100 A.C. TEOTIHUACÁN
È considerata la città del mistero, non si sa chi l’abbia fondata, non si sa quali fossero le sue finalità principali, ma sappiamo che è bellissima.
Ci troviamo in Messico, a Teotihuacán. È una città con un viale principale lungo circa 2 chilometri, al suo interno si trova la terza piramide più grande del mondo. L’abbiamo addirittura sorvolata: al tempo della sua fondazione era la città più grande del continente americano. Gli aztechi la nominarono “il luogo dove nascono gli dei”. Al suo interno due grandi piramidi: quella del Sole e quella della Luna.
Una città straordinaria che è stata distrutta in maniera volontaria: sì, ma da chi? E perché? Siamo di fronte a uno dei misteri di pietra più grandi del mondo.
Teotihuacán ha un’estensione di circa 20 chilometri quadrati, probabilmente ci vivevano, nel suo periodo di massima espansione, 200.000 persone, ma dopo tanti anni di studio non si è ancora compreso quale fu il popolo che l’ha costruita e soprattutto per quale motivo. Certamente, quando sono arrivati gli aztechi l’hanno vista così imponente e immensa che l’hanno subito considerata un’opera divina.
Ma cos’è successo prima del loro arrivo? Qualcuno ha distrutto questa città in maniera metodica: sono stati abbattuti le statue e tutti gli elementi architettonici. A che scopo?
Teotihuacán è una vera opera d’arte che nasconde ancora moltissimi segreti, il più importante dei quali è: chi l’ha voluta?
La Piramide della Luna è molto importante perché è quella dove si svolgevano i sacrifici umani, ma nella stessa città si trova anche il Tempio del Serpente Piumato, un luogo che può riservare grandi sorprese, dove sono stati trovati mercurio liquido e anche mica, un componente che oggi viene utilizzato per la fabbricazione di strumenti elettrici.
Ma affrontiamo il grande mistero della Piramide del Sole. Cominciamo con alcune cifre che riguardano la sua struttura: la base supera di poco i 223 metri ed è alta poco più di 71 metri, circa la metà della Piramide di Cheope. Nonostante ciò, è la terza piramide al mondo.
Si pensa che al vertice, oggi piatto, un tempo ci sia stato un tempio andato distrutto. Tutto è stato costruito a circa 2000 metri, un’altitudine alla quale si comincia a far fatica a respirare. Contrariamente alla Piramide di Cheope, però, questa piramide si può scalare. Ci sono dei gradini, anche se decisamente irregolari: non ce n’è uno uguale all’altro e le varie rampe di scale hanno diverse inclinazioni. Insomma, scalarla è un vero e proprio percorso a ostacoli, anche se non particolarmente difficile.
L’abbiamo visitata una mattina prima che il parco archeologico aprisse, e questo è già un piccolo privilegio. L’altra cosa importante è che, tra poco tempo, questa piramide verrà chiusa al pubblico per evitarne il deterioramento, quindi poterla visitare di persona è stata una fortuna, sicuramente un ricordo prezioso da conservare nella nostra mente e nei nostri occhi.
Il vertice della piramide è a 2115 metri sul livello del mare. Vi giuro che da lì sopra il panorama toglie il fiato, non bastano gli occhi per vedere. Che spettacolo, che gioia e serenità! Probabilmente questa piramide è nata sopra una sorgente d’acqua: un tempo l’acqua era considerata un dono divino da preservare e venerare.
Gli aztechi scoprono Teotihuacán solo molti secoli dopo la sua caduta e la sua distruzione. Scoprono la sua bellezza, ma scoprono anche qualcos’altro, che probabilmente ha cambiato il loro atteggiamento verso questo luogo. Cosa hanno visto? Certamente qualcosa di tanto importante da spingerli a chiamare questo centro “il luogo dove nascono gli dei”.
Gli antichi aztechi credevano in un continuo avvicendarsi di ere, ciascuna delle quali dominata da una diversa divinità solare e popolata da una diversa stirpe di uomini. Secondo la leggenda, al termine del Quarto Sole, due semidei si sfidarono per dominare l’era del Quinto Sole: vinsero entrambi e i due si trasformarono nel Sole e nella Luna ma gli dei, preoccupati dall’arsura procurata agli uomini e agli animali da questi due Soli, scagliarono un coniglio sul volto di uno dei due per attenuarne il bagliore, differenziando così il Sole dall’altro corpo celeste, la Luna, che sul proprio volto porta ancora impressa l’impronta del coniglio.
Ecco perché gli aztechi diedero questi nomi alle due principali piramidi di Teotihuacán. Per l’antico popolo azteco questo posto rappresentava realmente il luogo dove nascevano gli dei.
Gli aztechi non davano assolutamente per scontato il fatto che il sole sorgesse ogni giorno. Avevano un calendario astronomico di 365 giorni e uno religioso della durata di 260.
Perché tutto ciò? Perché questi due calendari una volta ogni 52 anni astronomici si incontravano e segnavano così la fine di un ciclo. Cosa succedeva alla fine di questo ciclo? Si svolgeva una cerimonia proprio sul vertice della Piramide del Sole.
Gli aztechi sono arrivati qui e hanno recuperato una cultura creata e costruita, anche architettonicamente, da un popolo che rimane ancora misterioso. Oltre alle maestose piramidi e ad altre grandi costruzioni, questo popolo scomparso e sconosciuto ci ha lasciato anche qualcos’altro: degli affreschi. In particolar modo un unico grande dipinto, simile a un fotogramma che, come succedeva al tempo, doveva raccontare un intero film.
In questo disegno troviamo il ciclo della vita e della morte, con la parte finale che si riferisce proprio ai sacrifici umani.
Il racconto di questo affresco, rimasto nella parte bassa del muro di una vecchia abitazione, perché tutto quello che superava una certa altezza è stato distrutto, è piuttosto dettagliato. Ci mostra addirittura del mais, diverso da quello che conosciamo, con grani di colore blu. Non è una fantasia. Un contadino mi ha regalato alcuni chicchi di questo mais blu, che sono riuscito a far germogliare anche sul terrazzo della mia casa a Roma, una vera curiosità.
Continuando a percorrere il grande viale centrale di Teotihuacán ci si avvicina alla Piramide della Luna: e se le piramidi fossero una replica simbolica delle montagne? Potrebbe essere che il sangue versato alle divinità sulle piramidi fosse l’elemento di scambio tra gli uomini e gli dei per garantire il ciclo di rigenerazione della vita? È forse questo uno dei grandi, tremendi segreti che custodisce la città misteriosa?
Ma che prove abbiamo che qui si svolgessero realmente sacrifici umani? Cosa è leggenda e cosa invece è stato realtà? Cerchiamo sempre di capire qual è il confine tra questi due mondi, anche grazie ai ritrovamenti fatti nel tempo.
La Piramide della Luna è alta poco più di 40 metri ed è collegata con un tunnel al centro di una piazza che si trova proprio di fronte a lei.
I sacrifici erano legati soprattutto alle varie e successive fasi di costruzione delle piramidi, ogni volta che veniva eretta una parte si svolgevano questi sacrifici, che erano dedicati alla ciclicità della vita e riportavano sempre la centralità del sangue come elemento vitale.
Dopo aver visto la Piramide del Sole e quella della Luna concentriamoci sul Tempio del Serpente Piumato. Questo era collegato con un terrapieno a una piramide che si trovava nella parte posteriore. Proprio il terrapieno ha salvato una parte della piramide. Chi ha voluto distruggere Teotihuacán non si è accorto di quello che era nascosto e, una volta tolta la terra, si sono potuti ammirare i pochissimi volti di belve scolpiti nella roccia e gli ancora più rari colori che decoravano queste piramidi, un vero tesoro sfuggito miracolosamente alla distruzione.
E viene ancora una volta da chiedersi: chi ha cancellato tutto questo? Perché?
Adesso vi racconto cosa è successo quando siamo scesi di circa 17 metri sotto il Tempio del Serpente Piumato. Si è trattato di un’incredibile coincidenza: l’archeologo che ha scoperto questa parte del sito era presente proprio nei giorni nei quali siamo arrivati in Messico. Dopo una lunga trattativa diplomatica siamo riusciti a convincerlo a farci entrare nel cantiere archeologico. Il passaggio era stretto e basso, con impalcature non proprio stabili. Lungo il tunnel che abbiamo percorso abbiamo visto una serie di muri che, di fatto, lo interrompevano ogni pochi metri, una specie di cassaforte con più porte. Di questi muri se ne contano almeno 12. Servivano per bloccare l’accesso alla stanza finale, e questo vuol dire che la stanza era considerata molto importante.
La scoperta è avvenuta in maniera casuale, come spesso capita in archeologia. Si stavano effettuando lavori di conservazione, aveva piovuto moltissimo e all’improvviso si è formato un buco nella terra, nel quale cominciava a scendere l’acqua. Una volta liberato dalla pioggia, l’archeologo Sergio Gómez Chávez si è accorto dell’esistenza di questo tunnel. Ma il sito era completamente pieno di fango, e ci sono voluti mesi prima di scoprire l’importanza di questo luogo. Un posto in cui, per la prima volta, si è potuto leggere come gli antichi abitanti di questo territorio vedevano il cosmo.
Non vi dico la mia sorpresa una volta arrivati in fondo a questo tunnel: il soffitto, con inserti di pirite, ricordava il cielo stellato ogni volta che la luce lo sfiorava. In una grande sala era riprodotto il modello in scala di una vasta parte del territorio che si trovava sopra le nostre teste.
All’interno è stata trovata la mica, un minerale appartenente ai fillosilicati, con un aspetto brillante, che è un ottimo isolante elettrico e resiste al calore, ma il cui uso da parte degli antichi fondatori di Teotihuacán è ancora un’incognita. Tra le cose singolari che sono state rinvenute c’erano mercurio liquido, pirite in gran quantità, un alto numero di conchiglie incise e due pezzi di turchese che probabilmente arrivavano dall’odierna Arizona. Nella stanza si può ancora vedere il livello dell’acqua che la copriva interamente. Ma non possiamo non pensare al mercurio. Sì, perché questa stanza, riproducendo il territorio, affidava al mercurio la simbologia dell’acqua: i laghi erano fatti di mercurio e per questo hanno resistito al passare dei millenni. C’erano poi anche due piccole statue che guardavano verso il cielo. E dei palloni, utilizzati nel terribile gioco della palla, la lotta a carattere rituale in cui il miglior atleta della squadra vincente veniva sacrificato agli dei al termine delle sfide. Mercurio, dicevamo. Qui ne è stato rinvenuto un quarto di litro, probabilmente ce ne era molto di più. Sappiamo che era difficilissimo da trovare e pericoloso da maneggiare, e ricordiamo antichi testi che parlavano di fiumi e laghi di mercurio all’interno della prima grande piramide dell’antica Cina, una piramide ancora oggi inviolata. Cosa legava, o chi legava questo luogo con il suo omologo in Cina? È probabile che le varie culture si fossero già “parlate”? Sicuramente un’importante coincidenza che attende ancora delle risposte, ricordiamoci, legate al mercurio.