NOTE
Nota 1 – Una testimonianza recente a conforto
di questa tesi è venuta dalla illustre attrice inglese Vanessa
Redgrave; la Redgrave, mentre redigiamo queste note, sta recitando a
Londra al teatro del “Globe” la parte di
Prospero nella “Tempesta”. Gli inglesi, per le
rappresentazioni shakespeariane e del teatro elisabettiano in
genere, hanno ricostruito dalle fondamenta lo stesso teatro – il
“Globe”, appunto – in cui recitava alla fine
del '500 – inizi del '600 la compagnia dei “King's
Men” (Attori della compagnia del re) di cui lo stesso
Shakespeare faceva parte. Vedere una
commedia qui – afferma la Redgrave – è
tutt'altra cosa; nel senso che s'instaura una forte comunicazione
fra attori e pubblico per via dello spazio circolare. E la gente,
soprattutto quella in piedi al centro, può quasi toccare gli
attori, può anche bere una birra durante lo spettacolo. E può
parlare, tant'è vero che in certi casi al “Globe” vengono fuori battute estemporanee fra
palcoscenico e pubblico
. (Intervista al quotidiano “La
Repubblica” del 27 maggio 2000).
Nota 2 – “… like to a stepdame or a dowager”: “stepdame”, “matrigna”, ha nell'inglese, più che nell'italiano, il senso di donna perfida e crudele; “dowager” è la vedova ricca che si sta godendo le rendite del defunto marito, nobiluomo o mercante.
Nota 3 – L'immagine è suggestiva, se non fosse che la luna nuova (“another moon”) non si vede nel cielo finché non è luna piena.
Nota 4 – “… and won thy love doing thee injuries”: “… e ho vinto il tuo amore facendoti delle ferite”; secondo il mito greco, Teseo, divenuto re di Atene, partecipa, con l'amico Piritoo, alla spedizione di Ercole contro le Amazzoni, s'innamora della loro regina Antiope (o Ippolita), la rapisce dopo dura resistenza da parte di lei, e la conduce ad Atene per sposarla. È coi preparativi di queste nozze che Shakespeare apre il suo dramma.
Nota 5 – Si capisce che si riferisce a Demetrio.
Nota 6 – Testo: “In himself he is”, “In me stesso lo è (degno di te)”.
Nota 7 – “Chanting faint hymns to the cold fruitless moon”: alla luna, impersonata e identificata dai Romani con Artemide/Diana, si attribuiva il culto della verginità femminile. “Sacerdotesse della luna” eran dette le vergini.
Nota 8 – “Some private schooling for you both”: istruzioni, come dirà più sotto, per le sue nozze imminenti.
Nota 9 – “What cheer, my love?”: “What cheer?” è locuzione in tutto equivalente a “How do you do”. Gli inglesi le dicono anche oggi indifferentemente.
Nota 10 – Quale sia questo “qualcosa” (“something”) non si sa. Non se ne parla più in seguito.
Nota 11 – “A good persuasion”: “una buona teoria”, “un buon modo di ragionare”; ma “persuasion” è spesso solo un rafforzativo pleonastico (es.: “A speaker of femal persuasion took the chair”: “Una donna prese la parola”) e non si traduce.
Nota 12 – Allusione alle vicende di Enea e Didone, narrata da Virgilio nell'“Eneide”.
Nota 13 – “Non della mia” non è nel testo, ma sottinteso, perché Elena sa di esser bella, non meno di Ermia, come dirà più sotto.
Nota 14 – Febe è l'altro appellativo di Diana, la divinità lunare; appellativo peraltro impropriamente ad essa dato, per semplice assonanza con quella di Febo, il sole suo fratello.
Nota 15 – Gli amanti si cibano della propria reciproca vista, e dei baci.
Nota 16 – I nomi inglesi di questi personaggi minori, come spesso in Shakespeare, sono tratti da aggettivi o sostantivi, riferiti ad una loro qualità, che si è cercato di italianizzare alla meglio. “Quince”, il nome del falegname, è una varietà di mela asprigna, e si è reso con “Cotogna”; “Snug”, il nome dello stipettaio, significa “confortevole”, e si è reso con “Conforto”; “Bottom”, il nome del tessitore si è reso, per assonanza e pertinenza, con “Bottone”; “Flute”, il nome dell'aggiustatore di mantici è, palesemente, “Flauto”; “Snout”, il nome del calderaio, è “proboscide”, donde “Nasone”; “Starveling”, il nome del sarto, vuol dire “allampanato per fame”, donde “Il Lanca”.
Nota 17 – Il testo ha semplicemente “I could play Ercles rarely”, letteralm.: “Io saprei recitare Ercole come pochi”; ma “rarely” è anche “preziosamente”.
Nota 18 – “… or a part to tear
a cat in”: “to tear a cat” è espressione
idiomatica per significare “declamare in modo fragoroso”, quasi da
bombardare le orecchie dell'uditorio (to rant and buster
indica alla voce il
“New Oxford Dictionary”).
Nota 19 – “They would have no more discretion than to hang us”, letteralm.: “Non resterebbe loro altra scelta che impiccarci”.
Nota 20 – “… I will aggravate my voice”: Bottone sproposita, usando un verbo contrario a quello che vuol dire, cioè “saprò alleggerire (“I would lighter”) la mia voce”.
Nota 21 – “… as any sucking dove”: non è – come molti intendono – “come una colomba lattante”, che non ha senso (i colombi non allattano) ma “come una colomba che tuba”. “To suck” vale qui “to draw air into mouth”, che è la meccanica del tubare dei colombi.
Nota 22 – La battuta, incomprensibile in
italiano, gioca in inglese sul doppio senso di “crown” (“Your french-crown-colour” –
dice Cotogna) termine che sta per “corona” (moneta) e “guscio
d'uovo” e, per analogia, “zucca pelata”. Il riferimento è alla
caduta dei capelli provocata dal “mal francese”, come era chiamata
la sifilide contratta dai soldati inglesi nelle guerre di Francia
(Cfr. anche “Re Lear”, I, 4, 155:
Give me an egg, and I'll
give thee two crowns
; e anche I, 4, 163: Thou hadst little wit in thy bald
crown
; e anche “Enrico V”, IV, 1, 220: … the French may lay twenty French
crowns to one they will beat us, for they bear them on their
shoulders
: “I Francesi possono scommettere 20 corone contro una
che ci battono, tanto loro le corone le portano sulle spalle…”.
Nota 23 – “… most obscenely and courageously”: Bottone vuol dire “most scenically”, “più scenicamente”.
Nota 24 – “Hold or cut bowstrings”: espressione tolta dal gergo del tiro all'arco che vale letteralm.: “Tenete in tiro le corde (pronti a scoccare), o tagliatele”.
Nota 25 – “She never had so
sweet a changeling”: “changeling” è
termine che non ha equivalente in italiano; sta ad indicare persona
(specie fanciullo) o “cosa scambiata surrettiziamente con
un'altra”. Si diceva dei neonati che le zingare scambiavano nella
culla con altri di solito mostruosi. Applicato a una cosa il
termine è in “Amleto”, V, 2, 53: The changeling never known
; alla
neonata Perdita nel “Racconto d'Inverno”, III, 3, 115:
This is some
changeling”
; ad uno dei cugini ne “I due nobili
cugini”, IV, 2, 44: Thou are a changeling to him, a mere gipsy”
.
Nota 26 – “… to trace the forest wild”: “… per battere i cespugli” (durante la caccia).
Nota 27 – ““Robin Goodfellow”” nel testo.
Nota 28 – “… those that
Hobgoblin call you”: “Hobgoblin” è un
vezzeggiativo, inventato da Shakespeare
per un diavolo o folletto (cfr. “Le allegre comari di
Windsor”, V, 5, 40: Crier Hobgoblin, make fairy oyes
;
e “Re Lear”, IV, 1,
45).
Nota 29 – “… in very likeness of a roasted crab”: “roasted crab” è anche “mela selvatica arrostita”, e molti l'hanno intesa così; ma per chi beve da un boccale, trovarsi tra le labbra un granchio è più scherzo da diavolo che non trovarsi una mela arrosto.
Nota 30 – “… and “Tailor” cries”: “tailor” è qui sinonimo di “bleach” (o “bleak”) che è il nome di una malattia della pelle, e si usa nelle imprecazioni. “Scrofolaccia”, peggiorativo di “scrofola”, come volgarmente è detta la scrofolosi, è imprecazione contadina in alcune zone del sud.
Nota 31 – “I have forworn his bed and company”: è la formula inglese che ripete quella del divorzio romano.
Nota 32 – Sta per “alla tua bella” in generale: Fillide è il nome generico dato dalla poesia pastorale latina a ogni contadinella innamorata.
Nota 33 – “India”, al tempo di Shakespeare, era sinonimo di paese del mondo lontano e
sconfinato (e ricco: Falstaff, quando
sogna di conquistare le mogli di Ford e
Page, che detengono le chiavi delle
borse dei ricchi mariti, dice: Saranno le mie Indie
).
Nota 34 – Sono i nomi delle donne che la leggenda dice amate da Teseo. Antiope è l'altro nome di Ippolita, regina delle Amazzoni; Arianna è la figlia di Minosse, re di Creta, innamoratasi dell'eroe quando questi andò nell'isola ad uccidere il Minotauro, e da lui poi abbandonata nell'isola di Nasso (cfr. Ovidio, “Metamorfosi”, VIII); Egle è forse Etra, la figlia di Pitteo, re di Trezene, il primo amore di Teseo.
Nota 35 – “The nine-men morris”: il “nine-men morris” era una specie di gioco delle bocce, giocato con ciottoli arrotondati su una striscia (“peg”) di terra battuta.
Nota 36 – “And through this
distemperature”: per l'uso dello stesso termine, ma nel senso
astratto di “disturbanze mentali”, cfr. “La commedia degli
equivoci”, V, 1, 82: “… a huge infectious troop / Of pales
distemperatures”
.
Nota 37 – Tutta questa tirata di Titania su una sorta di sovvertimento avvenuto nella natura riflette, secondo alcuni, lo stato d'animo di molti inglesi negli anni seguiti alla grande peste del 1592-93. Il riferimento è assunto come elemento di probabile datazione della commedia (1594-95).
Nota 38 – “A little changeling boy”: come già rilevato (nota n. 25), il termine “changeling” è qui usato impropriamente. Titania, come dirà più avanti, non ha scambiato un bimbo con un altro, ha adottato e allevato il figlio di una donna morta nel partorirlo; né l'ha “rubato a un re indiano” come ha detto Puck.
Nota 39 – “… and maidens call it “love-in-idleness”: nel '500 s'indicava col nome di “love-in-idleness” l'amaranto, la cui infiorescenza è appunto rosso-porpora.
Nota 40 – “Leviatano” è il mostro marino, reale o immaginario, della poesia ebraica (Isaia, XXVII), passato poi ad indicare ogni mostro marino in genere.
Nota 41 – Il testo ha semplicemente “I am invisible”: è un invito dell'attore Oberon al pubblico a ricordarsi che egli, Oberon, essendo spirito, è invisibile.
Nota 42 – Secondo il mito greco, Apollo s'innamora di Dafne, cacciatrice solitaria nella Valle di Tempe, in Tessaglia, ma Marte, per vendetta, suscita nel cuore della fanciulla odio verso il dio; sicché quando questi le si avvicina, ella fugge, il dio l'insegue e l'afferra, ma ella, per intervento del padre Peneo, si trasforma in un albero d'alloro.
Nota 43 – La chiama “ninfa”, riprendendo il motivo della favola di Dafne, da lei dianzi evocata.
Nota 44 – “Love takes the meaning in love's conference”: cioè “le parole degli innamorati s'hanno da intendere con l'amore” (altrimenti si rischia di fraintenderle).
Nota 45 – “… for lying so, Hermia, I do not lie”: è il solito “punning” basato sull'omofonia tra “lye”, “giacere”, e “lie”, mentire; che obbliga ad una resa in italiano piuttosto melensa quanto inevitabile, per comprendere la seguente battuta di Ermia, che rimprovera appunto a Lisandro di “giocar con le parole”.
Nota 46 – “Byrlakin”, esclamazione derivante dalla contrazione di “By our Ladykin”, “per la nostra Madonnina”; ma lo dicevano gli inglesi del tempo di Shakespeare, non i greci di Teseo.
Nota 47 – Il distico di ottonari e senari alternati era il metro comune delle ballate popolari.
Nota 48 – Cioè, dovrei morire ammazzato.
Nota 49 – “… “to disfigure””: Cotogna sfarfalla, vuol dire “… “to figure””.
Nota 50 – Il mito di Piramo e Tisbe è cantato da Ovidio nelle “Metamorfosi”, VI libro, cui certamente Shakespeare si è qui ispirato. Esso vuole che i due giovani, innamorati contro il volere delle rispettive famiglie (lo stesso tema ripreso poi da S. in “Romeo e Giulietta”), non hanno potuto mai incontrarsi, e si sono parlati sempre attraverso la crepa d'un muro contiguo delle loro case. Perciò decidono di fuggire insieme, e si danno appuntamento presso la fontana accanto alla tomba del re Nino (siamo in Assiria): chi fosse arrivato per primo, avrebbe atteso l'altro presso un cespuglio di more. Tisbe giunge per prima, ma vede venirle incontro un leone che ha le fauci sporche di sangue per qualche preda sbranata da poco. Terrorizzata, fugge a rifugiarsi in una grotta, e nella corsa perde il velo che le copre il volto, che il leone addenta e lacera. Piramo, giunto poco dopo, vede nella polvere le impronte delle zampe del leone e il velo di Tisbe lacerato e tutto insanguinato; crede perciò che la ragazza sia stata sbranata dalla belva e, disperato, si uccide. Tisbe, uscita dalla grotta e visto il corpo dell'amato, si uccide a sua volta col pugnale di lui.
Nota 51 – Testo: “Most brishy juvenal”: “superlativamente giovenale”; “juvenal” è forma arcaica di “juvenil” sostantivato. È dello stile pomposo in cui Flauto recita la sua parte.
Nota 52 – “… who would set his wit to so foolish bird? Who would give a bird the lie, though he cry “cuckoo” never so?”: letteralm. “Chi vorrebbe avere a che fare con un uccello così sciocco? Chi vorrebbe mai dar la smentita ad un uccello, mettendosi anch'egli a gridare “cucù” a perdifiato?”. È chiara l'allusione: il verso del cuculo (“cuckoo”) è contrazione di “cuckold”, “becco”. Senso: il cuculo canta “cucù” e il marito becco è inutile che si metta a rispondergli col suo verso per contraddirlo. È tempo sprecato.
Nota 53 – “The summer still doth tend upon my state”: l'estate, qui personificata (donde l'articolo) per contrapposto al rigido e brullo inverno, è figurativamente, lo stato di benessere, di serenità, bellezza e prosperità.
Nota 54 – I contadini usavano curare le ferite da taglio alle mani con applicazioni di impiastri di tele di ragno.
Nota 56 – Cioè il sole, che splende nell'altro emisfero.
Nota 57 – L'immagine del sonno debitore di ristoro all'animo angosciato è uno dei motivi consueti ai “Mistery Plays”. Senso: per chi non riesce a dormire, l'angoscia si fa più pesante; proviamo a vedere se aspettandolo qui, il sonno, venendo, possa lenirla almeno in parte.
Nota 58 – “… and you will nothing weigh”, letteralm.: “… e non peserai nulla”.
Nota 59 – “O how ripe in show / Thy lips, those kissing cherries, tempting grow!”, letteralm.: “Oh, come matura alla vista / Le tue labbra, quelle ciliege da baciare, crescono tentatrici!”.
Nota 60 – “She is one of this confederacy”, letteralm.: “Essa è una della camarilla”.
Nota 61 – “Away, you Ethiope!”: dire a una donna inglese che era scura di carnagione (“etiope” sta per “africana” o “negra” in genere) era come dirla “brutta”.
Nota 62 – “No, no: he'll…”: che cosa voglia dire Ermia non si capisce. Probabilmente Demetrio è più robusto di Lisandro, ed ella teme che questi abbia la peggio.
Nota 63 – “Out, twany Tartar…”: “Tartar” riferito a una donna era sinonimo di “shrew”, “bisbetica”; “twany”, “abbronzata”, cioè scura di pelle, quindi “brutta” (v. la nota n. 61).
Nota 64 – “of hindering knot-grass made”: “fatta di erba sanguinella ritardatrice (della crescita)”. Era credenza popolare che gli infusi di alcune erbe, tra cui la sanguinella (“knot-grass”) influissero negativamente sulla crescita delle persone.
Nota 65 – Il testo ha semplicemente: “I mistook”: “Mi son proprio sbagliato”. “Mistake” è l'errore non intenzionale, il “qui pro quo”.
Nota 66 – “I with the Morning's love have oft made sport”: la personificazione dell'Aurora (chiamata indifferentemente anche “The Morning”) è un topo della poesia elisabettiana.
Nota 67 – “We'll try non manhood here”, letteralm.: “Qui non potremo dar prova di nessuna virilità”.
Nota 68 – Bottone continua a spropositare: vuol dire “disposizione” (“disposition”) e dice “esposition”.
Nota 69 – “Sweet favours”:
per “favours” nel senso di “tokens of favours” v. anche “Riccardo III”,
V, 3, 18: And swear it as a
favour
: “A segno e pegno dei (di lei) favori”.
Nota 70 – “Begg'd my patience”: qui “patience” ha il senso di “forbearance”.
Nota 71 – “Our observation is
performed”: “observation” sta qui per
“observance”, “celebrazione di un rito” (come
nella “Tempesta”, III, 3, 87: … with good life and observation strange
, con
buona grinta e con strana osservanza”. Di che rito si tratta, si
capisce dalle seguenti parole di Teseo: “The rite
of may”, la celebrazione dell'ingresso della primavera.
Nota 72 – Il giorno di San Valentino (14 febbraio) era anche allora celebrato come la festa degli innamorati, uomini e uccelli.
Nota 73 – “Because it had no bottom”: il testo inglese gioca sul nome del personaggio, che è “Bottom”, e significa “fondo”.
Nota 74 – “You must say paragon. A paramour is, God bless us, a thing of naught”: “paragon” è il diamante perfetto; “paramour” l'“amor dolce” (specie sessuale). Si è cercato di mantenere l'assonanza “zuccherino”/ “gioiellino”.
Nota 75 – Il testo ha: “In a brow of Egypt”, “in una fronte d'Egitto”. La pelle scura, come quella delle africane (e nella letteratura inglese le “etiopi” lo sono per antonomasia) era segno di bruttezza, per le dame inglesi (cfr. anche la nota n. 61).
Nota 76 – Allusione alla sanguinosa zuffa tra Centauri e Lapiti, avvenuta in occasione delle nozze del re di questi, Piritoo, con Ippodamia. Il centauro Eurizione, ubriaco, tentò di rapire la sposa, causando la terribile zuffa, alla quale prese parte anche Teseo, e con il suo aiuto i Lapiti ebbero la meglio. L'episodio è cantato da Ovidio nel XII libro delle “Metamorfosi”. Ercole non c'era; egli ebbe a che fare coi Centauri nel cacciarli dalla Tessaglia per relegarli sul monte Pinto (Stazio, “Tebaide”, V).
Quale sia la parentela tra Teseo ed Ercole non si sa. Ercole nasce da stirpe dorica, Teseo ad Atene; forse l'origine divina di entrambi, Ercole essendo figlio di Zeus e Alcmena, Teseo di Poseidone, fratello di Zeus, e di Etra.
Nota 77 – Il testo inglese ha tutta la frase in astratto: “Non amo veder l'incapacità sopraffatta dalle difficoltà, e lo zelo venir meno al suo compito nell'atto stesso di compierlo”; che in italiano è maledettamente artificiosa.
Nota 78 – Cotogna legge un testo in cui gli errori di interpunzione gli fanno dire il contrario di quel che dovrebbe. Il discorso dovrebbe correre così: “Se diremo qualcosa di offensivo, lo facciamo con tutta l'intenzione di far che voi possiate persuadervi che non siamo venuti per offendere, ma con tutta la buona volontà di mostrare la nostra semplice arte, che è il vero fine della nostra iniziativa. Considerate che veniamo a voi non già a nostro dispetto, ma con l'intenzione di piacervi. Noi siamo qui per il vostro diletto. Noi siam venuti per farci sentire. Gli attori sono pronti e alla mano, e dalla loro recita saprete tutto quello che forse già sapete”.
Nota 79 – Nella fantasia popolare la personificazione dell'“uomo della luna” era un uomo con un fascio di sterpi sotto il braccio e una lanterna accesa in mano; così interpretava il popolo le ombre che si vedono sulla superficie lunare.
Nota 80 – “Sweet youth and
tall”: per “tall” nel senso di “ben
prestante” (“of a fine specimen of manhood”)
in Shakespeare, cfr. “Antonio e
Cleopatra”, II, 6, 7: And carry back to Sicily much tall youth
.
Nota 81 – “Would you desire lime and hair to speak better?”, letteralm.: “Si potrebbe desiderare che un impasto di calce e terriccio parli meglio?”. “Lime and hair” è locuzione della terminologia edile. Il “pelo” o “peluria” o “pelame” (“hair”) non c'entra affatto.
Nota 82 – “Like Limander”: così nel testo, come corruzione – evidentemente voluta dal poeta in bocca a Piramo/Bottone – di Leander, Leandro, il mitico giovinetto di Abido, amante della sacerdotessa di Afrodite Ero, che per recarsi da lei, dimorante a Sesto, passava a nuoto l'Ellesponto, finché vi morì annegato.
Nota 83 – Come il precedente, corruzione di “Hero”, la sacerdotessa amata da Leandro. Nulla da vedere – come vedono alcuni – con la Elena della commedia.
Nota 84 – Allusione alla leggenda di Cefalo e
Procri narrata da Igino (“Favole”, CLXXXIX): Cefalo
sposò Procri, figlia di Pandione; i due giovani, amandosi
teneramente, si erano scambiata la promessa di non tradirsi mai.
Cefalo era appassionato della caccia; una mattina, trovandosi su un
monte, fu scorto dall'Aurora, che invaghitesene, lo rapì, ma il
giovane rifiutò i favori della bella dea
.
Nota 85 – Il discorso del personaggio è contorto e piuttosto astruso. Nel testo c'è una contrapposizione letterale, che diviene concettuale. L'attore dice: io vengo come Conforto a fare il leone; perché se venissi come leone a fare Conforto, dovreste avere pietà della mia vita (perché sarei un leone, e non il Conforto che sono).
Nota 86 – “It appears by his small light of discretion”: qui “discretion” sta per “talent”, “skilfullness”: “A giudicare dalla scarsa luce che emana il suo talento…”.
Nota 87 – Il gioco di parole contenuto in questa battuta di Demetrio e nelle due seguenti è tutto inglese, e intraducibile. Il lettore lo prenda qual è. Piramo ha concluso la sua tirata con: “Io muoio, muoio, muoio!” (“Now die, die, die…”). “Die”, sostantivo, è “dado”, e su questo gioca Demetrio. Il dado ha sei facce numerate da 1 a 6, e il numero 1, il più basso al giuoco, si dice “ace”. Ma “ace” si pronuncia come “ass” che è “asino”, e su questo gioca a sua volta Teseo, quando dice che, tornando in vita, l'asso può rivelarsi un “asino”.
Nota 88 – “Videlicet”: è il latino “cioè”.
Nota 89 – “A bergamask”: si chiamava così una danza rustica, d'origine di Bergamo, in Italia.
Nota 90 – È uno dei consueti anacronismi di Shakespeare: nell'Atene di Teseo non c'erano orologi che battessero l'ore.
Nota 91 – Cioè ai morsi della critica, velenosi come quelli di un serpente; in questo caso “ai vostri fischi di disapprovazione”.
Nota 92 – È l'annuncio di una prossima commedia romanzesca col soprannaturale, e sarà “La Tempesta”, in cui Puck riapparirà nelle vesti di “Ariel”.