2.
Trovarono rifugio in uno sperduto borgo d’alta montagna, dove vennero accolti da un vampiro centenario, Edgar, vecchio amico di Omar.
La centenaria creatura viveva in un’antiquata villa circondata da un immenso parco. La struttura era stata costruita dal nonno paterno di Edgar, ed era sempre appartenuta alla sua famiglia.
L’uomo era alto e magro. Aveva corti capelli scuri e occhi profondi. Tutto in lui denotava regalità e Matt ne rimase ammaliato. Mai in vita sua aveva visto un essere così dannatamente bello. Nemmeno Omar poteva competere con i tratti perfetti e intensi del suo volto.
«Vi ospiterò volentieri nella mia dimora, Omar, a patto che il tuo giovane amico non mi crei spiacevoli inconvenienti. Gli umani che vivono nel borgo confinante non devono essere toccati, sono sotto la mia protezione. Quando avrete bisogno di nutrirvi siete pregati di allontanarvi il più possibile da questo posto. Sono un uomo di pace e amo vivere nella quiete. Spero non te lo sia dimenticato» annunciò il loro anfitrione con un mezzo inchino.
Omar fece un cenno del capo. «No, non ho dimenticato. Sei molto gentile Edgar, sono sicuro che non avrai da lamentarti del nostro comportamento, vero Matt?» replicò fissando il compagno. «Lui comunque è il mio amico Matt» continuò presentandolo.
«Certo che no. Rispetteremo la vostra richiesta, ve lo posso garantire sul mio onore» ribatté il giovane senza staccargli gli occhi di dosso. «Sono molto lusingato di fare la vostra conoscenza, Edgar» finì con un cenno del capo.
«Il piacere è tutto mio, caro Matt, gli amici di Omar sono anche amici miei, quindi siete i benvenuti nella mia umile dimora» dichiarò. «Fate come se foste a casa vostra».
«Mi piacerebbe molto sapere come passate il vostro tempo, Edgar» annunciò incuriosito Matt avvicinandoglisi.
«Sono sempre stato uno studioso e amo moltissimo leggere, e informarmi. A volte faccio anche degli esperimenti» replicò. «Se avete voglia vi accompagno a visitare la mia biblioteca».
«Molto volentieri» rispose Matt.
«Seguitemi pure» disse avviandosi lungo il corridoio.
«Ti dispiace se non vi accompagno?» sbottò Omar defilando-si. «La tua biblioteca è incredibile, ma la conosco già e non ho voglia di addentrarmi in discorsi scientifici».
«Come desideri» espose Edgar senza voltarsi.
La villa era grande e ben arredata. La biblioteca era davvero straordinaria. Colma in ogni angolo di libri di svariato genere e di qualunque argomento possibile.
«Davvero incredibile, avete tomi in quantità, Edgar» esclamò Matt incredulo. Poi iniziò ad aggirarsi per la camera osservando incuriosito tutto ciò che conteneva. «Abitate qui da molto?» s’informò rivolgendosi al padrone di casa.
Edgar si era accomodato in una logora poltrona, aveva le mani incrociate davanti al viso e osservava il giovane con interesse. «Da quindici anni» rispose.
«E vivete solo?» lo interrogò.
«Sì» dichiarò.
Gli occhi di Edgar indugiarono sul volto del giovane vampiro. Era da molto che non aveva ospiti. L’arrivo dei due sarebbe stato un bel diversivo per un eremita come lui.
«Quindi uscite solo per andare a placare la vostra sete, dico bene?» proferì Matt.
L’altro annuì con semplicità.
«E non vi sentite solo?» chiese avvicinandosi.
«A volte» ammise sottovoce. «Siamo in pochi della nostra specie a questo mondo, e trovare degli amici da frequentare non è né così facile, né così semplice. Non possiamo permetterci di fraternizzare con gli umani, sarebbe troppo pericoloso averli vicini, rischieremmo in ogni momento di perdere il controllo e di rivelare la nostra natura al mondo» spiegò con calma.
«Lo so molto bene, è per questo motivo che noi siamo dovuti fuggire dal posto dove vivevamo. La mia giovane età e la mia irruenza mi hanno preso la mano, ho ancora qualche difficoltà a resistere alla tentazione del sangue umano. Quando mi avvicino troppo non riesco a trattenermi che per poco» raccontò Matt. «Ma voi avete detto che gli abitanti del borgo confinante sono sotto la vostra protezione, volete spiegarvi meglio?»
«Sono nato e cresciuto in questa antica dimora, costruita da mio nonno. Conosco la gente del villaggio e ho stipulato un patto con loro. Come avrete potuto vedere i miei possedimenti sono molto vasti e questa vecchia villa ha bisogno di continui lavori per restare in piedi. Così loro curano la mia magione e coltivano i miei appezzamenti, lascio loro ciò che riescono a seminare in modo che possano sfamarsi, e in cambio io li lascio vivere, così mi assicuro anche il loro silenzio sulla mia presenza qui» illustrò. «Ognuno di noi ottiene qualcosa, mi sembra un’ottima cosa, non trovate?»
«Una soluzione perfetta, direi» rispose il nuovo arrivato.
Annuì con un breve cenno del capo. «Da ciò che avete detto siete un novellino, trasformato da quanto, per la precisione?»
Matt corrugò la fronte. «Un anno» rispose.
«E il buon Omar vi porta proprio qui, in un luogo dove le tentazioni possono divenire molto forti. Dovete essere davvero speciale per fargli fare cose così insensate!» dichiarò.
«Ritengo sia così» replicò l’ospite.
«Allora mi vedrò costretto a prendere dei seri provvedimenti. Domani mattina alcuni abitanti del villaggio verranno a fare dei piccoli lavori all’esterno della villa, si tratterranno di certo fino al tramonto, e non vorrei succedessero incidenti spiacevoli» sentenziò.
«Pensate che rinchiudermi nella stanza degli ospiti possa servire?» esclamò Matt inarcando le sopracciglia.
«No, è per questo che ho pensato di rinchiudervi nelle segrete, a breve distanza dai lingotti d’argento accumulati dai miei antenati. Credo che questo basterà a farvi stare tranquillo» chiarì.
«Argento?» s’informò Matt.
«Non è letale, state tranquillo» lo tranquillizzò, «diciamo che rallenterà i vostri riflessi per qualche ora, niente di più».
«Allora alcune dicerie contengono un fondo di verità?» chiese.
«Certo, anche se con l’andar del tempo e il passar di bocca in bocca alcune si sono trasformate in mere bugie. Come avrete potuto constatare con i vostri stessi occhi il sole non ci riduce in cenere, ma ci può far molto male, quello sì. Soprattutto ci toglie forza, cosa che nei giovani non si nota molto, questo aspetto si accentua con l’età per lo più. L’argento ha più o meno lo stesso effetto, ci rallenta, ci indebolisce, ma non ci uccide, l’unica differenza è che ha lo stesso effetto sia sui giovani che sugli anziani. Uccidere un vampiro è una cosa difficile, ma non impossibile» asserì fissando l’ospite.
«Di questo Omar mi ha messo al corrente» disse Matt avvicinandoglisi, «quindi tra un po’ mi relegherete nelle vostre prigioni» continuò.
«Sono spiacente, ma è quello che sarò costretto a fare. Non ritenetela un’offesa, è per il mio e il vostro bene. Non nutro nessun odio nei vostri confronti, né vi temo, ma tengo al mio quieto buon vivere» ribatté.
Matt lo fissò con intensità. «Capisco perfettamente il vostro punto di vista» ribadì.
Edgar si alzò, fronteggiandolo. «In passato ho deplorato con fermezza le compagnie che Omar si sceglieva, ma questa volta mi devo ricredere. Chissà, forse con gli anni i suoi gusti si sono affinati» commentò sovrastandolo.
«Devo ritenerlo un complimento?» chiese Matt.
Sul viso del padrone di casa spuntò un sorriso. «Senz’altro. E non sto parlando solo del vostro meraviglioso aspetto, ho visto lo sguardo interessato con cui avete ammirato la mia umile raccolta di libri, voi non siete un uomo rozzo e ignorante, e questo vi fa onore».
«La mia famiglia è sempre stata facoltosa e questo mi ha dato modo di accedere agli studi, anche se poi l’alcool e le belle donne mi hanno traviato» chiarì.
«Ah! Le donne sono bravissime a traviare noi poveri uomini. Le loro grazie accendono desideri a cui non sappiamo sottrarci» annunciò con un sospiro.
«Ma anche molti uomini, riescono a farlo, non credete?» domandò il giovane fissandolo con intensità.
«State forse tentando di sedurmi?» s’informò.
«La vostra mente mi affascina, Edgar, come il vostro aspetto» gli rispose. «Come avete già detto non sono un uomo rozzo e la bellezza mia cattura, in ogni forma si presenti. Quindi non stupitevi del mio interessamento» gli spiegò avvicinandosi.
«Vi ringrazio, i vostri complimenti mi lusingano. Ma non siete arrivato solo e Omar è un caro amico, non vorrei inimicarmelo cedendo al vostro interessamento, che peraltro non disprezzo affatto» ribatté con gentilezza il padrone di casa.
«Tra me e Omar le cose sono già state chiarite parecchio tempo fa, il nostro non è propriamente un legame amoroso, diciamo che stare assieme ci appaga, ma non ci sono vincoli tra di noi» spiegò Matt con un sorriso.
«Conosco abbastanza Omar da non riuscire a credere a ciò che mi state dicendo, mio caro Matt. La sua gelosia è stata fonte di parecchie morti negli anni passati, ve lo posso assicurare» disse Edgar corrugando la fronte. «Quando Omar trasforma qualcuno non lo fa mai per amicizia o pietà, ma per brama di possesso, di questo ne sono molto sicuro».
Matt lo fissò in silenzio. «Eppure finora non ha mai dato prova di essere geloso, ho già avuto alcuni incontri amorosi con una vampira, peraltro amica sua, e non ha avuto nessuna reazione anormale» replicò.
L’uomo scoppiò a ridere. «Mio caro Matt, le donne non contano molto per Omar, lui ha sempre preferito i maschietti, ritenendo le femmine degne di poco interesse, anche dal punto di vista sessuale. Credetemi. Lo conosco da ben quattrocento anni» rispose.
«E quindi questo è un rifiuto?» lo interrogò Matt allungando una mano e accarezzandogli il volto.
«Se fossi in te darei retta a Edgar, ciò che ha detto finora corrisponde a verità» s’intromise la voce possente di Omar.
Il giovane si girò di scatto.
«Tu sei mio, e non voglio che nessun’altro maschio possa poggiare le sue mani sul tuo corpo, sono stato chiaro?» lo redarguì rimanendo fermo sull’uscio.
Matt sollevò un sopracciglio. Un brivido gli scese lungo la schiena e un fremito di piacere gli percorse i lombi. Sentire quella velata minaccia nella voce del suo compagno lo stava infiammando.
«Quindi sei geloso» esclamò fissandolo.
«Solo quando vedo un potenziale rivale» replicò Omar avanzando.
«E quell’incontro che ho avuto con Viola? Non hai fatto una piega quando ci hai visti assieme» espose Matt.
«Le donne sono solo un passatempo, piacevole di certo, ma non potranno mai incatenare il tuo cuore, ma il bel Edgar è un’altra cosa. Per lui non saresti solo un passatempo, dico bene?» chiese Omar.
Il padrone di casa fece un leggero inchino. «Condivido in pieno il tuo pensiero, amico mio. È per questo che non avrei accettato le sue avances» rispose.
«Davvero?» lo incalzò Omar. «Eppure ciò che ho visto nel tuo sguardo e il rigonfiamento sospetto notato nei tuoi pantaloni mi avevano fatto capire altro» continuò facendo un altro passo avanti.
«Suvvia Omar, non è successo nulla, non darti troppa pena per i desideri lussuriosi che hai notato. Come sai sono sempre solo in questa grande villa, un nuovo e per niente trascurabile bocconcino come il tuo amico non poteva non destare la mia attenzione. Avresti dovuto pensarci prima di arrivare qui» ribatté l’uomo.
«Siamo dovuti scappare in fretta, non biasimarmi se questo è stato l’unico posto sicuro che mi è venuto in mente!» tagliò corto Omar alzando una mano per intimare a Matt il silenzio.
«E in effetti non ti sto rimproverando, mio buon amico. Sto solo esponendo i fatti, nudi e crudi come sono» espose il padrone di casa con un sorrisino. «Non puoi negare che il tuo beniamino sia un esemplare di tutto rispetto, avresti dovuto immaginare che non poteva passare inosservato».
Omar scosse la testa contrariato. «Andiamo Matt, questa conversazione sta prendendo una piega che non mi piace» disse voltandosi.
«Ho già anticipato a Matt che la sua sistemazione per domani mattina sarà diversa dalla stanza che vi ho offerto. Purtroppo siete giunti in un momento inopportuno e in mattinata arriveranno alcuni umani per eseguire dei lavori. Come immagini non posso permettergli di girare per casa mentre quegli uomini sono qui, perciò lo rinchiuderò nelle segrete situate in cantina, vicino all’argento» riferì Edgar.
«Queste precauzioni sono inutili, baderò io a lui» ribatté Omar adombrandosi.
«Non credo sia il caso di rischiare, ne va della mia parola e della mia vita. Quindi non vedo alternative» ribadì il padrone di casa.
Omar corrugò la fronte, un sibilo roco gli uscì dalle labbra. «E sia!» disse afferrando Matt per un braccio e trascinandolo fuori dalla stanza. «Ma non lo rinchiuderai prima dell’alba».
«Questo te lo concedo» chiarì Edgar.
«Non mi hai nemmeno lasciato parlare!» esplose Matt quando l’uscio della stanza si richiuse alle sue spalle.
«Perché non avresti detto nulla di saggio» rispose Omar.
«Invece avresti dovuto ascoltare! Sono stato io a provocarlo, ma tu te la sei presa solo con lui, ti sei comportato proprio come se io non esistessi. Posso almeno sapere perché mi hai trattato così?» chiese il giovane.
Omar lo fissò con intensità, poi scosse la testa. Le sue iridi erano cariche d’odio, o almeno così pareva.
«Non sono affari tuoi. Tu limitati solo a stargli lontano, intesi?» lo redarguì.
«E se non volessi farlo?» ribatté inferocito.
Omar gli si avvicinò fulmineo. La sua mano gli stinse il mento in una morsa ferrea. «Tu appartieni a me! Non voglio dividerti con lui, sono stato chiaro?» proferì mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure.
«Non me ne importa nulla di ciò che dici, non puoi…» ma non riuscì a finire la frase. Omar si era impadronito della sua bocca. Il bacio che gli diede era feroce, intriso di brama e il giovane cedette controvoglia.
Quando lo lasciò andare Matt fremeva.
«Non provare a ribellarti, finirebbe male» annunciò il vampiro.
«Sei cambiato. Forse è questo posto o forse è il padrone di casa che ti fa quest’effetto. Quale dei due?» chiese il damerino.
«Non sono affari tuoi, te l’ho già detto» replicò Omar.
«Non puoi zittirmi ogni volta che vuoi, ho diritto di sapere come stanno le cose!» sbottò Matt.
Con un gesto repentino l’altro lo afferrò per i lunghi capelli e gli strattonò la testa all’indietro. Un lampo di furia passò nei suoi occhi mentre snudò i lunghi canini. Socchiuse le labbra e si abbassò sulla gola esposta del giovane. La sua lingua calda e umida s’appoggiò alla tenera carne, leccandola con lussuria.
«Non troverai sangue!» bofonchiò Matt mentre un fremito di piacere misto a paura gli scendeva lungo la schiena.
Omar non rispose. Fece scivolare l’altra mano sul torace del giovane, finché non raggiunse il vistoso rigonfiamento spuntatogli tra le gambe. Le sue dita iniziarono ad accarezzare la stoffa delle brache con forza, mentre la lingua percorreva ogni centimetro di pelle che trovava.
«Quando fai così mi fai impazzire» bisbigliò Matt aggrappandosi con forza alle sue spalle.
Omar sollevò il capo e lo baciò con foga, lasciandogli i capelli. Gli strappò le brache e s’impossessò del suo membro turgido e gonfio, mentre le loro lingue si assaporavano.
Si staccò e le sue iridi incandescenti lo inchiodarono. Poi s’inginocchiò e la bocca sostituì la mano.
Dalle labbra di Matt uscì un gemito strozzato. Gettò all’indietro il capo e le sue dita si strinsero sulla testa di Omar, accompagnandone i movimenti.
L’eccitazione crebbe allo stesso passo del ritmo. I mugolii che Matt emetteva non fecero altro che aumentare il desiderio di Omar. Le mani del vampiro strinsero le natiche del giovane con forza, senza lasciare la presa nemmeno per un istante.
L’apice arrivò in fretta e il seme caldo di Matt inondò le labbra della creatura immortale.
«Ora non ho più dubbi: sarò solo tuo!» proferì Matt invitando l’amante a sollevarsi. Quando ce l’ebbe di fronte gli passò le dita sulle labbra intrise del suo sapore e con un gesto lento se le leccò.
Omar scosse la testa. «Vediamo che sai fare, piccolo» dichiarò afferrandogli il polso.
Matt sorrise e lo baciò.
Non era ancora spuntata l’alba quando Matt fu condotto nelle segrete. Edgar era stato chiaro in proposito e Omar, anche se con qualche riluttanza, aveva convenuto che la richiesta era accettabile.
La cella era piccola e priva di qualunque pertugio. Il giovane la scrutò con diffidenza. Nonostante fosse stata attrezzata con alcuni piccoli comfort, rimaneva comunque una squallida cella.
«Resterò qua fuori» annunciò Omar. «Anche se sarai abbastanza abbattuto dall’effetto dell’argento immagino che stare solo non sia affatto piacevole, potremmo conversare, così il tempo passerà più in fretta» finì scrutandolo.
«Mi pare il minimo» sbottò Matt già avvertendo l’effetto negativo del metallo prezioso. Le sue membra in effetti avevano iniziato a essere preda di un leggero formicolio.
«Sono dispiaciuto di questo piccolo inconveniente, ma è necessario all’incolumità di tutti noi» proferì Edgar chiudendo il pesante uscio. «Appena farà buio ti farò uscire».
«Aspetterò» replicò Matt sedendosi sulla vecchia poltrona messagli a disposizione dal padrone di casa.
Omar si affacciò alla grata inserita nel legno, unico spiraglio sul mondo concessogli. All’interno la fioca luce di alcune candele rischiarava il volto incupito di Matt.
«A te non fa nessun effetto, vero?» domandò con un filo di voce.
«Poco, con l’età acquisirai anche tu la forza per contrastare il potere dell’argento» replicò Omar.
«Certo, per il momento invece mi godo la nausea e i tremori» sbottò infastidito.
Omar strinse più forte le sbarre di ferro. «Non dovevo portati qui! Se solo mi avessi dato ascolto e non avessi ucciso quel giovane nobile adesso saremmo ancora nel nostro vecchio rifugio e non in questa situazione» asserì burbero.
«Non sono riuscito a trattenermi! Dovresti ben sapere come mi sentivo di fronte a quel corpo fremente, ci sei passato prima di me e la brama che ti prende quando ti nutri dovrebbe essere un ricordo tutt’altro che sconosciuto, o sbaglio? Quel sangue aveva un gusto sublime, era come sorseggiare un nettare prelibato e la mia mente ne è rimasta soggiogata, se fossi forte come te non l’avrei di certo dissanguato, mi sarei fermato prima, ma io non sono te!» replicò.
«Le tentazioni sono tremende, lo ammetto» ribatté Omar.
Con il passare delle ore Matt divenne sempre più debole, fino a essere stremato. Chiuse gli occhi e si addormentò.
Omar, vedendo il progressivo prostrarsi dell’amico, fu preso dallo sconforto. Lo chiamò a gran voce quando vide le braccia scivolare dai braccioli della poltrona e la testa reclinarsi. Sbatté i pugni sibilando sequele di imprecazioni mentre tentava di scardinare la porta che lo separava del giovane amante. Ma fu tutto inutile: Edgar aveva fatto rinforzare i cardini e l’argento lo aveva indebolito, perciò non riuscì a entrare.
«Maledizione!» gridò salendo le scale. Doveva trovare Edgard e far uscire Matt da lì sotto prima che le cose peggiorassero.
Era pomeriggio e fuori gli umani stavano ancora svolgendo i loro lavori. Omar controllò parecchie stanze prima di trovare Edgard.
«Dammi la chiave!» sibilò avvicinandosi all’amico. «Matt è allo stremo delle forze, non posso lasciarlo lì dentro».
Edgard sollevò gli occhi dal libro che stava leggendo. «È troppo presto, gli uomini non hanno ancora finito di sistemare il muro, non posso mandarli via» replicò fissandolo.
«Non m’interessa nulla dei tuoi umani! Matt sta morendo, dobbiamo tirarlo fuori da lì» ribatté furioso.
Edgard si alzò. «Non credo possa morire, ma se sei così preoccupato andiamo a vedere come sta» commentò.
Omar lo seguì lungo la scalinata che portava alla cantina stringendo i pugni. Aveva gli occhi ridotti a due misere fessure ed era arrabbiato.
La chiave girò e la porta si aprì con un cigolio sinistro.
Matt non si mosse.
Omar gli si inginocchiò davanti e lo prese per le spalle. Lo scosse con forza.
Il giovane sollevò a stento le palpebre. «C-che sta su-succedendo?» balbettò con fatica.
«Come avevo già anticipato e come puoi vedere pure tu, non è morto» dichiarò Edgar.
Omar girò la testa di scatto. Dalle labbra tirate gli uscì un cupo ringhiò. Snudò i denti e si sollevò. Afferrò per il collo il padrone di casa e lo inchiodò alla parete.
«Per tua fortuna! Altrimenti ti avrei già fatto a pezzi!» sbottò irato.
«Calmati. Non farei mai del male a uno di noi, dovresti saperlo, o forse hai già dimenticato?» replicò Edgar fissandolo.
«Non ho dimenticato un solo dettaglio, nemmeno uno, è per questo che mi preoccupo. Quante volte ci sei arrivato vicino?» gli alitò contro. «Forse sei tu che hai dimenticato qualche particolare, mio caro Edgar» finì lasciandolo andare.
«L’ho fatto solo per difendere ciò a cui tenevo di più, non puoi negarlo» ribatté il padrone di casa sistemandosi il maglione.
Omar scosse il capo. «Sembra plausibile, adesso. Ma allora non lo era, almeno per me» disse avvicinandosi a Matt.
Lo sollevò tra le braccia e uscì dalla cella.
«Non puoi portarlo di sopra!» esordì Edgar afferrandolo per un braccio. «Si riprenderà nel giro di poco e là fuori ci sono degli umani. L’ha ammesso lui stesso che non è ancora in grado di resistere alle tentazioni del sangue, vuoi forse scatenare la sua sete?» spiegò.
«Allora mandali via!» sibilò Omar inchiodandolo con lo sguardo.
«Ti chiamo appena se ne sono andati» annunciò sparendo lungo la scala.
Omar chiuse gli occhi e si appoggiò al muro. Matt, tra le sue braccia, era incosciente mentre il corpo era percorso da tremiti. Si riscosse e avanzò lungo il corridoio, si fermò a ridosso della scalinata, in attesa.
«Tieni duro, tra un po’ saremo fuori di qui» bisbigliò osservando il volto tirato del compagno.
Un’ora e molte imprecazioni dopo, Omar depose Matt sul suo letto. Il giovane era ancora svenuto, ma le sue membra avevano smesso di tremare.
«Gli ci vorrà un po’ per riprendersi» annunciò Edgar. «e non serve che tu gli tenga la mano in continuazione».
«Vedo che sei diventato un esperto in queste cose, ne hai segregati molti lì sotto?» sbottò Omar allontanandosi dal capezzale del compagno.
«No, ma ho provato sulla mia pelle gli effetti dell’argento» replicò scrutandolo.
«Un altro dei tuoi assurdi esperimenti? Volevi vedere in quanto tempo si può morire?» domandò.
Edgard scosse la testa. «No» rispose.
Il tono dimesso della sua voce colpì Omar. Qualcosa in quel semplice monosillabo gli diede i brividi. «E allora? Cos’è successo?» chiese voltandosi a guardarlo.
Il padrone di casa abbassò lo sguardo. «È successo in un periodo buio della mia vita, un episodio lontano nel tempo, non credo sia il caso di parlarne».
«Siamo alle solite! Sembra quasi che tu ti diverta a lanciare il sasso e poi a ritrarre la mano. L’hai fatto un sacco di volte, troppe direi» replicò Omar. «Perché non ti decidi una buona volta a dire come stanno le cose? Credi sia divertente far parte di un gioco di cui non conosci le regole?» sbottò.
«Tu non capisci» rispose Edgard. «Non hai mai capito».
«Oh, certo! Capire te è difficile, soprattutto perché ti nascondi in continuazione dietro a giri di parole vuote e pompose, non ti esponi mai troppo e se qualcuno prova ad avvicinarsi a te tu ti chiudi a riccio e diventi sfuggente. L’hai fatto continuamente con me, credi che non me lo rammenti?» ribatté Omar. «E ogni volta mi sbattevi in faccia la tua freddezza, la tua superiorità. Non ho mai contato nulla per te! Ero poco più di niente, un bel giocattolo e nient’altro. Nient’altro! E non provare a negare, non farlo, non sono così stupido come hai sempre pensato».
Un lampo passò nelle iridi dell’uomo che aveva di fronte, forse provocato da una forte emozione, ma svanì in fretta.
Lo vide scuotere la testa e passarsi una mano tra i capelli, poi qualcosa mutò. L’impassibilità che lo contraddistingueva svanì lasciando finalmente emergere qualcosa.
«L’amore è una cosa tremenda, mi ha sempre spaventato. È un’emozione forte, che ti scuote da dentro e ti cambia, l’ho sempre evitato perché non ero pronto a concedermi completamente» spiegò con enfasi. «Sono stato uno stupido, tu non sai quanto mi sono pentito di ciò che ho fatto».
«Non si può tornare indietro, Edgard. Non si possono cambiare le cose, e nemmeno i sentimenti» dichiarò Omar.
L’altro lo fissò. In un lampo colmò la distanza che li separava e lo afferrò per le braccia attirandolo verso di sé. Le labbra si posarono fameliche sulle sue. Il contatto si trasformò in fretta in un bacio appassionato.
«Non ti ho mai dimenticato, Omar, mai» bisbigliò staccandosi.
Omar non batté ciglio, ma tornò a impossessarsi della bocca del padrone di casa. Le sue braccia si strinsero attorno ai fianchi dell’uomo con impeto.
«Ma che…» esordì Matt riaprendo gli occhi e vedendo i due avvinghiati.
Il giovane si sollevò dai cuscini e rimase a fissarli, credendosi preda di visioni. Si stropicciò gli occhi e quindi li spalancò meglio.
«Allora le tue rimostranze erano solo uno stratagemma per tenermi lontano da lui! Lo volevi per te, altro che essere geloso!» esclamò ancora frastornato.
Omar sussultò sentendo la voce di Matt. Si staccò dal compagno e girò il capo. Fissò il ragazzo ancora steso sul letto.
«Stai meglio. Ne sono felice» disse avvicinandosi al suo capezzale.
«Sì, sto proprio bene, soprattutto dopo avervi visti così!» replicò lasciandosi ricadere sulle coltri. Chiuse gli occhi e voltò la faccia dall’altra parte, evitando lo sguardo di Omar. Strinse le labbra in una smorfia mentre la rabbia gli ribolliva dentro. Solo lo spossamento dovuto all’esposizione al metallo prezioso lo trattenne dal saltargli alla gola. Se fosse stato più in forma lo avrebbe affrontato.
«Edgard è stato il mio primo e unico amore» dichiarò sotto voce «Me ne sono andato perché lui mi snobbava, faceva il superiore. Ho sempre creduto lo facesse perché mi riteneva una nullità, non degno di lui».
«Non era così, avevo solo paura di impegnarmi, di amare e di farmi amare. Paura di soffrire, e in effetti ho sofferto le pene dell’inferno quando l’ho capito, ma ormai Omar se n’era già andato» finì Edgard.
«Perfetto! Allora adesso sono diventato io il terzo incomodo. Quindi non siamo capitati qui per sbaglio, vero? Sei venuto a vedere se il tuo amato Edgard era ancora libero» brontolò Matt. «Ti sei sempre preso gioco di me, dei miei sentimenti. Per te non sono stato altro che un passatempo, un bel giocattolo con cui trastullarti nell’attesa» continuò inviperito.
«Se è per questo nemmeno tu mi consideri molto di più, non fai altro che fare il cascamorto con tutti, è indifferente persino il sesso, l’importante è che soddisfino le tue voglie, quindi non venire a farmi il geloso» replicò Omar facendosi avanti.
«Ammetto di non essere perdutamente innamorato di te, ma ne va del mio orgoglio, ti pare? Non mi piace essere trattato così, avresti almeno potuto dirmelo, avrei capito, magari non approvato, ma capito di certo» ribatté il giovane.
«Mi dispiace, ma non ce la faccio a negare ancora i miei sentimenti, non adesso che ho scoperto che anche lui è innamorato di me» espose il vampiro. «Sei giovane e bello, sono sicuro che non faticherai molto a trovare la tua strada e il tuo posto nel mondo, e nemmeno l’amore se è per quello, basta solo che tu la smetta di sfarfallare di qua e di là».
«Quindi mi dai il benservito!» sbottò Matt. «Posso almeno restare finché mi sarò ripreso o me ne devo andare immediatamente?» chiese fissandolo.
«Puoi rimanere finché vuoi, purché tu rispetti le poche regole che ti ho già esposto» lo informò Edgar prendendo la parola.
«Ti ringrazio, anche se sono un novellino so come ci si comporta. Non mi nutrirò con i tuoi preziosi umani, e toglierò il disturbo quanto prima, non credo che riuscirei a sopportare i vostri sguardi roventi per molto. Appena avrò recuperato le mie forze lascerò la vostra casa, Edgar» espose Matt lasciandosi ricadere sulle coltri. Chiuse gli occhi sperando che i due amanti lo lasciassero riposare.
Due giorni dopo Matt lasciò dalla villa. Il crepuscolo si stava avvicinando e nel parco le ombre allungavano le loro dita, gettando sulla vecchia dimora un alone di mistero.
Non si voltò indietro, ormai il sodalizio con Omar era stato reciso e una nuova vita lo aspettava.
Si lasciò alla spalle il borgo di montagna con sorprendete velocità, poi si ritrovò a vagare per la campagna brulla senza una meta precisa. La brughiera si estendeva davanti a lui senza interruzione. D’ora in avanti avrebbe potuto fare affidamento solo sulle sue forze, e sul suo istinto.
L’alba si apprestava a colorare il cielo e lui non aveva ancora trovato un rifugio. Non aveva voglia di ritrovarsi ancora spossato, debilitato fino allo sfinimento, com’era accaduto nei giorni precedenti dopo la sua esposizione all’argento. Il sole non avrebbe avuto gli stessi effetti deleteri, questo lo sapeva, ma ora era solo e non poteva rischiare.
Si mise a correre, superando ben presto quella landa desolata in cui era finito. Non s’arrestò finché non scorse un piccolo agglomerato di casupole aggrappate a una collina. I terrazzamenti suggerivano che si trattasse di semplici contadini, così pure l’aspetto delle misere dimore che vide.
Scosse la testa, non aveva tempo da perdere, avrebbe cercato riparo in qualche vecchia stalla, nascondendosi agli occhi degli umani. Avrebbe ripreso il cammino quella sera stessa, cercando un luogo più consono alle sue esigenze.
S’avvicinò alla catapecchia più defilata che c’era, evitando di accostarsi troppo alle case abitate, la sua brama di sangue avrebbe potuto farlo scoprire e non era questo il suo intento.
Entrò e storse il naso. La puzza di letame era forte, ma non c’era ombra di animali lì dentro. La cadente rimessa era stata abbandonata, almeno così pareva.
Matt s’aggirò tra gli escrementi e i mucchi di fieno ammuffito cercando un cantuccio riparato dove celarsi ai raggi del sole nascente. Dovette spostare un vecchio carro arrugginito per trovare un angolo protetto, un minimo d’oscurità in quella stalla fatiscente. Attese paziente il calar della notte, disturbato solo da alcuni piccioni che avevano scelto il tetto quasi del tutto divelto come posto dove nidificare.
La sua sete non era così impellente da costringerlo a uscire, anche se la brama iniziò a farsi sentire quando alcuni contadini passarono nelle vicinanze del suo nascondiglio. Fremette nell’odorare quel delizioso profumino. S’accostò all’uscita con le narici dilatate e le zanne snudate, ma l’astro nel cielo riluceva intenso e fu costretto a ritirarsi appena le sue membra furono esposte a quella luce nefasta. Un torpore languido lo invase e il tremito si manifestò dapprima nelle zone colpite, poi gli scese lungo gli arti, fino a scuoterlo sin nel profondo. Il ricordo del dolore provato nelle segrete della villa lo convinse a non rischiare ulteriormente. Dovette usare tutta la sua forza di volontà per resistere alla fortissima tentazione di seguire i due viandanti.
S’aggirò nervosamente nel piccolo cantuccio scuro che si era ricavato, percorse il pavimento di terra battuta più e più volte, cercando di placare il suo istinto. Quando le prime ombre discesero sul nascondiglio i suoi occhi erano ridotti a due misere fessure. Uscì all’aperto in un lampo e fiutò l’aria con avidità.
Le prime luci comparvero alle finestre delle catapecchie arroccate sui fianchi della collina. Il fumo usciva pigro dai comignoli mentre gli ultimi abitanti si apprestavano a rientrare.
Matt scrutò il borgo, l’istinto lo condusse fin sulla strada principale, a ridosso delle casupole. Le zanne pulsavano nella sua bocca e il desiderio di affondarle in qualche vena colma di sangue divenne insostenibile.