PRIMA PARTE

 

 

1

Charlotte ha imparato a leggere il proprio nome su una tomba.

Non è dunque la prima Charlotte.

All'inizio c'era sua zia, la sorella di sua madre.

Le due sorelle sono molto unite, fino a una sera di novembre del 1913. Franziska e Charlotte cantano insieme, danzano e ridono.

Ma mai in modo eccessivo.

C'è un certo pudore nelle loro manifestazioni di felicità.

Dipende forse dalla personalità del padre.

Un intellettuale rigido, amante dell'arte e dell'antichità.

Ai suoi occhi non c'è niente di più interessante di un reperto romano. La madre è più dolce.

Di una dolcezza che rasenta la tristezza.

La sua vita è stata un susseguirsi di tragedie.

Ma sarà meglio parlarne più avanti.

Tutto ha inizio con il manifestarsi di una certa indolenza.

I suoi gesti sono sempre più pigri: mangiare, camminare, leggere. In lei qualcosa rallenta.

Per ora concentriamoci su Charlotte.

La prima Charlotte.

È bella, con lunghi capelli neri come promesse.

Certamente un'infiltrazione di malinconia nel corpo.

Una malinconia devastante, senza ritorno.

La felicità è un'isola nel passato, inaccessibile.

Nessuno si accorge del cambiamento di Charlotte.

È quasi impercettibile.

Fanno paragoni tra le due sorelle.

Una sorride meno dell'altra, tutto qui.

Notano che si perde in lunghe fantasticherie, ma niente di più.

E invece la notte si impadronisce di lei.

Una notte che Charlotte stava aspettando, perché potesse essere l'ultima.

È una fredda sera di novembre.

Mentre tutti dormono, Charlotte si alza.

Raduna le sue cose, come se partisse per un viaggio.

La città sembra immobile, irrigidita in un inverno precoce.

La ragazza ha appena compiuto diciotto anni.

Cammina veloce verso la meta.

Un ponte.

Un ponte che adora.

Il luogo segreto della sua malinconia.

Sa da tempo che sarà il suo ultimo ponte.

Nella notte scura, senza che nessuno la veda, salta.

Senza la minima esitazione.

Cade nell'acqua ghiacciata, trasformando la sua morte in un supplizio.

Il corpo viene ritrovato all'alba, arenato a riva.

Con delle macchie livide qua e là.

I genitori e la sorella sono svegliati dalla notizia.

Il padre si chiude nel silenzio.

La sorella piange.

La madre urla il suo dolore.

Il giorno seguente, i giornali parlano di quella ragazza.

Che si è tolta la vita senza alcun motivo.

 

E forse è proprio questo lo scandalo peggiore.

Alla violenza si aggiunge altra violenza.

Perché?

La sorella vive quel suicidio come un affronto al loro legame.

Le capita spesso di sentirsi responsabile.

Non si è accorta di niente, ha sottovalutato l'indolenza di Charlotte. Ora tira avanti schiacciata dal senso di colpa.

 

 

2

I genitori e la sorella non assistono ai funerali.

Distrutti, si rintanano in casa.

Probabilmente si vergognano.

Preferiscono sottrarsi agli sguardi altrui.

I mesi trascorrono così.

Nell'impossibilità di riaffacciarsi al mondo.

Un lungo periodo di mutismo.

Parlare significa rischiare di evocare Charlotte.

Che si nasconde dietro ogni parola.

Solo il silenzio può accompagnare il cammino di chi è sopravvissuto. Fino al giorno in cui Franziska sfiora il pianoforte con un dito.

Suona un brano e inizia a cantare dolcemente.

I genitori si avvicinano.

E si lasciano sorprendere da quello spiraglio di vita.

Il paese entra in guerra, e forse è meglio così.

Il caos è lo scenario ideale per il loro dolore.

Per la prima volta, il conflitto si estende al mondo intero.

Sarajevo fa crollare i vecchi imperi.

Milioni di uomini corrono verso la morte.

Il futuro si gioca nelle lunghe gallerie scavate nel terreno.

Franziska decide di diventare infermiera.

Vuole curare i feriti, guarire i malati, rianimare i morti.

 

E naturalmente sentirsi utile.

Lei che vive ogni giorno pensando di essere stata inutile.

Sua madre è spaventata da quella decisione.

Sono giorni di tensione e discussioni.

Una guerra nella guerra.

Niente da fare, Franziska decide di partire.

Viene spedita nelle zone a rischio.

Alcuni la considerano coraggiosa.

Molto semplicemente, non ha più paura della morte.

Sul campo di battaglia, incontra Albert Salomon.

È uno dei chirurghi più giovani.

È molto alto e molto riservato.

Uno di quegli uomini che sembrano di fretta anche quando sono immobili. Dirige un ospedale di fortuna.

Al fronte, in Francia.

Ha perso i genitori, la medicina è diventata la sua famiglia.

È ossessionato dal suo compito, niente può distrarlo dalla sua missione. Sembra poco interessato alle donne.

Si è a malapena accorto della presenza di una nuova infermiera. Nonostante la ragazza continui a rivolgergli dei sorrisi.

Fortunatamente, un episodio cambia il corso degli eventi.

Durante un intervento, Albert starnutisce.

Gli cola il naso, deve soffiarselo.

Ma ha le mani occupate, affondate nelle viscere di un soldato.

Franziska prende un fazzoletto e glielo avvicina al viso.

È in quel preciso istante che Albert finalmente la guarda.

Un anno dopo, Albert prende il coraggio a due mani.

Le sue mani da chirurgo.

Va a trovare i genitori di Franziska.

La loro freddezza lo manda nel pallone.

Perché si trova lì?

Ah, sì, per chiedere... la mano... della figlia.

 

Per chiedere cosa? grugnisce il padre.

Non vuole quello spilungone come genero.

Non merita affatto di sposare una Grunwald.

Ma Franziska insiste.

Dice di essere molto innamorata.

Difficile crederle.

Ma Franziska non è solita fare capricci.

Dopo la morte di Charlotte, la vita è ridotta all'osso.

I genitori finiscono per cedere.

Si sforzano di provare un po' di gioia.

Per ricominciare a sorridere.

Arrivano addirittura ad acquistare dei fiori.

Era da tempo che non si vedevano colori in soggiorno. È una forma di rinascita attraverso i petali.

Anche se al matrimonio hanno due facce da funerale.

 

 

3

Fin dai primi giorni, Franziska si ritrova sola.

Perché la chiamano vita a due?

Albert è ripartito per il fronte.

La guerra si trascina, sembra infinita.

Nelle trincee è una carneficina.

Basta che suo marito non muoia.

Non vuole rimanere vedova.

Già è rimasta...

Ci sarà pure una parola per definire chi ha perso una sorella! No, non esiste, non si dice.

A volte il dizionario è pudico.

Anche lui sembra atterrito dal dolore.

La giovane sposa si aggira nel grande appartamento.

Al primo piano di un palazzo borghese, a Charlottenburg.

 

Il quartiere di Charlotte.

L'edificio è al numero 15 di Wielandstrasse, vicino a Savignyplatz.

Ho passeggiato spesso in quella strada.

Ancor prima di conoscere Charlotte, ero innamorato del suo quartiere. Nel 2004, ho deciso di intitolare un romanzo Savignyplatz.

Non riuscivo a levarmi dalla testa quel nome.

Ne ero attratto, senza sapere il perché.

L'appartamento è attraversato da un lungo corridoio.

Franziska ci si siede spesso a leggere.

Quel luogo la fa sentire quasi al confine di se stessa.

Oggi richiude il libro prima del solito.

Presa da un capogiro, si dirige verso il bagno.

Si sciacqua il viso.

Le bastano pochi secondi per capire cosa le succede.

Albert sta curando un ferito quando riceve una lettera.

Un infermiere lo vede impallidire e si preoccupa.

Mia moglie è incinta, sospira.

Nei mesi successivi, cerca di tornare a Berlino il più possibile.

Ma Franziska trascorre gran parte della gravidanza da sola.

Cammina lungo il corridoio e parla già al bambino.

Ansiosa di porre fine alla sua solitudine.

Partorisce il 16 aprile del 1917.

È la nascita di un'eroina.

Ma anche di una bimba che piange senza sosta.

Come se non accettasse di essere nata.

Franziska vorrebbe chiamarla Charlotte, in onore della sorella.

Ma Albert non vuole che abbia il nome di una defunta.

Tanto meno di una suicida.

Franziska si arrabbia, piange, si dispera.

Pensa sia un modo per far rivivere la sorella.

Per favore, sIl ragionevole, ripete Albert.

 

Niente da fare, sa che la moglie non lo è.

È anche per questo che la ama, per la sua velata follia.

Per quel suo modo di essere sempre una donna diversa.

A giorni alterni, libera, sottomessa, irrequieta, raggiante. Albert sa che è una battaglia persa.

Del resto, chi ha voglia di lottare nel bel mezzo di una guerra? Vada per Charlotte.

 

 

4

Quali sono i primi ricordi di Charlotte?

Degli odori, dei colori?

Probabilmente delle note.

Le melodie cantate dalla madre.

Franziska ha una voce angelica mentre si accompagna al pianoforte. Charlotte è cullata dal suo canto sin dalla più tenera età.

Più avanti sarà lei a girare le pagine degli spartiti.

Trascorre i primi anni in mezzo alla musica.

Franziska adora passeggiare con la figlia.

La accompagna nel cuore verde di Berlino, il Tiergarten.

È un'oasi di pace in una città che respira ancora l'odore della sconfitta. La piccola Charlotte osserva i corpi martoriati e mutilati.

È spaventata da tutte quelle mani che si protendono verso di lei.

Un esercito di mendicanti.

China la testa per non vedere i volti sfigurati.

E non la rialza finché non giungono in mezzo al bosco.

Dove può inseguire gli scoiattoli.

E poi bisogna andare al cimitero.

Per non dimenticare.

Charlotte capisce presto che i morti fanno parte della vita.

Tocca le lacrime di sua madre.

Che piange la scomparsa della sorella come il primo giorno.

 

Certi dolori non passano mai.

Sulla lapide, Charlotte legge il proprio nome.

Vuole sapere cosa è successo.

Tua zia è annegata.

Non sapeva nuotare?

È stato un incidente.

Franziska cambia subito argomento.

È il primo travestimento della realtà.

L'inizio del teatro.

Albert disapprova quelle passeggiate al cimitero.

Perché continui ad andarci con Charlotte?

È un'attrazione morbosa.

Le chiede di diradare le visite e di non portarci più la figlia.

Ma come può controllare?

Non c'è mai.

I suoceri dicono che Albert pensa solo al suo lavoro.

Vuole diventare il più grande medico tedesco.

Quando non è in ospedale, passa il suo tempo a studiare.

Non c'è da fidarsi di un uomo che lavora troppo.

Da cosa cerca di scappare?

Da una paura o da un semplice presentimento.

Il comportamento della moglie è sempre più instabile.

In alcuni momenti sembra assente.

Come se fosse in vacanza da se stessa.

Albert si dice che in fondo è una sognatrice.

Tendiamo spesso a dare spiegazioni rassicuranti alle stranezze altrui. E invece c'è di che preoccuparsi.

Franziska passa intere giornate sdraiata sul letto.

Non va nemmeno a prendere Charlotte a scuola.

Poi improvvisamente torna in sé.

Di punto in bianco, esce dal suo letargo.

 

E come se niente fosse, va a spasso con la figlia.

In città, al parco, allo zoo o nei musei.

Bisogna passeggiare, leggere, suonare il piano, cantare, assimilare tutto. Quando è di buonumore, si diverte a organizzare feste.

Vuole vedere gente.

Albert adora quelle serate.

Gli servono per scaricare la tensione.

Franziska si siede al pianoforte.

È bellissimo il modo in cui muove le labbra.

Sembra che dialoghi con le note.

Per Charlotte, la voce della madre è una carezza.

Con una mamma che canta così bene, non può accaderle niente di brutto.

Charlotte si mette al centro del soggiorno, dritta come una bambolina.

E accoglie gli ospiti con un sorriso smagliante.

Si è allenata con la madre, fino a slogarsi la mascella.

Qual è la logica?

Franziska si isola per settimane.

Poi è improvvisamente assalita dal demone della mondanità.

Quegli sbalzi d'umore divertono Charlotte.

Preferisce l'incostanza all'apatia.

L'eccesso al vuoto.

Il vuoto che ora avanza.

Che torna all'improvviso così come se ne era andato.

E Franziska si rimette a letto, stanca di chissà cosa.

Persa nella contemplazione di un altrove in fondo a camera sua.

Charlotte accondiscende alle incoerenze materne.

Placa la propria malinconia.

È forse così che si diventa artisti?

Abituandosi alla pazzia degli altri?

 

Charlotte ha otto anni quando le condizioni di sua madre peggiorano.

Le crisi depressive sembrano non finire mai.

Non ha più alcun interesse, si sente inutile.

Albert supplica la moglie.

Ma sul loro letto sono già calate le tenebre.

Ho bisogno di te, le dice.

E anche Charlotte ha bisogno di te, aggiunge.

Per quella sera, Franziska si addormenta.

Ma poco dopo si alza.

Albert apre gli occhi, la segue con lo sguardo.

La donna si avvicina alla finestra.

Voglio vedere il cielo, dice per rassicurare il marito.

Spesso racconta a Charlotte che in cielo è tutto più bello.

E aggiunge: quando sarò lassù, ti spedirò una lettera per raccontarti tutto. L'aldilà diventa un'ossessione.

Non vuoi che la mamma diventi un angelo?

Sarebbe meraviglioso, no?

Charlotte non risponde.

Un angelo.

Franziska ne conosce uno: sua sorella.

Che ha avuto il coraggio di farla finita.

Di lasciare la vita, in silenzio, senza avvisare nessuno.

Una violenza perfetta.

La morte di una ragazza di diciotto anni.

La morte di una promessa.

Franziska è convinta che esista una gerarchia dell'orrore.

Se a togliersi la vita è un genitore, è un suicidio di livello superiore.

Lei potrebbe occupare il primo posto nella tragica storia della sua famiglia. Chi potrebbe mai contestare il primato del suo gesto disastroso?

 

 

7

Una notte, si alza dal letto in silenzio.

Senza nemmeno respirare.

Stavolta Albert non la sente.

Cammina fino al bagno.

Afferra una boccetta di oppio e ne ingerisce il contenuto. Ma il suo rantolo sveglia il marito.

L'uomo si precipita, la porta è chiusa a chiave.

Franziska non gli apre.

Ha la gola in fiamme e il dolore è insopportabile.

Ma non muore.

Il panico del marito rovina il suo addio.

Charlotte avrà sentito?

Si sarà svegliata?

Albert riesce ad aprire la porta.

Rianima la moglie.

La dose non era sufficiente.

Ma ora l'uomo sa.

La morte non è più solo un fantasma.

 

 

6

Al risveglio, Charlotte cerca la madre.

La mamma è stata male stanotte.

Non bisogna disturbarla.

Per la prima volta, la bimba va a scuola senza salutarla. Senza darle un bacio.

Franziska sarà più al sicuro a casa dei genitori.

Albert ne è convinto.

Se resta sola, finirà per uccidersi.

È impossibile farla ragionare.

Franziska si stabilisce nella stanza di quando era ragazza.

 

Lo scenario della sua infanzia.

Il luogo dove è stata felice insieme alla sorella.

Circondata dai genitori, si rimette in forze.

La madre cerca di nascondere la propria angoscia.

Com'è possibile?

Che anche la sua seconda figlia tenti il suicidio?

Non c'è tregua.

Chiede aiuto da tutte le parti.

Chiamano un neurologo, amico di famiglia.

Ha attraversato una piccola crisi passeggera, li rassicura l'uomo. Troppe emozioni e un eccesso di sensibilità, tutto qui.

Charlotte si preoccupa.

Dov'è la mamma?

È malata.

Ha l'influenza.

È contagiosa.

Per il momento, è meglio che tu non la veda.

Tornerà presto, promette Albert.

Ma non è molto convincente.

Prova rabbia nei confronti della moglie.

Soprattutto di fronte allo smarrimento di Charlotte.

Eppure va a trovarla ogni sera.

I suoceri gli riservano un'accoglienza glaciale.

Lo ritengono responsabile.

Non è mai a casa, lavora in continuazione.

Il tentativo di suicidio è senz'altro un gesto di disperazione. Provocato da un'acuta solitudine.

Bisogna pure accusare qualcuno.

Anche il suicidio dell'altra figlia è colpa mia? vorrebbe urlare Albert. E invece sta zitto.

Li ignora e va a sedersi accanto al letto.

 

Finalmente solo con la moglie, si abbandona ai ricordi. Finiscono sempre per rivangare il passato.

Illudendosi che tutto possa aggiustarsi.

Franziska prende la mano del marito e abbozza un sorriso. Sono momenti di pace, persino di tenerezza.

Brevi istanti di vita tra cupe tentazioni quotidiane.

Assumono un'infermiera che si occupi della paziente. Questa è la versione ufficiale.

Ma l'obiettivo è quello di sorvegliarla.

I giorni trascorrono sotto l'occhio vigile di quell'estranea. Franziska non chiede mai notizie della figlia.

Charlotte non esiste più.

Quando Albert le porta un disegno, si volta dall'altra parte.

 

 

7

I Grunwald stanno cenando nella grande sala da pranzo. L'infermiera attraversa la stanza e si siede un attimo accanto a loro. Improvvisamente, la madre ha una visione.

Franziska, sola in camera sua, che si avvicina alla finestra.

La madre fulmina la donna con lo sguardo.

Si alza di scatto e corre dalla figlia.

Apre la porta, giusto in tempo per vedere il corpo precipitare.

Urla con quanto fiato ha in gola, ma è troppo tardi.

Un tonfo sordo.

La madre avanza tremando.

Franziska è in un lago di sangue.