Capitolo 14
La baciò sul balcone. Moira se lo sarebbe ricordato, quel bacio, la tranquilla melodia della notte, l'aria fredda, la bocca morbida di lui.
Quella notte Cian non avrebbe pensato all'alba e agli obblighi che essa comportava. La notte era il suo elemento e, finché Moira fosse rimasta con lui, sarebbe stato l'elemento di entrambi.
— Hai baciato molte donne?
Il vampiro accennò un sorriso, sfregandole delicatamente le labbra contro le labbra. — Sì.
— Centinaia?
— Di più.
Lei spalancò gli occhi. — Migliaia?
— Probabile.
— Mmm. — Si staccò da lui, poi si voltò, appoggiandosi alla balaustra di pietra. — Credo che emanerò un decreto, secondo il quale ogni uomo dovrà venire qui e baciare la sua regina. Così mi metterò al passo con te. Allo stesso tempo sarebbe una specie di studio, un confronto. Potrei valutarti in questa specifica abilità.
— Interessante. Ma temo che troveresti gli uomini di campagna alquanto incompetenti.
— Ah sì? Come fai a esserne così sicuro? Hai mai baciato un uomo di Geall?
Lui rise. — Sei proprio intelligente, eh?
— Così dicono. — Moira restò dov'era quando lui si avvicinò e la intrappolò tra le sue braccia, appoggiando le mani sulla balaustra a lato delle sue. — Ti piacciono le donne intelligenti?
— Al momento sì, quando hanno gli occhi come la nebbia nella notte e i loro capelli sono del colore della quercia lucidata.
— Grigio e marrone. Ho sempre pensato che fossero colori così banali, ma non mi sento per niente banale quando sto con te. — Gli posò una mano sul cuore. Anche se non batteva, poteva avvertire le pulsazioni nei suoi occhi. — Non mi sento timida con te, né nervosa. Lo ero prima, finché non mi hai baciata. — Gli premette le labbra sul petto, dove prima aveva appoggiato la mano. — Poi ho pensato... be', certo, dovevo immaginarlo... una tenda si è come alzata dentro di me e non credo che scenderà mai più.
— Tu porti la luce dentro di me, Moira. — Non le confessò, né a lei né a se stesso, che quando l'avrebbe lasciata quella luce si sarebbe spenta di nuovo.
— La luna è molto chiara questa notte e le stelle brillano. — Moira posò le mani sulle sue. — Possiamo lasciare le tende aperte finché non sarà ora di dormire.
Lo attirò dentro, nella camera da letto illuminata dal chiaro di luna e dalle candele. Sapeva cosa sarebbe accaduto, quel calore che iniziava a bollire, il cuore che prendeva fuoco. E il brivido e le sensazioni che ci sarebbero state nel mezzo.
Da qualche parte, fuori, un gufo emise un verso. Cercava la sua compagna, pensò Moira. Ora sapeva cosa voleva dire struggersi per il proprio compagno.
Si tolse la corona e la posò, poi fece per levarsi gli orecchini. Quando si accorse che lui la stava guardando si rese conto che quei piccoli gesti, il suo spogliarsi, potevano eccitarlo. Allora se li tolse lentamente, guardandolo mentre lui la osservava. Prese la croce che aveva nascosto sotto il corpetto e se la sfilò dalla testa. Quello, ne era consapevole, era un atto di fiducia.
— Le mie ancelle non sono qui per aiutarmi. Puoi slegarmi tu i lacci?
Gli voltò la schiena e sollevò i capelli.
— Credo che mi farò fare una zip. È molto più semplice, davvero, rende più facile vestirsi.
— Molto fascino va perso nella comodità.
Gli lanciò un sorriso da sopra la spalla. — Facile per te a dirsi. — Poi, però, quando lui le allentò i lacci, sentì le farfalle nello stomaco. — Che invenzione ti ha più soddisfatto nel corso del tempo?
— L'impianto idraulico in casa.
La velocità della risposta la fece ridere. — Larkin e io siamo abituati a non averlo, ma anche a me manca. Davvero. Ho studiato il vostro sistema di tubi e vasche. Credo che potrei costruire qualcosa di simile a una doccia.
— Una regina che è anche un idraulico. — Posò le labbra sulla sua spalla, mentre le allentava il corpetto. — Non ce fine ai tuoi talenti.
— Mi chiedo come sarei, se fossi il valletto di un gentiluomo — disse, voltandosi verso di lui. — Mi piacciono i bottoni — continuò, iniziando a sbottonargli la camicia. — Sono pratici e carini.
Proprio come lei, pensò Cian mentre slacciava con gesti efficienti, per poi buttarsi indietro i capelli.
— Forse dovrei tagliarmeli. Come Blair. È molto più pratico.
— No, non farlo. — Sentì il ventre contrarsi mentre lei si fermava con le dita sul bottone dei suoi jeans. Le accarezzò i capelli dalla radice alle punte. — Sono bellissimi... il modo in cui ti cadono sulle spalle e scendono sulla schiena. Ti splendono sulla pelle.
Incantata, Moira guardò nel lungo specchio che dominava la stanza. Restò scossa nel vedersi in piedi seminuda. E sola. Distolse subito lo sguardo e gli sorrise. — Comunque sono molto faticosi da gestire e...
— Ti spaventa?
Non aveva senso fingere di non aver capito la domanda. — No. Sono solo leggermente turbata, non è niente. Per te è difficile non poter vedere il tuo riflesso?
— È come è. Ti adatti. Che ironia, essere eternamente giovani e non potersi ammirare. Eppure...
La voltò, in modo che entrambi guardassero verso lo specchio. Poi le sollevò i capelli e li lasciò cadere. Lei rise nel vedere i capelli che sembravano volare da soli. Cian le posò le mani sulle spalle.
— C'è sempre un modo per divertirsi — le mormorò.
Le sollevò ancora i capelli, ma stavolta le sfiorò la nuca con le labbra e poi con i denti. Avvertì il respiro di lei interrompersi all'improvviso e la vide sgranare gli occhi.
— No, no — mormorò quando Moira fece per voltarsi. — Guarda e basta. — Le passò le dita sulla pelle, sulle spalle nude, giù fino a dove il corpetto allentato le conteneva appena il seno. — Senti e basta.
— Cian...
— Hai mai sognato che il tuo amante venisse da te di notte, nel buio? — Le abbassò il corpetto in vita, solleticandole la punta dei seni con le dita. — Che ti cogliesse di sorpresa, con mani e labbra che ti divorano la pelle?
Moira portò le mani su quelle di lui, sentendo il bisogno di toccarlo. Poi arrossì e le lasciò ricadere, dato che il riflesso la mostrava nell'atto di stringersi i seni.
Dietro di lei, invisibile, lui sorrise. — Hai detto che non ho preso la tua innocenza. Forse avevi ragione, ma lo farò ora. Sei così... succulenta e sto morendo dalla voglia.
— Non sono innocente — rispose lei, ma tremava.
— Più di quello che credi. — Con i pollici le disegnò dei cerchi sui seni, muovendoli lentamente finché non sfregarono contro le punte inturgidite. — Hai paura?
— No. — Poi rabbrividì. — Sì.
— Un po' di paura aumenta solo l'eccitazione. — Le fece cadere il vestito sul pavimento e si chinò più vicino al suo orecchio.— E ora guarda. Guarda il tuo corpo.
La paura era così intimamente mischiata all'eccitazione che Moira non riusciva a distinguerle, il corpo inerme, la mente paralizzata. Mani e labbra che non riusciva a vedere vagavano lentamente su di lei, in maniera erotica e possessiva. Si vide rabbrividire, il piacere sorpreso che le attraversava il viso, gli occhi velati di abbandono.
Il suo amante fantasma la accarezzò, solleticandola con le dita, tracciando, lasciando una scia di carne tremante. Quando le afferrò di nuovo i seni, questa volta lei posò le mani sulle sue senza più vergogna.
Gemé al suo tocco, però non distolse gli occhi dallo specchio. Una studiosa curiosa come lei non poteva chiudere gli occhi di fronte a una nuova esperienza, a nuove conoscenze. Cian la sentì tremare, poi la avvertì muovere sensualmente, istintivamente i fianchi man mano che il piacere la sopraffaceva. La luce delle candele giocava sulla sua pelle e le sensazioni la riscaldavano, facendola fiorire come una rosa.
Mugolò di nuovo intanto che Cian muoveva le dita sulla sua pancia, poi, quasi fondendosi con lui, allungò le braccia all'indietro e gliele allacciò attorno al collo.
Lui proseguì con quella tortura, passandole leggermente le dita sui fianchi, sulle zone più sensibili, stimolandola per poi ritrarsi, lasciandole intravedere ciò che sarebbe venuto, finché a lei non mancò il fiato.
— Prendi — le mormorò. — Prendi ciò che vuoi.
Le afferrò una mano e gliela spinse fra le cosce, come intrappolata. Moira si sentì premere contro il corpo sodo di lui che intanto continuava ad accarezzarla, introducendola a un nuovo, intenso piacere. La sua voce le sussurrava parole che non poteva più comprendere, ma nello specchio vedeva solo se stessa, persa in un piacere crescente.
L'orgasmo la lasciò senza fiato, e lei ci affogò dentro incredula.
Cian la fece voltare a una velocità tale da farle perdere l'equilibrio, ma l'avrebbe perso comunque con il bacio colmo di selvaggia urgenza che lui le diede. Poté solo aggrapparsi a lui, darsi mentre il suo cuore gli martellava contro il petto.
Nonostante tutte le donne che aveva posseduto e assaggiato, Cian non aveva mai provato un desiderio così forte. Una sorta di folle bisogno che solo Moira poteva saziare. E, nonostante tutta la sua esperienza e le sue capacità, si sentì perso quando lei Io strinse a sé.
Pronto e sconvolto quanto Moira, la trascinò sul pavimento e si immerse in lei con totale disperazione.
Ancora una volta la costrinse a voltare il viso verso lo specchio mentre la prendeva, mentre lei iniziava a muoversi senza controllo contro le sue potenti spinte. E, quando tremando venne di nuovo, lui unì il bisogno al desiderio, finché gli occhi di lei non si aprirono e lo fissarono, guardando davvero chi la possedeva.
La possedette a lungo, cavalcandola ancora e ancora, i loro bisogni che erano una cosa sola. Alla fine Cian le affondò il viso tra i capelli e si lasciò andare, svuotandosi in lei.
Moira avrebbe potuto giacere lì, esausta, per il resto della sua vita, ma lui la sollevò. La tirò su da terra, a malapena cosciente, e restò in piedi con lei fra le braccia, il tutto con un solo semplice gesto.
E il cuore le sobbalzò leggermente in petto.
— È sciocco — disse mentre gli accarezzava il collo. — E probabilmente è una cosa femminile. Ma adoro la tua forza e il fatto che per un istante, mentre ci amiamo, ti rendo debole.
— C'è una parte di me, mo chroi, che è sempre debole quando sto con te.
L'aveva chiamata cuore mio, e questo la fece di nuovo sussultare. — Oh, non devi — gli disse, dopo che Cian la stese sul letto e si voltò per chiudere le tende. — Non ancora. Ci resta ancora così tanta notte. — Rotolò di nuovo fuori dal letto e prese la vestaglia. — Vado a prendere il vino. E il formaggio — decise. — Sto di nuovo morendo di fame.
Mentre usciva, Cian si avvicinò al caminetto e vi gettò un altro ceppo. Decise di ignorare quella parte di sé che gli chiedeva cosa stesse facendo. Ogni volta che era con Moira si apriva un'altra cicatrice nel suo cuore al pensiero del giorno in cui non avrebbe più potuto stare insieme a lei. Lei sarebbe sopravvissuta, ricordò a se stesso. E anche lui. La sopravvivenza era qualcosa che umani e demoni avevano in comune. Nessuno moriva davvero per un cuore infranto.
Lei tornò con un vassoio. — Possiamo mangiare e bere a letto, è una cosa così peccaminosa. — Posò il vassoio prima di salire sul letto.
— Di peccato te ne ho già dato abbastanza.
— Eh? — Si buttò indietro i capelli, rivolgendogli un sorriso. — E io che speravo di averne ancora! Be', se mi hai mostrato tutto quello che sai fare, possiamo anche iniziare a ripeterci.
— Ho fatto cose che tu non puoi nemmeno immaginare. Cose che non vorrei che tu immaginassi.
— Ora ti stai solo dando delle arie — gli disse in tono forzatamente scherzoso.
— Moira...
— Non essere dispiaciuto per quello che c'è fra noi, o per quello che credi non ci possa essere, o non ci debba essere. — Il suo sguardo era limpido, diretto. — Non essere dispiaciuto per quello che hai fatto in passato. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, in qualsiasi tempo, è stato un passo che ti ha portato qui. Abbiamo bisogno di te, qui. Io ho bisogno di te, qui.
Cian si avvicinò al Ietto. — Capisci che non posso restare?
— Sì, sì. Sì. Non ne voglio parlare, stanotte. Non possiamo vivere un'illusione, solo per una notte?
Lui le accarezzò i capelli. — Non posso essere dispiaciuto per quello che c'è fra noi.
— Allora basta così. — Doveva bastare così, aggiunse tra sé e sé, perché ogni minuto che passava sentiva di perdere il controllo sempre di più, come in preda a una dolorosa follia.
Sollevò uno dei calici e glielo offrì con mano ferma. Quando Cian vide che era sangue, la guardò perplesso.
— Pensavo che ne avresti avuto bisogno. Per recuperare un po' di energia.
Lui scosse la testa e si sedette sul letto con lei. — Allora, vogliamo parlare del sistema idraulico?
Di tutte le cose che Moira aveva immaginato che lui dicesse, quella era davvero l'ultima. — Del sistema idraulico?
— Non sei mica l'unica ad aver studiato. Aggiungici il fatto che io c'ero quando questo genere di cose è stato introdotto nella vita di tutti i giorni... Ho delie idee su come potresti installare un sistema di base.
Lei sorrise, sorseggiando il vino. — Illuminami.
Dedicarono un tempo considerevole alla questione, e Moira andò a prendere carta e inchiostro per fare degli schizzi. Il fatto che lui si interessasse tanto a qualcosa che la gente del suo tempo probabilmente dava per scontato le mostrò una nuova sfaccettatura del suo carattere.
Poi si rese conto che non avrebbe dovuto esserne sorpresa, vista l'enorme biblioteca che aveva in Irlanda. E in una casa, ricordò, in cui non si recava più di un paio di volte all'anno. Capì inoltre che lui avrebbe potuto essere qualsiasi cosa desiderasse. Aveva una mente veloce e curiosa, mani abili e, dal modo in cui suonava gli strumenti, l'anima di un poeta. Ed era bravo negli affari, rifletté.
A Geall, nel suo tempo, sarebbe stato un uomo facoltoso, ne era certa. Rispettato, se non rinomato. Altri uomini sarebbero andati a fargli visita per un suggerimento e un consiglio. Le donne avrebbero flirtato con lui in ogni occasione.
Loro due si sarebbero di certo incontrati. Cian l'avrebbe corteggiata e si sarebbero innamorati, ne era sicura. E lui avrebbe regnato al suo fianco, su una terra ricca e pacifica.
Avrebbero avuto dei figli, con i suoi bellissimi occhi azzurri. E un maschio, almeno un maschio, con una piccola fossetta nel mento identica a quella del padre.
E in notti come quella, profonde e calme, avrebbero discusso del futuro della loro famiglia, del loro popolo, del loro paese.
Quando lui le sfiorò una guancia, Moira tornò alla realtà battendo le ciglia.
— Hai bisogno di dormire — le sussurrò Cian.
— No. — Lei scosse la testa, cercando di concentrarsi di nuovo sugli schemi, cercando di rallentare quei minuti che erano il suo tempo con lui. — Mi ero persa nei pensieri.
— Ti saresti messa a russare fra un minuto.
— Questa è una menzogna. Io non russo. — Però non discusse quando lui raccolse i fogli. Riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti. — Magari possiamo riposarci un po'.
Mentre lui tirava le tende, Moira si alzò per spegnere le candele ma, quando tornò a letto, lo vide aprire la porta per uscire.
— Per l'amor del cielo, Cian, sei mezzo nudo! — Gli corse dietro con la sua camicia in mano. — Mettiti questa, almeno. Forse a te non dà fastidio il freddo, ma a me dà fastidio che le guardie ti vedano uscire di qui in questo modo. Non è un comportamento adeguato.
— Sta arrivando qualcuno a cavallo.
— Cosa? Dove?
— Da est.
Moira controllò alla finestra. Non vide nulla, ma si fidava ciecamente dei sensi di Cian. — È da solo?
— No, sono due, ma il secondo è guidato dal primo. Arrivano al galoppo.
Annuendo, lei cominciò a vestirsi. — Le guardie hanno ricevuto istruzioni di non far entrare nessuno. Andrò a controllare. Potrebbero essere persone rimaste indietro. In tal caso non possiamo lasciarle fuori dai cancelli, in balia dei mostri.
— Non far entrare nessuno — ordinò Cian infilandosi i jeans. — Neanche se li conosci.
— Non lo farò e non lo faranno neanche le guardie. — Con una leggera fitta di rammarico si rimise la corona e tornò a essere la regina. E come una regina sollevò la sua spada.
— Saranno dei dispersi — disse — che cercano riparo e cibo.
— E se non lo sono?
— Allora hanno fatto molta strada per morire.
Una volta giunta alla postazione sopra le mura, Moira poté vedere i cavalieri o, almeno, le loro sagome. Erano due, come aveva detto Cian, con il primo che faceva strada al secondo. Non indossavano mantelli nonostante l'aria fosse fredda, con un primo accenno di gelo.
Guardò Niall, che era stato svegliato non appena le guardie avevano individuato i cavalieri.
— Voglio un arco.
Niall fece cenno a uno degli uomini che gli portò un arco e una faretra. — Mi pare sciocco che un nemico ci venga incontro in questo modo. Due uomini soli contro tutti noi? E non possono neppure passare attraverso i cancelli a meno che non li invitiamo a entrare.
— Probabilmente non sono nemici, ma non apriremo finché non ne avremo la certezza. Due uomini — mormorò mentre si avvicinavano abbastanza per vederli con chiarezza. — Quello sul cavallo dietro mi pare ferito.
— No — disse Cian dopo un istante. — È morto.
— Ma come fate... — Niall si zittì da solo.
— Ne sei certo? — si informò Moira.
— È morto e legato al cavallo. Lo è anche il cavaliere davanti, ma è stato trasformato.
— Va bene, allora. — Moira sospirò. — Niall, di' agli uomini di stare all'erta in caso ce ne siano altri. Che non prendano iniziative senza aver ricevuto ordini. Vedremo che cosa vuole questo, prima. Un disertore? — chiese a Cian, ma scartò l'idea prima ancora che lui rispondesse. — No, un disertore sarebbe andato il più lontano possibile, a est o a nord, e si sarebbe nascosto.
— Forse pensa di avere qualcosa da scambiare — suggerì Niall. — Magari vuole farci credere che l'uomo che trasporta è ancora vivo, così lo facciamo entrare. O ha informazioni che pensa possano interessarci.
—Ascoltarlo non ci costa nulla — disse Moira, poi si fermò e afferrò la mano di Cian. — Il cavaliere davanti... è Sean. È Sean, il figlio del fabbro. Oh mio Dio... sei certo che sia...
— Riconosco la mia razza. — E con occhi più esperti di Moira riconobbe il morto. — Lo ha mandato Lilith, può permettersi di perdere un vampiro appena trasformato. Lo ha mandato perché lo conoscevi e ti addolora. Non farlo entrare.
— Ma era poco più di un ragazzo.
— E ora è un demone. All'altro questo è stato risparmiato ed è stato ucciso sul colpo. Guardami, Moira. — La prese per le spalle e la voltò perché lo guardasse. — Mi spiace. È Tynan.
— No. No. Tynan è alla base. Abbiamo ricevuto conferma che l'ha raggiunta. Ferito ma vivo, e al sicuro. Non può essere Tynan.
Si staccò da Cian, appoggiandosi al muro e aguzzando la vista. Udì dei mormorii, che divennero grida quando le guardie riconobbero Sean. C'era speranza nelle loro voci mentre gli davano il benvenuto.
— Quello non è più Sean! — strillò in modo da coprire le urla dei soldati. — Sean, l'uomo che conoscevate, è stato ucciso. Al suo posto è stato mandato un vampiro con il suo volto. I cancelli resteranno chiusi e nessun uomo lascerà passare il mostro che si sta avvicinando. Questo è un ordine.
Si voltò. Ogni osso del suo corpo parve sgretolarsi, quando vide che Cian aveva ragione. C'era Tynan, o meglio, il corpo martoriato di Tynan, legato al secondo cavallo.
Aveva voglia di piangere, nascondersi fra le braccia di Cian, urlare e singhiozzare. Voleva rifugiarsi da qualche parte e cedere alla rabbia e al dolore. Invece restò lì, la schiena dritta, senza più nemmeno sentire il vento che le scuoteva il mantello e i capelli. Puntò una freccia e attese che il vampiro si avvicinasse con il suo vile dono.
— Che nessuno gli parli — disse freddamente.
Colui che era stato Sean guardò verso l'alto e alzò una mano verso le persone che si erano raccolte sulle mura. — Aprite i cancelli! — urlò. — Aprite i cancelli! Sono Sean, il figlio del fabbro, potrei averli ancora alle calcagna! Ho qui Tynan. È ferito gravemente.
— Non passerai — gridò Moira. — Ti ha ucciso solo per mandarti qui da noi a morire di nuovo.
— Maestà. — Riuscì ad accennare un goffo inchino, mentre fermava i cavalli. — Voi mi conoscete.
— Sì, ti conosco. Come è morto Tynan?
— È ferito. Ha perso molto sangue. Sono riuscito a scappare dai demoni e a correre fino alla fattoria, alla base. Ma ero debole e ferito e Tynan, che Dio lo benedica, è uscito per aiutarmi. Ci hanno attaccato e siamo a malapena riusciti a scappare.
— Tu menti. L'hai ucciso tu? Lei ti ha trasformato cosicché uccidessi un amico?
— Mia Signora — disse mentre lei sollevava l'arco e gli puntava una freccia al cuore. — Non l'ho ucciso io. — Alzò le mani per mostrare che non portava armi. — È stato il prìncipe. Il bambino. — Si portò una mano alla bocca per soffocare una risata nello stesso modo in cui avrebbe fatto Sean e notarlo le spezzò il cuore. — Il principe lo ha attirato fuori e lo ha ucciso. Io ve l'ho solo riportato, come mi ha ordinato la vera regina. Vi manda un messaggio.
— Sarebbe?
— Se vi arrendete e la accettate come regina di questo mondo e di tutti gli altri, se mettete la spada di Geall nelle sue mani e la vostra corona sulla sua testa, verrete risparmiati. Potrete vivere qui le vostre vite, come preferite visto che Geall è un piccolo mondo e non le interessa.
— E se non lo facciamo?
Il vampiro prese un pugnale, si chinò e tagliò le corde che assicuravano Tynan al cavallo. Con un calcio impietoso lo fece cadere a terra.
— Allora il vostro destino è identico al suo e questo sarà il destino di ogni uomo, ogni donna, ogni bambino che lotterà contro di lei. Sarete torturati. — Si strappò di dosso la tunica e la luce della luna illuminò le bruciature e le ferite che ancora dovevano rimarginarsi sul suo petto. — Tutti quelli che sopravvivranno a Samhain saranno trovati. Violenteremo le vostre donne, mutileremo i vostri figli. Quando avremo finito, non batterà più nemmeno un cuore a Geall. Noi vivremo per sempre, non potrete mai fermare il nostro dominio. Datemi la vostra risposta e io la porterò alla regina.
— Questa è la risposta della vera regina di Geall. Quando il sole sorgerà dopo Samhain, tu e tutti quelli come te sarete polvere che il vento disperderà fino al mare. Non resterà nulla di voi, a Geall.
Restituì l'arco a Niall. — Hai la tua risposta.
— Verrà a cercarti! — le gridò il mostro. — Te e il traditore della sua specie che ti sta accanto!
Girò il cavallo e partì al galoppo. Da sopra le mura, Moira sollevò la spada e la agitò, facendo partire un raggio di fuoco. Quando venne investito dalle fiamme, il vampiro urlò cadendo a terra, bruciando e incenerendosi.
— Era di Geall — mormorò Moira — e meritava di morire con la sua spada. Tynan... — Un nodo le chiuse la gola.
— Lo porto dentro. — Cian le toccò una spalla, poi guardò Niall negli occhi. — Era un brav'uomo e un amico.
Senza attendere risposta, saltò oltre il muro del castello e sembrò quasi galleggiare finché non toccò terra.
Niall schiaffeggiò sul braccio la guardia accanto a lui quando la vide fare un segno scaramantico contro il male. — Con me non voglio nessun uomo che insulti sir Cian.
Di sotto, il vampiro prese Tynan fra le braccia, lo sollevò e guardò Moira.
— Aprite i cancelli — ordinò lei. — Così sir Cian potrà portare Tynan a casa.
Si occupò lei stessa del corpo, spogliandolo degli abiti laceri e sporchi.
— Lascia che lo faccia io, Moira.
Lei, però, scosse la testa e iniziò a lavare il volto di Tynan. — Spetta a me. Eravamo amici fin dall'infanzia, devo farlo io. Non voglio che Larkin lo veda finché non sarà pulito. — Con mani tremanti passò delicatamente un panno sui tagli e sui morsi, senza mai tentennare. — Erano compagni di giochi, sai... Larkin e Tynan. Credi sia vero che è stato il bambino a fargli questo?
Dato che Cian non rispondeva, lei puntò lo sguardo nella sua direzione.
— È suo figlio — disse Cian infine. — Per forza è cattivo. Lascia almeno che svegli Glenna.
— Lei amava molto Tynan. Tutti lo amavano. No, non c'è bisogno che venga ora, così tardi. Hanno martoriato in questo modo anche mia madre. Peggio, anche peggio. E io mi sono rifiutata di occuparmi di lei. Questa volta non mi sottrarrò al mio dovere.
— Vuoi che me ne vada?
— Credi che perché vedo queste ferite, questi morsi e queste lacerazioni, come se un animale si fosse avventato su di lui, io pensi che tu sei come loro? Mi credi così debole nella mente e nel cuore, Cian? '
— No. Credo che la donna che ho visto stanotte, la donna che ho ascoltato, abbia la mente e il cuore più forti che io conosca. Io non ho mai devastato un umano a quel modo. — Si irrigidì mentre lei sollevava di nuovo gli occhi distrutti su di lui. — Ho bisogno che tu sappia questo, almeno. Fra tutte le cose che ho fatto, alcune delle quali incredibilmente crudeli, non ho mai fatto niente di simile.
— Tu uccidevi in modo più pulito. Più efficiente.
Quelle parole lo dilaniarono. — Sì.
Moira annuì. — Lilith non ti ha istruito, ti ha abbandonato, quindi c'è poco di lei in te. Non come quel bambino. E, credo, alcuni tratti della tua educazione sono rimasti in te. Proprio come quando ho sentito il tono di Sean, i suoi modi di fare erano in quella cosa, così anche i tuoi tratti sono rimasti in te. So che non sei umano, Cian, ma so anche che non sei un mostro. E so che c'è un po' di tutte e due le cose in te e che sei costantemente in lotta per tenerle in equilibrio.
Lavò il corpo di Tynan più delicatamente che poté, come se stesse lavando un neonato. Quando ebbe finito iniziò a vestirlo con gli abiti che si era fatta portare dalla sua casa.
— Lascia fare a me, Moira, per Dio.
— So che vuoi solo renderti utile. So che ti preoccupi per me. Ma devo fare io questa cosa per lui. Tynan mi ha dato il mio primo bacio, sai? — Le tremò un po' la voce prima di riuscire a continuare. — Io avevo quattordici anni e lui ne aveva due in più. È stato dolce e molto delicato. Eravamo timidi, tutti e due, come dovrebbe essere un primo bacio in primavera. Lo amavo. Credo nello stesso modo in cui tu amavi King. Ci ha portato via questo, Cian. Ci ha portato via loro, ma non il loro amore.
—Ti giuro davanti a qualsiasi dio che la ucciderò per te.
— Uno di noi lo farà. — Si chinò e posò le labbra sulla guancia fredda di Tynan.
Poi si allontanò.
E crollò a terra, lasciandosi andare a un pianto disperato. Quando Cian le si inginocchiò accanto, gli permise di abbracciarla e pianse con tutto il suo cuore infranto.