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Tornai a casa, dunque. Tornai nella mia cara vecchia odiosa Brescia, dalla mia amata Anna e da tutti i miei amici; tornai al mio vecchio lavoro per tirare avanti mentre la sera uscivo a cazzeggiare e poi passavo le notti a scrivere - che ormai Ramon e Rino e gli altri mi avevano contagiato - ma senza concludere niente e senza rimorsi, chè mi bastava esserci e fare tutte quelle piccole e grandi avventure che adoravo più che mai, avventure di un giorno o due, niente di epico o realmente sconvolgente, ma sufficienti a sentirmi vivo; sentire sulla pelle quelle piccole o grandi emozioni che corrono rapide tra le persone che si amano - che poi, forse, non esistono emozioni piccole. Sono tutte grandi. Del resto lo dice anche Cody - quel disgraziato inarrestabile amico di Jack - che la vita è tanto sacra che non c'è bisogno di fare nient'altro che viverla. Così per qualche giorno tutto era perfetto, stupendo.
Tuttavia erano passati solo pochi giorni e una sera avevo appena finito una partita a calcio ed ero andato a mangiarmi un panino e c'era stato un lungo silenzio in birreria tra me e quel paio di amici che erano con me; mi erano tornate in mente le frenetiche scoppiettanti chiacchierate di Bologna e improvvisamente avevo sentito una fitta di delusione, che poi prima di addormentarmi era diventata davvero paura; paura che tutto sarebbe tornato esattamente come prima, stesse abitudini, stesse delusione, stessi pallidi brevi momenti di serenità e quella terribile assenza di entusiasmo... no, non ci stavo, non doveva essere così. A Brescia, okay; ma non potevo permettere che tutto quello che avevo vissuto e imparato a Bologna svanisse così inglobato dalla ragnatela della vita quotidiana, e allora decisi di esplodere un'altra volta.
 
Così Sabato mattina lavori e ti svegli alle sei anche se la sera prima sei andato a dormire alle due e poi esci ed è un fantastico mezzogiorno di sole e corri a casa a cambiarti e poi passi a prendere Anna a scuola; la porti a fare un giro nel breve tempo che ci metterebbe il suo autobus a tornare a casa (la porti a fare un giro perchè ormai non riesci più a stare fermo, vuoi solo muoverti, muoverti, e vuoi che lei si muova con te) la baci per salutarla quando deve scappare a casa e poi incontri un'altra decina di persone e quando sono le tre scappi in stazione e parti per Bologna per passare a salutare tutti gli amici e fare una bella serata tutti insieme visto che sei partito di corsa senza salutare nessuno e il viaggio è adorabile come al solito, arrivi a Bologna mentre il tramonto infuoca la pianura e Ramon è lì che ti aspetta, vai a casa e ceni in fretta e poi si è fuori di nuovo a fumare e ridere e passeggiare e parlare di vita e a rispondere a tutti che ti chiedono perchè te ne sei andato, comunque sia non senti nessun rimorso; proverbiale sballatissima serata intensa e profonda e vai a dormire rilassato e in pace con il mondo intero, scatti giù dal letto Domenica mattina che sono le nove perchè vuoi tornare a casa in tempo per il pomeriggio, e c'è questo magnifico viaggio in macchina con un'amica di Ramon che è passata a trovarlo e mentre lei guida tu ti godi il tranquillo sonnacchioso paesaggio mentre chiacchierate di vita e di viaggi e di meravigliosi posti dove andare concludendo che questa pianura padana è già un meraviglioso posto dove andare e poi compaiono i monti innevati intorno al lago di Garda e ti fai lasciare a Desenzano per passare a trovare Cico che come al solito ha due milioni di cose da fare persone da vedere libri da leggere e allora appuntamento al prossimo week-end e scappi ancora in stazione la stazione sopraelevata di Desenzano dove tu e Anna avete dato spettacolo mesi fa e poi nemmeno mezz'ora-treno e sei ancora a Brescia e hai solo l'imbarazzo della scelta tra una partita a pallavolo in parrocchia o Anna e una sua amica da portare in giro e i ragazzi - i tuoi vecchi amici che nel frattempo sono tornati vivi e sembrano più adorabili, ora - che vogliono andare a Trento a trovare il caro Samuele e alla fine si decide per andare a Trento e alle cinque siete su; saluti e baci e un thè caldo perchè lui sta in montagna, diavolo; poi si torna a casa ed è sera, e c'è il tempo per invitare chi vuole a cena a casa tua e quelli che non possono li incontri dopo e c'è questa frenesia nell'aria che è un piacere, tutti al massimo dei giri; si vola in sala giochi e ridi e fumi e canti e corteggi la ragazza di un tuo amico e poi torni a casa cantando Lorenzo e sì, sì, così
ma non è ancora finita perchè Lunedì ti alzi presto perchè Anna adorabile non l'hai vista ieri sera e allora ti alzi apposta per andarla a trovare all'entrata di scuola - e sai quanto lei adora questo - e vedi brillare ancora una volta i suoi occhi e pensi che non hai mai amato così nessuna, e poi la stessa mattina passi a trovare due o tre amici malati o in ferie o in licenza - compresa quella famosa ragazza del tuo amico - e quando è l'una e vai a lavorare hai già fatto una vita e siamo solo all'inizio della settimana gente, riuscirai a resistere fino a Sabato? Riuscirai a sopravvivere a te stesso?
Hai voglia di partire, di andare, di fare, di fare tutto, di uscire scardinando la porta e ribaltare il mondo, e arrivare più in là possibile, prima camminando e correndo, poi in ginocchio, poi strisciando, ma sempre più in là e chi si ferma è perduto, gente...
Hai voglia di rompere i manuali, di scappare dal labirinto e prendere l'autostrada, e uscire dall'autostrada a metà tra un casello e l'altro, e poi ancora via, e sederti per terra e salire in piedi sulle sedie e sui tavoli, sì, sì, così, così.
E Domenica si va a Venezia, che c'è un amico da andare a trovare.
 
Insomma per concludere ora è Domenica mattina e mi trovo in stazione e sto partendo un'altra volta; con sugli stivali la polvere delle stazioni di mezzo Nord Italia e di strade piazze chiese castelli bar pizzerie palestre camere alberghi; in questo inquieto vagabondare alla ricerca di qualcosa che poi forse è solo nella mia anima, ed è la verità; insomma sono in stazione e sto partendo un'altra volta, un'altra volta ancora, e mi guardo intorno per cogliere ogni dettaglio di questo sacro momento che è la partenza, perfetta, senza fretta di andare nè voglia di restare, tutto è a posto finchè sei in movimento; e va bene anche avere ogni volta un punto di partenza e uno di arrivo perchè, vedi, tanto non sai mai cosa c'è in mezzo; mi guardo intorno oltre gli occhiali da sole e c'è questa languida marea di borse e sigarette accese, e l'aria indecisa fresca-tiepida di Marzo. Gente che viaggia, ecco, e nell'impeto magico del movimento tutto è improvvisamente perfetto, di quella perfezione così a lungo negata all'essere umano; la perfezione che è come una splendida bestia rara, una volpe bianca inafferrabile che corre veloce nei boschi nelle città sui binari di una ferrovia, e per riuscire a vederla un istante (che poi è l'unica cosa che ci è concessa) non c'è altro da fare che correre veloce con lei, partire, fuggire, spostarsi, muoversi, viaggiare andare ancora senza tregua forzati come pazzi incatenati alle grandi macchine della vita come anelli della catena di trasmissione di un gigantesco motore che ci sovrasta invisibile, tra noi e il cielo e noi che andiamo con le scarpe bollenti per il gran correre e appena ci sembra di essere arrivati ripartiamo ed è così, è ancora così, è sempre così, sarà sempre così...
 
(Dicembre '95 - Ottobre '96)