1. Modh Vanik (1869-1888)
Nel 1777, un certo Harjivan Gandhi, commerciante della casta Banya, della sottocasta dei Modh Vanik, originario del villaggio di Kutiyana, nello Stato dello Junagadh, compra una casa a Porbandar, tranquillo porto di pesca nella piccola penisola del Kathiawar, nel Gujarat, sulla costa del mare di Oman, a nord di Bombay109. Porbandar è uno dei circa trecento distretti del Gujarat. Bandar, in persiano, significa ‘porto’.
Il Gujarat (Gujarat) è una delle più antiche culture e una delle più vecchie entità politiche dell’India. La lingua principale che vi si parla, il gujarati, comparve nel X secolo e discende dal sanscrito, come il marathi, l’hindi e il bengalese; il primo libro conosciuto scritto in gujarati, nel 1185, è il Bharatesvarabahubali, opera di un monaco giaina, Salibhadra. Il nome del principato più importante, il Gujarat, risale al XII secolo; alla fine del XIII, il persiano diventa la lingua della corte e dell’amministrazione. Dalla sua fondazione, lo Stato del Gujarat gioca un ruolo fondamentale nella storia del subcontinente: qui nasceranno a pochi anni di distanza tre dei quattro personaggi che favorirono la nascita dell’India e del Pakistan. Se Nehru è originario del Kashmir, Gandhi, Patel e Jinnah sono tutti e tre del Gujarat. Tutti e quattro saranno degli avvocati.
Nascita a Porbandar
Porbandar è solcata da stretti vicoli, stipati di bazar e templi di tutte le religioni dell’India occidentale110; qui vengono a pregare i marinai venuti dall’Arabia e dall’Africa. È una città intrisa di mistica, a metà strada tra una città santa, Dwarka (santificata dal passaggio di Krsna, dove ha vissuto nel XVI secolo la poetessa mistica Mirabai), e il tempio di SomnAth, eretto dai re di Vallabhi nel VI secolo, dove si fondono gli insegnamenti del Buddha, di Mahavira (uno dei fondatori del giainismo) e del pensatore visnuita Vallabhacarya54.
All’inizio del XIX secolo, Porbandar è ancora uno Stato molto piccolo (meno di 50.000 abitanti) all’interno del grande Stato del Gujarat; la famiglia reale, che discende dai Moghul, è musulmana, mentre la popolazione è per la maggior parte hindu, con alcune comunità di musulmani, giaina, parsi, zoroastriani e cristiani.
Harjivan Gandhi (il cui nome significa ‘mercante di profumi’) vi si stabilisce da mercante, come esige la sua casta, quella dei vaisya (o, in gujarati, i Modh Vanik), mentre i bramini sono sacerdoti e i ksatriya soldati.
Verso il 1830, uno dei suoi nipoti, Uttamchand, diventa divan, ovvero primo ministro del principe della città, Rana Khimaji: un hindu al servizio di un musulmano. Quello di “primo ministro” è un titolo piuttosto altisonante per uno Stato così piccolo: in Francia, sarebbe piuttosto l’equivalente di un segretario generale del comune. All’epoca, in quello spazio esiguo, il principe ha poteri illimitati sulla vita e la proprietà dei suoi sudditi; può spendere a suo piacimento le entrate della città e, come se non esistesse libertà di associazione o di espressione, non è soggetto ad alcun contropotere. Non c’è nemmeno, come in alcuni degli Stati più grandi dell’India di allora, un “corpo legislativo”, assemblea consultiva fittizia designata dal sovrano. Verso il 1835, il principe muore giovane, lasciando il posto a un reggente che destituisce il divan54. Uttamchand lascia allora Porbandar e si rifugia nel villaggio natale del nonno, nello Junagadh.
Verso il 1840, un nuovo principe, Rana Vikramjit, prende il potere e richiama Uttamchand, che si rinsedia nella casa del suo avo. Nel 1848 lascia il suo posto di divan a uno dei figli, Karamchand, che all’epoca ha venticinque anni. Questi vive ancora nella casa del bisnonno, di cui occupa due camere al pianterreno, con una minuscola cucina e una verandina. Karamchand è molto religioso, rispetta i divieti alimentari, prega tutti i giorni senza rivolgersi ad alcun dio in particolare, ogni tanto invita da lui dei pandit hindu, dei monaci giaina, degli indovini parsi o musulmani54. Come in qualsiasi famiglia hindu, si vive e ci si sposa all’interno della casta. I ragazzi sono viziati e le ragazze condannate, appena nubili, a trasferirsi nella famiglia del loro sposo. Le vedove sono recluse.
Nel 1858, con l’Indian Act, abbiamo visto che la situazione cambia: il principe continua a regnare, almeno in apparenza, ma è ormai sotto la tutela di un ufficiale britannico insediato in città.
Karamchand Gandhi si sposa tre volte; le mogli vengono scelte tutte all’interno della sua casta, prima dai genitori, poi dagli zii109. Dalla prima moglie ha una figlia; nessun figlio dalla seconda, poi una figlia dalla terza, che sposa senza aver ancora divorziato dalla precedente128. Quando questa terza moglie muore, nel 1859, ne sposa una quarta, Putlibai, sempre senza conoscerla: anche lei è della sua casta, quella dei Modh Vanik, e la sua famiglia è influenzata da una setta giaina, i Pranami54. Putlibai è devotissima: tutta la sua vita sarà fatta solo di digiuni, riti e osservanze più vicine al giainismo che all’induismo.
L’idea chiave del giainismo è l’ahimsa, che si può tradurre sommariamente dal sanscrito con ‘nonviolenza’. Rohanna, fondatore di questa religione, contemporaneo del Buddha, ritiene che, se ogni religione è una via d’accesso al cosmo, l’anima, rinchiusa nel corpo, deve essere liberata praticando un’astinenza il più completa possibile. Poiché per lui tutto ciò che esiste nel cosmo ha un’anima, bisogna proteggere la vita in tutte le sue forme; per questo i giaina spazzano davanti a loro per non calpestare il più piccolo insetto e portano una maschera davanti alla bocca per non ingoiarne.
Putlibai partorisce prima una bimba, Ralitabehn (“Goki”), la terza per Karamchand; non è dunque la benvenuta. Poi, con grande gioia del padre, vengono alla luce tre figli maschi uno dopo l’altro: Lakshmidas (“Kala”), Karsandas (“Karsania”) e Mohandas (“Mohania”), che nasce il 2 ottobre 1869.
Karamchand punta tutto sul figlio maggiore. Ma sarà il più piccolo a diventare il Mahatma (Mahatma).
In quell’anno, il 17 novembre, ovvero quarantacinque giorni dopo la nascita di Mohandas, i francesi inaugurano il canale di Suez, di cui lo Stato egiziano e 21.000 francesi sono comproprietari. Questo canale preoccupa gli inglesi: esso infatti apre una via diretta verso l’India, mentre la Marina controlla perfettamente la rotta di Città del Capo con tutta una serie di guarnigioni lungo le coste africane. Il primo ministro inglese, Lord Palmerston, inoltre aveva rifiutato di investire denaro inglese nell’«ultima maglia della catena di congiunzione con l’Impero»59, perché non si trattava di un’iniziativa britannica, ma aveva avvertito: «Se il canale sarà ultimato, l’Inghilterra presto o tardi sarà obbligata ad annettere l’Egitto»59. Cosa che ben presto farà.
In un’altra parte del mondo, quell’anno, l’imperatore Mutsuhito (detto anche Meiji Tenno) lascia Kyoto per fare di Edo la sua nuova capitale con il nome di Tokyo. In Francia, sotto lo pseudonimo di “Conte di Lautréamont”, Isidore Ducasse pubblica I canti di Maldoror39; Carpeaux è accusato di oltraggio al pudore per aver scolpito La Danse, destinata alla facciata dell’Opéra di Parigi. Negli Stati Uniti, si festeggia la conclusione della ferrovia New York-San Francisco. In Russia, Tolstoj termina il quarto volume di Guerra e pace. In Gran Bretagna, William Gladstone è nominato primo ministro e Karl Marx comincia a scrivere quello che diventerà Il capitale. In Germania, uno dei suoi amici, Wilhelm Liebknecht, raggruppa le organizzazioni operaie e fonda il Partito Socialdemocratico. In Africa, Asia, Oceania e America, i colonizzatori tedeschi, olandesi, spagnoli, portoghesi, belgi, francesi e inglesi continuano ad assoggettare popolazioni e a massacrarle se oppongono resistenza.
L’anno seguente (il 1870), mentre l’archeologo tedesco Heinrich Schliemann scopre a Hissarlik (Turchia) i presunti resti di Troia e fa razzia di tutte le opere che porta alla luce, scoppia una guerra tra Francia e Prussia. A Calcutta, il viceré delle Indie istituisce un sistema nazionale di istruzione. Una terribile carestia devasta il Bihar, il Rajasthan, l’India centrale, il Bengala e il Deccan, scatenando violentissime rivolte50. In risposta a ciò, l’amministrazione coloniale l’anno seguente inventa il concetto di “tribù criminali” e promulga il Criminal Tribes Act, che le permette d’incriminare sotto questo appellativo le tribù (adivasi), ma anche i ladri, gli emarginati, gli svantaggiati, i dissidenti, i pastori nomadi, i mendicanti (sannyasi), i musicisti, e di reprimerli senza altra forma di processo50. Sempre nello stesso anno, in tutta l’India, più di 300 piantagioni di tè, per un’estensione di 12.000 ettari, tutte di proprietà degli inglesi, producono per la sola esportazione più di quanto faccia l’intera Cina per il consumo interno50.
I più illuminati tra gli amministratori auspicano che la repressione non sia l’unica risposta alle rivolte e che una modernizzazione del sistema politico renda possibile quella dell’economia rurale da cui dipende il 95 per cento degli abitanti, quasi tutti analfabeti. Nel 1873 (anno in cui l’americano Christopher Scholes mette a punto la prima macchina da scrivere) Charles Trevelyan (più visionario che mai, divenuto governatore della provincia di Madras, poi incaricato del Tesoro presso il viceré) spiega che è dovere della civiltà britannica familiarizzare l’India con il parlamentarismo9 e propone di instaurare un “consiglio rappresentativo” in ogni provincia, «che sarebbe per l’India intera la scuola dell’autogoverno»9. Ma è piuttosto isolato: gli indiani, si pensa a Londra, non saranno mai capaci di gestire i propri affari.
Nel 1875, come annunciato, la Gran Bretagna costringe il viceré d’Egitto, Ismael, a venderle a un prezzo irrisorio le sue parti del canale di Suez. Un vero affare: le azioni saliranno del 25 per cento l’anno; in più, i quattro quinti del traffico marittimo sul canale saranno assicurati dalla flotta mercantile britannica e dalla Marina. Contemporaneamente, a New York, alcuni occidentali cominciano a interessarsi al mondo indiano: dopo vent’anni di viaggi in India e in Tibet, l’ereditiera di una grande famiglia russa, Helena Petrovna Hahn (che sceglie di chiamarsi Helena Blavatskij), fonda la Società Teosofica; il suo scopo è «rafforzare la fratellanza universale tramite lo studio della letteratura buddhista e brahminica». Questa organizzazione rivestirà presto un ruolo considerevole nella vita di Gandhi. In quell’anno nasce Vallabhbhai Patel, che sarà con Nehru uno dei due principali compagni di Gandhi.
In questo periodo, il piccolo Mohandas (ha sei anni) apprende dalla madre, a cui è legatissimo, i rudimenti dell’induismo e del giainismo, senza per questo essere costretto a respingere le altre religioni che incontra in giro per la città. Dio è ovunque, gli insegna lei: nelle piante, negli animali, nel fuoco, nell’acqua, nelle stelle; le religioni offrono immagini diverse dell’Essere supremo, del “Senza Forma”, tutte altrettanto valide; e l’uomo, anello della catena degli esseri viventi, può, qualunque sia la sua fede, sperare in una vita migliore in una prossima reincarnazione. Questo Mohandas non lo dimenticherà mai: addirittura morirà per aver voluto comprendere il punto di vista dei musulmani.
Parallelamente, non potendo andare a scuola, impara dal padre a scrivere in gujarati, tracciando le lettere per terra con le dita109. È l’unica lingua che parla.
Nel 1876, la Francia e la Gran Bretagna assumono definitivamente il controllo delle finanze pubbliche egiziane, mentre a Bayreuth si inaugura il Festspielhaus; negli Stati Uniti compaiono il telefono di Bell, poi il fonografo di Edison e prosegue il genocidio degli indiani delle praterie.
Matrimonio a Rajkot
In quell’anno il padre di Mohandas è chiamato come divan a Rajkot, a 180 chilometri a est di Porbandar. Rajkot non è una città costiera. Calda e polverosa, è più popolosa e sviluppata di Porbandar128. L’incarico è dunque più interessante per il divan. Questo cambiamento, che costituisce una sorta di promozione, non ha niente di eccezionale. Capita abbastanza spesso che un divan passi da una città all’altra. E Karamchand, che adesso ha cinquantatré anni, ne ha già passati ventotto come divan di Porbandar, dove viene sostituito dal fratello Tulsidas154. Prima di lasciare Porbandar, secondo la tradizione, fidanza i suoi figli: per Mohandas sceglie Kasturba, la figlia di un commerciante della città, Gokuldas Makanji; una bambina bellissima e analfabeta che resta dai genitori mentre il promesso sposo segue i suoi a Rajkot54.
La famiglia Gandhi si stabilisce su quella che è oggi Ghee Kanta Road, in una bella casa ben presto chiamata Kaba Gandhino Delo. Mohandas, che ha sette anni, viene iscritto alle elementari, dove gli insegnamenti sono impartiti in gujarati. A quel tempo, la situazione economica del paese è catastrofica: le rendite agricole cominciano a calare; la popolazione, che supera i 260 milioni di abitanti, continua ad aumentare80. Malgrado l’enorme capacità della produzione agricola, i disordini nello stoccaggio e nel trasporto sono tali che la carestia fa 4 milioni di morti nell’India del Sud80; alcuni rapporti attestano l’indebitamento della popolazione; gli indigenti affollano i campi dei rifugiati. Le sommosse riprendono e l’amministrazione inglese crea una Famine Relief and Insurance; ma a Madras, per fare economia, il governatore britannico Richard Temple riduce pressoché a zero le magre razioni alimentari distribuite in quei campi di miseria50. Lord Lytton, il viceré, l’approva: «Bisogna forse mantenere in vita le popolazioni a qualunque prezzo, senza badare a spese?»50.
Nello stesso periodo, un bramino del Gujarat, Swami Dayananda Sarasvati, intende riformare l’induismo e fonda l’Arya Samaj, o “Società dei nobili”, per difendere gli intoccabili, promuovere le unioni tra le caste e le seconde nozze delle vedove; lancia inoltre il concetto di swaraj, ovvero il diritto a essere padroni di se stessi, all’autonomia, all’autodeterminazione di ogni individuo. Avremo occasione di riparlare di lui, come anche di Mohammad Ali Jinnah, che nasce in quell’anno in un’altra famiglia (musulmana) di commercianti del Kathiawar50. E che diventerà il fondatore del Pakistan, dopo essersi scontrato a lungo con Gandhi.
Nel 1877, l’annessione del Transvaal da parte degli inglesi provoca una prima rivolta dei boeri. La regina Vittoria è proclamata imperatrice delle Indie e i 565 principati diventano così dei “vassalli della Corona”. Si distingue ormai il British Army in India (esclusivamente britannico, su cui poggia il mantenimento dell’ordine coloniale) dall’Indian Army (che recluta centinaia di migliaia di uomini tra sikh, gurka, pashtun e rajput)50. La Famine Relief and Insurance ormai è solo un fondo nero del ministero dei Lavori Pubblici80.
In Bengala, un giovane avvocato, Surendranath Banerjee, promuove invano una campagna per la simultaneità degli esami in India e in Inghilterra, al fine di migliorare il livello e permettere l’accesso dei diplomati indiani agli impieghi negli uffici pubblici del paese. Nel 1878, Lord Lytton, incaricato dal primo ministro Benjamin Disraeli di contrastare l’avanzata russa in Asia centrale, invia a Kabul una missione che il monarca, Shir Ali, rifiuta di lasciar entrare, mentre riceve con sfarzo il generale russo Stolyetov60. In quello stesso anno Tolstoj pubblica Anna Karenina, Monet dipinge la Gare Saint-Lazare e in India sono pubblicati i primi giornali nelle lingue locali.
A Rajkot, il padre di Mohandas deve affrontare le ire dell’ufficiale britannico in capo. Per averlo “insultato” e aver rifiutato di porgere delle scuse, finisce in prigione. Anche se alla fine viene liberato, la sua carriera ne riceve un duro colpo154. In quel periodo, il giovane Mohandas, che non è uno studente particolarmente dotato, legge i versi del poeta gujarati Shamal Bhatt:
Per un bicchiere d’acqua, offri un buon
pasto,
Per un’accoglienza gentile, inchinati con zelo,
Ripaga un penny con dell’oro,
Rendi dieci volte i favori che ricevi.
I veri nobili sanno che tutti gli uomini sono una cosa
sola
E amano ripagare il male col bene.109
Molto più tardi, paragonerà questo testo al Discorso della Montagna di Gesù.
Il 26 maggio 1879, nel momento in cui la Francia si impadronisce del Sudan (futuro Mali), l’esercito britannico occupa Kabul e firma col monarca un trattato di protettorato. Nello stesso anno, Edison brevetta una lampada a incandescenza, mentre a Parigi Jules Guesde crea il Partito operaio socialista francese.
Nel 1880, a Londra, il liberale Gladstone subentra al conservatore Disraeli nella carica di primo ministro. In India, la produttività agricola continua a calare80; un nuovo “sussidio governativo per la carestia” e un nuovo “fondo di solidarietà” sono creati per acquistare eccedenze di cereali dalla Birmania e distribuirle alle popolazioni in caso di siccità o inondazioni50. Un nuovo viceré, George Robinson, rassicura: «I progressi dei mezzi di comunicazione, in particolare il treno, ora permettono di combattere la carestia in un modo che era al di fuori della portata degli ufficiali degli inizi»50. In realtà, ancora una volta, il denaro è dirottato e i fondi in questione vanno a finanziare la costruzione di oltre 16.000 chilometri di ferrovia. La macellazione delle mucche diventa un serio soggetto di controversia e di coesione della comunità hindu, il primo fermento di un nazionalismo ancora ampiamente immaginario.
Nel 1881, mentre a Parigi compare Il diritto alla pigrizia di Paul Lafargue e mentre, nella sorpresa generale, i boeri sbaragliano l’esercito inglese a Majuba Hill, a Berlino corre il primo tram elettrico. L’India attraversa di nuovo una grave crisi alimentare: siccità, inflazione, carestie, mortalità80, rivolte. In questo periodo, alcune truppe indiane compiono massacri in Persia, Cina, Afghanistan, Egitto, Africa nera, per la grande gloria della regina Vittoria.
A Rajkot, “Mohania” (come lo soprannominava la madre) entra in collegio, seguendo l’esempio dei suoi fratelli. Il meno che si possa dire è che non ha nessun carisma. Scarso, poltrone, timido, introverso, non brilla in classe e non è nemmeno un trascinatore in cortile a ricreazione154. Molto suscettibile, si lamenta di tutto e la minima critica gli provoca le lacrime. Comincia a imparare l’inglese, con difficoltà. Due letture lo colpiscono, quell’anno109: un dramma antico, Shravana Pitribhakti Nataka, che racconta l’amore di un ragazzo, Shravana, per i suoi genitori, e la storia di Harishchandra, “martire della verità”109 – quello che anche Mohandas sarà un giorno.
L’anno seguente (1882), Tolstoj pubblica La mia confessione e I vangeli, mentre Robert Koch annuncia la sua scoperta del bacillo della tubercolosi. Le truppe britanniche si stanziano lungo il canale di Suez, anche se l’Egitto è sempre formalmente una provincia dell’impero turco: per Londra, la rotta dell’Estremo Oriente deve essere assolutamente sotto il loro controllo. In India il viceré, Lord Ripon, allenta un po’ le briglie: un nuovo testo, il Local Self-government Act, istituisce nei grandi borghi, limitati nel numero, dei consigli municipali eletti da pochi notabili. Un capo musulmano dell’India del Nord nonché grande intellettuale, Syed Ahmed Khan, obietta che un sistema del genere farà vivere i musulmani sotto la dominazione degli hindu, sei volte più numerosi, e rivendica per i suoi confratelli una rappresentazione separata. In questa osservazione vediamo il germe della futura divisione. Poi vengono soppresse le tasse che proteggevano le produzioni indiane di cotone dalla concorrenza delle industrie manifatturiere di Liverpool e Manchester, e questo mina le fragili fondamenta dell’industria indiana.
In quell’anno, un anziano primo segretario del governo dell’India (il più alto funzionario dell’Indian Civil Service), Allan Octavian Hume, va in pensione dopo più di trent’anni di carriera9; leggendo i rapporti della polizia segreta, teme l’imminenza di un’insurrezione contadina, constata l’assenza di un qualsiasi corpo di intermediazione sociale e chiede per iscritto al viceré l’autorizzazione a fondare un’associazione in cui una volta l’anno, a dicembre, si riuniscano in un’«assemblea panindiana» (All India meeting) dei notabili «che discuteranno di questioni sociali in un clima di serenità». Il viceré, Victor Bruce, approva e aggiunge a margine: «e anche di questioni amministrative»59. Allan Hume intraprende dunque un tour dell’India per convincere i notabili a partecipare a una prima riunione. Non avrà un grande riscontro, ma quel movimento diventerà un giorno il principale partito politico indiano e porterà il paese all’indipendenza, con Gandhi a capo.
Sempre nel 1882, un altro funzionario del Raj (indiano e di un rango assai modesto), Bankim Chandra Chatterjee, scrive un romanzo, Monastero della felicità, che descrive la rivolta dei monaci-soldati del Bengala nel XVIII secolo6. In esso troviamo un “Inno alla Madre” (il Bande Mataram, ‘Ti saluto, o madre’), che più tardi sarà musicato da Rabindranath Tagore e diventerà l’inno del nazionalismo: qui accosta l’occupazione (stupro) della “Madre India” da parte degli inglesi a un passaggio del Mahabharata in cui DraupadH, la sposa dei cinque PACEava, viene spogliata dai fratelli Kaurava, cugini e nemici dei PACEava. In quello stesso anno, Swami Dayananda Sarasvati, di cui abbiamo già parlato, fonda la prima “associazione per la protezione della vacca”, pretesto per lo sviluppo di un nazionalismo hindu che escluda i musulmani6.
Sempre nello stesso anno (1882), dato che un matrimonio costa caro, i Gandhi approfittano delle nozze del secondo figlio, Karsandas, e di quelle di un cugino più grande, per organizzare nella stessa occasione lo sposalizio del figlio minore, Mohandas. Il ragazzo ha solo tredici anni. La moglie, Kasturba, ne ha dodici ed è analfabeta. E sempre più bella. Il matrimonio dei due ragazzini è ben presto consumato. Gandhi racconterà in seguito che le sue prime lezioni di nonviolenza gli furono impartite quell’anno dalla giovane sposa, che resistette ai suoi capricci sessuali «sopportando la sua stupidità con tranquilla sottomissione». La sessualità sarà una dimensione invadente, addirittura ossessiva, nella sua vita; inoltre per lui sarà sempre una forma di violenza.
Gli altri due sposi, suo fratello e suo cugino, interrompono definitivamente gli studi. Mohandas, invece, li riprende all’inizio dell’anno scolastico seguente, alla High School di Rajkot: ora la famiglia sembra investire sia sul primogenito, Lakshmidas, che su di lui per succedere eventualmente al padre e al nonno come divan.
Nel 1883, Karl Marx muore a Londra dopo aver scritto molto sull’India, accusando gli inglesi di distruggerne l’economia rurale rifiutando di irrigare, introducendo la proprietà fondiaria privata e importando prodotti inglesi. Intuisce, con straordinaria preveggenza, che questa colonizzazione sarà uno «strumento della storia» che renderà possibile la «rigenerazione» dell’India e permetterà la nascita di un esercito, di una classe istruita, di una borghesia nazionale, una marina, delle ferrovie; con una lucidità rara per i suoi tempi, prevede anche che un giorno o le truppe inglesi rovesceranno la propria borghesia, oppure gli indiani cacceranno gli inglesi «sanguisughe», e questo porterà a «delle serie complicazioni, se non a un’insurrezione generale».
Sempre in quell’anno, Surendranath Banerjee, che abbiamo già citato, è espulso dall’amministrazione per “attività nazionaliste”; fonda un giornale e un’associazione, l’Indian Association, e convoca una Conferenza nazionale indiana a Calcutta. In altre province si formano varie associazioni, che mirano allo swaraj (autonomia), guidate da giovani che ritroveremo in seguito accanto a Gandhi, in particolare Gopal Krishna Gokhale, il quale cerca la sua ispirazione nell’ortodossia hindu.
In Francia come in Gran Bretagna, la colonizzazione continua a essere vista dall’opinione pubblica come un’opera civilizzatrice59. La Terza Repubblica prosegue così la conquista della penisola indocinese intrapresa dal Secondo Impero. Il 10 dicembre 1883, all’Assemblea nazionale, Jules Ferry, in una replica a Georges Clemenceau, dopo l’assassinio del comandante Rivière a Hanoi a opera di militari cinesi, dichiara tra gli applausi: «Provocatrice, la civilizzazione, quando cerca di aprire delle terre che appartengono alla barbarie? Provocatrici, la Francia e l’Inghilterra, quando, nel 1860, imponevano alla Cina l’apertura di un certo numero di porti, e di conseguenza una comunicazione diretta con la civiltà?»17. In Annam, l’imperatore riconosce il protettorato della Francia; il governatore generale dell’Indocina, Paul Doumer, che cerca di aprire alcune rotte commerciali verso la Cina attraverso il Fiume Rosso, quell’anno giustifica l’annessione del Tonchino e il raggruppamento dei paesi indocinesi in un’”Unione indocinese”: «La Francia nell’Annam ha (attaccato, legato a sé ogni giorno di più) un perfetto strumento per il grande ruolo economico e politico che le spetta in Asia»17.
Per trarre il meglio dalle loro conquiste, francesi e inglesi approfittano delle contraddizioni interne alle società colonizzate e reclutano collaboratori, anche militari, tra gli autoctoni: lo fanno gli inglesi con i sikh, e i francesi con gli khmer e i montanari del Nord e del Centro del Vietnam, utilizzando tiratori cambogiani rhade o thos per reprimere le sommosse vietnamite17.
Mohandas continua a studiare al college senza particolare verve. La sua leggenda attingerà da questi anni alcuni aneddoti più o meno immaginari. Ad esempio, avrebbe capito l’importanza della verità quando il preside della Alfred High School di Rajkot, Sorabji Eduli Gimi, l’avrebbe accusato di mentire adducendo una malattia del padre per giustificare un’assenza a una lezione di ginnastica. Mohandas, che non aveva voluto dire che il padre era davvero molto malato, ne avrebbe tratto la conclusione «che si può credere a qualcuno solo se si mostra molto preciso». E in avvenire lo sarà. Suo padre, effettivamente molto malato, chiama al suo capezzale diversi medici e sacerdoti di tutte le religioni della città. Il giovane, che assiste a queste visite, ne trarrà diversi insegnamenti.
Sempre nel 1884, in seguito a una petizione in cui si chiedeva il diritto per gli indiani di arruolarsi nell’Indian Civil Service, un giovane poeta bengalese che diventerà famoso in tutto il mondo, Rabindranath Tagore, critica l’atteggiamento ossequioso delle élite indiane verso i colonizzatori: «Perché queste effusioni con gli inglesi? [...] Che significa questa petizione comica [...] che chiede che ci considerino loro pari? Non potremmo far valere la dignità del nostro popolo con i nostri mezzi? [...] Non sta a noi rimediare alle ingiurie subite dai nostri popoli?»151.
Mentre il viceré del momento, Victor Alexander Bruce, scatena una nuova guerra anglo-birmana e annette il regno di Ava, la prima riunione del Congresso Nazionale Indiano, organizzata e voluta da Allan Hume, si svolge a Bombay il 28 dicembre 1885. In una saletta si ritrovano 73 rappresentanti venuti da varie parti dell’India, di cui quasi i tre quarti sono bramini, sotto la presidenza di un avvocato di Calcutta, Womesh Chandra Bonnerjee, e in presenza di ufficiali britannici, tra cui Allan Hume, l’ideatore9. Il ritratto della regina Vittoria troneggia nella sala e la prima risoluzione del Congresso evoca la «benignità della provvidenza che ha posto l’India sotto il dominio della grande nazione britannica»9. La riunione produce un dossier di timide rimostranze in cui si chiede l’apertura dell’alta amministrazione e dei consigli legislativi agli indiani, la riduzione delle spese militari e la riduzione della tassa sul sale10. Si decide di far eleggere da comitati di base, in villaggi, cantoni e distretti, dei rappresentanti riuniti in comitati provinciali (Pradesh Congress Committees, PCC) che a loro volta eleggeranno dei rappresentanti per un “Congresso”, o All India Congress Committee (ICC), che si riunirà una volta all’anno, generalmente a dicembre, e sempre in una città diversa9. Questo Congresso eleggerà un presidente per l’anno successivo, il quale sceglierà quattordici membri di un “consiglio direttivo”; questo formerà con lui l’”alto comando”. Un avvocato di Bombay, Dadabhai Naoroji, viene eletto primo presidente del Congresso.
Tale organizzazione durerà fino all’indipendenza, sessantadue anni più tardi. Nel corso di questo libro ritroveremo le riunioni annuali del Congresso come altrettante tappe fondamentali, appuntamenti essenziali del nazionalismo indiano. Ci vorrà tempo perché gli inglesi perdano la loro influenza sull’associazione: essi presiederanno cinque delle prime venticinque assemblee. E il Congresso, che all’inizio annovera solo poche centinaia di membri, nel 1947 ne conterà 4 milioni!
Nel frattempo la Francia porta a termine la conquista dell’Indocina. Il 5 luglio 1885 le sue truppe assaltano la cittadella di Hué, che ospita il palazzo imperiale117: restano uccisi 1.500 vietnamiti, contro 11 francesi; il palazzo, gli archivi, la biblioteca sono ridotti in cenere; i tesori vengono trafugati e gli stessi generali se ne servono liberamente: «Un tale lucido saccheggio, durato circa due mesi, supera di gran lunga quello del Palazzo d’Estate di Pechino», dirà un giornalista francese117. La finta sovranità dell’Annam e del Tonchino sparisce, come è già sparita quella della Cambogia e come sparirà quella del Laos. Il 28 luglio, Jules Ferry, presidente del Consiglio dimissionario, spiega ai deputati, tra gli applausi generali: «C’è un diritto per le razze superiori, perché c’è per loro un dovere: esse hanno il dovere di civilizzare le razze inferiori». E quando qualche deputato protesta contro i massacri appena compiuti in Africa, lui ribatte: «La Dichiarazione dei Diritti dell’uomo non è stata scritta per i neri dell’Africa equatoriale!»17.
Nel 1886 John Pemberton, un farmacista di Atlanta, inventa la Coca-Cola; Karl Benz brevetta il motore a scoppio in quattro tempi; a New York è inaugurata la statua di Bartholdi, La Libertà che illumina il mondo; Tolstoj pubblica Che fare?; il Parlamento di Londra respinge un primo disegno di Home Rule per l’Irlanda; la Birmania è annessa all’India britannica; muore Sri Ramakrishna, un contemplativo che attira gente da tutto il mondo nella sua stanzetta del tempio di Dakshineswar, nella periferia di Calcutta, e la cui opera in seguito appassionerà Gandhi.
In quell’anno, Frederick Hamilton, divenuto Lord Dufferin, il viceré, rifiuta ancora di aprire le porte dell’alta amministrazione ai funzionari indiani adducendo «differenze fondamentali e insormontabili di qualità razziali»9.
La morte del padre
Proprio nello stesso anno (il 1886) in cui scompare Charles Trevelyan, il più visionario degli alti funzionari britannici, muore anche Karamchand Gandhi. Mohandas, che all’epoca ha sedici anni, realizza che all’ora esatta del decesso lui era, sotto lo stesso tetto, chiuso in camera sua a fare l’amore con la moglie54. Il figlio che nascerà qualche mese più tardi morirà subito e Gandhi vedrà in questo un castigo divino154. Ancora una volta per lui la sessualità sarà associata alla violenza e alla morte.
La morte di Karamchand è una catastrofe finanziaria per la famiglia: nessuno dei figli ha l’età per essere divan e nemmeno per esercitare un qualunque mestiere. Karsandas ha già rinunciato a qualsiasi tipo di formazione e le speranze della famiglia poggiano su Mohandas e sul fratello maggiore, Lakshmidas, che è appena partito per studiare Legge a Bombay. Entrambi possono sperare di diventare un giorno divan ma, nel frattempo, la famiglia deve sopravvivere e conta sull’aiuto degli zii.
Mohandas è sempre timido, incapace di parlare in pubblico e influenzabile; al college di Rajkot lega con uno studente musulmano, Sheikh Mehtab, che lo spinge a consumare carne sostenendo la superiorità degli inglesi, «mangiatori di roast beef». Un canto studentesco dell’epoca dice: «Guardate com’è forte l’inglese / sottomette il gracile indiano / se non mangiasse carne / non sarebbe così sfrontato»109. Mohandas ne mangia senza trarne piacere né sentirsi particolarmente in colpa. Il suo amico lo inizia più approfonditamente all’islam. Lui non lo dimenticherà.
Nel 1887, passa senza infamia e senza lode l’esame finale al college di Rajkot. La sua timidezza è peggiorata: alla cerimonia di consegna dei diplomi, non riesce a pronunciare senza farfugliare le poche parole di ringraziamento che si è preparato54. Questo handicap durerà a lungo. Superarlo, a costo di sforzi immensi, sarà un modo di costruirsi, di raggiungere l’autocontrollo, che gli hindu chiamano swaraj.
Che fare di lui? Un avvocato, decidono gli zii. È la professione più remunerativa tra quelle aperte alla casta, la sola che dia la possibilità di diventare un giorno divan, come suo padre, suo zio e suo nonno. Lui non ha una particolare vocazione per il foro, ma accetta.
All’inizio dell’anno seguente, gli zii dunque lo mandano al Samaldas College di Bhavnagar, a 150 chilometri a sud-est di Rajkot, sempre nel Kathiawar, perché è la località più vicina che ospiti un istituto di formazione superiore. Qui prende un appartamento, lo arreda e ci si stabilisce con la moglie, divenuta una giovane donna molto bella. Ma i corsi sono in inglese e lui resta subito indietro154. In più, si rende presto conto che quel diploma, nel caso riuscisse a ottenerlo, gli permetterebbe soltanto di accedere a un posto di impiegato, dato che la carica di divan è ormai riservata a chi esce da università indiane e con almeno un dottorato in Legge o in Lettere, oppure a chi si laurea in un’università inglese. Infatti, dato che l’amministrazione costituisce l’unico canale di ascensione sociale, in seno alla classe media indiana si è scatenata una corsa ai diplomi68 e quell’anno il Covenanted Service (impiego pubblico in cui sono assunti funzionari di alto rango, più prestigioso del Civil Service e quasi interamente riservato agli inglesi) offre solo 16 posti su 890 a indiani, posti fondamentalmente riservati a bramini68.
All’inizio di quell’anno, mentre è ancora al college, gli nasce il primo figlio, Harilal. Gandhi non ha ancora diciannove anni. Questo figlio, che non ha voluto, sarà per lui un peso, un fastidioso ostacolo, e Gandhi diventerà un feroce nemico del matrimonio e dei figli.
Prima ribellione: partenza per Londra
In quella primavera del 1888, mentre tutta la famiglia capisce che Mohandas non brillerà negli studi, un amico bramino, Mavji Dave, spiega agli zii del ragazzo che dovrebbero mandarlo a Londra, dove studia suo figlio e dove i titoli di studio, stranamente, sembrano più facili da ottenere che in India. Infatti, qualche centinaio di indiani sta cominciando a studiare in Gran Bretagna, dove le grandi famiglie come quella di Motilal Nehru (bramino di una famiglia del Kashmir legata alla corte moghul) mandano i figli a studiare Legge. Mohandas è entusiasta: ecco una bella occasione di fuggire da Bhavnagar e scoprire «la terra dei filosofi e dei poeti, il vero centro della civiltà»169 che lui conosce solo per aver incrociato qualche funzionario del Covenanted Service e dell’Indian Civil Service.
Sua madre, tornata a Porbandar, si oppone: il ragazzo ha solo diciannove anni e la moglie ha appena partorito; lasciarlo partire è fuori questione! Due fratelli paterni, Dhoraji e Tulsidas, sono contrari, e hanno tutti i poteri su di lui. In compenso, il fratello che studia, Lakshmidas, è a favore: Mohandas potrà, tornando laureato, aiutare tutta la famiglia143. Si calcola il costo del soggiorno: 5.000 rupie. È tantissimo! Ecco perché così pochi indiani ci vanno! Come trovare una somma del genere? Lo zio Tulsidas, dopo qualche esitazione, è pronto a investire qualcosa. Una borsa di studio? Quando Mohandas va a chiederne una all’amministratore britannico di Porbandar, questi lo riceve sulla soglia, gli ride in faccia e gli consiglia di ottenere innazitutto un diploma all’università di Bombay.
Per la prima volta nella sua vita, Mohandas decide di non obbedire a un ordine. Questo sarà il suo primo swaraj, la prima volta che prende in mano il suo destino.
Dove trovare i soldi? Vendere i gioielli della moglie? Lei rifiuta! Mohandas fa il giro dei parenti: niente da fare. È scoraggiato. Oltretutto non è sicuro di cosa vuole fare. L’avvocato? Forse. Il divan? È così difficile! Gli sembra tutto fuori dalla sua portata. Il suo amico Mavji insiste: studiare a Londra è vitale! Altrimenti per tutta la vita sarà un misero impiegatuccio. Gandhi si lascia convincere. Come aggirare il veto della madre? Un altro amico di famiglia, Becharji Swami, anche lui della casta dei Modh Vanik, divenuto religioso giaina, trova la soluzione e fa pronunciare a Mohandas tre promesse solenni davanti alla madre: a Londra, non toccherà vino, carne e donne. Il giovane giura. «Adesso», dice Becharji a Putlibai, «puoi lasciarlo partire»109. Lei si rassegna, gli dà un po’ di denaro, gli mette al collo una collanina sacra dedicata a Vis.n.u e va a digiunare per l’ennesima volta per punirsi di non essere riuscita a trattenerlo.
Bisogna ancora ottenere il permesso degli anziani della casta e trovare il denaro mancante. Nel corso di una riunione solenne, gli anziani rifiutano: i Modh Vanik non hanno il diritto di viaggiare, perché le Leggi di Manu, il loro codice religioso, definiscono rigidamente i luoghi appropriati alla celebrazione dei riti. Mohandas insiste, spiegando che tantissimi gujarati sono commercianti in Sudafrica; gli rispondono che sono tutti musulmani e lo minacciano di cacciarlo dalla casta. Forte della benedizione della madre, resta fermo sulla sua decisione e viene dichiarato “paria”: «Chiunque l’aiuterà o andrà a dirgli addio alla stazione sarà punibile con un’ammenda di una rupia e quattro annas»154, dice l’editto di espulsione. Lui non si arrende, vende i mobili dell’appartamento di Bhavnagar dove ha trascorso un semestre e, a malincuore, i gioielli della dote della moglie. Ne ricaverà in tutto 4.000 rupie. Non bastano ancora. Tanto peggio: andrà lo stesso. Per tre anni.
Fine agosto del 1888: quando parte per Bombay, da dove si imbarcherà per l’Inghilterra, una cinquantina di amici, sfidando il divieto della casta, va a salutarlo alla stazione di Rajkot. Racconterà in seguito: «Mia moglie si è messa a piangere. Le sono andato vicino, rigido come una statua lì per lì, poi l’ho abbracciata. Lei mi ha detto: “Non ci andare”»170. Le disobbedisce. Non sarà l’ultima volta.
Mohandas parte, accompagnato fino a Bombay dallo zio Tulsidas, fratello del padre, rassegnato ad aiutarlo.
Nello stesso momento, il giovane Mohammad Ali Jinnah, musulmano sciita del ramo degli israeliti, lascia il Gujarat per diventare avvocato a Karachi e prendere parte allo sviluppo commerciale della regione.
A Bombay, Mohandas si ferma a contemplare stupito le luci della città. Non ha mai visto quei negozi, quei veicoli, quell’illuminazione a gas, quei giornali, come non ha mai tenuto in mano una forchetta. Lo zio lo presenta a un amico che non appartiene alla loro casta e accetta di prestargli mille rupie con l’impegno di rimborsarle in cinque anni (le restituirà tutte)154. Ha messo insieme le 5.000 rupie necessarie. Può partire.
Mohandas è entusiasta e angosciato al tempo stesso: non sa niente dell’Europa, viene da un posto sperduto dove nessuno ha mai incontrato un occidentale (tranne, da lontano, il funzionario britannico). Conserva gelosamente al collo la collanina della madre e la foto del padre. Approfittando del suo panico, un agente americano gli vende una polizza assicurativa e gli garantisce 10.000 rupie in caso di problemi. Compra degli abiti europei, i primi che indosserà. Il tempo stringe, si avvicina la fine di agosto: anche se l’anno accademico a Londra inizia a gennaio, deve trovare un’università che lo accetti. Lo zio ottiene da due amici gujarati che vivono a Bombay delle lettere di raccomandazione per dei membri della famiglia trasferitisi o di passaggio nella capitale britannica. Mohandas acquista un biglietto di seconda classe sul piroscafo Clyde, uno dei primi battelli a vapore a compiere la traversata, e lascia l’India il 4 settembre 1888.
L’indomani, il «Times» di Bombay cita il suo nome nella lista dei passeggeri: è la prima volta che un giornale parla di lui...