1.
Buio!
Non c’era altro che oscurità.
Matt sbatté le palpebre cercando di ricordare, ma una nebbia fitta gli offuscava la mente.
Era sdraiato supino, in un posto chiuso, sopra qualcosa di duro. Solo di ciò era certo.
Uno strano formicolio gli percorse le membra, come fosse stato fermo per troppo tempo. Mosse le dita delle mani, rispondevano bene e non provava alcun dolore. Sbuffò contrariato mentre cercava di rammentare ciò che gli era successo.
Sollevò un braccio, l’immobilità non gli piaceva.
La sua mano incontrò qualcosa di duro. Tastò con cura, al tatto la superficie era liscia.
Si chiese dove mai fosse.
Fece forza con le dita e uno scricchiolio sinistro infranse il silenzio.
Sorrise e spinse con più convinzione.
Alcune schegge di legno schizzarono in aria. Le assi che lo sovrastavano, dopo un breve volo, ricaddero sul pavimento con un tonfo sordo. La debole luce di una candela rischiarava appena la stanza dove si trovava.
Matt si mise a sedere e si guardò attorno. Era all’interno di una cassa di legno, rinchiuso in una camera a lui sconosciuta. Le pareti in pietra scura trasudavano umidità. Il soffitto basso gravava su di lui, non c’erano finestre in quell’antro. L’entrata era chiusa da una pesante grata di ferro.
“Dunque, sono in una prigione!” realizzò costernato. “Ma perché chiudermi dentro una cassa?” si chiese.
Gli occhi si ridussero a due misere fessure. Una rabbia sorda s’impossessò di lui mentre si alzava di scatto e si avvicinava alla pesante inferriata.
«Allora non mi ero sbagliato, vi ha morso!» gli annunciò l’uomo comparso dinnanzi alle sbarre. «Quel lurido cane vi ha trasformato in uno di loro. Quando Alastar lo saprà per lui non ci sarà più nessun domani» continuò osservandolo, poi sputò a terra indispettito.
Matt lo fissò. Era alto, con corti capelli chiari e il volto butte-rato. Gli occhi cerchiati da occhiaie scure e profonde. Era apparso dal nulla e stava blaterando cose insensate.
«Chi siete?» s’informò.
«Non ha importanza! È quello che siete voi ciò che conta» lo zittì lo sconosciuto.
«E che cosa mai sarei?» lo incalzò.
«Il peggior essere mai comparso su questa terra! L’abominio che tutti sfuggono, la bestia immonda che si nasconde nell’oscurità della notte. Un letale predatore o un’anima persa, dipende da come lo si interpreta, da come si vive la nostra condizione. D’ora in avanti sarete considerato alla stregua delle streghe, dovrete celarvi al mondo intero, vivere come un reietto ai margini della società e uccidere per sopravvivere. Lui vi ha condannato all’immortalità, ma a quale prezzo lo scoprirete con il tempo» espose accalorato. «Un vampiro, ecco cosa siete!» gli annunciò alla fine con enfasi.
Fece un passo indietro. Le parole dell’estraneo lo avevano trafitto. I vampiri erano leggende a cui solo i poveri ubriaconi credevano. Lui era un uomo colto, raffinato e proveniva da una casata che aveva radici lontane, sapeva quanto le dicerie fossero infondate. Certo, a volte amava bere, ma questo non significava che potesse credere a tali fandonie.
«I vampiri non esistono» replicò duro.
«La vostra presenza qui dimostra il contrario, mio caro Matt. Solo tre giorni fa vi hanno condotto in questo posto disteso su un tavolaccio. Le stilettate che vi hanno perforato il torace erano molte, e molto profonde. Nessuno poteva avere dubbi sulla vostra morte, non i vostri simili almeno. Non vi siete chiesto per quale motivo eravate chiuso dentro una bara?» ribatté il suo carceriere.
“Una bara!” pensò trasalendo. “Ecco cos’era!”
Voltò il capo per sincerarsene. I miseri resti di legno giacevano scomposti sul pavimento di pietra.
«Perché non rammento nulla? Cos’è accaduto?» gli chiese in tono duro.
«Non ero presente, non so che dirvi» replicò l’uomo.
«Ma io sì» annunciò una voce profonda. «E non ricordate nulla perché eravate troppo ubriaco, ma direi che è stato meglio così. La compagnia che avevate non era adatta al vostro nobile rango, ma si sa che l’alcool annebbia la mente e toglie i freni inibitori. Come ogni maschio che si rispetti eravate in dolce compagnia, solo che la donzella da voi scelta non era per nulla sprovveduta. I suoi due degni compari vi hanno atteso fuori dalla bettola e quando siete uscito, aggrappato all’esile braccio della giovane, hanno tentato di derubarvi. La vostra maldestra risposta però non è stata presa bene. Se non foste stato ubriaco sareste ancora vivo» replicò ancora avvolto nell’ombra.
La figura avanzò con passo felino. Indossava una lunga veste da camera vermiglia, molto leggera. Era calvo e le iridi scure risaltavano in modo inquietante sull’incarnato pallido.
Le narici di Matt si dilatarono mentre alzava la testa e fiutava l’aria. L’odore emanato dall’uomo era inebriante. Socchiuse la bocca e si passò la lingua sulle labbra, la gola iniziò a bruciargli. Gli occhi si spalancarono e un gemito roco gli nacque nel petto, uscendo come un sibilo dalla bocca. Con uno scatto si aggrappò alle sbarre, torcendo le colonne di ferro come fossero semplici fuscelli, uscendo senza fatica. S’accostò allo sconosciuto con ingordigia e brama, mentre un rivolo di saliva gli colava dai canini ormai allungati.
«Abbiate pazienza, mio baldanzoso giovane. Non ho nulla per placare la vostra smania, non sono io quello che sazierà la vostra sete. Ciò che fiutate è solo l’effluvio del mio ultimo pasto, appena consumato, ma vi garantisco che presto potrete soddisfare la vostra sete» gli sussurrò ghermendolo con forza e bloccando l’imminente attacco.
«Alastar non lo permetterà!» s’intromise il carceriere. «Sai che hai infranto tutte le sue leggi, questa volta te la farà pagare cara, Omar, molto cara» finì snudando le zanne.
«Peccato che il caro Alastar non sia più con noi, Anthony. Ci ha lasciato un paio di notti fa, pace all’anima sua» replicò Omar lasciando andare Matt e avvicinandosi all’uomo. «Vuoi forse fare la sua stessa fine?» gli sussurrò afferrandolo per il collo e sollevandolo da terra. «Nessuno mi darà più ordini, ricordalo. E la tua stupida gelosia non ha nessun senso di esistere. Come ti ho creato ti posso distruggere».
Il vampiro s’immobilizzò. Le iridi scure rimasero fisse su Matt per un attimo, poi voltò la testa e sputò a terra. «Lasciami!» sbottò indignato. «Ti stancherai presto anche di questo bel damerino e so che tornerai da me ancora una volta, ma sappi che la mia pazienza ha un limite. Non aspetterò in eterno».
«Non voglio più vederti Anthony, sparisci» gli intimò lasciandolo. «E anche se mi stancherò di lui non correrò di certo da te, la tua faccia mi ha stancato. Se ti ritrovo un’altra volta sulla mia strada non esiterò a ucciderti».
Anthony ringhiò furente, poi spalancò la bocca e mostrò le zanne acuminate. Fece un passo avanti e li fissò con odio.
«Attento a ciò che fai» replicò Omar.
Il carceriere strinse i pugni, quindi si girò e sparì nel buio.
Matt fremeva. Il battibecco tra i due non lo interessava, ciò che voleva era quell’uomo dall’odore irresistibile. Gli si avvicinò con foga e ne annusò la pelle del collo, allungò le mani per ghermirlo, ma fu troppo lento.
«Non è così che placherete la vostra sete, ci vuole ben altro, mio giovane e focoso amico» dichiarò Omar svanendo all’improvviso.
Matt, stringendo il nulla sbatté le palpebre un paio di volte. «Dove siete?» chiese cercandolo con lo sguardo.
Una lama gli sfiorò la giugulare. «Dietro di voi, Matt» gli sussurrò l’altro all’orecchio premendo più forte il coltello.
«Come avete fatto?» lo interrogò immobilizzandosi.
«I vampiri non sono solo letali, ma anche velocissimi» spiegò Omar. «Adesso calmatevi e seguitemi, ho qualcosa per voi» finì lasciandolo andare.
Il giovane non ebbe nessuna esitazione. L’inebriante profumo dell’uomo era troppo invitante per resistergli.
Attraversarono alcuni passaggi bui e umidi, quindi risalirono una malmessa scalinata. Sbucarono in un ampio salone ma non rallentarono il passo.
Le pareti erano tappezzate da enormi arazzi. Lussuosi tappeti ricoprivano i pavimenti attutendo il rumore dei loro passi. S’inoltrarono in un lungo corridoio prima di arrestare il loro cammino di fronte a una massiccia porta di legno.
«Come vedete ha pensato proprio a tutto» gli annunciò Omar aprendo l’uscio. «Qui potrete deliziarvi, in ogni senso, non so se mi sono spiegato» sussurrò facendosi da parte.
Matt sbirciò nella stanza. L’arredamento era spartano. C’erano solo un paio di sedie davanti al caminetto acceso e un letto, nient’altro. Accostate alla parete spoglia due fanciulle si stringevano l’una all’altra. Gli occhi spalancati erano colmi di terrore.
L’afrore della paura impestava l’aria.
«Lo sentite?» gli sussurrò il vampiro.
«Cos’è?» replicò sollevando di scatto il mento verso l’alto e inalando il forte odore.
«Paura!» bisbigliò Omar. «Eccitante, non trovate?»
La gola ricominciò a bruciargli con intensità. Socchiuse gli occhi mentre sentiva i canini allungarsi. Si passò la lingua sulle labbra, era eccitato. «Da impazzire» sbottò avventandosi sulle due malcapitate.
Afferrò la più vicina per le spalle con un’irruenza tale da spezzarle una clavicola. La giovane urlò ma Matt non se ne curò affatto. Con un gesto brusco abbassò la testa e affondò gli affilati denti nella tenera pelle del collo. Mugolò estasiato quando il primo fiotto di sangue gli colmò la bocca. Succhiò con ingordigia assaporando il gusto ferroso del liquido caldo che trangugiava senza ritegno. Quando fu sazio rialzò il capo e sospirò deliziato. Con il dorso della mano si ripulì la bocca. Socchiuse gli occhi e la lasciò.
Il corpo ormai privo di vita si accasciò ai suoi piedi. Non lo degnò di un solo sguardo. Voltò la faccia verso l’altra fanciulla.
Lei urlò terrorizzata quando i suoi occhi la fissarono. La vide strisciare lungo la parete mentre cercava di allontanarsi. La sentì singhiozzare e implorare, lo pregava con voce rotta ma non le rispose. Si sentiva potente, immensamente potente.
La osservò divertito. Inclinò la testa di lato e allungò una ma-no. «Vieni da me, dolce creatura» la chiamò con voce suadente.
La giovane iniziò a tremare, senza però riuscire a staccargli gli occhi di dosso.
«Vieni da me!» le ordinò perentorio.
A quel comando vide le sue membra fremere. S’accorse della riluttanza con cui obbediva mentre dalla bocca le usciva un gemito strozzato, una preghiera sussurrata. Era terrorizzata, lo percepiva, ma alla potenza dell’ordine appena impartitole non aveva potuto resistere. Controvoglia gli si accostò.
Matt l’abbrancò per un braccio. Avvicinò il volto e l’annusò.
«Il vostro odore mi fa impazzire. Siete così eccitante, mia cara» proferì affabile. «Se non fosse per l’impellente bisogno che ho di nutrirmi omaggerei il vostro corpo con ogni attenzione, saprei soddisfare le mie e le vostre voglie egregiamente, ma la mia sete non ammette defezioni oggi» le bisbigliò all’orecchio. Con la lingua le percorse la mascella, facendola rabbrividire. Scese lungo il collo. Snudò i letali canini e la morse.
La giovane gridò e si dimenò nel vano tentativo di liberarsi, ma la sua presa era salda. Il corpo fremente e caldo della fan-ciulla e l’adrenalina trasmessagli dal liquido ferroso che stava sorbendo lo eccitarono a tal punto da provocargli un’erezione. Un brivido gli scese lungo la schiena, fu preso dalla frenesia e, senza rendersene conto, dilaniò il corpo della fanciulla.
«E così l’animale che tenevate nascosto era questo» gli bisbigliò Omar all’orecchio fermandolo. «Sotto questo magnifico aspetto, molto femmineo direi, nascondete un’anima oscura e perversa. Sapevo che avevate delle grosse potenzialità. Vi ho osservato per parecchi giorni prima di decidermi, sono certo che faremo grandi cose insieme» continuò strappandogli dalle braccia i resti della ragazza.
Gli prese il volto tra le mani e gli leccò le labbra imbrattate di sangue. Matt reagì subito, lo baciò con bramosia stringendoselo addosso.
Omar gli si strusciò contro il torace con sensualità, rispondendo al bacio.
«Siete proprio ciò che volevo» ansimò il vampiro staccandosi e allungando una mano verso il basso ventre del giovane. Le sue dita accarezzarono il rigonfiamento con voluttà. «Spero che voi siate anche un perfetto amante, non solo un letale assassino» finì impadronendosi della sua bocca.
Matt lo strinse tra le braccia con foga. «Non avrete di che lamentarvi, mio signore» sussurrò sulle sue labbra prendendolo in braccio. Lo depositò sul letto e con pochi gesti lo denudò. Le sue mani accarezzarono la pelle liscia del torace muscoloso, mentre scendevano sempre più giù, il posto venne preso dall’avida bocca. Lambì i capezzoli con brama crescente, facendolo fremere di piacere.
«Siete troppo vestito per i miei gusti» ansimò Omar strappandogli gli abiti di dosso. «Così va molto meglio» continuò prendendo possesso del grosso membro.
Matt gemette, quasi affondando i denti sul capezzolo, mentre godeva delle carezze di Omar. Lo sentì stringere di più, muoversi veloce, scivolando sull’asta turgida e gonfia. Lo lasciò andare e si sdraiò lasciandogli campo libero.
Lo sentì mordere e succhiare ogni parte del suo corpo, ma quando la bocca si fermò tra le sue gambe e degnò il suo membro di tutte quelle attenzioni focose inarcò la schiena. Raggiunse l’apice del piacere con un ruggito feroce, inondando le labbra di Omar con il suo seme.
«Voi mi stupite, Milord. Siete alquanto ingordo, oserei affermare» gli disse afferrandone il volto.
«E non avete ancora visto nulla, mio baldo giovane» gli rispose fissandolo.
Matt sollevò un sopracciglio, poi gli leccò le labbra, costringendolo a rimanere immobile sotto le sue mani. «Lasciate che anch’io possa godere nel darvi piacere, Milord» sussurrò lambendogli la bocca.
Lui sorrise malizioso lasciandolo fare.
Rimasero in quella vecchia dimora per poco tempo. L’inesperienza e la sfacciataggine di Matt fecero sì che gli umani si accorgessero di loro. Il paese intero partecipò alla spietata caccia che il prete e il reggente della città misero in piedi dopo il ritrovamento del corpo prosciugato del giovane figlio di un nobile.
«Sei incontenibile Matt» sbottò Omar quando vide le torce avvicinarsi. «Dobbiamo andarcene subito! Questo posto non è più sicuro» annunciò fronteggiandolo.
Matt scoppiò a ridere. «Sono solo quattro bifolchi! Non possono competere con la nostra forza, ti spaventi per così poco?» lo rimproverò.
«Certo, questi sono pochi. Ma quelli che li stanno raggiungendo a cavallo sono molti di più, non lo senti il rimbombo degli zoccoli?» ribatté duro.
Matt sollevò il capo e rimase in silenzio. Solo adesso capiva cosa fosse quel rumore lontano. Divenne serio, anche se odia-va ammetterlo, aveva ragione, erano in troppi. Fuggirono sen-za esitazioni.