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Wayne procedeva barcollando per la stazione ferroviaria, appoggiandosi al bastone marrone, camminando con passo lento e intenzionalmente incerto. Cera un folla che spintonava e sgomitava, osservando a bocca aperta il treno lì davanti. Un gruppo di persone si spostò all'improvviso di lato, quasi mandandolo gambe all'aria.

Tutti erano in punta di piedi. Il che non lasciava a Wayne - la schiena curva per l'età - alcuna speranza di vedere cos'era quel trambusto. «Nessuno pensa a una povera vecchia» borbottò Wayne. Un tono roco, nasale e con un timbro più alto della sua voce normale, con un bell'accento del quartiere margothiano. Quel quartiere non esisteva più, almeno non come prima: era stato inglobato dalla parte industriale del suo ottante e i residenti erano stati sfrattati. Un accento vecchio per una donna vecchia. «Nessun rispetto. Una farsa, ve lo dico io. Proprio così, ecco cos'è.»

Alcuni giovani davanti gli lanciarono un'occhiata, notando il vetusto soprabito - gli arrivava fino alle caviglie - il volto solcato dall'età, i capelli argentei sotto un cappello di feltro. «Spiacente, signora» disse infine uno di loro, facendogli spazio.

Ah, questo sì che è un bravo ragazzo, pensò Wayne, dandogli una pacca sul braccio e barcollando avanti. Una a una, le persone si spostarono per farlo passare. A volte gli serviva un piccolo accesso di tosse che poteva sembrare contagiosa. Wayne era attento a non sembrare un mendicante. Avrebbe attirato l'attenzione dei conestabili, che potevano credere stesse cercando monete da sgraffignare.

No, non era un mendicante. Era Abrigain, una donna anziana che era andata a vedere cos'era quel trambusto. Abrigain non era ricca, né povera. Frugale, un soprabito rattoppato in modo meticoloso, un cappello che una volta era stato alla moda. Occhiali spessi come fondi di bottiglia. Alcuni giovani la lasciarono passare e Abrigain diede a ognuno di loro un dolcetto e una pacca sulla testa. Bravi ragazzi. Le ricordavano i suoi nipoti.

Alla fine Wayne raggiunse la fila davanti. Lì l'Impenetrabile se ne stava in tutta la sua gloria. Era una carrozza costruita come una fortezza, con una spessa armatura d'acciaio, degli angoli arrotondati scintillanti e un portello massiccio su un lato. Pareva quello di un'immensa stanza blindata, con una serratura a maniglia girevole all'esterno.

Il portello era aperto e la camera all'interno era quasi vuota. Una grossa cassa d'acciaio per il carico era stata saldata al pavimento al centro della carrozza. In effetti, poteva vedere attraverso il portello aperto della vettura che la cassa pareva essere stata chiusa e saldata su ogni lato.

«Oh, cielo!» disse Wayne. «Questo è davvero impressionante.»

Lì accanto c'era una guardia con il simbolo di un ufficiale della forza di sicurezza privata della casata Tekiel. Sorrise, gonfiando il petto con orgoglio. «Segna l'alba di una nuova era» disse. «La fine del banditismo e delle rapine ai treni.»

«Oh, è impressionante, giovanotto» disse Wayne. «Ma di certo esagerate. Ho già visto dei vagoni… Ho perfino viaggiato su uno di essi, maledetto quel giorno. Mio nipote Charetel voleva che andassi con lui da sua moglie a Covingtar e quello era l'unico modo, anche se pensavo che andare con un carretto fosse sempre andato bene per me in precedenza. Progresso l'ha definito lui. Il progresso sta diventando essere rinchiusi in una scatola, suppongo, incapaci di vedere il sole sopra di noi o godersi il viaggio. Comunque, quella carrozza era simile a questa. Solo non così brillante.»

«Vi assicuro» disse la guardia «che questa è praticamente inespugnabile. Cambierà tutto. Vedete quel portello?»

«È sigillato» disse Wayne. «Questo lo vedo. Ma le casseforti possono essere aperte, giovanotto.»

«Non questa» replicò lui. «I banditi non saranno in grado di aprirla perché non può essere aperta: non da loro e non da noi. Una volta che quel portello si chiude, aziona un meccanismo collegato a un orologio ticchettante all'interno. Il portello non può essere aperto per dodici ore, e non importa se si conosca o no il codice giusto.»

«Esplosivi» disse Wayne. «I banditi fanno sempre scoppiare le cose. Lo sanno tutti.»

«Quell'acciaio è spesso sei pollici» disse la guardia. «La quantità di dinamite che occorrerebbe per farla saltare probabilmente distruggerebbe il contenuto della carrozza.»

«Ma di sicuro un allomante potrebbe entrare» disse Wayne.

«E come? Potrebbe Spingere contro il metallo quanto vuole: è così pesante che lo scaglierebbe all'indietro. E perfino se in qualche modo riuscisse a entrare, ci saranno otto guardie all'interno del vagone.»

«Cielo» disse Wayne, perdendo di proposito il suo accento. «È davvero impressionante. Come saranno armate le guardie?»

«Un intero quartetto di…» iniziò l'uomo, poi si interruppe, guardando Wayne più attentamente. «Di…» I suoi occhi si strinsero sospettosi.

«Oh, mancherò al mio tè!» esclamò Wayne, poi si voltò e ricominciò a barcollare tra la folla.

«Fermate quella donna!» disse la guardia.

Wayne smise di fingere e si raddrizzò, sgomitando tra la folla con più forza. Si lanciò un'occhiata sopra la spalla. La guardia stava avanzando per inseguirlo. «Ferma!» Urlò. «Ferma, dannazione a te!»

Wayne sollevò il bastone e spinse il grilletto. La sua mano cominciò a tremare come sempre quando tentava di usare una pistola, ma questa aveva dentro solo colpi a salve, perciò andava bene. Il fragore simile a uno sparo mandò nel panico la folla, la gente che si abbassava in un'onda come vento su un campo di grano.

Wayne schizzò attraverso le figure rannicchiate, balzando sopra alcune, raggiungendo il fondo. La guardia sollevò la propria pistola; Wayne si gettò dietro un angolo dell'edificio della stazione. Poi fermò il tempo.

Si tolse il soprabito, poi tirò via la blusa, rivelando un completo da gentiluomo: giacca nera, camicia bianca, fazzoletto da collo rosso. Wax l'aveva definito 'intenzionalmente privo di fantasia', qualunque cosa avesse voluto dire. Si tolse gli oggetti che, dentro la blusa, avevano formato il busto di una vecchia: una piccola borsa, un cappello pieghevole da gentiluomo e uno straccio bagnato. Spiegò il cappello e ficcò la blusa nello spazio all'interno prima di togliersi la parrucca e mettersi il cappello.

Strappò lo strato esterno del suo bastone, facendolo diventare nero. Gettò da una parte la parrucca e lasciò cadere la borsa accanto al muro. Infine si ripulì la faccia dal trucco con lo straccio, lo gettò via, poi lasciò cadere la bolla di velocità.

Svoltò l'angolo dell'edificio barcollando, come se fosse stato spintonato. Imprecò, raddrizzandosi il cappello e sollevando il bastone nero, agitandolo con rabbia.

La guardia gli arrivò accanto sbuffando. «È tutto a posto, m'lord?»

«No!» sbottò Wayne, riempiendo la voce con ogni oncia di sussiego aristocratico che riusciva a racimolare. Accento di Madion Ways, la zona più ricca del Primo Ottante, dove la casata Tekiel possedeva gran parte dei terreni. «Che genere di lestofante era quello, capitano! L'inaugurazione andava gestita con cura ed equilibrio!»

La guardia si immobilizzò e Wayne poté vederne la mente al lavoro. Si era aspettato un nobile qualunque, ma questa persona pareva un membro della casata Tekiel… I suoi datori di lavoro.

«Spiacente m'lord!» disse la guardia. «Ma l'ho fatto fuggire.»

«Chi era?» chiese Wayne, dirigendosi verso la parrucca. «Ha gettato via questa mentre mi superava.»

«Era travestito da donna anziana» disse la guardia, grattandosi la testa. «Mi ha fatto delle domande sull'Impenetrabile.»

«Maledizione. Dev'essersi trattato di uno degli Evanescenti!»

La guardia impallidì.

«Sai quanto sarà imbarazzante per la nostra casata se qualcosa del genere succede in questo viaggio?» disse Wayne, avvicinandosi e agitando il bastone. «La nostra reputazione è appesa a un filo. Le nostre teste sono appese a un filo, capitano. Di quante guardie disponi?»

«Tre dozzine, m'lord, e…»

«Non abbastanza! Non sono affatto abbastanza! Manda a chiamarne altre.»

«Io…»

«No!» disse Wayne. «Lo farò io. Ho diverse delle mie guardie personali qui. Ne manderò una a prendere un'altra truppa. I tuoi uomini stanno controllando la zona in cerca di altre creature come quella?»

«Be', non gliel'ho ancora detto, m'lord. Ho pensato di provare ad acciuffarla io, vedete, e…»

«Hai lasciato il tuo posto?» urlò Wayne, portandosi le mani ai lati della testa, il bastone che gli dondolava dalle dita. «Gli hai permesso di farti spostare? Idiota! Torna indietro! Vai! Avverti gli altri. Oh, per il Sopravvissuto. Se va storto, siamo tutti morti. Morti!»

Il capitano si precipitò indietro e corse verso il treno, dove la gente si stava allontanando in preda al panico. Wayne si appoggiò all'indietro contro il muro, controllando il suo orologio da taschino, poi attese un buon momento per avere abbastanza spazio da creare una bolla di velocità. Era ragionevolmente certo che nessuno stesse guardando.

Si tolse il cappello. Lasciò cadere il bastone e rigirò la giacca, trasformandola in una giubba militare gialla e marrone, proprio come quella delle guardie. Si tolse il suo naso finto e tirò fuori un cappello di stoffa triangolare dalla borsa che aveva lasciato cadere accanto al muro.

Se lo mise sulla testa al posto del cappello da gentiluomo. Avere sempre il cappello giusto. Quello era il segreto. Assicurò una pistola alla giubba dopo essersi tolto i pantaloni, rivelando l'uniforme da soldato che aveva sotto. Poi annullò la bolla e corse attorno all'angolo, dirigendosi verso i binari. Trovò il capitano che organizzava gli uomini, sbraitando ordini. C'erano alcuni nobili arrabbiati che litigavano tra loro lì vicino.

Non avevano ancora scaricato. Questo era un bene. Wayne aveva immaginato che avrebbero potuto lasciar perdere questa spedizione, con tutto il trambusto, ma Wax non era d'accordo. Aveva detto che i Tekiel avevano reclamizzato tanto l'Impenetrabile che un contrattempo o due non li avrebbero fermati.

Sciocchi, pensò Wayne scuotendo la testa. Famsward non era d'accordo con quella decisione. Era nella guardia privata della casata Tekiel ormai da dieci anni, anche se per la maggior parte aveva servito nelle Tenute Esterne con il suo signore, un malato cronico. Famsward aveva visto molto e aveva imparato che c'erano motivi per correre rischi. Salvare una vita, vincere una battaglia, proteggere il nome di una casata. Ma correre un rischio solo perché avevi detto che l'avresti fatto? Idiozia.

Si affrettò verso il capitano con cui aveva parlato prima e gli rivolse il saluto. «Signore» disse. «Sono Famsward Dubs. Lord Evenstrom Tekiel mi ha detto di presentarmi a rapporto da voi.» Un accento delle Tenute Esterne con un accenno di aristocrazia, acquisito per aver frequentato i Tekiel a lungo.

L'uomo sembrava esausto. «Molto bene. Suppongo che qualunque uomo possa tornarci utile.»

«Spiacente, signore» disse Wayne, sporgendosi vicino. «Lord Evenstrom è irritabile, a volte. So come capita: non è la prima volta che mi manda ad aiutare qualcuno che non ne ha bisogno. Bren e io staremo fuori dai piedi.»

«Bren?»

«Oh, era proprio dietro di me» disse Wayne, voltandosi con aria confusa.

Wax spuntò da un angolo della stazione, con una divisa simile a quella di Wayne. Aveva anche una pancia finta piuttosto grossa, che nascondeva alcuni materiali che gli sarebbero serviti quella notte.

«Eccolo qua» disse Wayne. «È uno zotico piuttosto tardo, signore. Suo padre gli ha lasciato il posto, ma potreste colpire il suo acciaio contro una pietra focaia tutta la notte e non ottenere una scintilla, se sapete cosa intendo.»

«Be', rimanete qui» disse il capitano. «Sorvegliate questa postazione. Non lasciate che nessuno si avvicini alla vettura, non importa che aspetto ha.» Se ne andò, precipitandosi verso il gruppo di nobili.

«Ehilà, Wax» disse Wayne, inclinando il cappello verso l'altro uomo. «Pronto per essere inghiottito?»

Waxillium lanciò un'occhiata indietro verso l'edificio della stazione. I civili erano ancora sparpagliati. Il pavimento era disseminato di cappelli e fazzoletti. «Devi assicurarti che facciano partire comunque il treno, Wayne. Deve andare avanti, a ogni costo.»

«Pensavo che avessi detto che sarebbero stati troppo imbarazzati per non farlo partire.»

«Per la prima parte sì. Non sono sicuro riguardo quest'altra. Fa' in modo che succeda, Wayne.»

«Certamente, amico.» Wayne controllò il suo orologio. «È in ritardo…»

Un'improvvisa serie di schiocchi infranse l'aria. Spari. Anche se Wayne se li stava aspettando, lo fecero sobbalzare comunque. Le guardie attorno a loro gridarono, cercando la direzione degli spari. Waxillium cadde urlando, del sangue che gli zampillava dalla spalla. Wayne lo afferrò mentre un'altra guardia notava dei lampi provenienti dalla cima dell'edificio.

Le guardie aprirono il fuoco mentre Wayne trascinava Waxillium fuori tiro. Si guardò intorno, poi - agendo in modo frenetico - spintonò Waxillium dentro il portello aperto della carrozza. Diverse guardie lo guardarono, ma nessuna disse una parola. Gli occhi di Waxillium erano fissi in aria, vitrei. Probabilmente le altre guardie avevano perso dei compagni a causa dei banditi o di schermaglie tra casate e capivano. Nella foga del combattimento, mettevi al sicuro i feriti e non aveva dannatamente importanza dove.

Gli spari dalla cima dell'edificio si interruppero, ma ricominciarono da un tetto vicino. Alcuni proiettili sollevarono scintille dalla cima di una trave vicina. Un po' troppo vicino, Marasi, pensò Wayne irritato. Perché ogni donna che incontrava cercava di sparargli? Solo perché poteva guarirsi. Era come bere la birra di un altro uomo solo perché poteva ordinarne un'altra.

Wayne si appiccicò un'espressione preoccupata sulla faccia. «Vogliono prendere il carico!» urlò. Poi afferrò il portello del vagone, diede un calcio alla leva che faceva da contrappeso e corse avanti. Chiuse il portello dell'Impenetrabile con uno schianto - Wax dentro la carrozza, Wayne stesso in piedi lì fuori - prima che chiunque pensasse di fermarlo.

Gli spari si interruppero. Lì vicino, le guardie rannicchiate per trovare riparo guardarono Wayne con espressioni stupefatte. Il portello del vagone andò a posto con uno scatto, sistemandosi.

«Ruggine e Rovina, amico!» disse uno dei soldati lì vicino. «Cos'hai fatto?»

«Ho sigillato il carico!» disse Wayne. «Guarda, li ha fatti fermare.»

«Ci sarebbero dovuti essere dei soldati lì dentro!» disse il capitano, correndo verso di lui.

«Stavano cercando di entrare prima che lo sigillassimo» disse Wayne. «Avete visto cosa stavano facendo.» Guardò il portello. «Non possono prendere il carico ora. Abbiamo vinto!»

Il capitano pareva preoccupato. Lanciò un'occhiata ai nobili che si stavano rialzando da terra. Wayne trattenne il fiato mentre quelli si precipitavano verso il capitano. Il capitano, però, ripeté le stesse parole di Wayne.

«Ma li abbiamo fermati» spiegò il capitano, sapendo che lui - e non Wayne - sarebbe stato incolpato se avessero deciso che erano stati commessi degli errori. «Hanno interrotto il loro attacco. Abbiamo vinto!»

Wayne si fece indietro, rilassandosi contro un pilastro mentre delle guardie venivano mandate a cercare di scoprire chi aveva sparato. Tornarono con un grosso numero di munizioni di fucile piantate nel terreno in vari punti, anche se molti dei 'colpi' erano stati a salve. Diversi ragazzi di strada erano stati pagati per sparare a salve in aria, e mettere in giro storie di uomini che salivano su carrozze con cavalli e si allontanavano in tutta fretta.

In meno di un'ora, il treno era in viaggio e tutti i membri della casata Tekiel erano convinti di aver sventato una grossa rapina degli Evanescenti. Si parlò perfino di dare un encomio a Wayne, anche se lui attribuì la gloria al capitano e sgattaiolò via prima che qualcuno potesse cominciare a chiedere esattamente di quale lord era guardia del corpo.