Fabrizio Bianchi aveva trovato il pacco insieme alla posta che la sua assistente gli metteva sulla scrivania quando l’ultimo paziente del mattino era uscito e lei lasciava lo studio per farvi ritorno nel pomeriggio.
Per aprirlo fu sufficiente scollare il lembo dalla parte indicata.
Dentro vi erano buste di varie dimensioni. Quella più grande conteneva delle foto che rappresentavano la sequenza delle azioni di una persona che sollevava il corpo inanimato di una giovane donna, aiutandosi con una carrucola, e poi lo lasciava appeso, ad un cappio, ad una trave di legno.
La cosa più sconcertante era il fatto che la persona, seppur ripresa di spalle, appariva senza ogni dubbio lui stesso.
Le altre buste contenevano una chiavetta usb e una richiesta di denaro.
Nonostante i dubbi che sempre lo assalivano, non ebbe esitazioni, compose il numero memorizzato del pubblico ministero ed attese, ma non ricevette risposta. Solo allora si accorse che era l’ora di pranzo.
Dopo la precipitosa decisione di chiamare il magistrato ebbe qualche ripensamento.
Le azioni delle foto non poteva averle compiute lui, tuttavia negli ultimi tempi troppi pensieri irripetibili si erano accavallati accompagnati da immagini per niente rassicuranti. Non si sentiva più sicuro di nulla, in quelle condizioni.