RINGRAZIAMENTI

 

Come al solito, sono grata ad altre persone per l’aiuto offerto nella stesura di Ossa di ghiaccio. Mia figlia, la malata di notiziari e scrittrice Kerry Reichs, possiede un fiuto infallibile per individuare una possibile storia dietro una notizia. Ha letto un articolo sui corpi usati come punti di riferimento nella zona mortale del Monte Everest, e dopo aver svolto ricerche sull’alpinismo d’alta quota si è presentata da me con l’idea di una versione «criminale». Voglio ringraziare la mia assistente Melissa Fish per il suo incrollabile entusiasmo e le ricerche meticolose su qualsiasi progetto io le affidi.

Carson Sprow dell’International Mortuary Shipping ha avuto grande pazienza nello spiegarmi le procedure burocratiche e i particolari del trasporto di resti congelati da Kathmandu, Nepal, a Charlotte, North Carolina. Chuck Henson del Charlotte-Mecklenburg Police Department ha risposto con gentilezza alle mie domande sulla giurisdizione nei casi di crimini internazionali, non importa quanto bizzarre. Le opinioni editoriali di Jennifer Hershey e Anne Speyer hanno rafforzato di gran lunga la struttura di questa opera.

Per prepararmi alla stesura di questo libro, mi sono gettata a capofitto nelle storie degli scalatori. Il merito di avermi introdotta a queste nozioni va ad Aria sottile di Jon Krakauer; Everest 1966 – Cronaca di un salvataggio impossibile di Anatoli Boukreev; il sito Internet del celebre alpinista Alan Arnette; e numerosi articoli online e blog che condividono le esperienze personali dei loro autori.

I pericoli che si corrono quando si affronta la montagna più alta del mondo sono infiniti, eppure di generazione in generazione le persone continuano a rispondere al canto della sirena del Monte Everest. La mia storia non potrebbe esistere senza le loro, perciò giù il cappello di fronte a tutti coloro decisi a raggiungere la vetta di una montagna impossibile solo «perché esiste».

 

Kathy Reichs - Ossa di ghiaccio
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