DOPO LA RIFORMA

Con la caduta del cattolicesimo in Inghilterra, la gente cominciò a sognare l’archetipo represso dell’androgino. Lo spirito della Riforma aprì la via a un recupero di tutto questo filone nascosto del pensiero cristiano. La Chiesa cattolica praticava l’androginia sul piano politico, ma si rifiutava di riconoscerla teologicamente. I protestanti invece, che avevano una mentalità politica schiettamente maschile, aprirono le porte all’androginia sul piano spirituale.

Edmund Spenser, il cui poema epico “La regina delle fate” propone un ideale di cavalleria protestante, si servì dell’immagine dell’ermafrodito per rappresentare la completa fusione di due anime (III, XII).

“No word they spake, no earthly thing they felt
But like two senceless stocks in long embracement dwelt”.

(Non pronunciarono parola, dimentichi di ogni cosa terrena, / ma rimasero lungamente abbracciati come due tronchi inanimati.)

Le due anime hanno raggiunto la condizione propria del sommo potere dell’universo, quella della «gran dama [grande dea] Natura, dal bel portamento», «piena di grazia nella sua maestà».

“Yet certes by her face and physnomy
Whether she man or woman inly were,
That could not any creature weel descry”.

(E tuttavia, in base al volto e alla fisionomia / se fosse internamente uomo o donna / nessuna creatura avrebbe saputo dire con certezza.)

Ella è nascosta dietro un velo, per celare il proprio terrificante volto leonino o per attenuare il proprio splendore, di cui il sole non è che un’immagine riflessa. Spenser paragona la sostanza di cui è fatta a quella dei corpi trasfigurati sul Monte Tabor. È la nonna eternamente giovane di tutte le creature, immobile causa prima di ogni movimento, invisibile a chiunque eppure contemplata dagli occhi di tutti, colei che unisce tutte le proprie creature in un legame fraterno. La sua perfezione androgina trascende il mutamento. Ella forma i semi di tutte le specie, la cui natura è confermata da ogni trasformazione. Tali archetipi, che incessantemente imprimono nella materia le forme delle specie immortali, governano perciò il mutamento, e sono ciò che gli antichi rappresentarono come Adone o Attis, il dio Eternamente Morente ed Eternamente Risorto.

Nella nuova atmosfera del misticismo protestante l’archetipo si manifestò a molti; mentre il solo cattolico dell’epoca assillato dall’androginia, Guillaume Postel, era necessariamente destinato all’esclusione dai ranghi della Chiesa. Postel sognava il ritorno a una pienezza adamitica, in cui l’aspetto femminile e fisico della creazione sarebbe stato trasformato da una donna Cristo, che egli riteneva di avere effettivamente incontrato in un ospedale veneziano, una matrona che si prodigava al servizio dei sofferenti, schernita da tutti. Quella donna rappresentava per lui l‘“Anima mundi”, l’anima del mondo, comprendente in sé il Cristo, “Animus mundi” o spirito del mondo. Postel ritenne di essere il primo figlio androgino di queste due energie archetipiche, rivestito del doppio abito glorioso dei semi rosso (femminile) e bianco (maschile) (32).

La Germania del diciassettesimo secolo vide fiorire un nuovo tipo di misticismo protestante, basato sul culto dell’androgino Adamo. Jacob Behmen aveva visioni di Adamo (vedi figura 22), e i suoi seguaci ritornarono al concetto di androginia del cristianesimo primitivo.

Johann G. Gichtel, il più grande fra i seguaci di Behmen, insegnava la trascendenza della mascolinità e della femminilità terrestri per raggiungere l’unità con il Padre e con la sua Presenza, Sofia, la tintura di Luce [vedi anche figura 38). Sofia, egli riteneva, era stata la compagna dell’ardente anima di Adamo; ma, Adamo essendo più attratto dalla maggior dualità implicita nell’imperfezione relativa degli animali, era stato separato da lei. Ella, la Luce, aveva trovato un nuovo manto di fuoco in Gesù, che aveva accolto nel proprio utero. E se, affermava Gichtel, accogliamo Sofia nella nostra immaginazione, ella dà vita a Gesù dentro di noi. Ella è il “Fiat” divino (il potere creativo): fondendoci con lei acquisiamo il potere del “Fiat” nella nostra bocca, e la sua virginale fortezza nel nostro cuore.

Antoinette Bourignon nacque a Lilla nel 1616 da famiglia cattolica, ma il suo spirito visionario la portò ad accostarsi al filone del misticismo behmiano (33). In una visione, Antoinette vide il ventre di Adamo contenente due recipienti, uno brulicante di minuscoli ovuli e l’altro ricolmo di un liquido atto a fecondarli. Quando Adamo si accese dell’amore di Dio e del desiderio di vederlo celebrato da sempre più anime, il liquido si riversò da un recipiente nell’altro e gli ovuli fecondati caddero fuori, trasformandosi in esseri viventi e adoranti. Tale sarà il destino di tutti gli uomini dopo la resurrezione della carne. John Pordage, capo dei Philadelphians, una setta inglese del Seicento, identificava m Sofia la parte femminile di Adamo. L’unione con essa, egli riteneva, portava a fondersi nel Cristo trasfigurato. La compagna di Pordage, Jane Lead, una povera vedova londinese, ebbe nel 1676 una visione di Sofia rivestita di un abito dorato trasparente, con espressione solare. Dalla visione apprese che la Vergine Maria non era altro che una delle forme di Sofia. Nella mente di William Blake l’archetipo dell’androgino agì tanto fortemente da dare origine a una nuova mitologia, in cui anche i termini cristiani residui si caricano di un diverso significato. Dio, o l’Uomo Eterno, era in origine androgino, al di là dello spazio femminile e del tempo maschile. Ma era caduto da tale perfezione, emanando dalla propria completezza una serie di proiezioni, a cominciare da Albion, «un’Ombra del suo stanco intelletto». Albion ricorda Adamo nella concezione behmiana. In una visione egli ci appare in lotta con Luvah (la terra, amore, il mattino del cosmo): egli le torce le orecchie in fuori, le narici verso il basso, avvolge di paura i suoi «flussili occhi» e le contrae le labbra e la lingua. È questa la fase che, nella metafisica tradizionale, corrisponde alla contrazione della realtà non manifesta in forme possibili. Blake non si limitò a un’unica versione visionaria di questa fase. Egli la descrisse anche come una separazione dell’Uomo Eterno in due parti, e in “The Gates of Paradise” (Le porte del Paradiso) mise in bocca alla creatura che si divide le parole seguenti:

“Blind in Fire with shield & spear,
Two Horn’d Reasoning, Cloven Fiction,
in Doubt, which is Self contradiction,
A dark Hermaphrodite We stood,
Rational Truth, Root of Evil & Good,
Round me flew the Flaming Sword;
Round her snowt Whirlwinds roar’d,
Freezing her Veil, the Mundane Shell”.

(Ciechi fra le fiamme, con scudo e lancia, / Ragionamento Bicorne, Immaginazione Divisa, / nel Dubbio, che è contraddizione di Sé, / oscuro Ermafrodita Ci ergevamo, / Verità Razionale, Radice del Male e del Bene, / fece volteggiare intorno a me la sua Spada Fiammeggiante; / intorno le ruggivano Turbini ghiacciati / congelandole il Velo, il Guscio del Mondo.)

Da ciò discende il mondo dei nomi e delle forme [vedi figure 44-50), in cui l’uomo, spietato conquistatore dalla fredda ragione, Urizen, contempla in sogno la sua controparte femminile come una visione luttuosa, un acqueo spettro dalla chioma bagnata, in cui si riflette tutta la sua indolenza, la sua debolezza, il suo desiderio di morte.

Le complessità della visione di Blake sono ancora in larga misura un tesoro inesplorato. Tuttavia molti sentono che nelle sue cupe parole si cela una rivelazione capace di aiutare l’umanità a uscire dalla tragica condizione che attualmente viviamo. Soffriamo della perdita di tutte le qualità femminili in noi, dell’arte di ascoltare le premonizioni, di accettare la fragilità, di provare tenerezza nei confronti del cosmo. L’irreggimentazione, la pianificazione e lo sfruttamento utilitaristico maschili sono cresciuti al punto di spingerci sull’orlo dell’autodistruzione. Fin dall’infanzia ci viene imposto il lobo sinistro del cervello come unica guida affidabile. Gli ultimi angoli del mondo dov’era permesso alla sottigliezza spirituale di esercitare un’influenza sulla vita sono stati spazzati via e aperti al gelido sfruttamento di Urizen.

L’atto di accusa di Blake nei confronti della Caduta (“Jerusalem”, IV, 90) va diritto al cuore della nostra condizione:

“The Femmine separates from the Masculine & both from Man,
Ceasing to he His Emanations, Life to Themselves assuming”.

(Il Femminile si separa dal Maschile, ed entrambi si separano dall’Uomo, / cessando di essere Sue Emanazioni, e assumendo Vita Propria.)

L’androgino sembra oggi ancora una volta risvegliarsi. Forse farà sì che le parole di Melville siano ascoltate (“Clarel. A Poem and Pilgrimage to the Holy Land” [Clarel. Un poema e un pellegrinaggio in Terra Santa]):

“The innocent if lawless elf,
Ethereal in virginity
Though yielding easy rein indeed
To impulse which the fibers breed

Such natures, and but such, have got
Familiar with strange things that dwell
Repressed in mortals”

(L’elfo innocente, se pur senza legge, / etereo nella sua verginità, / benché assai lento nel dar briglia sciolta / ad ogni impulso che le sue fibre generano / … / Tali nature, ed esse sole, hanno / familiarità con strane cose che dimorano / nei mortali.)