Introduzione
Il principe Junio Valerio Borghese apparteneva a una nobile famiglia – il cui albero genealogico affondava le radici nella Roma imperiale – che nel corso dei secoli aveva occupato un posto di prestigio nell’aristocrazia italiana. Nato all’inizio del Novecento, Borghese crebbe sotto la dittatura di Mussolini e aderì al fascismo. Fu soprattutto un uomo d’azione, che mosse i primi passi della carriera come intraprendente comandante di sottomarini e quindi avanzò di grado fino ad assumere la guida delle incursioni speciali di maggior successo effettuate dagli italiani durante la Seconda guerra mondiale.
Le vittorie conseguite sul campo gli valsero il comando della Decima MAS, o X MAS, l’unità navale italiana specializzata in missioni segrete. Le azioni della X MAS spaziavano dall’impiego di assaltatori subacquei che marciavano sul fondo marino o guidavano siluri con equipaggi umani all’utilizzo di sommergibili tascabili e motoscafi. Questi ultimi erano modificati per consentire il trasporto di cariche esplosive e l’operatore veniva espulso un istante prima del contatto con il bersaglio nemico. Mentre le forze convenzionali italiane soccombevano a poco a poco agli Alleati durante la Seconda guerra mondiale, la X MAS continuò a contrattaccare, con risultati spesso devastanti.
Dopo l’armistizio del 1943, che sancì il ritiro dell’Italia dalla guerra, Borghese trasferì la propria base operativa al Nord, stringendo un patto sia con Hitler sia con Mussolini, e continuò a combattere, per mare e anche per terra. Divenne così un moderno condottiero, il comandante di un esercito privato che, al pari dei capitani di ventura medievali, lottava più per ambizione personale che per il sogno di gloria di un governo. All’indomani della capitolazione dell’Italia di fronte agli Alleati, nel comando navale di La Spezia venne ammainata la bandiera reale e issata quella della X MAS. E migliaia di giovani reclute accorsero per combattere sotto quel vessillo. Nella guerra civile che seguì Borghese, che si era guadagnato il soprannome di «Principe nero», fu arrestato per ordine di Mussolini che temeva il suo crescente potere, ma poco dopo venne rilasciato e riprese a guidare violenti raid antipartigiani nell’Italia settentrionale e in Iugoslavia, aventi come principale obiettivo i partigiani comunisti. Nel cruento caos che si scatenò al crollo delle potenze dell’Asse, lui e sua moglie furono gli unici fascisti italiani a essere tratti in salvo dall’americano OSS (Office of Strategic Services).
Pur condannato al carcere per crimini di guerra, Borghese scontò solo una minima parte della pena, giacché i servizi segreti anglo-americani vollero servirsi di lui. Il Principe nero era sì un fascista, ma anche un anticomunista, e dopo la distruzione dell’Asse l’Occidente si trovava a fronteggiare la nuova minaccia del comunismo. In tale chiave si spiega il ruolo oscuro che nel 1955 Borghese avrebbe svolto nell’affondamento della nave militare sovietica Novorossiysk, la vecchia Giulio Cesare italiana che era stata ceduta all’Unione Sovietica come bottino di guerra.
Fu nel dopoguerra che Borghese divenne uno dei leader politici dell’estrema destra italiana. Le sue avventure culminarono nel 1970 con un’ultima impresa, un tentativo di colpo di Stato, il cui fallimento lo costrinse a rifugiarsi nella Spagna franchista dove trascorse il resto della sua vita.
Borghese è una delle personalità più interessanti apparse sulla scena internazionale durante la Seconda guerra mondiale. Un uomo che, sia come responsabile di missioni contro la potente Royal Navy britannica, sia come comandante di un esercito privato nell’Italia settentrionale, sia come golpista nel dopoguerra, agì sempre quando la posta in gioco era alta.
A causa delle tante svolte che hanno segnato la sua carriera, ma forse soprattutto perché combatté dalla parte sbagliata della storia, Borghese in Italia è diventato una «non persona». Durante le ricerche biografiche che abbiamo svolto per svelare tutti i fatti della vita di quest’uomo fuori dal comune, ci siamo regolarmente scontrati con l’ostruzionismo delle istituzioni. Un ostruzionismo che poteva essere prevedibile da parte del governo italiano, sia di destra sia di sinistra, ma che abbiamo riscontrato anche in quello statunitense, il quale ci ha impedito di accedere a informazioni contenute in dossier che sono tuttora secretati o, per usare un termine della CIA, «epurati». L’Archivio di Stato britannico vieta ancora la consultazione pubblica degli incartamenti su Borghese in suo possesso, così come il Vaticano custodisce gelosamente i documenti della sua famiglia ed è improbabile che li renda pubblici nel prossimo futuro. Pertanto, dipanare la matassa ingarbugliata degli eventi che hanno contraddistinto la vita di Borghese, soprattutto dopo il 1945, è stato come districarsi in un labirinto pieno di porte sbarrate.
Ciononostante, la quantità di informazioni disponibile è considerevole e grazie al materiale che ci è stato possibile rintracciare abbiamo cercato di presentare un quadro il più possibile completo della vita del Principe nero e degli avvenimenti che lo videro coinvolto. James Elliot Williams, medaglia d’oro al valore militare nella guerra del Vietnam, disse una volta per spiegare i motivi che l’avevano indotto a negare la cessione dei diritti cinematografici per la realizzazione di un film sulla sua storia: «Se non c’è l’intenzione di raccontare tutta la verità su quella guerra, allora è meglio tacere». Ecco, è a questo dovere morale che abbiamo cercato di tener fede nel corso del libro.
A causa delle sue azioni – quelle che egli avallò (soprattutto nel 1944-45, contro la Resistenza nell’Italia settentrionale) e quelle che gli vennero attribuite, benché non sia mai stato provato un suo effettivo coinvolgimento – la sinistra ha maturato un vero e proprio odio per l’uomo Borghese. Quanto alla destra, i suoi esponenti o lo citano solo di sfuggita (quando lo fanno) o, nel caso dell’estrema destra, lo idolatrano come un eroe.
È questa sua vita avvolta nel mistero che oggi portiamo all’attenzione dei lettori. Sappiamo che saranno necessarie altre ricerche sul Principe nero, ma se in futuro il nostro lavoro potrà essere di stimolo per qualche storico, vorrà dire che saremo riusciti nel nostro duplice intento: narrare il percorso di un uomo e indicare ad altri la via da seguire.
Tuttavia, come risulterà evidente nei capitoli che seguono, il libro è non solo la biografia di un uomo, ma la storia di un’organizzazione, la X MAS. Dopo aver comandato l’unità allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Borghese le diede nuova linfa trasformandola nel centro di raccolta di tutti quegli italiani (o forse, come li avrebbe definiti lui, di quei «romani») che desideravano continuare a lottare contro il socialismo e il comunismo. Quando calò definitivamente il sipario sul conflitto mondiale, la X MAS continuò a esistere come prolifico vivaio di reclute per l’Internazionale nera, la rete paramilitare neofascista che varcò i confini nazionali e continentali per assumere molteplici e spesso violente forme.
In termini puramente militari, le forze armate italiane non uscirono coperte di gloria dal più grande conflitto della storia. L’eccezione più significativa (anche se non l’unica) fu costituita dagli innovativi reparti navali speciali che l’Italia mise in campo e che, a quell’epoca, spinsero i britannici all’imitazione, mentre oggi hanno i loro successori ideali in reparti americani quali gli Us Seals. Borghese e gli uomini coraggiosi con i quali servì il paese non furono solo d’esempio, ma lasciarono in eredità un prezioso patrimonio per le missioni navali speciali che sarebbero venute in futuro.
In un mondo come quello attuale, dove le conseguenze dell’11 settembre 2001 sono ancora palpabili e dove le organizzazioni segrete che si servono di mezzi d’attacco non convenzionali sono una minaccia più forte che mai, la storia del Principe nero e della X MAS riveste un significato speciale. Dimostra, infatti, che fattori quali dinamismo di comando, abilità e immaginazione spesso riescono ad avere la meglio su forze e armamenti superiori, anche a scapito del progresso della civiltà. I singoli, come sempre, restano la chiave di volta, e la storia della X MAS del principe Borghese, in ultima analisi, offre un’importante lezione su ciò che con la pura audacia si può conseguire a dispetto di ogni previsione.