SCENA I – Una landa deserta

 

Entra EDGARDO

 

EDGARDO -

Però meglio così, meglio sapere

d’essere disprezzati, piuttosto che vedersi

ad un tempo adulati e disprezzati

Essere il peggio, la cosa più bassa,

più infamata fa pur sempre sperare,

e non temere un peggio che non c’è.

Il cambiamento doloroso è quando

si va al peggio dal meglio;

perché quando si va dal peggio al meglio

si risale al sorriso. Benvenuta

sii dunque tu, o aria insostanziale

ch’io ora abbraccio! Alle tue raffiche

non deve nulla più questo rottame

che hai soffiato al peggio. Ma chi arriva?

 

 

Entra GLOUCESTER, cieco,

accompagnato da un VECCHIO

 

 

Mio padre! E sotto qual misera scorta.([112])

O mondo, mondo, mondo!

Non fosse pei tuoi strani cambiamenti

che ti rendono odioso, questa vita

non si rassegnerebbe alla vecchiaia.([113])

 

VECCHIO -

(A Gloucester)

Mio buon signore, da ottant’anni in qua

io sono stato fittavolo vostro,

e l’ero stato già di vostro padre.

 

GLOUCESTER -

Sì, però ora va’, mio buon amico,

lasciami, va’. L’aiuto che puoi darmi

a me non giova e a te può recar danno.

 

VECCHIO -

Ma non potete vedere la strada…

 

GLOUCESTER -

Io non ho una strada da vedere,

e perciò gli occhi non mi servon più;

quando li avevo sono incespicato.

Avviene spesso che i mezzi che abbiamo

ci sembra che ci diano sicurezza,

ma è la loro mancanza che ci giova.

Edgardo, figlio caro,

esca all’ira di tuo padre ingannato!

Potessi io solo ancora viver tanto

da vederti col tocco delle mani,

mi parrebbe d’aver ancora gli occhi!

 

VECCHIO -

(Vedendo Edgardo)

Ehi, chi è là?

 

EDGARDO -

(A parte)

Oh, dèi, chi mai può dire:

“Sono arrivato al peggio?”

Ora sto peggio ancor di poco fa…

 

VECCHIO -

(A Gloucester)

È Tom, il povero matto di Bedlam.

 

EDGARDO -

(c. s.)

… e potrò stare peggio di così.

Perché al peggio non siamo ancora giunti

quando possiamo dire: “Questo è il peggio”.

 

VECCHIO -

(A Edgardo)

Amico, dimmi, dove stai andando?

 

GLOUCESTER -

È un mendicante?

 

VECCHIO -

Mendicante e pazzo.

 

GLOUCESTER -

Un po’ di senno ce lo deve avere,

se no, come farebbe a mendicare?

L’altra notte, durante la bufera,

ho visto un disgraziato come lui,

e m’ha fatto pensar che verme è l’uomo.

E m’è venuto alla mente mio figlio,

anche se in quel momento il cuore mio

non gli fosse più amico.

Molte cose però ho imparato in seguito.

Noi siamo per gli dèi

quello che son le mosche pei monelli:

ci spiaccicano per divertimento.

 

EDGARDO -

(c. s., accorgendosi che il padre è accecato)

Com’è possibile?… Ah, Triste compito

dover far da buffone alla sventura,

angosciando così se stesso e gli altri!

(A Gloucester)

Dio ti salvi, padrone.

 

GLOUCESTER -

Questo è quel tale che va in giro ignudo?

 

VECCHIO -

Sì, mio signore, lui.

 

GLOUCESTER -

Ti prego, allora, va’ per la tua strada.

Se per restare ancora un po’con me,

vorrai raggiungerci a un miglio o due

più in là da qui, sulla strada di Dover,

fallo in nome del tuo antico affetto,

e porta anche con te di che coprire

in qualche modo quest’anima ignuda,

che pregherò di farmi ora da guida.

 

VECCHIO -

Ahimè, signore, è pazzo quello là.

 

GLOUCESTER -

È un malanno dei tempi

che i matti debbano guidare i ciechi.

Fa’ quello che t’ho detto;

o, piuttosto, fa’ quello che ti piace.

Ma soprattutto, vattene.

 

VECCHIO -

(A parte)

Gli porterò il mio miglior mantello,

accada quel che accada.

 

 

(Esce)

 

GLOUCESTER -

Ehi, tu, uomo nudo!

 

EDGARDO -

Povero Tom, ha freddo!

(A parte)

Ah, non mi vien fingere più a lungo…

 

GLOUCESTER -

Avvicinati, amico.

 

EDGARDO -

(c. s.)

… eppure devo.

Dolci occhi benedetti… Quanto sangue!…

 

GLOUCESTER -

Conosci bene la strada per Dover?

 

EDGARDO -

Tutto conosce Tom: barriere, porte,

sentieri per cavalli e per pedoni.

Povero Tom, è stata la paura

a fargli dare di volta il cervello…

Dio ti salvi dal lurido demonio,

figlio di buona gente!…

Cinque diavoli, e tutti in una volta,

son penetrati nel povero Tom:

Obbidicut, il re della lussuria;

Obbididance, il re del silenzio;

Mahu, del furto; Modo del delitto;

Flipperdigibet, re degli smorfiosi,

che dai tempi remoti è entrato in corpo

alle fantesche ed alle cameriere.([114])

Perciò, padrone, Dio ti benedica!

 

GLOUCESTER -

Toh, prendi questa borsa,

tu che i mali del cielo hanno umiliato

sotto il peso di tutti i loro colpi:

la mia sventura sia per te motivo

d’esser meno infelice. Fate, o cieli,

che sia sempre così in questo mondo!

Che ciascuno che guazza nel superfluo

e conduce una vita di piaceri,

e dispregia la vostra sacra legge,

e nulla vede perché nulla sente,

possa sentire la potenza vostra,

pronta a distribuir con equità

i beni e porre fine ad ogni eccesso,

sì che a ciascuno tocchi la sua parte.

Conosci Dover, tu?

 

EDGARDO -

Sì, sì, padrone.

 

GLOUCESTER -

C’è una scogliera il cui ciglio roccioso

alto sporgente guarda pauroso

l’abisso sottostante.

Ti chiedo solo di condurmi là,

su quell’estremo margine di roccia,

 

ed io solleverò la tua miseria

con qualcosa di ricco che ho con me.

Una volta ch’io sia giunto lassù,

non avrò più bisogno d’una guida.

 

EDGARDO -

Va bene, dammi il braccio.

Povero Tom ti ci accompagnerà.

 

 

(Escono)