Nota degli Autori
I binari dell’investigatore e quelli del giornalista corrono paralleli e spesso s’incrociano. Quando accade, diventa essenziale gestire gli scambi. È un equilibrio delicato. Il timing è fondamentale: la notizia non può uscire prima, perché ciò può mettere a rischio l’esito dell’indagine; ma non può nemmeno essere pubblicata dopo, perché perderebbe il suo valore. Talvolta, i media possono contribuire – spesso senza volerlo – al buon esito di un’inchiesta. Oppure, rovinarla irrimediabilmente.
Ci abbiamo riflettuto a fondo soltanto in seguito. Uno, giornalista che ha trascorso un periodo della sua carriera come cronista di giudiziaria. L’altro, ispettore di polizia che ha trascorso diversi anni come assistente di un procuratore della Repubblica. Binari che correvano paralleli e si sono incrociati.
L’occasione è nata dalla presentazione di un libro. L’idea di partenza, suggerita dal titolo dell’incontro, «Criminalità: tra finzione e realtà», era quella di mettere a fuoco, con l’aiuto di magistrati e autori televisivi, le differenze o le similitudini tra le indagini: come sono e come vengono raccontate nelle fiction e nelle opere letterarie. Poi, si sa come vanno le cose – le barche salpano e non è detto che arrivino proprio dove si vorrebbe – l’interesse si è spostato sui rapporti tra indagini giudiziarie e inchieste giornalistiche. Quali sono i limiti dell’uno e dell’altra? Quali le loro interferenze? È nata da qui, la sfida. Un libro scritto a quattro mani da un giornalista e da un poliziotto per provare a raccontare quello che c’è dietro e che spesso non si vede.
I binari così hanno ricominciato a correre, scartando il vero, curvando il falso e assestandosi sul rettilineo del verosimile.
Per chi ama strappare le pagine del calendario, questa storia è ambientata tra l’autunno 2011 e i primi sprazzi della primavera 2012
Detto questo, restano i ringraziamenti. Un grazie va, allora, a Paolo Manzo, per l’intervista a Heloísa Pinhero, “La garota sono io. E quel regalo mi cambiò la vita”, pubblicato su La Stampa il 29 marzo 2012, dalla quale abbiamo preso liberamente spunto. Un altro grande grazie va a tutti i familiari, amici, colleghi e semplici incontri che ci hanno sostenuto, ispirato, consigliato, corretto, indirizzato. Alcuni di loro, nemmeno lo sanno.
E un ringraziamento va al Gruppo Mauri Spagnol, e a TEA in particolare, che ci fanno sentire a casa.
Note
1. Si allude qui agli eventi raccontati in Roberto Centazzo, Giudice Toccalossi. Indagine all’ombra della Torretta, Frilli, Genova 2010.