Capitolo VII
Un altro vecchio amico
Verso le nove il duca era tornato, e stava consumando la sua semplice cena nella sala della colazione – una bistecca e una patata, con un bicchiere di sherry e acqua Apolinnaris.1 A quel tempo non viveva a Londra nessun uomo più facilmente soddisfatto di quel che mangiava e beveva. Quanto al mangiare e al bere cenava da solo, ma la moglie sedeva con lui e lo serviva, avendo mandato via il domestico. «Ho detto a Sua Maestà che avrei fatto del mio meglio», disse il duca.
«Allora siete Primo Ministro».
«Niente affatto. Il signor Daubeny è il Primo Ministro. Ho accettato di formare un Governo, se lo riterrò fattibile, con l’aiuto degli amici che ho. Non ho mai sentito prima di dovermi appoggiare così totalmente ad altri come ora».
«Contate solo su di voi. Bastate a voi stesso».
«Queste sono parole vuote, Cora, – parole che sono proprio vuote. In un certo senso un uomo dovrebbe sempre bastare a se stesso. Dovrebbe avere abbastanza principi e coscienza a sufficienza da impedirgli di fare quel che sa esser sbagliato. Ma un costruttore di navi può costruire una nave da solo, o un orologiaio fare un orologio senza aiuto? In precedenti occasioni del genere sapevo dire, con poco o nessun aiuto dall’esterno, se avrei accettato o meno il compito che mi veniva proposto, perché avevo da costruire solo un pezzettino della nave, o un ingranaggio dell’orologio. La mia efficienza nell’attuale compito dipende interamente dalla cooperazione di altri, e sfortunatamente da quella di alcuni altri con cui non ho nessuna affinità, né loro l’hanno con me».
«Lasciateli fuori», disse la duchessa spavaldamente.
«Ma si tratta di uomini che non permetteranno di venir lasciati fuori, e i cui servigi il paese ha il diritto di aspettarsi».
«Allora includeteli, e non ci pensate più. Non serve piangere per un dolore che non si può curare».
«La cooperazione è difficile senza comunione di sentire. Mi accorgo di essere troppo ostinato per tale incarico. Non mi costava sedere nello stesso Gabinetto con un uomo che non mi piaceva quando non ero stato io a metterlo lì. Ma ora... Mentre ero in viaggio ho quasi sentito di non poterlo fare! Non mi rendevo conto prima di quanta avversione potessi provare per un uomo».
«Chi è quest’uomo?».
«No; chiunque egli sia dovrà essere un amico oramai, e quindi non lo nominerò, nemmeno con voi. Ma non è l’unico. Se fosse l’unico, chiaramente identificato e riconosciuto, potrei evitarlo. Ma gli amici, i veri amici, sono così pochi. Chi c’è oltre il duca a cui posso appoggiarmi tanto con fiducia quanto con affetto?».
«Lord Cantrip».
«Non proprio, Cora. Ma Lord Cantrip lascerà con il signor Gresham. Loro rimarranno sempre uniti».
«Vi piaceva il signor Mildmay».
«Il signor Mildmay – sì! Se potesse esserci un signor Mildmay nel Gabinetto, questo problema non ricadrebbe sulle mie spalle».
«Allora sono molto felice che non possa esserci un signor Mildmay. Perché non dovrebbero esserci tanti buoni pesci nel mare quanti ne vengono pescati?».
«Quando si prende un buon pesce si cerca di sfruttarlo al massimo».
«Presumo che il signor Monk si unirà a voi».
«Penso che glielo proporremo. Ma non sono ancora pronto a discutere dei nomi».
«Dovrete immediatamente discuterli con il duca».
«Forse – ma sarà meglio che ne discuta con lui prima di fissarmi nominandoli persino con voi».
«Farete entrare il signor Finn, Plantagenet?».
«Il signor Finn!».
«Sì; Phineas Finn – l’uomo che è stato processato».
«Mia cara Cora, non siamo ancora arrivati a questo. Non c’è a ogni modo bisogno di preoccuparsi dei pesci piccoli finché non saremo sicuri di riuscire a convincere i pesci grossi a unirsi a noi».
«Non so perché dovrebbe essere un pesce piccolo. Nessuno ha fatto meglio di lui; e se volete un uomo che vi sia devoto...».
«Non voglio che un uomo mi sia devoto. Voglio che un uomo sia devoto al suo paese».
«Stavate parlando di comunione di sentire».
«Beh, sì; è vero. Ma non nominate nessun altro per ora. Presto il duca sarà qui, e preferirei rimanere da solo fino a quando arriverà».
«C’è una cosa che voglio dire, Plantagenet».
«Che cosa?».
«Un favore che voglio chiedere».
«Vi prego non chiedete nulla per nessun uomo proprio ora».
«Non è per un uomo».
«Né per nessuna donna».
«È per una donna – ma una che penso vorrete accontentare».
«Chi è?». Allora lei si inchinò, sorridendogli con fare scherzoso, e si mise la mano sul petto. «Qualcosa per voi! Che mai potete volere che io sia in grado di fare per voi?».
«Lo farete – se è qualcosa di ragionevole?».
«Se lo ritengo ragionevole, certamente lo farò».
Allora l’atteggiamento di lei cambiò del tutto, divenne seria e quasi solenne. «Se, come immagino, tutti i posti importanti vicino a Sua Maestà cambieranno, mi piacerebbe diventare Dama del Guardaroba».2
«Voi!» lui esclamò, abbandonando quasi per lo shock la consueta condotta pacata.
«Perché non io? Il mio rango non è abbastanza alto?».
«Voi caricarvi delle complessità e dei servilismi, del tedio e delle pomposità della vita di Corte! Cora, non sapete di che parlate, né quel che vi proponete».
«Se sono disposta ad affrontare un dovere perché dovrebbe essermi vietato più di quanto lo sia a voi?».
«Perché io mi sono abituato, e mi sono adattato a uno stampo, e mi sono limitato e ridotto e compresso del tutto – molto inutilmente temo – per adeguarmi a questa cosa. Voi avete vissuto libera come l’aria. Voi avete disdegnato – e sebbene io possa aver borbottato pure sono stato orgoglioso di vedere il vostro disdegno – di avvolgervi nelle fasce soffocanti della vita di Corte. Avete messo in ridicolo tutte coloro che sono state vicino a Sua Maestà come dame di Corte».
«Le persone, Plantagenet, forse; ma non l’incarico. Sto invecchiando ormai, e non vedo perché non dovrei cominciare una nuova vita». Era rimasta un po’ intimorita dalla sua inaspettata energia, e in quel momento non era proprio capace di rispondergli con la consueta vivacità.
«Non pensateci, mia cara. Chiedete se il vostro rango sia abbastanza alto. Deve esserlo, visto che non ve ne è nessuno più alto. Ma la vostra posizione, se dovesse accadere che vostro marito diventi Capo del Governo, sarà troppo elevata. Posso dire che in nessuna condizione vorrei che mia moglie fosse soggetta ad altre restrizioni oltre a quelle che sono comuni a tutte le donne sposate. Non vorrei avesse nessun dovere che non sia pertinente alla famiglia e alla casa. Ma come Primo Ministro della Corona mi opporrei drasticamente alla possibilità che ricopra un incarico che si ritiene essere a mia disposizione». Lei lo guardò con gli occhioni spalancati, e poi lo lasciò senza una parola. Non aveva altro modo di mostrare il suo malcontento, perché sapeva che quando lui parlava come aveva appena parlato qualsiasi discussione era inutile.
Il duca rimase da solo per un’ora prima di venir raggiunto dall’altro duca, e in quell’intervallo neanche per un attimo pensò all’argomento che si sarebbe potuto credere occupasse di più la sua mente – vale a dire la compilazione di una lista per il nuovo Governo. Tutto quel che poteva fare in tale direzione senza ulteriore aiuto era già stato fatto con gran facilità. C’erano quattro o cinque nomi sicuri – nomi, cioè, di amici politici sicuri –, e tre o quattro altrettanto certi di uomini che erano stati nemici politici, ma ai quali, chiaramente, ora sarebbe stato chiesto di unirsi al Governo. A Sir Gregory Grogram, l’ultimo Procuratore Generale, naturalmente sarebbe stato chiesto di riprendere il suo posto; ma anche Sir Timothy Beeswax, che era stato fino a quel momento Vice Procuratore Generale per i Conservatori, sarebbe stato invitato a conservare quello che occupava. Molti dettagli erano noti, non solo ai due duchi che stavano per rabberciare il Governo tra di loro, ma al mondo politico in generale – e si trattava di fatti su cui i giornali erano in grado di mostrare stupefacente preveggenza e universale onniscienza con la consueta sicurezza. E quanto ai punti che erano in dubbio – per esempio se si dovesse chiedere o meno a quel coerente vecchio Tory di Sir Orlando Drought di accontentarsi delle Poste o se gli si dovesse permettere di rimanere alle Colonie – al duca più giovane non andava di preoccuparsene finché il più anziano non fosse giunto in suo aiuto. Ma la sua stessa posizione e le discutibili capacità di ricoprirla – questo occupava del tutto la sua mente. Se primo di nome, primo sarebbe stato davvero. Di tanto riteneva che il suo onore pretendesse da lui di essere rassicurato. L’essere un governante fainéant3 era in diretto antagonismo tanto con la sua coscienza quanto con le sue predilezioni. Definirsi con un gran nome davanti al mondo, e poi esser qualcosa di infinitamente inferiore a quel nome, sarebbe stato per lui una degradazione. Ma sebbene fosse certo a riguardo, non era per niente sicuro sull’altro punto, che per la maggior parte degli uomini fermi nelle loro risoluzioni come lo era lui, e sostenuti come lui lo era stato dalla fiducia di altri, sarebbe stato causa di ben poca esitazione. Egli invece dubitava della propria capacità di occupare il posto che era suo dovere ricoprire. Più che dubitava. Si ripeteva ancora e ancora che gli mancava una certa nobile capacità di esigere sostegno e omaggio dagli altri uomini. Di cose e fatti sapeva occuparsi, ma gli esseri umani non si erano rivelati a lui. Ma era oramai troppo tardi! E tuttavia – come aveva detto alla moglie – fallire gli avrebbe spezzato il cuore. Non lo muoveva nessuna ambizione. In proposito era sicuro di sé. Una sola considerazione l’aveva spinto a quel grande pericolo, ed era stata l’altrui convinzione che fosse suo ovvio dovere affrontarlo. E ormai era chiaro che non ci fosse più via di fuga – nessuna via di fuga compatibile con quella verità innocente da cui non gli era possibile allontanarsi. Avrebbe potuto creare delle difficoltà perché ci fosse la possibilità che si concretasse per lui il modo di rimettere alla Regina l’incarico che gli era stato affidato. Avrebbe potuto insistere su questa o quella impossibile concessione. Ma il ricordo di una simile fuga gli avrebbe spezzato il cuore con altrettanta certezza del fallimento.
Quando fu annunciato il duca, si alzò per ricevere il vecchio amico quasi con fervore. «È una vergogna», disse, «farvi uscire così tardi. Sarei dovuto venire io da voi».
«No, per niente. In questi casi la regola è sempre che l’uomo più impegnato si stabilisca come meglio riesce dove gli altri possano essere in grado di trovarlo». Il Duca di St. Bungay era un uomo anziano, tra i settanta e gli ottanta, con i capelli quasi bianchi, e che nell’entrare nella stanza dovette emergere da una serie di giacche e sciarpe. Tuttavia era in pieno possesso non solo delle sue energie mentali ma anche di quelle fisiche, mostrando, come molti politici dimostrano davvero, che le preoccupazioni della nazione possono gravare sulle spalle di un uomo per molti anni senza spezzarle e nemmeno piegarle. Perché il duca aveva fatto parte di vari Governi per quasi l’ultimo mezzo secolo. Poiché le cronache si sono occupate anche di lui, non verrà fornito nessun ulteriore resoconto della sua vita passata.
Prima che il duca più giovane pronunciasse una parola, egli aveva detto qualcosa sulla Regina – esprimendo cortesi auguri per la serenità di Sua Maestà in tutte quelle questioni –, qualcosa della scomodità dei viaggi politici avanti e indietro, qualcosa anche sulla delicatezza e difficoltà delle operazioni in questione, intensificate dalla necessità di riunire come cordiali alleati uomini che fino ad allora avevano agito l’uno verso l’altro con aspra animosità. «Tanto vale», disse il più anziano, «che facciamo un piccolo elenco provvisorio, e a quelli che indicherete potrete chiedere di venire da voi domani mattina presto. Ma forse avete già compilato una lista».
«No davvero. Non ho nemmeno preso una matita in mano».
«Allora possiamo anche cominciare», disse il più anziano, posizionandosi davanti al tavolo quando si accorse che il compagno meno esperto non faceva nessun tentativo di iniziare l’opera.
«C’è qualcosa di orribile per me nell’idea di mettere per iscritto nomi di uomini per un lavoro del genere, proprio come i ragazzi a scuola solevano scegliere gli undici per la partita di cricket». Il vecchio esperto si volse a fissare il giovane politico. «La cosa in sé è talmente importante che si dovrebbe aver l’aiuto del cielo».
Plantagenet Palliser era l’ultimo uomo da cui il Duca di St. Bungay si sarebbe aspettato del sentimentalismo in qualsiasi momento, e meno che mai in un momento simile. «L’aiuto del cielo potrete averlo», replicò, «dicendo le vostre preghiere; e non dubito che lo richiederete per questo e tutte le altre cose in generale. Ma non arriverà un angelo a dirvi chi dovrebbe essere Cancelliere dello Scacchiere».
«Nessun angelo arriverà, e pertanto vorrei potermene lavare le mani». Il vecchio amico continuò a fissarlo. «È come un sacrilegio per me, cercare di far questo senza sentirmi all’altezza del compito. Mi prostra questa necessità di fare ciò che so di non poter svolgere con adeguato discernimento».
«La vostra mente oggi ha lavorato un po’ troppo».
«Non ha lavorato per niente. Non ho avuto nulla da fare, e sul serio sono stato incapace di pensare al lavoro. Ma sento che circostanze casuali mi hanno collocato in una posizione per cui non sono adatto, e che tuttavia sono stato incapace di evitare. Quanto sarebbe meglio che faceste questo da solo – voi stesso».
«Del tutto fuori questione. Conosco bene e penso di aver sempre conosciuto le mie capacità. Né la mia attitudine al dibattito né la mia capacità lavorativa mi hanno autorizzato ad aspirare al posto di Premier. Ma questo, perdonatemi, ormai non è degno di considerazione. È perché voi lavorate e sapete lavorare, e vi siete preparato a quel continuo corso di lucida spiegazione che ora chiamiamo dibattito, che uomini di entrambe le parti si sono rivolti a voi come all’uomo migliore da mandare avanti in questa difficoltà. Scusatemi ancora, amico mio, se dico che mi aspetto di trovare la vostra forza virile pari alle vostre capacità».
«Se solo potessi sfuggire a ciò!».
«Puah – sciocchezze!» disse il vecchio duca, alzandosi. «Esiste qualcosa come una coscienza così delicata da non permettere a un uomo di far nulla. Dovete servire il vostro paese. Su quel tanto di aiuto che sarò in grado di darvi sapete di poter contare con assoluta sicurezza. Ora mettiamoci al lavoro. Immagino che vogliate che io presieda il Consiglio».4
«Certo – naturalmente», disse il Duca di Omnium voltandosi verso il tavolo. Quel suggerimento pratico lo aveva rimesso in sesto, e da quel momento si dedicò al compito in questione con tutte le sue energie. Non fu molto difficile, né richiese loro molto tempo. Se il futuro Primo Ministro non aveva i nomi belli e pronti, il futuro Presidente del Consiglio sì. Vennero ben presto elencati otto uomini che si riteneva bene che il Duca di Omnium consultasse la mattina successiva sul presto per sondarne la disponibilità a occupare certi posti.
«Ognuno di loro può avere un altro o un altro paio di uomini che può insistere a voler portare con sé», disse il duca più anziano, «e sebbene naturalmente non potrete cedere alle pressioni in ogni caso, sarà saggio concedervi lo spazio per alcune concessioni. Vedrete che si adatteranno dopo la consueta dose di resistenza e acquiescenza. No, non lasciate casa domani per vedere nessuno a meno che non sia il signor Daubeny o Sua Maestà. Verrò da voi alle due, e se la duchessa mi offrirà il pranzo, pranzerò con lei. Buonanotte, e non pensate troppo alla grandezza della cosa. Ricordo che il caro vecchio Lord Brock mi disse quanto fosse molto più difficile trovare un buon cocchiere che non un buon Segretario di Stato». Il Duca di Omnium, mentre sedeva a riflettere sulla questione durante l’ora successiva, riuscì solo a dimostrare a se stesso che Lord Brock non avrebbe mai dovuto diventare Primo Ministro d’Inghilterra dopo aver osato fare una così povera battuta su un argomento tanto solenne.
1 Acqua minerale proveniente dalla Germania.
2 Dama di Corte responsabile dei capi d’abbigliamento e dei gioielli della Sovrana. In caso di Sovrana regnante e non consorte, la nomina era politica e cambiava con il cambiare del Governo.
3 Ozioso.
4 Si tratta del Consiglio della Corona (Privy Council Office), l’organismo dei consiglieri del Sovrano, presieduto dal Presidente del Consiglio della Corona, ruolo quest’ultimo da non confondersi con quello del Primo Ministro, l’uomo a capo del Governo.