Il nome ufficiale era Foresta
Demaniale di Mercadante. Noi però la chiamavamo Il Bosco. A pensarci adesso credo che questa parola ci sembrasse più cordiale, capace di esprimere la nostra familiarità, l’idea che lì, noi tutti, ci sentivamo a casa.
Sempre, prima della partenza, c’era un senso di attesa, come una lieve febbre dell’anima. Le cose che ci sarebbero accadute quella stagione avrebbero cambiato per sempre le nostre vite. Ne eravamo certi, ogni volta.
Avere una villa praticamente nel mezzo della foresta ci pareva uno straordinario privilegio. In effetti lo era. Quella casa era il confine. Un filo teso che portava diritto al Paese delle Meraviglie.
La stanza che a me piaceva di più – ma credo anche a mio fratello – era quella del grande camino.
Adesso, come tutto il resto, è un po’ malridotta.
«Gianrico, qui c’è un ragno rosso con le zampe lunghe quanto il mio mignolo, che faccio?»
«Niente, lo lasci dov’è.»
«È su una ragnatela di un metro quadro. La lasciamo così?»
«Ora ci pensiamo.»
«Dovremmo stabilire qualche regola.»
«Su come comportarci con i ragni?»
«Dimmi la verità, c’è qualcuno che si diverte alle tue battute. Magari mio fratello è il nuovo Groucho Marx e io non l’ho mai capito.»
«Che regola?»
«Su quello che vogliamo scrivere in questo libro.
Io direi: man mano che tiriamo fuori le idee, tipo gli odori, fissiamo qualche punto in particolare, un ricordo preciso, una cosa che valga la pena di raccontare.»
«Va bene.»
«E ne facciamo delle schede, dei piccoli capitoli che contengano quel ricordo. Dei microracconti, insomma.»
«Va bene, però senza diventare ossessivi. E per quanto riguarda qui dentro vediamo di procedere in modo rapido e indolore. Diamoci un ordine, rispettiamolo e poi filiamocela prima che faccia buio.»
«Questo per non diventare ossessivi.»
Sto per replicare con un’ennesima battuta, ma poi decido che è meglio lasciar perdere.
«Non ho nessuna voglia di accendere le candele, ammesso che ci siano.»
«Be’, basta accendere il contatore e c’è quella meravigliosa invenzione che si chiama energia elettrica.»
«Quella meravigliosa invenzione l’hanno staccata quando abbiamo disdetto il contratto.»
«Ah, già. Ottimo.»
«Allora diamoci da fare.»
«Io comincerei dalla camera nostra, dall’armadio celeste.»
«Va bene, prendiamo solo l’indispensabile. Tutto il resto via.»
«Tutto il resto via.»
«Bene.»
I traslochi non insegnano mai niente.
Uno che decide di tagliare i rami secchi e liberarsi degli oggetti, delle cose, delle case, non deve, per nessuna ragione, aprire l’armadio celeste.
Mai.