Premessa

 

Caro Lettore straniero,

quando questo testo apparve, all'inizio del 1996 in due edizioni domenicali del «Süddeutsche Zeitung», suscitò nella stampa europea un certo clamore. Subito dopo la pubblicazione della sola prima parte, sul «Corriere della Sera» venni definito un terrorista, e «Libération» fece sapere che, primo, mi prendevo gioco delle rare vittime della guerra slovena del 1991, e che, secondo, erano di «dubbio gusto» le mie osservazioni sui diversi modi con cui i media occidentali presentavano le vittime dell'una e dell'altra parte. Per «Le Monde» ero ormai un «avvocato filoserbo», e nel «Journal du Dimanche» si parlava di un «pamphlet di polemica filoserba». E via di questo passo, sino a quando «El País» nel testo scoprí addirittura le prove di un mio consenso ai massacri di Srebrenica. - Caro Lettore francese, spagnolo, italiano, americano: il testo è ormai tradotto, e io confido nel fatto che lo leggerai come si presenta; non devo difendere o ritrattare nemmeno una parola. Del mio viaggio attraverso la Serbia ho scritto come da sempre scrivo i miei libri, le mie opere letterarie: un narrare lento, interrogante; ogni capoverso tratta e narra un problema, di rappresentazione, di forma, di grammatica - di verosimiglianza estetica; e questo, come da sempre in ciò che scrivo, dalla prima all'ultima parola.

Caro Lettore: questo e solo questo ti do qui da leggere.

 

PETER HANDKE

Aprile 1996