Capitolo LII

«Immagino di poter dormire qui stanotte?»

Sulle prime il progetto di andare in Guatemala era stato proposto da Lopez allo scopo di convincere con la paura il signor Wharton a scendere a patti. In effetti c’era già stata qualche idea riguardo all’argomento, un qualche piano prima del matrimonio; ma era stato resuscitato principalmente nella speranza che potesse servire a cavar denaro. Quando gradualmente il genero cominciò a sentire che nemmeno ciò avrebbe avuto effetto sulla borsa del suocero – quando davanti alla sua minaccia né Wharton né Emily cedettero – e quando, allo scopo di rafforzare la minaccia, egli rinnovò le sue indagini sul Guatemala e scoprì che poteva ancora esserci per lui una chance in quella direzione – la minaccia prese la forma di una vera intenzione, ed egli cominciò a pensare che avrebbe sul serio tentato la fortuna in un nuovo mondo. Di giorno in giorno le cose peggioravano per lui, e di giorno in giorno Sexty Parker diventava più insopportabile. Era impossibile tener nascosto al socio il progetto di emigrare, ma egli si sforzò di far credere a Parker che la cosa, se proprio compiuta, non sarebbe avvenuta fino a che non fossero stati sistemati tutti i suoi affari – o in altre parole tutti i suoi debiti sanati da pagamenti diretti in denaro – e che il signor Wharton avrebbe provveduto ai pagamenti a condizione che egli espatriasse. Ma il signor Wharton non aveva fatto nessuna promessa del genere. Sebbene il temuto giorno si avvicinasse sempre più, lui non sapeva costringersi a procurare per sé e la figlia una breve tregua pagando dei soldi a un farabutto – perché era sicuro che tale pagamento non sarebbe stato di nessuna utilità permanente. In tutto quel periodo il signor Wharton fu infelicissimo. Se avesse potuto liberare la figlia dal matrimonio con metà della sua fortuna l’avrebbe fatto senza pensarci due volte. Se avesse potuto con sicurezza acquistare con del denaro l’assenza definitiva del genero, l’avrebbe fatto a caro prezzo. Ma pur essendo disposto a pagare qualsiasi cifra, non riusciva a vedere la via che conduceva alla sicurezza. Si convinceva quotidianamente sempre di più della furfanteria dell’uomo che era suo genero, e che ancora era un inquilino di casa sua. Naturalmente tra sé aveva accuse a sufficienza da muovere alla figlia, che, quando aveva avuto la possibilità di scegliere, non aveva voluto accettare il marito perfettamente adeguato che le era stato proposto, ma aveva dichiarato che avrebbe avuto per sempre il cuore infranto se non le si fosse permesso di gettarsi via con quella miserevole creatura. Però egli biasimava se stesso quasi quanto biasimava lei. Perché si era lasciato fiaccare dalle sue preghiere al punto da cedere completamente alla fine – come aveva fatto? Come poteva sperare che gli sarebbe stato concesso di liberarsi, quando aveva fatto così poco per impedire quell’infelicità?

Ne parlava a Emily – in effetti non spesso, ma con gran serietà. «È stata opera mia», lei diceva, «e lo sopporterò».

«Ditegli che non potete partire finché non saprete in quale casa state andando».

«Sta a lui considerare questo. L’ho pregato di lasciarmi restare, e non posso dire altro. Se deciderà di portarmi, partirò».

Allora lui le parlò del denaro. «Ovviamente io ho del denaro», disse. «Ovviamente ho a sufficienza sia per voi che per Everett. Se potessi ottenere qualcosa dandolo a lui, l’avrebbe».

«Papà», lei rispose, «non vi chiederò mai più di dargli un solo penny. Questo deve riguardare solo voi due. Egli è quel che si dice uno speculatore. Il denaro non è al sicuro con lui».

«Dovrò mandarvene quando ne avrete bisogno».

«Quando io sarò... morta, non ce ne sarà più da mandare. Non fate quella faccia, papà. So quel che ho fatto, e devo sopportarlo. Ho gettato via la mia vita. È proprio così. Se il bambino fosse vissuto sarebbe stato diverso». Questo capitava verso la fine di gennaio, e allora il signor Wharton venne a sapere del grande attacco sferrato dal signor Quintus Slide contro il Primo Ministro, e scoprì, naturalmente, il pagamento che si riteneva esser stato fatto dal duca al signor Ferdinand Lopez per via dell’elezione a Silverbridge. Alcune persone gli parlarono della questione. Un paio di amici al club gli chiesero quale pensasse fosse la verità nella faccenda, e la signora Roby cercò da lui delucidazioni sull’argomento. «Ho chiesto a Lopez», disse, «e sono sicura dai suoi modi che ha avuto davvero il denaro».

«Non so nulla a riguardo», replicò il signor Wharton.

«Se lo ha avuto penso sia stato molto astuto». Era ormai ben noto alla signora Roby che il matrimonio di Lopez era stato un fallimento, che Lopez non era un uomo ricco, e che Emily, come anche il padre, era scontenta e infelice. Aveva di recente saputo del piano sul Guatemala, e come naturale aveva espresso il suo orrore. Ma simpatizzava con Lopez piuttosto che con Emily, pensando che se solo il signor Wharton avesse allentato a sufficienza i cordoni della borsa le cose si sarebbero ancora potute sistemare. «È stata tutta colpa della duchessa, sapete», lei disse all’anziano.

«Non so nulla a riguardo, e quando vorrò saperlo, certamente non verrò da voi. L’infelicità che lui mi ha procurato è talmente grande da farmi desiderare di non aver mai visto nessuno che lo conoscesse».

«È stato Everett a portarlo in casa vostra».

«Siete stata voi a presentarlo a Everett».

«Qui vi sbagliate – come vi succede così spesso, signor Wharton. Everett l’ha incontrato al club».

«A che serve discuterne? È stato a casa vostra che Emily l’ha incontrato. Siete stata voi. Mi stupisco che abbiate il coraggio di fare il suo nome con me».

«E quell’uomo continua a vivere in casa vostra!».

Fino ad allora il signor Wharton non aveva menzionato con una singola persona il fatto di aver pagato le spese elettorali del genero a Silverbridge. Gli aveva dato l’assegno senza pensarci molto, con la sensazione che così facendo avrebbe in qualche modo aiutato la figlia; e da allora aveva rimpianto il gesto, scoprendo che nessun pagamento del genere poteva essere di aiuto a Emily. Ma la cosa era stata fatta – e fin lì si era conclusa. In nessuna successiva discussione il signor Wharton vi avrebbe alluso, se le circostanze ora, come dire, non gliel’avessero riportata in mente. E dal giorno in cui aveva pagato quel denaro egli era stato, come dichiarava a se stesso, raggirato ancora e poi ancora dal genero. C’era stata la cena a Manchester Square, e dopo di quella la carrozza, e l’affitto, e una sfilza di conti, alcuni dei quali egli aveva pagato e altri declinato di pagare! E tuttavia egli aveva detto ben poco a quell’uomo di tutte quelle ingiustizie. A che pro dir qualcosa? Lopez avrebbe semplicemente risposto che lui non aveva chiesto di pagar nulla. «Che cos’è tutto», Lopez aveva una volta detto, «a fronte della fortuna che avevo diritto di aspettarmi con vostra figlia?». «Non avevate diritto ad aspettarvi uno scellino», Wharton aveva replicato. Allora Lopez aveva scosso le spalle, e così la cosa si era conclusa.

Ma ora, se questa voce era vera, c’era stata dell’indiscussa disonestà. Da qualunque fonte l’uomo avesse prima ottenuto il denaro, se il denaro era stato sborsato due volte, il secondo pagamento era stato carpito con mezzi fraudolenti. Di certo se l’accusa fosse stata falsa Lopez sarebbe andato da lui a dichiararne la falsità, sapendo altrimenti che cosa egli avrebbe dovuto pensare. Di recente, nella preoccupazione quotidiana della sua vita, egli aveva evitato qualsiasi conversazione con quell’uomo. Non permetteva alla mente di contemplare con chiarezza quel che si stava avvicinando. Coltivava una irrazionale e indefinita speranza che qualcosa avrebbe infine salvato la figlia dal minacciato esilio. Era possibile, se avesse tenuto ben stretti i cordoni della borsa, che non ci fossero soldi a sufficienza per pagare per la traversata di lei. Quanto al corredo della figlia, Lopez naturalmente avrebbe ordinato quel che voleva e avrebbe fatto mandare i conti a Manchester Square. Se egli se ne stesse occupando o meno né lui né Emily lo sapevano. E così le cose andavano avanti senza grandi discorsi tra i due uomini. Ma ora il vecchio legale ritenne di essere tenuto a parlare. Pertanto un certo mattino attese finché Lopez non fu sceso di sotto, avendo prima chiesto alla figlia di lasciare la stanza.

«Lopez», egli domandò, «che cos’è che i giornali stanno dicendo sulle vostre spese a Silverbridge?».

Lopez si era aspettato un attacco e aveva cercato di prepararsi. «Avrei creduto, signore, che non avreste prestato molta attenzione ad affermazioni del genere in un giornale».

«Quando riguardano me, sì. Ho pagato le vostre spese elettorali».

«Certamente vi avete contribuito con 500 sterline, signor Wharton».

«Non ho contribuito, signore. Non si è mai parlato di contributi – con cui volete sottintendere contributi da varie fonti. Mi avete detto che la contesa elettorale vi era costata 500 sterline e quella somma io vi ho fornito, con la piena consapevolezza da parte vostra, come pure mia, che io stessi pagando il tutto. Non è stato così?».

«Pensatela come preferite, signore».

«Se non sarete più preciso, penserò che mi avete frodato».

«Frodato!».

«Sì, signore. Frodato me, o il Duca di Omnium. Il denaro è andato, e chi dei due poco importa. Ma se è così saprò che o da lui o da me avete ottenuto del denaro con falsi pretesti».

«Naturalmente, signor Wharton, da voi devo sopportare qualunque cosa possiate scegliere di dire».

«È vero che vi siete rivolto al Duca di Omnium chiedendo del denaro per le vostre spese a Silverbridge, ed è vero che per esse vi ha pagato del denaro?».

«Signor Wharton, come ho appena detto, sono tenuto a sopportare e ad ascoltare da voi qualsiasi cosa possiate scegliere di dire. Il vostro legame con mia moglie e la vostra età in modo analogo tengono a bada il mio risentimento. Ma non sono tenuto a rispondere alle vostre domande quando sono accompagnate da un linguaggio quale quello che avete scelto di usare, e io rifiuto di rispondere ad altre domande sull’argomento».

«Naturalmente so che avete preso il denaro dal duca».

«Allora perché me lo chiedete?».

«E naturalmente so che siete consapevole quanto me della natura della transazione. Che possiate uscirne senza nemmeno arrossire mi dimostra solo che siete ormai immune alla vergogna».

«Molto bene, signore».

«E non avete altra spiegazione da dare?».

«Che vi aspettate che dica? Senza sapere nulla dei fatti in questione – tranne uno, che avete contribuito alla mie spese elettorali con 500 sterline – vi sentite autorizzato a dirmi che sono uno svergognato truffatore fraudolento. E poi chiedete un’ulteriore spiegazione! In una simile posizione è probabile che io spieghi qualcosa – che io possa essere dell’umore per dare spiegazioni? Rifletteteci solo e ponetevi la domanda».

«Ho riflettuto, e mi sono posto la domanda, e non ritengo probabile che voi vogliate spiegare qualcosa. Intraprenderò delle misure per informare il duca che in quanto vostro suocero ho pagato l’intera somma che affermavate di aver speso a Silverbridge».

«Chissà quanto importerà al duca».

«E dopo quel che è successo sono costretto a dire che quanto prima lascerete questa casa tanto più ne sarò contento».

«Benissimo, signore. Naturalmente porterò mia moglie con me».

«Questo andrà come vuole lei».

«No, signor Wharton. Questo andrà come voglio io. Lei appartiene a me – non a voi o a se stessa. Sotto la vostra influenza ha dimenticato molto di quel che concerne i doveri di una moglie, ma non penso che si comporterà in modo tale da crearmi problemi maggiori dell’ordinarle di venire con me quando lo voglio».

«Comunque ciò possa andare, devo chiedervi, signore, di allontanarvi. Non avrò come ospite un uomo che ha agito come voi nella questione – anche se è mio genero».

«Immagino di poter dormire qui stanotte?».

«Anche domani se vi serve. Quanto a Emily, lei può rimanere qui se le permetterete di farlo».

«Questo non mi andrebbe bene», disse Lopez.

«In questo caso, per quel che mi concerne, io farò qualunque cosa lei possa chiedermi. Buongiorno».

Il signor Wharton lasciò la stanza, ma non uscì di casa. Prima di farlo voleva vedere la figlia; e, credendo probabile che anche Lopez avrebbe deciso di vedere la moglie, si preparò ad aspettare in camera sua. Ma, dopo una decina di minuti, Lopez si allontanò dalla porta d’ingresso in una vettura a nolo, e senza salire al piano di sopra. Il signor Wharton aveva ragione di credere che il genero fosse quasi privo di denaro per scopi immediati. Di qualsiasi cifra potesse disporre, gli sarebbe comunque servita prima di partire. Qualsiasi casa per Emily doveva risultare costosa; e nessuna sistemazione nelle loro attuali circostanze poteva essere così rispettabile come una sotto il tetto di suo padre. Pertanto sperava che lei potesse restare con lui fino a che non fosse giunto quell’orrido giorno – se mai fosse giunto – in cui lei gli sarebbe stata portata via per sempre.

«Naturalmente, papà, lo seguirò se me lo ordina», lei disse, quando lui le raccontò tutto quel che ritenne giusto riferirle della conversazione di quel mattino.

«A stento so che consiglio darvi», disse il padre, intendendo in verità arrivare a darle qualche consiglio ostile alla volontà del marito.

«Non mi serve nessun consiglio, papà».

«Nessun consiglio! Non ho mai conosciuto una donna che ne avesse più bisogno».

«No, papà. Sono tenuta a fare quel che mi dice. So quel che ho fatto. Quando qualche povero infelice è finito in perpetua prigionia per le sue malefatte, nessun consiglio può essergli d’ausilio. È lo stesso per me».

«Voi a ogni modo potete fuggire dalla prigione».

«No – no. Provo un sentimento d’orgoglio che mi dice che poiché ho scelto di diventare la moglie di mio marito – poiché vi ho insistito in contrasto a tutti i miei cari – sono tenuta a sopportare la mia scelta. Se ciò mi fosse capitato per via dell’autorità altrui, se fossi stata costretta a sposarlo, penso che mi sarei riconciliata con l’idea di abbandonarlo. Ma è stata opera mia, e a questo mi atterrò. Quando mi dirà di andare, io andrò». Il povero signor Wharton se ne andò in ufficio, e sedette là l’intera giornata senza prendere un libro o una carta in mano. Era possibile che non ci fosse salvezza, né protezione, né sollievo? Pensò a vari piani, ma in modo vago e inutile. E se il duca avesse perseguito Lopez per frode? E se lui fosse riuscito a indurre Lopez ad abbandonare la moglie – vincolandolo con qualche atto giuridico a non ritornare da lei – per, diciamo, venti o anche trentamila sterline? E se lui stesso avesse portato via la figlia in Europa, un po’ costringendola un po’ persuadendola a intraprendere il viaggio? Di certo poteva trovarsi un qualche mezzo per ridurre con la paura quell’uomo all’acquiescenza. Ma egli sedeva là – senza fare nulla. E in serata mangiò una solitaria costoletta d’agnello al Jolly Blackbird, perché non riusciva ad affrontare nemmeno il suo club, e poi se ne tornò all’ufficio – con gran disgusto dell’anziana signora che l’aveva in custodia di notte. E verso mezzanotte strisciò a casa, un vecchio devastato dall’infelicità.

Lopez quando lasciò Manchester Square non andò in cerca di una nuova casa per sé e la moglie, né durante l’intera giornata si preoccupò di ciò. Trascorse la maggior parte del tempo negli uffici in Coleman Street della Compagnia Mineraria San Juan, di cui il signor Mills Happerton era un tempo stato Presidente. Vi era ora un altro Presidente e altri amministratori; ma l’influenza del signor Mills Happerton era sopravvissuta abbastanza da permettere a Lopez di diventar noto negli uffici della compagnia, e di esser accettato come candidato all’incarico di direttore residente a San Juan in Guatemala. Ora il progetto era il seguente: Lopez doveva partire come incaricato della compagnia all’inizio di maggio, la compagnia doveva pagare le sue spese personali per il Guatemala, e dovevano concedergli mentre era là un salario di 1.000 sterline l’anno per amministrare gli affari della miniera. Per quel che riguardava tale offerta, la cosa era decisamente vera. Era vero che Lopez si era assolutamente assicurato il posto. Ma l’aveva fatto accettando il fardello di una clausola assai seria. Doveva diventare proprietario di cinquanta azioni della miniera, e pagare ognuna di quelle azioni 100 sterline. Si riteneva che un uomo che avrebbe ricevuto 1.000 sterline l’anno in Guatemala per gestire l’attività, dovesse a ogni modo sostenere la compagnia, e mostrare fino a quel punto la sua fiducia nell’attività. Naturalmente il proprietario delle cinquanta azioni avrebbe avuto pieno diritto come qualsiasi altro azionista a quel 20% che coloro che promuovevano la miniera promettevano come risultato immediato della speculazione.

Sulle prime Lopez aveva sperato di poter rimandare l’effettivo pagamento delle 5.000 sterline fino a dopo la partenza. Una volta in Guatemala come direttore, egli sarebbe senza dubbio rimasto là. Ma gradualmente scoprì che il pagamento andava in effetti fatto in anticipo. Ora non c’era nessuno a cui lui potesse rivolgersi a parte il signor Wharton. A dire il vero fu costretto a dichiarare in ufficio che il denaro sarebbe venuto dal signor Wharton, e diede qualche eccellente ma fasulla ragione per cui il suocero non avrebbe pagato la cifra fino a febbraio.

E nonostante tutto quello che era successo egli continuava a sperare che se ci fosse davvero stata la necessità di partire, lui avrebbe potuto ottenere il denaro dal signor Wharton. Di certo il vecchio legale avrebbe preferito pagare una tale somma piuttosto che venir infastidito in casa da un simile genero. Se la situazione si fosse proprio fatta disperata, sarebbe ovviamente riuscito a ottenere il denaro acconsentendo a lasciare la moglie a casa. Ma ciò non rientrava nel piano, se avesse potuto evitarlo. Cinquemila sterline sarebbero state un prezzo molto basso a cui vendere la moglie, e tutto quel che avrebbe potuto ricavare dal legame con lei. Fintantoché la teneva con sé era comunque in possesso di tutto quel che il signor Wharton avrebbe fatto per lei. Quindi non aveva ancora rivolto la richiesta finale al suocero per il denaro, essendo riuscito a posporre il pagamento fino alla metà di febbraio. Egli riteneva che la lite con il signor Wharton quella mattina avesse poco o nessun effetto sulla sua situazione. Il signor Wharton non gli avrebbe dato il denaro perché lo amava, né per considerazione personale, né per senso del dovere riguardo a quel che potesse spettargli in quanto genero. Sarebbe semplicemente stato dato come il prezzo con cui acquistare la sua assenza, e la sua assenza non sarebbe stata meno desiderabile per via della lite di quel mattino.

Ma, persino allora, non aveva ancora preso la decisione definitiva di andare in Guatemala. Sexty Parker era stato spremuto quasi fino all’osso, e in verità in quel momento era così violento per l’indignazione e la paura e il rimorso che Lopez non osava mostrarsi in Little Tankard Yard; ma tuttavia c’erano, persino allora, certe speranze in quella direzione da cui potevano venire grandi risultati. Se solo fosse stato possibile promuovere sul mercato un certo nuovo liquore che era appena stato creato dalla corteccia degli alberi in Africa Centrale, e che era chiamato Bios, tutto si sarebbe ancora potuto sistemare in modo soddisfacente. I tabelloni pubblicitari di Londra stavano già informando il pubblico che se ci si voleva ubriacare senza nessuno dei consueti problemi dell’ubriachezza si doveva bere del Bios. Il pubblico senza dubbio leggeva quel che era affisso sui tabelloni pubblicitari, ma d’altro canto leggeva con tale lentezza! Questo Bios a stento era da dodici mesi sui tabelloni pubblicitari! Ma ora stavano aumentando le dimensioni delle lettere della pubblicità e l’amenità delle immagini – e la cosa poteva riuscire. C’era, inoltre, un’altra speranza – un’altra speranza di denaro immediato grazie alla quale sarebbe stato possibile evitare il Guatemala, su cui verranno fornite ulteriori spiegazioni in un prossimo capitolo.

«Immagino che scoprirò che Dixon è un tipo a posto?» chiese Lopez al Segretario dell’associazione in Coleman Street.

«Rude, sapete».

«Ma onesto?».

«Oh, sì; – è tutto ciò».

«Se è onesto, e quel che io chiamo leale, non mi importa un bel nulla del resto. Non ci si aspettano delle maniere da salotto in Guatemala. Ma avrò un bel po’ a che fare con lui – e detesto i tipi su cui non si può contare».

«Il signor Happerton aveva un’ottima opinione di Dixon».

«Va bene», disse Lopez. Il signor Dixon era il responsabile del comparto sotterraneo della miniera a San Juan, ed era forse altrettanto desideroso di un collega onesto e leale di quanto lo fosse il signor Lopez. In tal caso, il signor Dixon aveva ottime probabilità di venir deluso.

Lopez rimase all’ufficio tutto il giorno a studiare gli affari della miniera di San Juan, e poi andò al Progresso per la cena. Fino ad allora non aveva mosso nessun passo per procurare un alloggio per sé e per la moglie.