CAPITOLO 45

Questa volta si incontrarono a casa di Pérez che, con l’acqua che sciabordava contro il muro esterno e i gabbiani sul tetto, a Taylor faceva pensare più a una barca che a una vera e propria abitazione. Pérez stava preparando del caffè e Taylor gli parlava a voce alta dal salotto dove si era disteso sul pavimento. Diceva che era per via della schiena che lo faceva soffrire periodicamente a causa di un incidente che aveva avuto mentre faceva sport. A volte stare sdraiato a terra era l’unica cosa che lo facesse stare bene.

«Avrei dovuto capirlo», urlò Taylor. Sembrava furioso con se stesso. «C’era una foto di Edith e Lawrence in casa di Booth. Me l’hanno spedita per email quelli del West Yorkshire. E nella foto i due sembravano molto intimi. Se avessi capito che avevano avuto una storia, ci sarei arrivato prima di te. Ho lasciato che della perquisizione si occupassero gli agenti del posto e ovviamente la foto a loro non diceva niente».

Pérez entrò con un vassoio: una caffettiera, tazze e un pacchetto di biscotti al cioccolato.

«Non l’avresti mai pensato, vero?», chiese Taylor, abbassando leggermente il tono della voce. «Non era una donna imponente». Si alzò seduto, si stiracchiò e prese una tazza dal vassoio.

«Forte, però. Aiutava ancora Kenny nel campo e poi era abituata a sollevare gli ospiti al centro anziani. Booth, poi, non si aspettava certo di essere attaccato. Una volta che si è ritrovato il filo metallico attorno al collo, non deve aver lottato molto a lungo. Fingere il suicidio, poi, deve essere stato più semplice».

«Deve aver pensato di averla fatta franca con l’omicidio di Lawrence e, anche se le ossa fossero state ritrovate dopo anni, nessuno avrebbe mai pensato a un omicidio».

«Tutti pensavano che Lawrence fosse sparito perché aveva il cuore distrutto», disse Pérez. «Aveva avvertito Bella che se ne sarebbe andato ed essendo lei una donna orgogliosa, le andava benissimo che tutti pensassero che lo avesse fatto a causa sua. In quel momento Kenny era a Fair Isle e qui nessuno si è preoccupato di verificare che Lawrence fosse effettivamente salito su quel traghetto. Quando Kenny poi è tornato, la storia era ormai consolidata e lui ci aveva creduto: Lawrence se ne era andato perché Bella aveva detto di no alla sua proposta di matrimonio».

A Biddista, però, c’era chi sapeva che le cose non erano andate esattamente così, pensò Pérez. O almeno qualcosa avevano intuito – in un posto come quello, del resto, era impossibile tenere segreta una relazione –, ma avevano semplicemente tenuto ogni sospetto per sé, nessun complotto perché nessuno ne aveva mai parlato. Lawrence era sparito e nessuno aveva fatto domande. Non volevano sapere niente: nelle Shetland talvolta quello era forse l’unico modo per sopravvivere. Pérez pensò che Willy poteva aver immaginato cos’era successo, ma che aveva voluto proteggere Kenny. Aveva dato lui uno strappo a Booth al traghetto dopo l’omicidio di Lawrence.

«Cos’ha riportato qui Booth dopo tutti questi anni?». Taylor era ancora seduto a terra con le gambe allungate davanti a sé.

«Brama di soldi», rispose Pérez. «Si era ritrovato con la figlia e voleva recuperare il tempo perduto o magari farle un bel regalo per tenersela buona. Come sempre l’attività teatrale andava avanti, anche se molto a fatica, e mancavano liquidi per le spese vive, il che ne metteva a rischio la sopravvivenza. Poi Booth vide quel documentario in televisione nel quale Edith e Kenny apparivano come una coppia di ricchi proprietari terrieri ed escogitò il suo piano».

«Perché non li aveva ricattati al momento della morte di Lawrence?»

«A che pro? I Thomson avevano già difficoltà a vivere. Si sono sistemati solo negli ultimi tempi. Dopo quell’estate a casa di Bella, Booth probabilmente aveva solo voluto dimenticare tutto. Bella non si faceva problemi a umiliare chicchessia e lui con le fughe ci sapeva fare. E poi penso che Willy possa averlo spaventato: a quei tempi era un omone grande e grosso e si era accertato che fosse salito sulla nave per il sud».

«Ma poi Booth è tornato e Edith ha deciso che non avrebbe tirato fuori un soldo».

«Era cresciuta senza niente», disse Pérez, «e non avrebbe mai e poi mai dato a un ricattatore i soldi che si era guadagnata faticosamente. Era abituata a tenere sotto controllo gli eventi e a mantenere segreti e pensava che ne sarebbe uscita». Si sedette sulla panca sotto la finestra a guardare il mare.

«E l’amnesia? Che storia era quella?»

«L’idea della pantomima alla galleria Booth l’aveva avuta per fare uno scherzo perfido a Bella e mandarle a monte la serata. Certo non si aspettava che un poliziotto lo prendesse da parte, io gli ho detto immediatamente qual era il mio lavoro. Avrebbe fatto volentieri a meno di spiegare cosa ci faceva a Biddista. L’amnesia era tutta una scusa per non rispondere alle mie domande».

«E Wilding cosa c’entrava in tutto questo?»

«Niente. Era talmente preso da tutte le sue favolette e dai pensieri per la nuova casa che non avrebbe potuto pensare a nient’altro. Andò a chiacchierare con Willy, ma solo di vecchie storie e leggende da usare come materiale per il suo nuovo libro. Niente di più».

Taylor si alzò e appoggiò la tazza sul vassoio. Era mezzo imbronciato. «L’hai fatto di nuovo», disse. «Ci sei arrivato prima di me».

«Conosco questo posto», rispose Pérez. «Non avrei saputo da dove iniziare a Inverness».

Sembrò che Taylor stesse per dire ancora qualcosa, ma fece solamente un sorriso.

 

Due giorni più tardi, Pérez accompagnò Taylor a Sumburgh. Fran andò con loro. Quando chiamarono l’imbarco del volo, Fran era andata a prendere del caffè lasciando i due uomini nella sala. Taylor raccolse la borsa e si avviò verso la fila. Poi si voltò.

«Non volevo dirtelo», fece all’improvviso, «ma sto per cambiare lavoro. Ho avuto un’offerta». Fece uno dei suoi ghigni beffardi. «Pensa un po’: torno a Liverpool a dirigere la Sezione Omicidi. All’inizio non volevo accettare: troppo vicino a casa, troppi brutti ricordi. Ma non volevo lavorare più in questo posto. Il tempo, la luce. Ancora un altro caso e sarei diventato matto come tutti voi».

Sorrise di nuovo facendo capire che era una battuta e poi passò il gate di imbarco. Dalla vetrata dell’aeroporto lo guardarono attraversare la pista a piedi senza voltarsi neanche per un saluto.

«Che ne dici di una passeggiata?». Erano in macchina diretti a nord. Era un po’ che aveva in mente di chiederglielo e la domanda gli uscì improvvisa e impacciata.

«Perché no».

«Pensavo di andare a Biddista».

«Per quale motivo?», chiese Fran. «È finita. Ormai non è più responsabilità tua».

«Sento di avere ancora qualcosa da fare».

«Pensi proprio che vogliano vederti?»

«Avranno delle domande da farmi», rispose.

«Trovo arrogante da parte tua pensare di essere indispensabile». Ma lo disse con gentilezza e lui capì che l’avrebbe accompagnato. Le era grato, non sarebbe voluto andare da solo.

Parcheggiarono sulla strada, accanto alla Herring House, e prima di entrare rimasero a guardare la spiaggia per qualche istante. Nel bistrot non c’erano altri clienti; Martin e sua madre chiacchieravano tranquillamente seduti a un tavolo. Aggie li vide entrare e smise di parlare interrompendosi a metà frase. Pérez gli fece un cenno di saluto con la testa.

«Mi spiace che le cose siano andate così», disse.

I due lo fissarono semplicemente per un istante e Pérez pensò che sarebbe stato così a Biddista: nessuno gli avrebbe mai più rivolto la parola.

«Stavo giusto dicendo a Martin», fece Aggie, «che non sapevo cosa fosse successo a Lawrence, non con certezza almeno. Lo sai come vanno le cose qui, Jimmy. A volte ci sono cose che non vuoi sapere e io non finirò mai di rimproverarmi per tutto quello che è successo in questi anni».

Ci fu un attimo di silenzio, poi Martin si alzò per prendere la loro ordinazione. All’improvviso le cose erano tornate come prima, come la pellicola di un film che riprende a scorrere a velocità normale. Lui e Fran potevano benissimo essere due turisti che si erano fermati al bistrot per un caffè.

«Ingirid e suo marito torneranno a Skoles», disse Aggie. «Terranno compagnia a Kenny per un po’. Lei aspetta un bambino e ormai siamo agli sgoccioli. Sarà bello avere un altro pargoletto in giro a Biddista». Pérez sapeva che Aggie pensava anche al suo nipotino in arrivo.

«Peccato che Willy non sia qui per portarli in barca».

«Già», disse Aggie, «anche se quei tempi non è che fossero poi così belli». Gli sorrise. «Vai a casa, Jimmy. In un giorno come questo avrai di meglio da fare. Non abbiamo bisogno di te qui».

Fran lo prese sottobraccio. Lui avvertì la seta della manica strofinarsi contro la sua pelle nuda. Lei si voltò e gli sorrise.

«Già, andiamo a casa Jimmy», disse. «Abbiamo di meglio da fare».