— Non ci credo! — furono le prime parola che uscirono dalla bocca di Gregor. Non si sarebbe mai aspettato di rivedere le lucciole. Avevano abbandonato la barca utilizzata nel corso della missione di ricerca del Flagello e tradito tutti quelli che erano a bordo, consegnandoli ai ratti. Gregor, Boots, Ares, Howard, Luxa, Aurora e Temp avevano rischiato di rimanere uccisi a causa del loro inganno. Gregor non sapeva cosa ci facessero le lucciole nel’Antro di Ade, ma non riusciva a credere che avessero il fegato di ripresentarsi come se fossero grandi amici.

Howard, che si era indignato più degli altri per la loro slealtà, balzò in piedi con la spada in pugno. — Fatevi vedere, luminosi! — gridò nel buio, svegliando i pipistrelli. — Fatevi vedere, sacchi pieni di menzogne!

Ci fu un silenzio prolungato. Poi Gregor sentì Zap dire: — Scortese, come discorso.

— Molto scortese — concordò Fotofinish.

— E dopo tutto quello che abbiamo fatto per loro. Verrebbe da pensare di meritarsi un po’ di gratitudine — proseguì Zap in tono ferito.

— Gratitudine! — esclamò Howard. — Ci avete venduti ai ratti e adesso vi aspettate gratitudine? Fatevi vedere!

— Qualcuno, qui, ha una memoria molto selettiva — commentò Fotofinish. — Sembri non rammentare che abbiamo patito la fame per voi, che vi abbiamo guidati attraverso la Distesa d’Acqua e difesi magistralmente dai calamari!

— Io ricordo che i calamari ve li siete mangiati — replicò Gregor. — Niente di più. — Non si era nemmeno preso il disturbo di alzarsi. Sapeva che i luminosi erano creature così pigre e incapaci che non li avrebbero mai attaccati. Immaginò di poterli anche scovare nel buio… ma poi? Li disprezzava, però non avrebbe mosso un muscolo per ucciderli.

Ma Howard era di un altro parere. — Nike! — chiamò. — Sbarazziamoci di questi traditori una volta per tutte! — Nike svolazzò al suo fianco.

Fu Luxa ad afferrare Howard per un braccio. — Aspetta — disse.

Howard la guardò, sorpreso. — Non sei con me, cugina? Dopo tutto quello che hai sofferto per causa loro?

Gregor sentì appena la risposta sussurrata di Luxa. — Hanno la luce.

Le spalle di Howard si piegarono in avanti mentre elaborava quello che Luxa sembrava suggerire. Alla fine, tornò a infilarsi la spada alla cintura.

— Luminosi, non volete mostrarvi? — chiese Luxa in tono amabile. — Non intendiamo farvi del male.

— Ci sembra più prudente restare lontani — ribatté Fotofinish.

— Vuol dire sani — intervenne Zap. — Non riesce mai a distinguere le parole.

— Io volevo dire lontani! Come distanti, discosti, separati! — protestò Fotofinish.

E i due si lanciarono in un’accesa disputa a proposito di “lontani” e “sani”. Quando non ebbero più fiato, Luxa ci riprovò.

— È proprio un guaio. Perché ci ritroviamo con un eccesso di cibo che presto non sarà più mangiabile. Soprattutto la torta — disse.

— Torta? — ripeté Zap. Ci fu un altro lungo silenzio.

— E questa torta… ha la glassa? — chiese Fotofinish.

— Oh, certo. A me piace solo così — rispose Luxa. — È un tale peccato sprecarla… — Tolse una torta rotonda dal cesto e la guardò con aria dispiaciuta. Era un po’ ammaccata per gli sballottamenti che aveva subìto durante l’inondazione, però mandava un profumo delizioso.

— Be’, Altezza, voi non vi siete dimostrata scortese nei nostri confronti come qualcun altro, qui. Perciò, se può farvi piacere che mangi quella torta… io non ho niente in contrario — disse Fotofinish.

— Neanche io! — esclamò Zap, e di colpo le due lucciole furono proprio di fronte a Luxa, il posteriore splendente di luce gialla.

Per la prima volta da giorni, Gregor riusciva a vedere bene. Si accorse subito di alcuni particolari che non aveva colto. Le grandi chiazze di funghi che crescevano sulla volta del tunnel. Gli sbuffi di vapore che uscivano a intervalli regolari dalle crepe nelle pareti di roccia. Il grosso livido sul braccio di Boots. Se quelle cose non le aveva notate, cos’altro non era stato in grado di vedere? Quali pericoli si nascondevano nell’oscurità, inaccessibili al suo sguardo?

Gregor sapeva che Luxa detestava profondamente i luminosi. Ma ne aveva compreso l’utilità. Dovette ammirare la prontezza con cui aveva valutato la situazione e deciso di far pace con loro. Pensò che Ripred avrebbe applaudito la sua astuzia. Si sarebbe comportato così anche lui. Se fosse stato lì. Invece di essere occupato a dare la caccia al Flagello. O a fare chissà cosa. Gregor sperava che Ripred si fosse già fatto vivo al loro rientro a Regalia.

Luxa divise la torta in due e gli insetti la trangugiarono fino all’ultima briciola.

— Come mai siete nell’Antro di Ade, graziosissima Regina? — chiese Fotofinish.

— Abbiamo attraversato lo Squasso per gioco, ma siamo stati bloccati da una frana. E adesso dobbiamo tornare per questa strada — rispose Luxa. — E voi?

— Noi viviamo qui — ribatté Zap in tono triste.

— Vivete qui? — si meravigliò Gregor. Non aveva mai pensato che le lucciole avessero una casa.

— Siamo stati allontanati da territori migliori a opera di canaglie molto più numerose di noi — disse Fotofinish. — I bavosi.

Howard fece uno sbuffo di scherno. — Lumache, Gregor. Sono stati cacciati dai loro territori dalle lumache.

— Sono veloci le lumache, quaggiù? — indagò Gregor.

— Veloci quanto basta! — scattò Fotofinish.

— Spinte al massimo, viaggiano a un metro all’ora — precisò Nike.

— Però sono tenaci! — esclamò Zap, indignata.

— È opinione comune che le lumache nemmeno lo sappiano, di aver sopraffatto i luminosi, tanto la loro resistenza è stata inesistente — spiegò Howard.

Gregor capì che Howard aveva toccato un tasto dolente. La luce di Zap lampeggiava a brevi scariche rabbiose e il sedere di Fotofinish era diventato rosso fuoco.

— Howard, Nike, perché provocate i miei ospiti? — intervenne Luxa.

— Speriamo di offenderli quanto basta perché se ne vadano — rispose Nike.

— E io spero che possano unirsi a noi per qualche giorno — ribatté Luxa. — Questo è il loro territorio, dopotutto. Lo conoscono bene. Voi due lo conoscete?

— No — rispose Howard, tetro.

— Allora non opponetevi ai miei desideri — concluse Luxa.

— Mi auguro che tu sappia quello che fai, Altezza — commentò Howard.

— Sembri stanco. Perché non riposi un po’? — suggerì Luxa.

Brontolando tra sé, Howard si avvolse in una coperta e si sdraiò. In un frullio d’ali, Nike si mise al suo fianco. Sarebbero diventati ottimi vincolati, Howard e Nike. Erano entrambi onesti, coraggiosi e gentili. Si confidavano già i loro segreti. Ed era chiaro che avevano la stessa opinione dei luminosi.

— Qualcuno crede che nel nostro ultimo incontro i cattivi siamo stati noi, evidentemente. Quando in realtà siete stati voi umani a violare gli accordi che avevamo — disse Fotofinish. — Ci era stata garantita una certa quantità di cibo… che non abbiamo ricevuto.

— Siamo anche rimasti alcuni giorni in più, giusto per farvi un favore — rincarò Zap.

— Sì, indubbiamente la parte lesa eravamo noi — sentenziò Fotofinish.

Era piuttosto interessante sentir raccontare la storia dal punto di vista delle lucciole. Avevano argomenti validi, in un certo senso. La ricerca del Flagello non era una missione che li riguardasse. Loro erano solo lampadine a noleggio. Però Gregor continuava a non sopportarle.

— Il punto non è tanto che ve ne siete andati. È che avete detto ai ratti che stavamo arrivando — precisò Gregor.

Le lucciole si agitarono, a disagio.

— Quella è stata un’idea di Zap — borbottò Fotofinish.

— Bugiardo! — strillò Zap, avventandosi furibonda contro Fotofinish.

Le loro teste si scontrarono con uno sgradevole scricchiolio, e gli insetti ricaddero al suolo gemendo e lanciandosi insulti. La lite si concluse con i due che si guardavano in cagnesco, senza parlare.

— Mettiamoci una pietra sopra — propose Luxa. — Forse vorrete viaggiare con noi nell’Antro di Ade. Non posso promettervi grandi quantità di cibo, ma divideremo quello che abbiamo. E gli alati sono pescatori eccellenti.

Fotofinish e Zap accettarono, probabilmente perché speravano in una razione aggiuntiva di torta. E poi, cos’altro avevano da fare? Gregor non credeva che quei due avessero abbastanza forza di volontà per combinare qualcosa di buono. Se l’intera specie era stata cacciata addirittura dalle lumache, non dovevano avere una grande intraprendenza. Ciononostante, i luminosi fecero in modo di apparire occupatissimi.

— Be’, immagino che il tempo per questo viaggio possiamo anche trovarlo — replicò Zap. — Se non rispettiamo qualche altro impegno.

— Sì, altri rimarranno delusi, ma vedremo di trovare un po’ di tempo per voi — confermò Fotofinish. — Non possiamo certo lasciarvi quaggiù da soli a difendervi dai ratti.

— Ratti? — ripeté Howard, mettendosi seduto. Non stava dormendo affatto. — Avete visto dei rodenti qui sotto, di recente?

— Oh, ma guarda chi si degna di parlarci, adesso — ironizzò Fotofinish.

— Già, e chi se ne importa? — rincarò Zap.

— Luminosi, se avete informazioni sui rodenti, vi sarei molto grata se voleste condividerle con noi — disse Luxa.

— Sono passati davanti al nostro territorio — ribatté Zap, indicando la galleria davanti a loro con un cenno della testa.

— Dopo i piluccatori — aggiunse Fotofinish.

Tutto quello che era successo – il terremoto, l’inondazione, la frana, la ferita di Hazard e il viaggio per l’Antro di Ade – aveva distolto Gregor dalla situazione dei piluccatori. Tuttavia, dalla reazione di Luxa, gli fu facile capire come lei non avesse mai smesso di pensarci.

— Dove? — chiese, balzando in piedi. — Quanti piluccatori? Erano insieme ai ratti o scappavano? Ditemelo!

— Oh, dovevano essere centinaia — rispose Zap. — Forse migliaia.

— I ratti li stavano spingendo da qualche parte. Loro spingono sempre i piluccatori da qualche parte. Via dalle grotte, nella giungla, fuori dalla giungla, dentro le gallerie. È un andirivieni molto noioso da guardare — aggiunse Fotofinish.

— Noi ci siamo addormentati — dichiarò Zap.

— Questi piluccatori venivano dalla giungla? — chiese Gregor.

— No, quelli della giungla li hanno portati dritti alle Terre Infuocate — rispose Zap. — O almeno credo che qualcuno abbia detto così. È stato giorni fa. Ma i ratti spostano i piluccatori qua e là da anni.

— Magari li lasceranno tutti nelle Terre Infuocate e smetteranno di infastidire noialtri — osservò Fotofinish.

— Le Terre Infuocate non sono un territorio adatto per i piluccatori — obiettò Nike.

— I guai li hanno tutti, ma a dare una mano non c’è mai nessuno — disse Zap. — Guardate noi. I bavosi ci hanno cacciati dalla nostra casa, e chi è venuto in nostro soccorso?

— Nessuno sapeva che vi avessero attaccati — puntualizzò Luxa.

— Perché… il nostro orgoglio ci ha impedito di chiedere aiuto! — esclamò Fotofinish, in tono drammatico.

— E perché il viaggio per arrivare a Regalia era lunghissimo — confessò Zap. — Nessuno ha voluto volare fin là.

— Ma soprattutto… perché il nostro orgoglio ci ha impedito di chiedere aiuto! — ripeté con enfasi Fotofinish.

Al termine della conversazione, le lucciole sostennero di aver volato per ore e pretesero di essere esentate dal servizio di guardia, quella notte. Di lì a poco, russavano alla grande.

Luxa chiese a Howard di fare il primo turno con lei. Mentre scivolava pian piano nel sonno, Gregor la sentì che cercava di far ragionare il cugino sui luminosi, dicendo che avrebbero rincuorato Hazard e, magari, rivelato altre informazioni sui piluccatori.

Il mattino dopo, Gregor fu svegliato dalla voce sorpresa di Boots. — Fo-Fo? Sei Fo-Fo?

— Io sono quello che chiamano Fotofinish e non risponderò a nessun altro nome! — protestò la lucciola.

— Oh, dei luminosi! — disse Hazard, sfregandosi gli occhi con un sorriso. — Come brillano!

— Temp! Temp! Guarda! C’è Fo-Fo! — cinguettò Boots, tutta allegra.

— Ho detto: io sono quello che chiamano… bah, lascia perdere — concluse scorbutico Fotofinish.

Il suo umore migliorò con la colazione. I pipistrelli pescarono il necessario per il pasto delle lucciole, e Luxa diede a ciascun insetto un po’ di insalata di gamberetti. Stava cominciando a guastarsi, ma loro sembrarono non accorgersene.

La combriccola era in volo da meno di cinque minuti quando superò la nuova casa delle lucciole. Si trattava di una enorme caverna accanto all’Antro di Ade dalla quale si levava un ronzio continuo e lamentoso. Dal fondoschiena degli abitanti provennero lampi di luci multicolori e alcune voci chiesero cosa stessero facendo Fotofinish e Zap, ma nemmeno un insetto si sforzò di uscire per scoprirlo.

A quanto pareva, Fotofinish e Zap erano tipi molto intraprendenti per la loro specie.

L’Antro di Ade continuava a scendere verso il basso a ritmi allarmanti. A ogni istante, si addentravano sempre più nelle viscere della terra. Quando Gregor deglutiva, spesso le sue orecchie mandavano uno schiocco.

Dovettero fermarsi molte volte a pescare per le lucciole, solo perché continuassero a volare. Gregor si chiese se valessero davvero tutta quella fatica. Poi ricordò la batosta che gli avevano inflitto Twirltongue e i suoi amici in quella caverna e si rese conto che sì, i luminosi valevano tutta quella fatica.

Poi, finalmente Fotofinish disse: — Ci avviciniamo al fondo.

— Bene, ci accampiamo qui — dichiarò Howard.

— Noi no — ribatté Zap.

— Perché no? — chiese Gregor.

— Ma il naso non vi serve proprio a niente? — replicò Fotofinish.

C’era un tanfo. Un’esalazione orribile che veniva dal basso. Gregor tornò con la mente a un’estate di parecchi anni prima, alla fattoria in Virginia, a suo nonno che toglieva la carcassa di un opossum da sotto un capanno. “Laaggiù è morto qualcosa” pensò Gregor. Un attimo dopo, li vide.

Almeno cento topi giacevano immobili in pose contorte sul fondo del tunnel.