NONA PARTE
1
Nel maggio del 1943, Albert e Paula vengono arrestati in Olanda. Sopravvivono al campo di Westerbork come aiuto-infermieri. Chiedono ad Albert di sterilizzare le donne ebree.
Soprattutto quelle nate da matrimoni misti.
All'inizio rifiuta categoricamente, poi ci ripensa.
Dice di aver bisogno di tornare ad Amsterdam con la sua assistente. Per recuperare alcuni strumenti di lavoro.
Ne approfittano per fuggire.
E si nascondono fino alla fine della guerra.
Ristabilita la pace, tentano di avere notizie di Charlotte.
Dopo mesi di incertezza, apprendono della sua morte.
Paula e Albert sono distrutti, si sentono in colpa.
Non avrebbero mai dovuto spedirla in Francia.
Nel 1947, decidono di ripercorrere il suo viaggio.
Per scoprire i luoghi dove ha trascorso gli ultimi anni di vita.
E rivedere Ottilie, che è tornata all'Ermitage.
L'americana dà voce al ricordo di Charlotte.
Racconta come si sono svolti i fatti.
Il suicidio della nonna.
Il terrore esercitato dal nonno.
E il matrimonio con Alexander.
Con loro c'è anche Vittoria, la cuoca.
È lei che ha preparato il pranzo di nozze.
Descrive il menu con precisione.
E l'atmosfera di quella bella serata.
Charlotte era felice? chiede il padre.
Credo di sì, risponde Vittoria.
In quel momento, nessuno osa informarli che la ragazza era incinta.
Lo scopriranno più avanti.
Li raggiunge un altro testimone importante.
Il dottor Moridis.
Sembra commosso all'idea di conoscere Paula e Albert.
Parla dei momenti meravigliosi trascorsi con Charlotte.
Evita di raccontare quanto fosse preoccupato per la sua salute mentale. Le visite mediche in cui dubitava della sua lucidità.
La ammiravo moltissimo, aggiunge.
La voce rotta dall'emozione.
Qualche mese prima, ha consegnato la valigia a Ottilie.
L'americana va a prenderla.
Moridis riporta la frase pronunciata da Charlotte: è tutta la mia vita. Una vita sotto forma di opera d'arte.
Albert e Paula scoprono Vita? o Teatro?
È uno shock terribile.
Sentono la voce della loro bambina.
È lì con loro.
La loro Lotte, perduta tanti anni prima.
Grazie a lei, riaffiorano i ricordi.
Quei disegni rappresentano tutta la loro vita.
Li osservano per ore.
Si scoprono trasformati in personaggi.
È la prova concreta che hanno vissuto.
2
Tornano ad Amsterdam, la loro nuova città.
Dopo averci meditato a lungo, Ottilie ha ceduto l'opera a loro.
Passano intere serate ad analizzarla.
Alcune pagine li divertono, altre li feriscono.
È la verità di Charlotte.
Una verità artistica.
Non potevano immaginare cosa le passasse per la testa.
E certamente non sospettavano l'amore infinito che provava per Alfred. Tempo dopo, Paula dirà che si era trattato solo di una fantasia.
Secondo lei, Charlotte e Alfred non si erano visti più di tre volte.
Non riesce a credere che abbiano potuto incontrarsi di nascosto.
In questo consiste la bellezza del progetto di Charlotte.
Qual è la vita?
Qual è il teatro?
Chi può sapere la verità?
Gli anni passano.
In Olanda, Paula ritrova alcuni amici del mondo della cultura.
Riprende a cantare, la vita ricomincia.
Di tanto in tanto, mostrano i disegni ai loro ospiti.
Le reazioni sono sempre sbalordite e commosse.
Un collezionista d'arte suggerisce di organizzare una mostra.
Perché non ci hanno pensato prima?
Sarebbe un omaggio meraviglioso.
Ci vuole tempo, e bisogna preparare il catalogo.
Alla fine, l'opera di Charlotte sarà esposta nel 1961.
È un enorme successo.
Oltre all'impatto emozionale, i dipinti colpiscono per la loro inventiva.
Per l'estrema originalità della forma.
E dei colori caldi che travolgono lo sguardo.
La fama di Charlotte oltrepassa presto il confine.
Negli anni seguenti, le mostre si moltiplicano.
In Europa, e anche negli Stati Uniti.
Vita? o Teatro? diventa un libro.
Che sarà tradotto in diverse lingue.
Paula e Albert vengono intervistati alla televisione.
Sembrano in imbarazzo davanti alle telecamere, sono molto toccanti. Parlano di Charlotte.
Rivive nelle loro parole.
Un gruppo di cronisti parte per il Sud della Francia.
Intervistano alcuni testimoni, tra cui Marthe Pécher.
Nessuno sembra sorpreso di sentir parlare di Charlotte.
A più di vent'anni di distanza dal suo soggiorno.
Come se tutti sapessero che sarebbe diventata famosa.
Ma l'opera non continua a riscuotere la notorietà che merita.
A poco a poco, le retrospettive si diradano.
Fino a diventare sporadiche, troppo sporadiche, ingiustamente sporadiche. Albert e Paula, invecchiando, non riescono più a occuparsi del lascito. Nel 1971, decidono di donare tutto al Museo ebraico di Amsterdam.
La collezione è ancora lì, anche se non fa parte dell'esposizione permanente. È quasi sempre chiusa nei magazzini.
Nel 1976, Albert muore.
Molti anni dopo, nel 2000, lo raggiunge anche Paula.
Riposano entrambi in un cimitero vicino ad Amsterdam.
E Alfred?
3
Grazie all'aiuto di una sua allieva, riesce a fuggire.
Nel 1940, raggiunge Londra, città che non abbandonerà più.
Dopo la guerra, riprende a dare lezioni.
I suoi metodi riscuotono un successo immediato.
È stimato, ascoltato, si sente rinato.
Ricomincia anche a scrivere e pubblica un romanzo.
Attraversa gli anni Cinquanta finalmente libero dalle sue angosce. Non si sente più un morto tra i vivi.
Il passato gli sembra lontano, come se non fosse mai esistito.
E non vuole più sentir parlare della Germania.
Grazie ad alcuni amici comuni, Paula lo rintraccia.
Gli scrive una lunga e affettuosa lettera.
Che sorpresa, dopo tutto quel tempo.
Nella risposta, Alfred la supplica di tornare a cantare.
Le ripete che è la migliore.
Ma non parla di Charlotte.
Teme il peggio.
Qualche mese dopo, riceve un'altra lettera.
A dire il vero, non si tratta di una lettera.
Ma del catalogo della mostra di Charlotte.
C'è anche una brochure con la nota biografica.
I sospetti di Alfred trovano conferma.
Charlotte è morta nel 1943.
Inizia a sfogliare le pagine del libro.
E intuisce subito la natura autobiografica dell'opera.
Vede disegni che raffigurano l'infanzia, la madre, gli angeli. L'arrivo di Paula.
E...
All'improvviso, Alfred si riconosce.
Un disegno.
Due disegni.
Cento disegni.
Scorrendo il catalogo, vede il suo viso dappertutto.
Il suo viso e le sue parole.
Tutte le sue riflessioni.
Tutte le loro conversazioni.
Mai avrebbe pensato di aver avuto un tale ascendente. Charlotte sembra ossessionata da lui, dalla loro relazione. Alfred sente un bruciore scendergli lungo la schiena. Come se qualcosa lo afferrasse alla nuca.
Si stende sul divano.
E resta prostrato per diversi giorni.
Un anno dopo, nel 1962, Alfred muore.
Lo trovano sul letto, vestito di tutto punto.
Come se dovesse partire per un viaggio.
Come se avesse saputo che era giunta la sua ora.
Questa consapevolezza gli conferisce un'aria saggia.
E anche una forma di serenità così rara in lui.
La donna che lo trova gli passa una mano sull'abito.
Le sembra di sentire qualcosa all'altezza del taschino.
Il taschino interno, vicino al cuore.
Sfila delicatamente il foglio ripiegato.
E scopre la brochure di una mostra.
Quella di un'artista di nome...
Charlotte Salomon.