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Rachel arrivò un po' in anticipo per il pranzo all'Obelisco. Salutò il capocameriere con una ban conota da venti dollari ed espresse il desiderio di avere un tavolo laterale, in un angolino tranquillo, con un altro paio di richieste. Il tavolo le fu imme diatamente apparecchiato, si accomodò e si fece portare dal cameriere un bicchiere di blauer Burgun da , dei Grigioni, mentre ammirava l'ambiente caldo e accogliente, la tavola apparecchiata con un'allegra tovaglia gialla e le pareti dipinte di oro, tutte deco rate di luppolo e fiori e corone di peperoncini Graubuendner. Il forno era pieno di legno di vite carbonizzato. Si diceva che le bistecche fossero ec cellenti, e aveva intenzione di verificarlo, visto che il pranzo era sul conto spese.

Roddy arrivò puntuale, nervoso, ma anche ralle grato dal profumo che gli arrivò non appena entrò dalla porta. Non era affatto una cosa imprevista. Nel corso del loro unico altro pranzo Rachel aveva sco perto che Roddy era una buona forchetta, una di quelle persone a cui è stato inculcato in modo inde lebile il principio etico che il piatto va proprio puli to: "come puoi lasciare qualcosa sapendo che ci so no bambini che muoiono di fame dall'altra parte del mondo?". Un atteggiamento perfetto per i suoi scopi.

Roddy si sedette e conversarono amabilmente di nulla mentre guardavano il menu, fecero le loro scelte e ripresero a parlare di cose futili fino all'arri vo degli antipasti. Roddy era ansioso di avere infor mazioni su quello che stava succedendo, ma Rachel non aveva alcuna intenzione di rovinargli l'appetito finché non avesse fatto il suo dovere, perciò evitò abilmente di tirar fuori l'argomento per tutto il tem po degli antipasti di buendnerfleisch e capuns.

Roddy, avendo bevuto quattro bicchieri di acqua di soda, conseguenza del suo nervosismo, si alzò e si diresse al bagno degli uomini. Era una cosa che Ra chel aveva già notato. Subito dopo, come Rachel aveva concordato con il capocameriere, arrivarono i piatti principali: tournedos di manzo alla griglia con polenta e salsa di melanzane per lei, bocconcini di vitello "impanati" in salsa di crema con morella e fo sti di cipolle fritte alla bernese per lui. Perfetto, pensò Rachel, e approfittando dell'assenza di Roddy estrasse una bottiglietta di liquido rivelatore grande come un dito.

Era un'altra delle piccole ironie della sorte. Una delle società produttrici di farmaci per bocca, la stessa che era diventata famosa nel secolo precedente con i suoi "rimedi" per la flatulenza e l'intolleran za al lattosio, aveva realizzato un liquido che, a con tatto con il cibo, diventava immediatamente di un inconfondibile colore arancione da soccorso aereo se la superficie del cibo conteneva qualcuno dei ceppi "mortali" di E. coli. Tutti usavano quel liquido a tavola con la stessa disinvoltura con cui potevano usare una bottiglietta personale di salsa chili o uno spray di sale a basso tenore di sodio. Rachel cospar se un po' di liquido rivelatore sul cibo nel piatto di Roddy (e anche nel bicchiere), osservò il piatto per un istante, non vide segni di cambiamento e si risi stemò sulla sedia, con indifferenza. Nessuno intor no dimostrò la minima curiosità. Nessuno avrebbe immaginato che il liquido stesso contenesse degli E. coli di un tipo molto speciale.

Roddy tornò, si sedette e subito si tuffò sul piatto come se non ne avesse mai visto uno prima e potes se non vederne mai più. Beh, in effetti non ne avrebbe visti più, non come quello, pensò Rachel. Per qualche minuto la conversazione languì, men tre lui e Rachel rendevano onore al pasto. Poi, una volta fatta fuori la maggior parte dei bocconcini di vitello e dei rósti, Roddy bevve una lunga sorsata del la sua acqua di soda e disse, con l'aria di uno che non è più disposto ad aspettare, "Beh... ora che, questa faccenda è finita... che cosa facciamo?"

"Ora", disse Rachel. "Beh." Temporeggiò, guar dandolo mangiare, perché voleva essere sicura che una quantità sufficiente dell'oggetto di tutta la sua messinscena fosse finita in fondo al suo stomaco. "Uno dei motivi per cui ho voluto pranzare con te era proprio quello di concludere il nostro affare."

"Concludere?"

"Mmm, sì, suona un po' secco. Mi dispiace, qual che volta la burocrazia mi prende. Ho paura di do verti dire che non avremo più bisogno dei tuoi servi zi."

Roddy si fermò con la forchetta a mezz'aria e la guardò a bocca aperta. "Ma mi sembrava che avessi detto...!"

"Beh, mi dispiace. Ho parlato in favore tuo con Gridley, lo sai, ti avevo detto che l'avrei fatto. Ma purtroppo non sono riuscita a convincerlo. Lui ha decisamente la sensazione che non ci si possa fidare di te. Quella storia con il tuo amico era brutta... ma quando ha scoperto che stavi preparando degli at tacchi anche a un paio di altre conoscenze... non sono riuscita a fare molto per fargli cambiare idea. Purtroppo, la lealtà è considerata un valore impor tante nella Net Force, e quando sei capace di fare più volte cose come questa... beh... sorgono un sacco di perplessità. Mi dispiace averti dato false spe ranze."

"E semplicemente vi prenderete la mia tecnolo gia di simulazione, la mia tecnica di rispecchiamen to, e me le ruberete!"

"Non possiamo rubare quello che in effetti è sta to un regalo", disse Rachel freddamente. "Beh, stai tranquillo, questa tecnica verrà usata nell'interesse della nazione." Di qualche nazione, pensò divertita, pur riuscendo a mantenere il volto rigido. È nell'inte resse di qualcuno...

"Non potete, io..."

"Che cosa farai? Ci farai causa?" Lasciò aleggiare un sorriso tenue. "Non puoi far causa a un'agenzia governativa. E poi, chi ti crederà? E ricorda le rami ficazioni di cui abbiamo parlato a proposito della sicurezza. Prova a rendere pubblico questo argomento e la Net Force negherà tutto. Per non dire... Sarò franca, Roddy. Per il momento, le cose sono andate abbastanza bene e Gridgley è disposto a lasciar cadere le accuse e a lasciarti andare. Diciamo che c'è stata una piccola incomprensione fra te e i tuoi amici. Ne è derivato qualcosa di buono, perciò la Net Force non dirà più nulla in proposito. Ma se cominci a fare rumore in pubblico... allora tempo che dovremo rendere nota anche l'altra parte della storia, e questo ti porterebbe direttamente in un penitenziario federale. Quel famoso 'scenario scomodo'."

Rimase fermo, messo al tappeto, poi si alzò all'improvviso e corse in direzione dei bagni.

Rachel non sorrise, anche se ne aveva voglia.

Un paio di minuti dopo, Roddy era di ritorno. Si sedette, bevve la sua acqua in un sorso solo e finì il suo pranzo. Sembrava che non avesse molto altro da dirle. Cercò di sollevarlo un po', ma immaginò di poter capire quanto dovesse essere irritato... il pic colo signor So Tutto messo da parte all'improvviso, e in modo così definitivo.

Rachel sospirò e si alzò per andare a sua volta in bagno, poi tornò per finire il caffè e chiedere il con to. Questo arrivò, finì il caffè, corresse un errore di calcolo, sorrise al cameriere irritato, avendo dimostrato anche a lui la sua superiorità, e si alzò. "Ho qualche appuntamento questo pomeriggio", disse con dolcezza. "Mi dispiace che non sia finita meglio per tutte le persone coinvolte. Arrivederci, Roddy. Resta pulito d'ora in poi. Sei controllato..."

Rachel si avviò verso la porta. L'ultima cosa che vide, uscendo e girandosi per l'ultima volta, fu Rod dy che abbassava la testa sulle braccia incrociate sul tavolo davanti a sé, con le spalle scosse da un fremi to incontrollabile.

Povero ragazzo, pensò Rachel senza particolare ri morso, e se ne andò per sbrigare le faccende del po meriggio.

Entrò silenziosamente nello spazio di lavoro di Roddy e percorse con sicurezza il lato dell'enorme cubo velocemente, ma senza affrettarsi: come chi ha il diritto di essere dove si trova, e non ha motivo se non di essere rapido ma prudente. Portava con sé una gabbia, simile a una grossa gabbia per portare in giro un gatto.

"Visualizzazione scenario due", disse.

Si trovava in un labirinto di bosso: siepi perfetta mente tagliate, alte e squadrate, che definivano a lo ro volta un enorme quadrato. Si avviò a passo sicuro nel labirinto, sapendone ogni particolarità, perché l'aveva studiato a lungo.

Arrivò al centro del labirinto e mise a terra la gabbia, il centro era uno spazio quadrato perfetto chiuso da un cancello di ferro rivestito da una rete metallica. Rachel aprì il cancello, mise la gabbia all'interno, chiuse il cancello e, da sopra quello, tirò la leva che lasciò libero il contenuto della gabbia.

Ne uscirono con un movimento lento. Ce n'era no sei. Brillavano nella luce del sole del mattino che arrivava da sopra il labirinto, la pelle spessa che ri fletteva i colori dell'arcobaleno nell'atmosfera chia ra. Sottili code argentee a cavatappi si agitavano e li spingevano in avanti. Andarono a sbattere contro le pareti del labirinto, rimbalzarono, finirono contro il cancello, rimbalzarono via anche da quello.

Rachel rimase a guardarli per un po', controllan do che non potessero uscire prima del momento desiderato. Sarebbe stato troppo presto. Se ne sa rebbe andata, dando contemporaneamente il co mando che i suoi colleghi programmatori le aveva no detto avrebbe scatenato l'infezione, innescando la bomba a tempo, che già adesso ticchettava dentro Roddy. Non appena fosse tornato nuovamente nel suo spazio virtuale, l'infezione l'avrebbe colpito. In pochissimo tempo avrebbe cominciato a sentirsi male. I tecnici le avevano detto che ci sarebbero volute solo poche ore prima che si manifestassero i sintomi neuropsichiatrici principali, e poche di più per quelli gastrointestinali. Roddy avrebbe cominciato a delirare dopo un'ora o poco più, avrebbe perso conoscenza dopo un altro paio d'ore e sarebbe morto nell'arco di trentasei... quarantotto ore al massimo. Era un peccato perdere una risorsa simile... ma non si può fare una frittata senza rompere qualche uovo. E, sbrigata quella piccola faccenda, ci sarebbe stato molto altro a tenerla occupata, intanto che la tecno logia veniva messa sul mercato. Tutte le frittate suc cessive sarebbero state ripiene di caviale Beluga, e se le sarebbe mangiate sotto un sole tropicale da ricca pensionata...

"Sono proprio un branco di piccoli stupidi dall'aria malvagia", disse una voce, una voce giova ne, che non conosceva. Guardò verso l'alto.

Non c'era solo una persona che la stava guardando da oltre la penultima parete del labirinto, ma tre. Un ragazzo piccolo e magro, con gli occhi scuri e tratti orientali; una ragazza dai capelli e dagli occhi castani, più grande, di media statura, robusta; un ra gazzo nero, forse della stessa età della ragazza, abba stanza magro. La guardavano con espressioni che andavano dal divertito al disgustato.

Rachel inspirò. Non aveva idea di chi fossero: for se amici di Roddy. Non gliene importava nulla. Era armata, e dubitava che potessero fare qualcosa per fermarla. Aprì la bocca...

"Elimina la visualizzazione", disse.

"Contrordine", disse Mark.

Il labirinto rimase dov'era. Rachel cominciò a su dare, si mosse come per attaccarli.

"No", disse Mark, "ferma lì."

Rise di gusto. "Perché non dovrei andarmene do ve voglio? Non..."

... e uno dei coli saltò sulla sua gamba.

Rachel indietreggiò rapidamente.

"C'è un motivo forse per cui non dovrebbe", dis se Charlie. "Vede, ha lasciato una registrazione im munologica e neurale completa, quando è venuta qui l'ultima volta e, beh, abbiamo pensato che, sic come provava così tanto interesse per quei batteri..."

"Non essere stupido, ragazzo", scattò Rachel. "Non possono farmi niente."

"Lo dica a loro", intervenne Maj. I coli continuava no a saltellare verso Rachel.

"Oh, sì, beh, lei pensa di non aver contratto il vet tore vivo", disse Charlie. "Purtroppo però le cose non stanno così. Quando è andata in bagno e ha la sciato Roddy da solo al tavolo, lui ha fatto in modo che anche quello che mangiava lei fosse inoculato di questa roba."

Rachel girò il bel viso verso Mark, stringendo gli occhi. "Quel piccolo bastardo figlio di puttana", sibi lò, "mi ha teso una trappola! Io lo..."

Cominciò a infilare la mano nella giacca.