporale, al suo ritorno da un viaggio di due mesi l'equipaggio scopre che sulla Terra non è passato neanche un minuto. La nave torna nel momento stesso in cui ha decollato, e anche questo provoca un senso di disagio.
«No, diplomati, nessun viaggio interstellare può reputarsi ben riuscito se la durata del volo e il tempo trascorso sulla Terra nell'intervallo non combaciano al minuto. Una deviazione di sessanta secondi basta per farvi giudicare dei piloti inabili, e una di centoventi secondi non sarà tollerata.
«So benissimo, diplomati, quali domande si affacciano alla vostra mente. Si sono affacciate anche alla mia, quando mi sono diplomato. In una nave endocronica non abbiamo l'equivalente di una macchina del tempo? Non possiamo, con adeguati adattamenti del congegno endocronico, viaggiare volutamente di un secolo più avanti nel futuro, fare le nostre osservazioni, e poi tornare indietro di un secolo per ritrovarci al punto di partenza? O anche di mille, un miliardo di anni? Non potremmo assistere alla nascita della Terra, all'evoluzione della vita, alla morte del Sole?
«Diplomati, i matematici ci dicono che cose di questo genere creano dei paradossi e richiedono un'eccessiva quantità di energia per essere pratiche. Ma io vi dico: al diavolo i paradossi. Non possiamo permetterci viaggi del genere per il semplice motivo che le proprietà endocroniche sono instabili. Le molecole che vengono contratte con la dimensione tempo sono molto sensibili. Effetti relativamente insignificanti possono far sì che subiscano alterazioni chimiche in seguito alle quali la contrazione diventa irreversibile. E anche senza questi effetti, basterebbero imprevedibili vibrazioni perché questo possa verificarsi.
«Per farla breve, una nave endocronica diventerà poco alla volta isocronica trasformandosi in materia comune senza estensioni temporali. La tecnologia moderna ha ridotto enormemente il tasso di stabilizzazione delle molecole nello stato contratto, e forse in avvenire lo ridurrà ulteriormente, ma non possiamo far nulla, ce lo insegna la teoria, per riuscire a creare una molecola endocronica veramente stabile.
«Da questo si deduce che la nave ha una vita limitata come nave stellare. Deve tornare sulla Terra finché l'endocronicità sussiste, e la stessa endocronicità dev'essere ristabilita prima del viaggio successivo.
«Ora, ditemi, cosa succederebbe se si tornasse fuori tempo? Se arrivaste in un'epoca lontana dalla vostra, la tecnica potrebbe non essere ancora abbastanza progredita da permettervi di riendocronicizzare la vostra nave. Se un errore di calcolo vi facesse finire nel futuro, potreste anche essere fortunati, nel passato sicuramente no. Se, per trascuratezza o mancanza di talento, finiste col trovarvi in un passato molto lontano, dovreste essere costretti a restarci in quanto non ci sarebbe il modo di sottoporre la vostra nave al trattamento necessario per ricondurla al punto di partenza.
«Voglio che comprendiate, diplomati» e batté le mani come per sottolineare quanto stava dicendo, «che non esiste un'epoca nel passato nella quale un ufficiale astronautico civilizzato vorrebbe vivere. Potreste finire nella Francia del sesto secolo o, peggio ancora, nell'America del ventesimo secolo.
«Evitate dunque di cedere alla tentazione di fare esperimenti col tempo.
«E adesso passiamo a un altro punto che non è stato toccato durante i corsi scolastici, ma che è necessario chiarire.
«Con ogni probabilità vi chiederete come mai relativamente pochi legami atomici endocronici sistemati a intervalli in una materia sostanzialmente isocronica abbiano il potere di trascinarla con sé. Perché un legame endocronico che avanza nel futuro alla ricerca dell'acqua trascina con sé miliardi e miliardi di atomi con legami isocronici? Abituati all'inerzia come siamo, ci sembra che questo non debba accadere.
«Ma non vi è inerzia nel movimento verso il passato o il futuro. Se una parte di un oggetto si muove verso il passato o il futuro, anche il resto dell'oggetto la segue, alla stessa identica velocità. Non esiste il fattore massa. Per questo è così facile che l'intero universo arretri nel tempo, mentre la nave avanza, all'identica velocità.
«Ma non è tutto qui. L'effetto della dilatazione temporale è il risultato della vostra accelerazione in rapporto all'universo in generale. L'avete imparato alle medie, coi primi rudimenti di fisica relativistica. Fa parte dell'effetto inerziale dell'accelerazione.
«Ma sfruttando l'effetto endocronico, noi annulliamo quello della dilatazione temporale, annullando anche, per così dire, ciò che lo produce. In breve: quando l'effetto endocronico bilancia esattamente l'effetto della dilatazione temporale, viene annullato l'effetto inerziale dell'accelerazione.
«Non è possibile annullare l'effetto inerziale senza annullare il resto. Perciò l'inerzia viene annullata e voi potete accelerare quando volete senza accorgervene. Una volta ben equilibrato l'effetto endocronico, potrete accelerare da una velocità zero, in rapporto alla Terra, fino a trecentotrentamila chilometri al secondo, sempre in rapporto alla Terra, tanto in qualche minuto che in qualche ora. E più vi rivelerete abili e dotati di talento, più celermente riuscirete ad accelerare.
«È quanto stiamo provando in questo, momento, signori. Voi credete di trovarvi nell'auditorium, sulla superficie del pianeta Terra, e sono certo che nessuno di voi ha motivo o occasione di dubitarne. Eppure sbagliate.
«È vero, vi trovate in un auditorium, ma non sulla superficie del pianeta Terra, O, meglio, non più... Voi, io, tutti noi, ci troviamo a bordo di una grande nave stellare che ha decollato nell'esatto istante in cui ho cominciato a parlare e che ha accelerato a un tasso elevatissimo. Abbiamo raggiunto il limite estremo del sistema solare mentre io parlavo, e adesso siamo sulla via del ritorno.
«Voi non avete mai provato il minimo effetto dell'accelerazione, né durante il cambiamento della velocità, o di direzione, e di conseguenza eravate convinti di essere rimasti sulla Terra.
«E invece, diplomati, mentre io parlavo eravamo nello spazio e, secondo i calcoli, siamo passati a meno di tre milioni di chilometri da Saturno.» L'ammiraglio Vernon pareva compiaciuto del nervosismo palese del pubblico.
― Non dovete preoccuparvi. Dal momento che non risentiamo degli effetti dell'inerzia, non risentiamo nemmeno degli effetti gravitazionali (che essenzialmente sono la stessa cosa), per cui Saturno non ha influito sulla nostra rotta. Saremo di nuovo sulla Terra da un momento all'altro, E data la solennità della circostanza, arriveremo allo Spazioporto delle Nazioni Unite di Lincoln, nel Nebraska, dove sarete liberi di godere dei piaceri della metropoli per il week―end.
«Incidentalmente, il fatto stesso che non abbiate risentito gli effetti dell'accelerazione sta a dimostrare che l'effetto endocronico bilancia alla perfezione la dilatazione temporale. Se si fosse verificato un errore, sia pur minimo, avreste provato gli effetti dell'accelerazione... motivo di più per non tentare esperimenti col tempo.
«Ricordate, diplomati, che uno squilibrio di sessanta secondi denota imprecisione e uno di centoventi è intollerabile. Adesso stiamo per atterrare. Tenente Prohorov, volete andare nella torre di osservazione a seguire le manovre dell'atterraggio?»
― Signorsì ― disse vivacemente Prohorov, e salì sulla scaletta in fondo all'auditorium.
― Rimanete pure seduti al vostro posto ― disse l'ammiraglio Vernon con un sorriso. ― Siamo perfettamente in rotta, come sempre sulle mie navi.
Ma il tenente Prohorov arrivò di corsa e sussurrò qualcosa all'orecchio dell'ammiraglio.
― Ammiraglio ― disse, ― se questa è Lincoln nel Nebraska, c'è qualcosa che non va. Non vedo che indiani, orde di indiani. Indiani nel Nebraska, oggi, ammiraglio?
L'ammiraglio Vernon impallidì ed emise un gorgoglio strozzato. Poi si accasciò e svenne, mentre i diplomati si alzavano, in preda all'incertezza. Il guardiamarina Peet aveva seguito Prohorov e aveva sentito quello che aveva bisbigliato all'ammiraglio. Era sbigottito.
― Va tutto bene, signori e signore ― gridò Prohorov alzando le braccia. ― Non agitatevi. L'ammiraglio ha avuto un leggero attacco di vertigini. Succede a volte, durante l'atterraggio, alle persone anziane.
Peet sussurrò con voce roca: ― Ma siamo finiti nel passato, Prohorov!
Prohorov inarcò le sopracciglia. ― Ma no! Non hai mica sentito gli effetti dell'inerzia, vero? Non siamo in ritardo né in anticipo di un minuto. Se l'ammiraglio avesse il cervello adatto al grado che ricopre l'avrebbe capito da solo. L'aveva appena detto, perdio!
― E allora perché hai detto che c'era qualcosa che non andava? Perché hai detto che fuori ci sono gli indiani?
― Perché è vero. Quando l'ammiraglio si riavrà, non potrà darmi del bugiardo. Non siamo atterrati a Lincoln nel Nebraska, per cui è vero che c'è qualcosa che non va. Quanto agli indiani, be', se ho letto bene i cartelli segnaletici, siamo scesi alla periferia di Calcutta.
Titolo originale: Thiotimoline to the Stars (1973).
L'antologia di Harry Harrison in cui comparve La tiotimolina fra le stelle portava il semplice titolo di Astounding. Harry aveva intenzione di pubblicare l'ultimo numero di quella rivista. Non più Analog adesso, ma Astounding.
Non c'è niente da dire contro Analog, ma per noi della vecchia guardia niente può sostituire Astounding nei nostri cuori.
Nella primavera del 1973, il Saturday Evening Post, dopo aver ripubblicato due miei racconti brevi, mi chiese un pezzo originale. Il 3 maggio 1973, travolto dall'ispirazione, scrissi "Luciscultura" di getto, a macchina, e si può dire che non ne cambiai neanche una parola nella stesura finale. Fu pubblicato nel numero di settembre-ottobre 1973 del Saturday Evening Post.