Agatha Christie

ADDIO, MISS MARPLE.

Bandinotto

Traduzione di Diana Fonticoli.

Titolo dell'opera originale: Sleeping Murder.

 

Personaggi principali: Miss Jane Marple: una vecchietta in gamba.

Gwenda Reed Halliday: una donna alla ricerca del passato.

Giles Reed: marito di Gwenda.

James Kennedy: medico a riposo.

Walter Fane: avvocato.

Jackie Afflick: uomo d'affari.

Richard Erskine: ufficiale in congedo.

Janet Erskine: moglie di Richard.

Edith Pagett, Lily Kimble: domestiche di casa Halliday.

Ispettore Primer: del Dipartimento Investigativo Criminale.

 

 

1. UNA CASA.

Gwenda Reed rimase ferma sulla banchina, tremante. Qualsiasi cosa guardasse, la vedeva alzarsi e abbassarsi ritmicamente. Fu in quel momento che prese una decisione, decisione destinata a essere causa di gravissimi avvenimenti in futuro. Contrariamente al programma stabilito, non avrebbe preso il treno per Londra.

Del resto, perché avrebbe dovuto? Non c'era nessuno ad aspettarla. Era appena scesa da quella nave asmatica e cigolante, a bordo della quale aveva subìto per tre giorni le conseguenze di una traversata eccezionalmente agitata, attraverso la Baia e su fino a Plymouth. L'idea di viaggiare a bordo di un treno, in balìa degli inevitabili scossoni, non l'attirava affatto. Si sarebbe cercata un albergo, e finalmente avrebbe potuto coricarsi in un letto che non cigolava e non traballava. Si sarebbe addormentata e il mattino dopo, ma che magnifica idea! avrebbe noleggiato un'auto e attraversato senza fretta il sud dell'Inghilterra, alla ricerca di una casa che potesse piacere anche a Giles.

Già, era proprio una splendida idea. Così, avrebbe potuto vedere un po' l'Inghilterra, di cui Giles le aveva tanto parlato, ma che lei non aveva mai visitato benché, come tutti in Nuova Zelanda, la considerasse la sua patria. In quel momento, l'Inghilterra non appariva affatto attraente. Era una giornata grigia, minacciava di piovere e soffiava un vento pungente.

Plymouth, pensò Gwenda mentre si metteva in coda per passare la dogana, non doveva essere una delle località più belle dell'Inghilterra.

Il mattino successivo, però, il suo stato d'animo era completamente diverso. Splendeva il sole, e dalla sua finestra il panorama appariva ridente. Ormai non provava più la sensazione che la terra, anzi l'universo intero, ondeggia sse. Quella era finalmente l'Inghilterra e lei, Gwenda Reed, giovane donna di ventun anni da poco sposata, vi era felicemente approdata. Giles l'avrebbe raggiunta in un secondo tempo, forse tra poche settimane, forse tra qualche mese. Aveva proposto a Gwenda di precederlo per cercare una casa adatta a loro due. Si rallegravano entrambi all'idea di avere finalmente una dimora fissa, dato che Giles era costretto a viaggiare parecchio per lavoro. Quando era possibile, Gwenda lo accompagnava. Sarebbe stato bello avere una casa. Poco tempo prima, Giles aveva ereditato dei mobili da una zia, e questo era un motivo in più per realizzare il loro progetto.

Siccome non avevano problemi finanziari, il programma non presentava difficoltà.

Da principio, Gwenda aveva sollevato qualche obiezione: non le pareva giusto che fosse lei a scegliere la casa. Dovremmo farlo insieme - aveva detto.

Ma Giles le aveva risposto, ridendo: Di case non me ne intendo molto. Se piace a te, piacerà anche a me. Che abbia un giardino, naturalmente, che non sia uno di quegli orrori moderni, e nemmeno troppo grande. Pensavo a qualche posto sulla costa meridionale. In ogni caso, non troppo all'interno del paese.

Hai in mente una località ben precisa? gli aveva domandato Gwenda. Giles non ne aveva. Essendo rimasto orfano giovanissimo, come lei del resto, durante le vacanze era stato sballottato a destra e a sinistra fra i vari parenti, e non aveva conservato nessun ricordo particolarmente piacevole.

Quella che adesso volevano sarebbe stata la casa di Gwenda, e dal momento che lui sarebbe potuto essere trattenuto anche sei mesi in Nuova Zelanda, tanto valeva che lei cominciasse a cercarla subito. Altrimenti, si sarebbe dovuta sistemare in qualche albergo. No, era meglio che trovasse una casa e vi si stabilisse.

Il che significa aveva commentato Gwenda che devo essere io a rimboccarmi le maniche.

Ma, in fondo, le piaceva l'idea di scegliere la casa e di farla trovare in ordine a Giles, quando fosse arrivato.

Erano sposati da tre mesi soltanto, e lei lo amava molto.

Dopo aver fatto colazione a letto, Gwenda si alzò e cominciò a organizzare la giornata. La trascorse visitando Plymouth, che non le dispiacque affatto. Il mattino successivo, noleggiò una Daimler con autista e diede inizio al suo viaggio attraverso l'Inghilterra.

Il tempo era bello, e quindi viaggiare era piacevole. Nel Devonshire, vide parecchie case che sarebbero potute andar bene, ma niente che la entusiasmasse. Comunque, non c'era fretta; avrebbe continuato a cercare. Imparò a leggere tra le righe, quando le capitavano sotto gli occhi le descrizioni piene d'entusiasmo delle agenzie immobiliari; in questo modo risparmiava tempo e fatica.

Un martedì sera della settimana successiva, l'auto percorreva la strada che, snodandosi fra le colline, portava a Dillmouth. Alla periferia di quella cittadina di mare, Gwenda intravide fra gli alberi una villa vittoriana, piccola e bianca, con il cartello "In vendita".

Si lasciò subito prendere dall'entusiasmo. Ecco la sua casa! Ne era certa. Riusciva a immaginare il giardino, le lunghe finestre. Sì, era proprio quella la casa che lei desiderava.

Siccome era già tardi, prese alloggio al Royal Clarence Hotel, e il mattino seguente si recò all'agenzia immobiliare di cui aveva trascritto il nome e l'indirizzo.

Ne uscì con l'autorizzazione a visitare la casa, e poco dopo si trovava in un salotto lungo e antiquato, le cui due porte-finestre davano su un terrazzino lastricato. Davanti, una specie di giardino roccioso punteggiato di cespugli fioriti scendeva ripido fino al prato sottostante. Attraverso gli alberi, in fondo al giardino, si vedeva il mare.

"Questa è la mia casa" pensava Gwenda. "Sono arrivata a casa. Mi sembra già di conoscerla tutta." La porta si aprì ed entrò una donna alta e triste, che doveva essere raffreddata perché tirava su col naso.

La signora Hengrave? Ho l'autorizzazione dell'agenzia Galbraith e Penderley. Spero di non essere venuta troppo presto...

La signora Hengrave, dopo essersi soffiata il naso, le assicurò che non la disturbava affatto. Cominciarono il giro della casa.

Faceva proprio al caso suo. Non era troppo grande. Forse un po' antiquata, ma lei e Giles avrebbero potuto aggiungere un paio di stanze da bagno, e la cucina poteva essere rimodernata. Con un altro acquaio e un arredamento nuovo.

Mentre Gwenda faceva queste considerazioni, la signora Hengrave le raccontava con voce monotona i particolari della malattia del defunto Maggiore Hengrave, suo marito. La giovane donna pronunciò le solite parole di circostanza. I parenti della signora Hengrave abitavano tutti nel Kent e desideravano che lei li raggiungesse al più presto, per stabilirsi vicino a loro. Il Maggiore Hengrave era innamorato di Dillmouth, e per parecchi anni era stato segretario del Golf Club, ma lei...

Già, capisco... Dev'essere stato penoso per voi... E' naturale...

Con l'altra metà del suo cervello, Gwenda pensava: "Qui ci starebbe bene una credenza... Magnifica, da questa finestra, la vista del mare... Giles ne sarà entusiasta... Questa stanzetta la potremmo trasformare in studio... Ed ecco il bagno... Sicuramente avrà un basamento di mogano... Già, proprio come pensavo... La vasca si trova in mezzo alla stanza... Questa non la tocco.... E' un pezzo autentico dell'epoca...".

Era una stanza molto grande, e da un locale in più si potevano ricavare altri due bagni. Questi li avrebbe fatti fare modernissimi.

Non dovevano esserci difficoltà, dal momento che le tubature passavano sicuramente sopra la cucina.

Pleurite stava dicendo la signora Hengrave. Con complicazioni polmonari, il terzo giorno.

Terribile! esclamò Gwenda. C'è un'altra camera da letto, in fondo a questo corridoio? La camera c'era, ed era proprio come lei l'aveva immaginata: quasi rotonda, con una grande finestra ad arco.

Bisognava sistemarla meglio, naturalmente. Non che fosse in disordine, ma chissà perché i tipi come la signora Hengrave avevano la mania delle pareti color senape? Mentre ripercorrevano il corridoio, Gwenda mormorò: Sei, no, sette stanze, contando quella piccola e l'attico.

Le assi cigolavano leggermente sotto i suoi piedi. Gwenda aveva già l'impressione di essere lei, e non la signora Hengrave, la padrona di casa. La signora Hengrave era un'intrusa, una che faceva dipingere le pareti color senape e tralci di glicine sui muri del salotto. Gwenda abbassò gli occhi sul foglio dattiloscritto che aveva in mano, sul quale erano annotate le descrizioni della casa e il prezzo.

In quegli ultimi giorni, aveva imparato a valutare gli immobili. La somma richiesta non era eccessiva, anche se poi si sarebbe dovuto provvedere ai lavori di rimodernatura. Il prezzo era trattabile.

Evidentemente la signora Hengrave aveva fretta di trasferirsi nel Kent, vicino ai suoi parenti.

Stavano per scendere le scale, quando a un tratto Gwenda si sentì investire da un'ondata di inspiegabile terrore. Fu una sensazione spiacevolissima, ma passo subito.

Non ci sono fantasmi in questa casa, vero? domandò alla signora Hengrave.

L'interpellata, un gradino più sotto, stava descrivendo le ultime sofferenze del Maggiore Hengrave.

Alzò la testa e guardò Gwenda con aria offesa.

No, che io sappia, signora Reed. Perché, qualcuno vi ha detto una cosa del genere? Voi non avete mai visto né sentito niente? Non è morto nessuno qui? Troppo tardi si accorse di aver fatto una gaffe: con ogni probabilità, il Maggiore Hengrave aveva trascorso lì le sue ultime ore di vita.

Mio marito è morto alla clinica Santa Monica dichiarò la signora Hengrave, asciutta.

Già, è vero, me l'avete detto.

Con lo stesso tono gelido, la signora Hengrave continuò: In una casa di almeno cento anni, è molto probabile che sia morto qualcuno. La signorina Elworthy, dalla quale il mio povero marito l'acquistò sette anni fa, godeva di ottima salute. Voleva recarsi all'estero per lavorare in una missione, e non parlò di lutti recenti nella sua famiglia.

Gwenda si affrettò a placare la malinconica signora Hengrave. Si trovavano di nuovo nel salotto, un locale delizioso, proprio come piaceva a lei. La paura di qualche momento prima le appariva incomprensibile.

Che cosa le era successo? Non c'era niente che non andasse, in quella casa.

Dopo aver chiesto alla signora Hengrave il permesso di dare un'occhiata al giardino, Gwenda oltrepassò la porta-finestra e uscì sulla terrazza.

"Dovrebbero esserci dei gradini qui, pensava. "Una gradinata che arrivi fino al prato." Invece, c'era un declivio ricoperto di forsizia. Gli arbusti avevano invaso tutta quella parte del giardino e nascondevano la vista del mare.

Gwenda decise che avrebbe fatto dei cambiamenti.

Seguì la signora Hengrave dall'altra parte della terrazza e notò che il giardino roccioso era stato trascurato e aveva bisogno d'essere messo in ordine. Occorreva un'energica potatura alla maggior parte degli arbusti.

Con aria di scusa, la signora Hengrave disse che il giardino era stato alquanto trascurato. Lei aveva potuto permettersi un giardiniere solo due volte la settimana, e spesso non l'aveva visto arrivare.

Dopo aver dato un'occhiata all'orto, ristretto ma sufficiente per una piccola famiglia, tornarono in casa. Gwenda disse che aveva altre case da vedere, e benché Hillside le piacesse molto, non poteva decidere subito.

La signora Hengrave la salutò con un'occhiata piena d'ansia e uno starnuto.

Gwenda tornò all'agenzia, fece la sua offerta da sottoporre al direttore e trascorse il resto della mattinata passeggiando per Dillmouth. Era una ridente cittadina. Nel quartiere nuovo, c'erano un paio di alberghi e alcuni bungalow, ma la conformazione geografica della costa, con le colline alle spalle, aveva salvato Dillmouth dalla speculazione edilizia.

Dopo pranzo, Gwenda ricevette una telefonata dall'agenzia. La signora Hengrave aveva accettato la sua offerta. Con il sorriso sulle labbra, lei andò all'ufficio postale e inviò un cablogramma a Giles.

"Ho comprato la casa. Baci. Gwenda." "Chissà come sarà contento", si disse. "Gli ho dimostrato che non perdo tempo, io." 2. LA TAPPEZZERIA.

Era trascorso un mese e Gwenda si era trasferita a Hillside. I mobili della zia di Giles erano stati prelevati dal magazzino dove si trovavano e sistemati in casa. Gwenda aveva venduto un paio di armadi troppo grandi, ma il resto si addiceva perfettamente all'ambiente. Era mobilio vecchio, ma di ottima qualità. Nel salotto c'erano gli allegri tavolini intarsiati di madreperla, con disegni di castelli e rose, un tavolo da lavoro, uno scrittoio in legno di rosa e un tavolino di mogano.

Le poltrone, Gwenda le aveva disposte nelle camere da letto. Ne aveva comperate due nuove, comodissime, una per sé e una per Giles, da mettere ai lati del caminetto. Il massiccio divano Chesterfield era stato piazzato vicino alle finestre. Per le tende, Gwenda aveva scelto un chintz stampato, azzurro pallido con mazzi di rose e uccellini gialli. Adesso il salotto era perfetto.

In casa c'erano ancora gli operai, e ne avrebbero avuto per un bel po'.

I lavori erano finiti in cucina, e a buon punto nei bagni. Gwenda preferiva aspettare a tinteggiare le pareti: le ci voleva del tempo per fare l'occhio alla nuova casa e scegliere i colori più adatti alle camere da letto. Del resto, la casa era in ottimo stato, non c'era bisogno di fare tutto subito.

In cucina si era installata una certa signora Cocker, tipo gentile, incline a rifiutare la democratica cordialità di Gwenda. Ma, una volta che la giovane donna si fu stabilita a Hillside, la signora Cocker si dimostrò disposta a fare amicizia.

Un mattino, dopo che Gwenda si fu seduta sul letto, la signora Cocker le depose sulle ginocchia un vassoio con la colazione e disse: - Quando non ci sono uomini in casa, le signore preferiscono far colazione a letto.

Gwenda si era adeguata a quell'usanza, che riteneva fosse tipicamente inglese.

Uova strapazzate, stamattina annunciò la signora Cocker. Avevate accennato al merluzzo affumicato, ma non credo che lo vogliate mangiare in camera: lascia un gran puzzo. Ve lo servirò a cena, questa sera.

Oh, grazie, signora Cocker.

La donna sorrise e si preparò a uscire dalla stanza.

Gwenda non occupava la camera matrimoniale. Avrebbe aspettato l'arrivo di Giles. Aveva preferito dormire nella camera rotonda, quella con la finestra ad arco, dove si sentiva perfettamente a suo agio.

Guardandosi intorno, le venne fatto spontaneo di esclamare: Mi piace, questa stanza.

La signora Cocker si guardò intorno a sua volta.

E' proprio bella, signora, anche se un po’ piccola. A giudicare dall'inferriata alla finestra, si direbbe che una volta fosse la stanza dei bambini.

Non ci avevo pensato, ma forse avete ragione.

Ah, bene! esclamò la signora Cocker, con un tono carico di sottintesi, quasi volesse dire: "Chissà, quando ci sarà un uomo in casa, forse si avrà bisogno della stanza dei bambini".

Uscita la signora Cocker, Gwenda tornò a guardarsi intorno. Sì, sarebbe stata una camera ideale per i bambini. Si mise ad arredarla mentalmente. Una casa di bambole contro la parete, armadietti per riporre i giocattoli, un fuoco che ardeva allegramente nel caminetto, e davanti un parascintille con appesi degli oggetti. Ma non quell'orribile color senape alle pareti! No, ci voleva una tappezzeria allegra, dai colori vivaci, con piccoli mazzi di papaveri alternati a fiordalisi. Sarebbe stata l'ideale.

Avrebbe cercato una carta come quella che aveva in mente. Era sicura di averla vista da qualche parte.

Nella stanza non occorrevano molti mobili. C'erano già due armadi a muro, uno dei quali, quello d'angolo, chiuso a chiave. Ma la chiave non c'era.

L'armadio era stato riverniciato, e probabilmente nessuno lo aveva più aperto da moltissimi anni.

Prima che gli operai se ne andassero, doveva ricordarsi di farlo aprire, tanto più che non aveva spazio sufficiente per appendere tutti i suoi abiti.

Ogni giorno che trascorreva a Hillside, si sentiva sempre più a casa sua. Fuori della finestra, qualcuno si schiarì la gola e tossì forte.

Gwenda si affrettò a finire la colazione. Foster, il giardiniere che lavorava a cottimo ma non manteneva sempre la promessa di venire, doveva essere arrivato quel giorno.

Dopo aver fatto il bagno, Gwenda s'infilò una gonna di tweed e un pullover e scese in giardino.

Foster stava lavorando sotto la finestra della sala. Per prima cosa, Gwenda aveva voluto un sentiero che passasse attraverso il giardino roccioso. Foster aveva protestato che in questo caso avrebbero dovuto eliminare la forsizia, la weigelia e anche i lillà, ma lei era stata irremovibile, e ora il giardiniere eseguiva il lavoro quasi con entusiasmo.

La salutò con una risatina.

A quanto pare, si ritorna al vecchi tempi, signorina. Foster insisteva a chiamarla signorina. anziché signora.

Ai vecchi tempi? Come sarebbe a dire? Foster batté il terreno con la vanga.

Ho trovato dei vecchi gradini. Eccoli qui, proprio dove li volete voi adesso. Poi, qualcuno li ha coperti con la terra.

Avrebbero dovuto lasciarli disse Gwenda. E' bello poter vedere il prato e il mare dalla finestra del salotto.

Foster non ne era del tutto convinto, ma fece ugualmente un lieve cenno di assenso.

Non voglio dire che sia un errore. Potrete vedere il panorama, e poi tutti questi arbusti tolgono luce al salotto. Però, sono belli. Non avevo mai visto una forsizia tanto rigogliosa. I lillà non sono un gran che, ma la weigelia costa un sacco di soldi, e questi cespugli sono troppo vecchi perché li si possa trapiantare.

Sì, lo so. Ma, con la gradinata, mi piace molto di più.

Beh... Foster si grattò la testa. Può darsi che abbiate ragione.

Ma certo disse Gwenda, con un cenno affermativo. Poi, d'improvviso, domandò: Chi ha abitato qui, prima degli Hengrave? Loro non sono rimasti molto, vero? Circa sette anni. Quelli che stavano qui prima non erano gente del posto. Si chiamavano Elworthy, ed erano fanatici della chiesa. Una volta hanno ospitato un prete negro. Quattro sorelle erano, e un fratello, ma lui non aveva la vita facile, con tutte quelle donne in casa. Prima di loro... lasciatemi pensare... ecco, la signora Findeyson.

Lei sì che era una persona per bene, ed era di queste parti. Viveva già qui quando io non ero ancora nato.

E' morta in questa casa? No, in Egitto o in qualche altro posto del genere. Ma l'hanno riportata qui, per seppellirla nel nostro cimitero. E stata lei a piantare la magnolia e il pittosporo. Andava matta per i fiori. Ai suoi tempi, non c'erano tante case sulla collina. Era tutta campagna.

Non c'era neanche il cinematografo, né i negozi nuovi. Il suo tono tradiva la disapprovazione tipica dei vecchi per ogni genere di innovazione. Cambiamenti disse, sbuffando. Nient'altro che cambiamenti.

Tutto è destinato a cambiare disse Gwenda. E rispetto ai vecchi tempi, immagino che qualche miglioramento ci sia stato, no? Così dicono, ma a me non sembra. Cambiamenti! Indicò una siepe sulla sinistra, attraverso la quale s'intravvedeva un edificio. Una volta, quello era il Cottage Hospital.

Bello comodo, qui a due passi.

Poi hanno costruito un ospedale nuovo, a un chilometro e mezzo dalla città. Se si deve andare a trovare qualcuno, una camminata di venti minuti buoni, oppure tre pence per l'autobus. Tornò a indicare da quella parte. Adesso, è una scuola per ragazze. L'hanno trasformata una decina d'anni fa. Nient'altro che cambiamenti. Al giorno d'oggi, la gente prende una casa, ci abita dieci o undici anni, e poi se ne va. Sono tutti irrequieti. Che gusto ci provano? In pochi anni, non si può pretendere di avere un bel giardino.

Gwenda guardò la magnolia.

La signora Findeyson, invece, ha abitato qui per molto tempo.

Ah, lei sì che era una persona come si deve. In questa casa è arrivata quando si è sposata, ha allevato i suoi figli, li ha sposati, ha seppellito il marito, ha dato ospitalità ai nipoti per le vacanze e alla fine se n'e andata, quando era vicina agli ottanta.

Il tono di Foster era pieno d'ammirazione.

Gwenda tornò in casa sorridendo.

Dopo aver parlato con gli operai, andò nel salotto, sedette alla scrivania e si mise a scrivere delle lettere. Tra la corrispondenza che doveva evadere c'era la lettera di un cugino di Giles che abitava a Londra. Lui e la moglie le offrivano ospitalità nel loro appartamentino di Chelsea, quando fosse capitata in città.

Raymond West era un noto scrittore e Joan, sua moglie, una pittrice.

Sarebbe stato divertente accettare l'invito, anche se forse loro l'avrebbero giudicata terribilmente provinciale e ignorante. Né lei né Giles erano degli intellettuali.

Nell'anticamera risuonò, solenne, un fragoroso gong. Di legno scuro intagliato, faceva parte dell'eredità della zia di Giles, e la signora Cocker non solo ci prendeva gusto a suonarlo, ma ci metteva anche tutta la sua energia. Gwenda si tappò le orecchie e si alzò.

Attraversò in fretta il salotto ma, arrivata alla parete in fondo, si fermò di colpo. Era la terza volta che andava da quella parte, come se credesse di poter passare attraverso il muro per entrare nella sala da pranzo adiacente.

Tornò indietro, uscì nell'anticamera, svoltò l'angolo formato dalla parete del salotto ed entrò nella sala da pranzo. Era un giro vizioso, e d'inverno sarebbe stato scomodo, perché in anticamera faceva freddo.

Gli unici locali riscaldati erano il salotto, la sala da pranzo e due camere da letto al piano di sopra.

"Non vedo perché", pensò mentre sedeva a tavola, "non dovrei far mettere una porta di comunicazione tra il salotto e la sala. Ne parlerò al signor Sims, questo pomeriggio, quando viene." Il signor Sims era il titolare dell'impresa alla quale Gwenda si era rivolta per i lavori di muratura e di tinteggiatura. Di mezza età, con modi persuasivi e la voce roca, aveva sempre a portata di mano un piccolo taccuino e si affrettava ad annotarvi le idee che venivano alla padrona di casa.

Consultato, il signor Sims diede parere favorevole.

E' la cosa più semplice del mondo, signora Reed, e sarebbe un'ottima soluzione.

Verrebbe a costare molto? Gwenda cominciava a nutrire un certo scetticismo sui pareri e sugli entusiasmi del signor Sims. Aveva già avuto la sorpresa di parecchi extra non calcolati nel preventivo originale.

Una sciocchezza le rispose il signor Sims con tono rassicurante.

Gwenda rimase più perplessa che mai. Era appunto delle "sciocchezze" del signor Sims, che aveva imparato a diffidare. Le sue cifre indicative si rivelavano sempre inferiori a quelle reali.

Facciamo una cosa, signora Reed disse il signor Sims in tono conciliante. Questo pomeriggio, quando Taylor avrà finito di lavorare nello spogliatoio, gli farò dare un'occhiata al muro, così potrò esservi più preciso. Tutto dipende da com'è fatto il muro.

Gwenda assentì. Scrisse a Joan West per ringraziarla dell'invito, ma disse che per il momento non intendeva lasciare Dillmouth, perché voleva tener d'occhio gli operai. Dopo aver sbrigato la corrispondenza, uscì a fare una passeggiata sul lungomare, per godersi la brezza marina. Tornata a casa, entrò nel soggiorno. Taylor, il capo-operaio del signor Sims, era inginocchiato in un angolo della stanza. Si alzò e la salutò con un sorriso.

Non ci saranno difficoltà, signora Reed le annunciò. Qui c'era già una porta, e qualcuno l'ha fatta chiudere.

Gwenda ne fu piacevolmente sorpresa. "E' strano", si disse, "ho sempre pensato che qui ci fosse un passaggio." Ricordò di essersi avviata istintivamente da quella parte anche all'ora di pranzo e, ripensandoci, ebbe un brivido di sgomento. Perché era tanto sicura dell'esistenza di una porta in quel punto preciso? La parete era perfettamente liscia, e allora come aveva fatto a indovinare?

Certo, una porta di comunicazione sarebbe stata comoda, ma perché lei si era sempre diretta con tanta sicurezza proprio da quella parte? Un punto qualsiasi della parete sarebbe andato altrettanto bene, ma lei si dirigeva automaticamente verso quello dove un tempo c'era stata la porta.

"Spero di non avere doti divinatorie o cose del genere", si disse.

Non aveva mai dimostrato di possedere facoltà medianiche. Non era certo una chiaroveggente. O forse sì? Rammentò il sentiero che, dal terrazzo, passava attraverso il giardino roccioso. Che in qualche modo lei avesse saputo della sua esistenza e per questo avesse insistito tanto per farlo riportare alla luce? Forse si poteva parlare di fenomeni parapsicologici, pensò Gwenda, preoccupata.

A meno che non ci fosse qualcosa che non andava nella casa stessa.

Perché quel primo giorno aveva domandato alla signora Hengrave se la casa fosse abitata dagli spiriti? Non lo era, naturalmente. Era una casa perfetta. E quella domanda aveva molto stupito la signora Hengrave. Ma dai suoi modi non era forse trapelata una certa reticenza? Dio mio, che cosa andava mai a mettersi in mente, pensò Gwenda.

Con uno sforzo, si costrinse a riportare la sua attenzione su Taylor.

C'è un'altra cosa disse. Uno degli armadi della mia camera è chiuso a chiave e non si apre. Vorrei che ci pensaste voi.

L'uomo salì con lei a esaminare l'armadio.

E' stato verniciato più di una volta disse. Ve lo faccio aprire domani, se per voi va bene.

Gwenda annuì e Taylor se ne andò.

Per tutta la serata, la giovane donna si sentì inquieta. Rimase nel salotto a leggere, ma trasaliva a ogni scricchiolio. Un paio di volte le venne la pelle d'oca. Si ripeté che gli incidenti del sentiero e della porta non erano preoccupanti. Semplici coincidenze. In ogni caso, era stato il buon senso a suggerirle quelle modifiche.

Pur senza volerlo ammettere, l'idea di andare in camera da letto le metteva paura. Quando infine si decise ad alzarsi, a spegnere le luci e ad aprire la porta del corridoio, fu invasa dal terrore al pensiero di dover salire le scale. Poi, salì quasi di corsa, percorse in fretta il corridoio e aprì la porta della sua stanza. Quando fu dentro, la sua paura scomparve. Si guardò intorno, fiduciosa. Lì si sentiva al sicuro, si sentiva felice. Guardò il pigiama steso sul letto e le pantofole che stavano sotto.

"Gwenda, sembri una bambina di sei anni", si disse. "Dovresti metterti un grembiule col fiocco." Si coricò con un senso di sollievo e si addormentò subito.

Il mattino dopo, aveva parecchie commissioni da sbrigare in città.

Quando rientrò, era ora di pranzo.

Gli uomini hanno aperto l'armadio della vostra stanza, signorina - le annunciò la signora Cocker, mentre le serviva la sogliola fritta, la purea di patate e le carote in umido.

Ah, bene! esclamò Gwenda.

Aveva appetito e mangiò di gusto. Dopo aver preso il caffè nel salotto, salì nella sua stanza. Per prima cosa, andò ad aprire l'armadio a muro.

Improvvisamente, lanciò un piccolo grido di sgomento e rimase come impietrita.

Dentro l'armadio, si poteva vedere la tappezzeria originale della stanza, che sulle altre pareti era stata ricoperta da una tinta color senape. Un tempo, c'era stata un'allegra tappezzeria a disegni floreali: piccoli mazzi di papaveri alternati a fiordalisi...

Gwenda rimase a fissare a lungo il disegno, poi si avvicinò al letto e vi sedette.

Si trovava in una casa dove non aveva mai messo piede, in un paese che non aveva mai visitato, e soltanto due giorni prima, standosene a letto, aveva pensato a una tappezzeria per quella stanza, e la carta che aveva immaginato corrispondeva esattamente a quella che un tempo rivestiva realmente le pareti.

Le si agitavano nel cervello diverse spiegazioni del fenomeno. Pensò a Dunne, agli esperimenti sul tempo, alla facoltà di prevedere il futuro invece di indovinare il passato.

Il sentiero nel giardino e la porta di comunicazione potevano essere coincidenze, ma questa della tappezzeria no di certo. Non era possibile immaginare con precisione il disegno della carta e poi trovarsela davanti esattamente uguale. No, quel fenomeno era inspiegabile, e la spaventava. Ogni tanto, indovinava qualche particolare di quella casa com'era stata un tempo. Da un momento all'altro, avrebbe potuto vedere qualcosa, qualcosa che preferiva ignorare. La casa le faceva paura.

Ma era la casa, o lei stessa? Non ci teneva a essere una chiaroveggente...

Trasse un sospiro, si mise il cappello e il soprabito e uscì in fretta. All'ufficio postale, spedì il seguente telegramma: "West, 19 Addway Square Chelsea, Londra. Posso cambiare idea e venirvi a trovare domani? Gwenda." Lo spedì con risposta pagata.

3. "COPRITELE IL VOLTO...".

Raymond West e sua moglie fecero del loro meglio perché Gwenda si sentisse subito a proprio agio.

Non era colpa loro, se lei li trovava piuttosto sconcertanti. Raymond, con quel suo strano aspetto, simile a un corvo pronto a balzare sulla preda, con la sua folta capigliatura e i suoi discorsi così pieni di foga spesso incomprensibili, lasciava Gwenda senza parole, mettendola in imbarazzo.

Lui e Joan sembravano parlare una lingua tutta speciale. Era la prima volta che Gwenda aveva occasione di frequentare degli intellettuali, e non conosceva il loro gergo.

Abbiamo pensato di portarti a vedere qualche commedia disse Raymond, mentre Gwenda sorseggiava un gin, anche se avrebbe preferito una tazza di tè, dopo il viaggio.

Lei trovò allettante la proposta.

Stasera c'è il balletto al Sadier's Wells, domani faremo un regalo alla mia straordinaria zia Jane, portandola a vedere la "Duchessa di Malfi" con Gielgud, e venerdì sera non possiamo assolutamente perderci "Camminavano senza piedi". Tradotto dal russo, è senz'altro il lavoro più significativo di questi ultimi vent'anni. Lo danno al piccolo Witmore Theatre.

Gwenda espresse la propria gratitudine per il programma che la giovane coppia aveva studiato per lei. Dopotutto, ai concerti e all'opera sarebbe potuta andare con Giles, quando fosse arrivato. Aveva delle riserve per quanto riguardava "Camminavano senza piedi", ma non era da escludere che le sarebbe piaciuto. A parte il fatto che di solito questo non accadeva con le opere definite "significative".

Sono sicuro che mia zia Jane ti piacerà disse Raymond. La definirei un perfetto pezzo d'antiquariato.

Vittoriana fino al midollo. In casa sua, tutti i tavoli sono ricoperti da tovaglie di chintz lunghe fino a terra. Abita in un paesino dove non succede mai niente.

Una volta qualcosa è accaduto lo corresse sua moglie, asciutta.

Un semplice dramma di gelosia, brutale, senza un minimo di raffinatezza.

Ma quando è avvenuto, te la sei goduta un mondo gli rammentò Joan con un sorriso.

A volte mi diverto a fare il topo di campagna dichiarò Raymond, solenne.

Comunque, in occasione di quell'omicidio zia Jane ha dato prova di grande abilità.

Oh, è una donna in gamba. Le piace immensamente risolvere i problemi.

I problemi? ripeté Gwenda. Le era venuto spontaneo di pensare all'aritmetica.

Raymond fece un vago cenno con la mano. Di qualsiasi genere precisò. Quando in paese sparisce qualcosa, è sempre lei che risolve il mistero. Perciò, se hai dei problemi, rivolgiti pure a lei, Gwenda.

Zia Jane ti dirà che cosa devi fare.

Scoppiò in una risata. Rise anche Gwenda, ma senza troppa convinzione.

Il giorno successivo, le fu presentata zia Jane, cioè Miss Marple. Era una bella vecchietta alta e sottile, con le guance rosee e gli occhi azzurri, dai modi gentili. Il suo sguardo era spesso malizioso.

Terminata la cena, dopo aver brindato alla salute di zia Jane, si recarono al His Majesty's Theatre.

Si erano uniti a loro un vecchio pittore e un giovane avvocato. Il pittore dedicava le sue attenzioni a Gwenda, mentre il giovane avvocato si divideva tra Joan e Miss Marple, le cui osservazioni lo divertivano.

A teatro, però, la situazione cambiò. Gwenda si trovò seduta in mezzo alla fila, tra Raymond e l'avvocato.

Si spensero le luci ed ebbe inizio lo spettacolo.

L'interpretazione era magistrale e Gwenda ne fu entusiasta. Di buoni lavori teatrali, ne aveva visti pochi.

La tragedia stava per finire. Ci si avvicinava al momento supremo dell'orrore. La voce dell'attore rendeva perfettamente la natura perversa del personaggio.

"Copritele il volto. Ha gli occhi abbacinati, è morta giovane." Gwenda lanciò un urlo.

Scattò in piedi, passò davanti agli altri senza vederli, uscì dalla sala, salì le scale e si ritrovò nella strada. Neppure lì si fermò.

Quasi di corsa, piena di terrore, si diresse verso Haymarket.

Soltanto a Piccadilly trovò un tassì libero. Salì e diede al conducente l'indirizzo di Chelsea. Con mani tremanti tolse i soldi dal portafogli, pagò la corsa e, scesa dall'auto, si precipitò verso casa.

La cameriera che le aprì la porta la guardò incuriosita.

Siete tornata a casa presto. Non vi sentite bene? Veramente... No, non mi sento bene. Mi sembra di svenire.

Desiderate qualcosa? Un po' di cognac? No, niente. Vado subito a letto.

Salì di corsa le scale, per evitare altre domande.

Si spogliò, lasciò gli indumenti per terra e si coricò. Tremante, col cuore che le batteva all'impazzata, rimase a fissare il soffitto.

Non udì la porta d'ingresso che si apriva, ma dopo cinque minuti quella della sua stanza si spalancò e apparve Miss Marple. Aveva due borse dell'acqua calda infilate sotto le braccia e una tazza in mano.

Gwenda si mise a sedere sul letto, sforzandosi di dominare il tremito.

Oh, Miss Marple, mi dispiace terribilmente! Non capisco che cosa mi sia successo. E' stato orribile da parte mia. Sono molto arrabbiati con me? Non preoccupatevi, cara le rispose Miss Marple. Pensate soltanto a mettere sotto le coperte queste due borse dell'acqua calda.

Veramente, non credo di averne bisogno.

Sono sicura di sì. Ecco, così va bene. E adesso bevete questa tazza di tè.

Il tè era bollente, forte e troppo dolce, ma Gwenda lo bevve, obbediente. Tremava già meno di prima.

Sdraiatevi e cercate di dormire le disse Miss Marple. Avete avuto uno shock, ma ne riparleremo domattina. Adesso non pensate a niente. Cercate di addormentarvi.

Le rimboccò le coperte, sorrise, le diede un buffetto sulla guancia e uscì.

Al piano di sotto, Raymond stava dicendo a Joan, con tono irritato: - Che cosa diavolo è successo a quella ragazza? Si è sentita male? Non lo so, Raymond. So soltanto che ha lanciato un urlo. Forse la tragedia era un po' troppo raccapricciante per lei.

Beh, Webster è piuttosto macabro, d'accordo, ma non avrei mai pensato... S'interruppe: Miss Marple era entrata in quel momento. - Tutto bene? le chiese.

Sì, credo di sì. Ha avuto uno shock, sapete? Uno shock? Per una semplice tragedia del Seicento?

Penso che ci sia sotto qualcos'altro dichiarò Miss Marple, pensierosa.

Il mattino seguente, Gwenda si vide portare la colazione in camera.

Bevve del caffè e mangiò una fetta di pane tostato, poi si alzò e scese al piano terreno. Joan si era chiusa nel suo studio e Raymond nel proprio. C'era soltanto Miss Marple, seduta vicino alla finestra che dava sul fiume. La vecchietta stava sferruzzando alacremente.

Quando Gwenda entrò, alzò la testa e le sorrise.

Buongiorno, cara. Spero che vi sentiate meglio, oggi.

Oh sì, adesso sto bene. Non capisco proprio come ho fatto a comportarmi così stupidamente, ieri sera. Raymond e Joan sono in collera con me? No, cara. Hanno capito.

Capito che cosa? Miss Marple tornò ad alzare la testa dal lavoro a maglia. Che ieri sera avete avuto uno shock rispose. Con tono più dolce, soggiunse: - Non sarebbe meglio che me ne parlaste?

Gwenda si mise a passeggiare nervosamente per la stanza.

Forse è il caso che mi faccia vedere da uno psicanalista.

Qui a Londra ce ne sono di eccellenti, naturalmente. Ma lo ritenete proprio necessario? Beh, temo che mi stia dando di volta il cervello. Dev'essere così.

Nella stanza entrò un'anziana cameriera.

Portava un telegramma su un vassoio e lo porse a Gwenda.

Il fattorino vuole sapere se deve attendere la risposta, signora.

Gwenda lo aprì. Il telegramma le era stato spedito lì da Dillmouth.

Rimase un istante a guardarlo senza capire, poi lo appallottolò. Non c'è risposta disse meccanicamente.

La cameriera uscì.

Spero che non abbiate ricevuto cattive notizie, cara.

E Giles, mio marito. Sta per partire. Sarà qui entro una settimana.

Il suo tono era triste.

Miss Marple diede un leggero colpo di tosse.

E' una buona notizia, no? Credete? Proprio adesso che ho paura di impazzire? Se sono matta, non avrei dovuto sposare Giles, comperare la casa e tutto il resto.

Non me la sento di tornare a Hillside. Oh, non so proprio che cosa fare...

Miss Marple batté una mano sul divano, con aria invitante.

Sedetevi qui, cara, e raccontatemi tutto.

Fu con un senso di sollievo che Gwenda obbedì. Raccontò tutta la storia, dalla prima volta che aveva visto Hillside fino agli incidenti che l'avevano dapprima stupita e poi preoccupata.

Ho cominciato ad aver paura disse. E allora ho pensato di venire a Londra per piantare tutto. Solo che non è stato così. Questa... questa cosa mi ha seguita. Ieri sera... Chiuse gli occhi, ancora spaventata dal ricordo.

Ieri sera? ripeté Miss Marple.

Temo che non mi crederete continuò Gwenda, parlando molto in fretta. Mi giudicherete isterica, o per lo meno strana. E' successo all'improvviso, verso la fine. La tragedia mi era piaciuta, e non pensavo neanche lontanamente a casa. Poi, a un tratto, ho sentito pronunciare quelle parole... Ripeté con voce tremante: "Copritele il volto. Ha gli occhi abbacinati, è morta giovane." Ero là, su quelle scale, e guardavo giù in anticamera attraverso la ringhiera. L'ho vista stesa per terra, morta.

Aveva i capelli biondi e la faccia bluastra. Era stata strangolata, e qualcuno pronunciava quelle parole con la stessa intensità, con lo stesso orribile tono. Ho visto le mani di lui... grinzose, di un color grigio rosa. Non erano mani, ma zampe di scimmia. E' stata una cosa spaventosa, vi assicuro.

E lei era morta...

Chi era morta? domandò Miss Marple con dolcezza.

Helen rispose subito Gwenda, automaticamente.

4. HELEN?

Per qualche istante, Gwenda fissò Miss Marple, poi respinse dalla fronte una ciocca di capelli.

Perché ho pronunciato quel nome? domandò. Perché ho detto Helen? Non conosco nessuna Helen, io.

Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, disperata.

Sono pazza mormorò. Immagino cose inesistenti, vedo quello che non c'è. Prima, era soltanto una tappezzeria, ma adesso si tratta di cadaveri. Significa che sto peggiorando.

Non balzate a conclusioni affrettate, cara...

A meno che non sia quella casa. Forse è maledetta. Vedo cose che vi sono realmente accadute, o che vi accadranno, il che è anche peggio.

Forse, in quella casa verrà assassinata una donna che si chiama Helen.

Ma se è la casa che non va, non capisco perché continuo a vedere certe cose orrende anche adesso che ne sono lontana. No, sono io che sto vaneggiando; e forse è meglio che vada subito da uno psichiatra, questa mattina stessa.

Naturalmente, Gwenda cara, niente vi impedirà di farlo, se non troverete nessuna spiegazione. Ma personalmente ritengo che prima sia meglio esaminare con calma la situazione. Spesso le cose più semplici sono anche le più probabili. Vediamo di ricapitolare i fatti. Abbiamo tre incidenti che vi lasciano perplessa: il sentiero nel giardino di cui avete intuito l'esistenza, benché non fosse più visibile, una porta che è stata murata, una tappezzeria che avete immaginato nei minimi particolari pur senza averla mai vista. E' così? Sì.

Dunque proseguì Miss Marple in tono rassicurante la spiegazione più logica è che, in realtà, voi avete già visto queste tre cose.

Intendete dire in un'altra vita? No, in questa vita. I vostri potrebbero essere semplici ricordi.

Ma fino a un mese fa non avevo mai messo piede in Inghilterra, Miss Marple.

Ne siete assolutamente certa, cara? Naturalmente. Ho sempre vissuto vicino a Christchurch, in Nuova Zelanda.

Ci siete nata? No, sono nata in India. Mio padre era un ufficiale dell'esercito britannico. Mia madre è morta quando non avevo ancora due anni, e mio padre mi ha mandata dai suoi parenti in Nuova Zelanda perché mi allevassero. Qualche anno dopo, è morto anche lui.

Vi ricordate il viaggio dall'India alla Nuova Zelanda? Ho dei ricordi molto vaghi di una nave, di un oblò, di un uomo in divisa bianca, con la faccia rossa, gli occhi azzurri e un segno sul mento, forse una cicatrice. Mi buttava in aria e poi mi riprendeva al volo. Ricordo che mi piaceva e che, al tempo stesso, ne avevo paura.

Il resto è tutto confuso Ricordate una bambinaia inglese o indiana? Ricordo una bambinaia inglese.

Me la ricordo perché è rimasta con me fino a quando avevo cinque anni. Sulla nave c'era anche lei. Mi rimproverava quando piangevo perché il capitano mi baciava, graffiandomi con la barba.

Molto interessante, cara. A quanto pare, state confondendo due viaggi diversi. In uno, il capitano aveva la barba; nell'altro, la faccia rossa e una cicatrice sul mento.

Sì ammise Gwenda, dopo aver riflettuto. Credo che abbiate ragione.

Mi sembra possibile disse Miss Marple che quando è morta vostra madre, vostro padre vi abbia portato con sé in Inghilterra, e in questo caso non è da escludere che abbiate abitato a Hillside.

Voi stessa mi avete detto che avete avuto l'impressione di essere a casa vostra fin dalla prima volta che vi avete messo piede. E la camera da letto che vi siete scelta, forse era la stessa dove dormivate da bambina.

Infatti è una stanza per i bambini. Ha le inferriate alle finestre.

Vedete? La tappezzeria è a fiordalisi e papaveri. Di solito, i bambini ricordano molto bene le pareti della loro camera. Io, per esempio, non ho mai dimenticato gli iris che c'erano nella mia stanza, benché la tappezzeria fosse stata cambiata quando avevo tre anni.

Sarà per questo che ho pensato subito ai giocattoli, alla casa per le bambole e a degli armadietti bassi? E' possibile. E poi, c'è la faccenda del bagno con il basamento di mogano, proprio come l'avevate immaginato.

Effettivamente disse Gwenda, pensierosa fin dall'inizio ho avuto l'impressione di sapere dov'erano tutte le cose. La cucina, per esempio, e l'armadio della biancheria. E ho sempre pensato che ci fosse una porta di comunicazione tra il salotto e la sala da pranzo.

Ma mi pare impossibile di aver acquistato proprio la casa dove ho vissuto tanti anni fa.

Non è da escludere, cara. Sarebbe una coincidenza straordinaria, ma queste cose succedono. Vostro marito desiderava una casa sulla costa meridionale, voi l'avete cercata, e ne avete vista una che risvegliava in voi dei ricordi, che vi attirava. Era della misura giusta, il prezzo era equo, e così l'avete comperata. No, non è affatto impossibile. Se ci fosse qualcosa che non va, se la casa fosse "visitata" dagli spiriti, come si dice, la vostra reazione sarebbe stata totalmente diversa, secondo me. Non avete provato nessun senso di paura o di avversione, tranne che in un momento ben preciso, mentre stavate per scendere le scale e guardavate giù in anticamera.

Un'espressione di sgomento riapparve sul volto di Gwenda. Volete dire... Volete dire che anche Helen non è una mia allucinazione? Io penso che possa essere esistita realmente rispose Miss Marple con dolcezza. Dovete abituarvi all'idea che, se le altre cose sono ricordi, anche Helen lo è.

Allora, avrei visto davvero una donna assassinata, strangolata, stesa per terra? Piccola com'eravate, non potevate sapere che la donna era stata strangolata. Questo vi è venuto in mente ieri sera, assistendo alla tragedia. Ora che siete adulta, sapete che cosa significa un cadavere con la faccia bluastra. Credo che una bambina possa rendersi conto della violenza, della morte, del male e associarvi determinate parole.

E sono convinta che l'assassino le abbia pronunciate davvero, quelle parole. I bambini sono strane creature. Se si spaventano molto, soprattutto per qualcosa che non sanno spiegarsi, non ne parlano, se lo tengono dentro. Si direbbe che abbiano dimenticato, e invece tutto gli è rimasto impresso nella mente.

Gwenda trasse un sospiro.

E voi pensate che a me sia successo questo? Ma allora, perché non mi viene in mente tutto? Alla memoria non si comanda. Spesso, più uno si sforza di ricordare, più il ricordo si allontana. Ci sono un paio di elementi per cui ritengo che abbiate vissuto davvero quell'esperienza. Per esempio, nel descrivermi ciò che avete provato a teatro, avete usato una frase molto significativa. Avete detto: "Ero là, su quelle scale, e guardavo in anticamera attraverso la ringhiera". Di solito, non si guarda attraverso la ringhiera, ma al di sopra. Solo un bambino guarderebbe attraverso.

Intelligente, la vostra osservazione mormorò Gwenda, ammirata.

Questi particolari sono molto importanti.

Ma chi era Helen? domandò Gwenda, perplessa.

Ditemi una cosa, cara. Siete proprio sicura che fosse Helen? Sì, ed è strano, perché non so chi sia questa Helen, eppure so, sento, che era Helen la donna morta. Come faccio a scoprire qualcosa di più? Beh, la soluzione più logica è appurare se da bambina siete stata in Inghilterra. I vostri parenti...

Zia Alison la interruppe Gwenda. Lei lo sa di sicuro.

Allora, se fossi in voi, le scriverei subito. Ditele che particolari circostanze vi impongono di sapere se siete già stata in Inghilterra.

Probabilmente riceverete la sua risposta per via aerea, prima dell'arrivo di vostro marito.

Oh, grazie, Miss Marple. Siete stata infinitamente gentile. E spero che le vostre congetture corrispondano alla realtà, perché in questo caso, significa che va tutto bene, che non c'è niente di strano nel mio comportamento.

Miss Marple sorrise. Spero che sia come pensiamo. Dopodomani parto per il nord dell'Inghilterra, dove sarò ospite di vecchi amici. Fra dieci giorni, farò un'altra scappata a Londra. Se voi e vostro marito ci sarete, e se avrete ricevuto la risposta di vostra zia, sarò molto curiosa di conoscerla. Ma certo, cara Miss Marple. In ogni caso, mi farebbe piacere presentarvi Giles. E' un vero tesoro. Faremo una lunga chiacchierata sull'accaduto.

L'umore di Gwenda era molto migliorato.

Miss Marple, però, appariva pensierosa.

5. OMICIDIO RETROSPETTIVO.

Dieci giorni dopo, Miss Marple entrava in un piccolo albergo di Mayfair, dove ricevette una cordialissima accoglienza da parte dei coniugi Reed.

Vi presento mio marito, Miss Marple. Giles, non puoi immaginare quanto sia stata gentile Miss Marple con me.

Sono felice di conoscervi, Miss Marple. Gwenda mi ha detto di essersi talmente spaventata, che per poco non si faceva rinchiudere in un manicomio.

Gli occhi azzurri e dolci di Miss Marple scrutarono Giles Reed; la vecchietta ne fu favorevolmente impressionata. Un giovanotto molto piacevole, alto e bello, con un modo disarmante di strizzare gli occhi di tanto in tanto, per una forma di innata timidezza. Ma il mento e la mascella denotavano un carattere deciso.

Prenderemo il tè nella piccola sala di lettura, quella con le pareti scure disse Gwenda. Non ci va mai nessuno. Così potremo mostrare a Miss Marple la lettera di zia Alison.

Miss Marple alzò la testa bruscamente.

Sì riprese Gwenda è arrivata. Ed è quasi esattamente come pensavate voi.

Dopo il tè, si passò a leggere la lettera.

"Cara Gwenda (aveva scritto la signorina Danby), "mi è spiaciuto molto che tu abbia avuto un'esperienza sgradevole. Per dirti la verità, mi era completamente passato di mente il fatto che da bambina hai vissuto per breve tempo in Inghilterra.

"Tua madre, cioè mia sorella Megan, ha conosciuto tuo padre, il Maggiore Halliday, mentre era ospite di certi nostri amici, che a quell'epoca abitavano in India. Si sono sposati, e tu sei nata là.

Megan è morta meno di due anni dopo la tua nascita. Per noi è stato un grande dolore. Abbiamo scritto a tuo padre, con cui eravamo in corrispondenza, ma che non avevamo mai avuto modo di conoscere, per chiedergli di affidarti alle nostre cure. Saremmo stati ben felici di averti qui, e a un militare una bambina avrebbe potuto creare delle difficoltà. Tuo padre, però, ha rifiutato la nostra offerta. Ci ha scritto che si sarebbe congedato dall'esercito e ti avrebbe portata con sé in Inghilterra.

Sperava che ci fosse possibile andarlo a trovare, un giorno o l'altro.

"Durante il viaggio, tuo padre ha conosciuto una giovane donna, si e fidanzato con lei e l'ha sposata appena arrivato in Inghilterra. Per quanto mi risulta, il matrimonio non è stato felice. Mi pare che si siano separati circa un anno dopo. E' stato allora che tuo padre ci ha scritto di nuovo per sapere se eravamo ancora disposti a offrirti una casa. Non c'è bisogno di dirti, mia cara, che siamo stati felici di accoglierti. Sei arrivata da noi accompagnata da una bambinaia inglese. Tuo padre ti ha intestato la maggior parte del suo patrimonio e ha suggerito che adottassi il nostro cognome.

Devo ammettere che questo ci è sembrato strano, ma abbiamo pensato che la sua fosse una forma di delicatezza, perché tu ti sentissi maggiormente una della famiglia. Comunque, non abbiamo seguito il suo consiglio. Due anni dopo, tuo padre è morto in una clinica. Ne abbiamo dedotto che ti aveva mandata da noi perché sapeva già che gli restava poco da vivere.

"Purtroppo, non ti so dire dove hai abitato, quando eri in Inghilterra con tuo padre. Naturalmente, nella sua lettera c'era l'indirizzo, ma da allora sono passati diciotto anni, e non ci si ricorda di questi particolari. So che era una località nel sud dell'Inghilterra, e può darsi che si tratti proprio di Dillmouth.

Avevo una vaga idea che fosse Dartmouth, ma i due nomi si somigliano. Credo che la tua matrigna si sia risposata, ma non ricordo il suo nome né il suo cognome di ragazza, sebbene tuo padre ce l'avesse scritto nella lettera in cui ci annunziava il suo matrimonio. Il fatto che lui si risposasse tanto presto non ci andava molto a genio, ma a bordo di una nave la continua vicinanza deve avere una grande influenza su due persone di sesso diverso. Inoltre, non è da escludere che lui si sia risposato anche per il tuo bene.

"Sono stata stupida a non parlarti del tuo soggiorno in Inghilterra, anche se tu non potevi ricordartene, ma ti ripeto che mi era sfuggito di mente. Le cose più importanti ci sono sempre sembrate la morte di tua madre in India e il fatto che tu sia venuta a vivere con noi.

Spero che ora ti sia tutto chiaro.

"Mi auguro che Giles possa raggiungerti presto. Dev'essere duro per voi stare lontani, considerando che vi siete sposati da poco.

"Ti darò notizie di me nella mia prossima lettera. Questa te la spedisco in tutta fretta, in risposta al tuo telegramma.

"Con affetto, tua zia Alison Danby.

"P.S. Mi hai parlato di un'esperienza spiacevole, ma non mi hai detto di che cosa si tratta." Vedete?

mormorò Gwenda. E' quasi esattamente come pensavate voi.

Miss Marple lisciò delicatamente la lettera.

Già, proprio così. Le spiegazioni dettate dal buon senso... Ho scoperto che per lo più si rivelano esatte.

Vi sono molto riconoscente, Miss Marple disse Giles. La povera Gwenda era letteralmente sconvolta, e debbo confessarvi che non avrebbe fatto piacere neppure a me sapere che possiede poteri extrasensoriali.

Potrebbe essere un grave difetto in una moglie scherzò Gwenda, sorridendole teneramente. A meno che il marito non abbia condotto una vita irreprensibile.

Come nel mio caso disse Giles.

E la casa che effetto vi fa, adesso? domandò Miss Marple.

Oh, tutto bene. Ci andiamo domani. Giles muore dalla voglia di vederla.

Non so se ve ne rendete conto, Miss Marple riprese Giles ma abbiamo per le mani il mistero di un omicidio premeditato. Proprio nella nostra casa, e più esattamente nell'anticamera.

Sì, ci avevo pensato disse Miss Marple.

E Giles va pazzo per i romanzi gialli dichiarò Gwenda.

Questo è un romanzo giallo. Rinvenuto nell'anticamera il cadavere di una bella donna morta per strangolamento. Di lei si conosce soltanto il nome di battesimo. Naturalmente, so benissimo che l'omicidio è stato commesso quasi vent'anni fa. Dopo tutto questo tempo, non ci possono essere indizi, ma niente ci impedisce di guardarci intorno per cercare di scoprire come si sono svolti i fatti.

Non credo che sarà possibile risolvere l'enigma, ma....

Non è da escludere obiettò Miss Marple anche se sono trascorsi diciotto anni. Sì, credo che sia possibile.

In ogni caso, non c'è niente di male a fare un tentativo.

Giles tacque. Sorrideva.

Miss Marple si agitò sulla sedia. La sua espressione era grave, quasi preoccupata.

Non sono d'accordo. Potrebbe essere un male. Vi consiglierei, anzi vi consiglio caldamente, di lasciar perdere.

Di lasciar perdere? Il mistero di un delitto commesso nella nostra casa, ammesso che di delitto si tratti? Io credo proprio di sì, ed è per questo che lascerei perdere, se fossi in voi. Un omicidio non è cosa da trattare a cuor leggero.

Ma, Miss Marple disse Giles se tutti la pensassero...

Oh, lo so! lo interruppe la vecchietta. Ci sono casi in cui diventa un dovere. Per esempio, quando viene accusato un innocente, quando si sospetta di varie persone, o se c'è in circolazione un pericoloso criminale, che potrebbe colpire ancora. Ma questo delitto appartiene al passato. Molto probabilmente, nessuno ha capito che si trattava di omicidio. In caso contrario, ne avreste sentito parlare dal vostro vecchio giardiniere o da qualche altro abitante della zona.

Un omicidio, anche se commesso molti anni prima, fa sempre notizia.

No, evidentemente hanno fatto sparire il cadavere, e nessuno ha mai avuto sospetti. Siete proprio sicuri che non sarebbe un male rivangare questa storia? Miss Marple, mi sembrate molto preoccupata disse Gwenda.

E infatti lo sono, cara. Siete due giovani bravi e simpatici, se mi permettete di dirlo. Siete sposati da poco, e felici. Non prendetevi la briga d'indagare in cose che potrebbero addolorarvi, forse anche sconvolgervi.

Gwenda la fissò negli occhi. Alludete a qualcosa di ben preciso, vero? Non alludo, cara. Mi limito a darvi un consiglio, perché ho molti anni sulle spalle e so com'è facile turbare l'animo umano. Il mio consiglio è questo: lasciate perdere.

Non è possibile protestò Giles con tono deciso. Hillside è la nostra casa, di Gwenda e mia, e abbiamo motivo di ritenere che vi sia stato commesso un omicidio. E' un'idea che non sopporto, anche se il delitto risale a diciotto anni fa.

Miss Marple sospirò. Mi dispiace disse. Immagino che qualsiasi altro giovane pieno di energia la penserebbe esattamente come voi. Vi capisco e quasi vi ammiro per questo. Ma quanto vorrei che non ve ne occupaste! Il giorno successivo, nel villaggio di Saint Mary Mead corse voce che Miss Marple era tornata. Alle undici fu vista nella High Street. Alle dodici meno dieci, entrò nella casa del vicario. Quel pomeriggio, tre delle signore più pettegole del villaggio si recarono a farle visita e raccolsero le sue impressioni sulla gaia metropoli.

Verso sera, Miss Marple si aggirava come sempre nel suo giardino, ma stavolta era più interessata all'opera devastatrice delle erbacce che non alle attività dei vicini. Durante la frugale cena, apparve distratta e ascoltò appena lo spiritoso resoconto che Evelyn, la cameriera, le faceva delle avventure del farmacista.

L'indomani, continuò a essere distratta, e un paio di persone, tra le quali la moglie del vicario, fecero congetture in merito. Quella sera, Miss Marple disse di non sentirsi bene e se ne andò a letto presto. Il mattino seguente mandò a chiamare il dottor Haydock.

Il dottor Haydock era da molti anni il medico, l'amico e l'alleato di Miss Marple. Dopo aver ascoltato l'elenco dei suoi sintomi, la visitò, poi si sistemò meglio sulla sedia e le agitò sotto il naso lo stetoscopio.

Per la vostra età disse e nonostante l'ingannevole fragilità dell'aspetto, siete in ottime condizioni.

Non dubito che la mia salute sia buona replicò Miss Marple. Ma vi confesso che mi sento un po' stanca, un po' debole.

Per forza: vi date alla pazza gioia, fate le ore piccole a Londra.

Questo è vero. Trovo che oggigiorno la vita a Londra è troppo convulsa. E l'aria, poi, così inquinata...

Ben diversa da quella fresca delle località di mare.

Anche qui da noi l'aria è fresca e buona.

Ma spesso è umida, niente affatto tonificante.

Il dottor Haydock la guardò con rinnovato interesse.

Vi prescriverò un tonico.

Grazie, dottore. Lo sciroppo Easton m'ha sempre fatto bene.

Volete rubarmi il mestiere, prescrivendovi da sola le medicine? Mi chiedevo, dottore, se un cambiamento d'aria...

Miss Marple lo guardò con aria interrogativa.

Siete appena stata via per tre settimane.

Lo so, ma ero a Londra che, come avete detto voi stesso, è tutt'altro che riposante, e poi su al nord, in una zona industriale.

Non è come l'aria tonificante del mare.

Il dottor Haydock chiuse la valigetta e si voltò, sorridente.

Sentiamo un po' perché mi avete mandato a chiamare. Ditemi che cosa volete, e lo ripeterò come un pappagallo. Volete il mio parere di medico che avete bisogno di respirare aria di mare...

Sapevo che avreste capito disse Miss Marple, riconoscente.

Una cura eccellente, l'aria di mare. Sarà meglio che partiate subito per Eastbourne, se non volete che la vostra salute sia seriamente compromessa.

A Eastbourne fa un po' troppo freddo, credo. E' meglio il sud.

Bournemouth, allora, oppure l'isola di Wight.

Miss Marple sorrideva.

Ho sempre ritenuto che i posti piccoli siano più piacevoli.

Il dottor Haydock tornò a sedersi.

Mi incuriosite. Posso sapere che cittadina avete in mente? Beh, avrei pensato a Dillmouth.

Carina, ma un po' noiosa. E perché proprio Dillmouth? Miss Marple non rispose subito. Ora le si leggeva di nuovo la preoccupazione negli occhi. Infine disse: Supponiamo che un giorno, per puro caso, scopriate qualcosa da cui si può dedurre che molti anni fa è stato commesso un omicidio.

Ammettiamo che voi solo siate a conoscenza di questo fatto, e che nessuno abbia mai avuto sospetti.

Come vi comportereste, dottore? Omicidio retrospettivo, allora? Esattamente.

Haydock rifletté un istante.

Non ci sono stati errori giudiziari? Nessuno ha sofferto in conseguenza del delitto? No, per quel che risulta.

Mmm! Omicidio retrospettivo. Omicidio sepolto. Beh, questo è il mio parere: io lo lascerei dormire, ecco che cosa farei. Indagare su un omicidio può essere pericoloso, molto pericoloso.

E' appunto quello che temo.

Si dice che un assassino è sempre pronto a colpire ancora. Non è vero. C'è il tipo che commette un delitto, riesce a farla franca e sta bene attento a non ricascarci. Non voglio dire che viva felice e contento. Non credo che questo sia vero. Ci sono molti modi di scontare le proprie colpe. Ma, almeno apparentemente, gli va tutto bene. Forse, così è stato nel caso di Madeleine Smith e in quello di Lizzie Borden. Madeleine Smith venne assolta per insufficienza di prove, e Lizzie giudicata innocente, ma parecchie persone sono convinte che le due donne fossero colpevoli. Potrei citarvi degli altri casi. Gli assassini non hanno commesso un secondo delitto, perché col primo avevano ottenuto ciò che volevano ed erano soddisfatti. Ma, se qualche pericolo li avesse minacciati? "Immagino che il vostro assassino, uomo o donna che sia, abbia ucciso qualcuno senza destare sospetti.

Ammettiamo che una persona cominci a indagare, a rivangare il passato, a darsi da fare, e alla fine scopra qualcosa d'importante. Come reagirà l'assassino? Se ne starà buono buono a guardare, mentre il ficcanaso gli arriva sempre più vicino? No, se non è proprio necessario, io lascerei tutto come sta. Dopo una pausa il dottor Haydock aggiunse: E' questo è l'ordine che vi do: 'Lasciate tutto come sta'." Ma io non c'entro, in questa faccenda. Sono coinvolti due bravi giovani.

Ora vi racconto tutto. Gli riferì la storia, mentre Haydock l'ascoltava con la massima attenzione.

Straordinario! esclamò, quando Miss Marple ebbe finito di parlare.

Strana coincidenza, strano affare. Immagino che non vi sfuggano le implicazioni del caso.

Naturalmente no. Ma ho l'impressione che loro non ci abbiano ancora pensato. Le loro indagini potrebbero avere come conseguenza una grande infelicità, al punto da farli pentire d'essersi occupati della faccenda. Gli scheletri dovrebbero essere lasciati negli armadi, quando ci sono. D'altra parte, comprendo perfettamente il punto di vista del giovane Giles. Accidenti, al suo posto nemmeno io riuscirei a lasciar perdere. Sono già curiosa...

S'interruppe, notando lo sguardo severo di Haydock.

Ah, è così! Ecco perché cercate un pretesto per andare a Dillmouth.

Per ficcare il naso in affari che non vi riguardano.

Non è come credete, dottor Haydock. In realtà, sono preoccupata per quei due ragazzi. Sono molto giovani e inesperti, troppo ingenui e fiduciosi. Sento che è mio dovere stargli vicino per proteggerli.

Dunque, è per questo che volete partire. Per proteggerli! Possibile che non riusciate a non immischiarvi nei delitti, donna? Nemmeno se si tratta di vecchi delitti? Miss Marple sorrise.

Ma siete convinto anche voi, vero, che qualche settimana a Dillmouth mi gioverebbe? E' più facile che segni la vostra fine rispose Haydock. Ma, in ogni caso, non mi dareste retta.

Mentre andava a trovare i suoi amici, il Colonnello Bantry e la moglie, Miss Marple s'imbatté nel Colonnello che percorreva il viale, con il fucile da caccia in mano e lo spaniel alle calcagna. Lui la salutò calorosamente.

Sono contento di rivedervi. Com'è andata a Londra? Miss Marple rispose che era andata benissimo.

Suo nipote l'aveva portata a vedere diversi lavori teatrali.

Roba da intellettuali, scommetto. A me piacciono soltanto le commedie musicali.

Miss Marple disse che aveva assistito a un dramma russo molto interessante, anche se forse un po' troppo lungo.

I russi! esclamò il Colonnello Bantry, con disprezzo. Una volta, mentre si trovava in una clinica, gli avevano dato da leggere un romanzo di Dostojevskij. Non era mai riuscito a finirlo.

Aggiunse che Miss Marple avrebbe trovato Dolly in giardino.

La signora Bantry era quasi sempre in giardino. Il giardinaggio era la sua passione, la sua lettura preferita i cataloghi dei fiori e delle piante, e la sua conversazione trattava di primule, bulbi, arbusti da fiori e flora alpina. La prima cosa che Miss Marple vide di lei, fu il mastodontico posteriore avvolto in un tweed sbiadito.

Al rumore dei suoi passi, la signora Bantry assunse una posizione eretta, non senza qualche scricchiolio e smorfia di dolore, perché il suo hobby le aveva fatto venire i reumatismi. Si asciugò la fronte sudata con la mano sporca di terra e salutò l'amica.

L'avevo sentito dire, che eri tornata, Jane. Che te ne pare delle mie speronelle? E hai visto queste nuove genziane? Mi hanno dato qualche preoccupazione all'inizio, ma adesso vanno benissimo.

Certo che abbiamo bisogno di pioggia. Finora ha piovuto pochissimo. - Aggiunse: Ho saputo da Esther che eri indisposta. Esther era la cuoca della signora Bantry, nonché ufficiale di collegamento del villaggio. Sono contenta di vedere che non è vero.

Solo un po' di stanchezza spiegò Miss Marple. Il dottor Haydock dice che ho bisogno di aria di mare.

Mi sento un po’ giù.

Oh, ma non puoi andartene via proprio adesso obiettò la signora Bantry. Per il giardino, questa è la stagione migliore.

Probabilmente le tue bordure cominciano già a fiorire.

Il dottor Haydock me l'ha raccomandato vivamente.

Beh, il dottor Haydock non è uno stupido, a differenza di tanti altri medici ammise la signora Bantry a malincuore.

Mi chiedevo, Dolly, dov'è andata a finire la cuoca che avevi un tempo.

Perché, hai bisogno di una cuoca? Non alluderai a quella che aveva il vizio di bere? No, no, intendo quella che faceva degli ottimi dolci. Suo marito era maggiordomo.

Ah, parli di Tartaruga! esclamò la signora Bantry. Quella con la voce triste, che sembrava sempre sul punto di scoppiare in singhiozzi.

Sì, era una brava cuoca. Il marito era un ciccione, un tipo piuttosto pigro. Arthur ha sempre sostenuto che ci annacquava il whisky, ma non so se è vero. Peccato! In una coppia, c'è sempre uno che non riga diritto. Hanno ereditato da un tale per cui avevano lavorato un tempo e se ne sono andati. So che hanno aperto una pensione sulla costa meridionale.

Infatti, mi sembrava. La pensione non è a Dillmouth? Esatto. Sea Parade, Dillmouth.

Siccome il dottor Haydock mi ha consigliato il mare, avrei pensato di andare dai... Come si chiamavano?

Saunders, mi pare.

Sì. Un'ottima idea, Jane. Non potresti scegliere di meglio. La signora Saunders avrà cura di te, e siccome siamo fuori stagione, ti accoglieranno a braccia aperte e non ti faranno pagare molto. Ti rimetterai presto, mangiando bene e respirando aria di mare.

Grazie, Dolly disse Miss Marple. Credo proprio che starò benissimo.

6. PRIMI PASSI NELLE INDAGINI.

Dove pensi che fosse il corpo? Qui? domandò Giles.

Lui e Gwenda erano nell'anticamera di Hillside. Erano arrivati la sera prima, e Giles era già partito al galoppo. Pareva un bambino al quale avessero regalato un giocattolo nuovo.

Pressappoco rispose Gwenda. Salì le sale e guardò giù con aria critica. Sì, credo che fosse lì.

Mettiti in ginocchio! disse Giles. Tieni presente che avevi circa tre anni.

Gwenda si inginocchiò, obbediente.

Da lì potevi vedere l'uomo che ha pronunciato quelle parole? Non ricordo di averlo visto. Doveva essere più indietro. Ecco, forse lì. Riuscivo a vedere soltanto le sue zampe.

Zampe? ripeté Giles, aggrottando le sopracciglia.

Erano zampe grigie... rosa grigie, non mani.

Gwenda, questo non è una specie di "Delitto della rue Morgue". Gli uomini non hanno zampe.

Beh, lui sì.

Giles la guardò, perplesso.

Questo particolare devi averlo immaginato in un secondo tempo.

Allora, non è possibile che sia tutto quanto frutto della mia immaginazione? Sai, Giles, ho riflettuto molto. Mi sembra più probabile che sia stato solo un sogno. Non è da escludere. E' il tipo di sogno che potrebbe fare una bambina. Si spaventerebbe a morte e se lo ricorderebbe per sempre. Non credi anche tu che la spiegazione potrebbe essere questa? Qui a Dillmouth, pare che nessuno immagini neanche lontanamente che in questa casa ci sia stato un omicidio oppure una morte improvvisa o la scomparsa di una persona.

Adesso, Giles appariva mutato; sembrava un bambino al quale avessero portato via il suo bel giocattolo nuovo.

Può darsi che sia stato un incubo ammise a malincuore. Poi, la sua espressione si rasserenò di colpo. No disse non ci posso credere. Può darsi che tu abbia sognato le zampe di una scimmia e il cadavere di una donna, ma mi taglio le mani se puoi aver sognato anche quella citazione della "Duchessa di Malfi".

Forse, l'ho sentita dire da qualcuno e poi l'ho sognata.

Non credo che una bambina arriverebbe a tanto. A meno che tu non avessi sentito pronunciare quelle parole mentre eri in preda a un grande turbamento, e in questo caso si torna al punto di partenza. Ma aspetta un momento... Forse ho trovato. Sono le zampe che hai sognato.

Hai visto il cadavere, hai sentito quelle parole e ti sei spaventata da morire, tanto che poi hai sognato il fatto e nel sogno hai visto delle zampe. Forse, da piccola, avevi paura delle scimmie.

Gwenda appariva incerta. Può darsi che sia come dici tu ammise debolmente.

Peccato che non riesca a ricordare qualcosa di più. Vieni qui in anticamera. Chiudi gli occhi e pensa.

Non ti viene in mente altro? No, Giles. Più ci penso, più il ricordo sbiadisce. Voglio dire, adesso comincio a mettere in dubbio di aver visto qualcosa. Forse, l'altra sera a teatro, ho dato i numeri.

No, qualcosa di vero ci dev'essere. Anche Miss Marple la pensa così.

Che mi dici di Helen? Dovresti ricordare qualcosa di lei.

Non ricordo assolutamente niente. E' soltanto un nome.

E potrebbe anche non essere quello giusto.

No, sono sicura che il nome era Helen. Gwenda appariva convinta al cento per cento.

Allora, se sei sicura che quella donna si chiamava Helen, devi ricordarti qualcosa di lei disse Giles.

La conoscevi bene? Abitava qui o era soltanto un'ospite? Ti ripeto che non lo so. Gwenda cominciava a innervosirsi.

Giles provò un altro sistema.

Di chi ti ricordi? Di tuo padre? No. Cioè, non lo so. Ho in mente la sua foto. Zia Alison mi diceva: "Questo è tuo padre". Non me lo ricordo più, in questa casa.

E i domestici, la bambinaia? Non te li ricordi? No. Più mi sforzo, più tutto si confonde. Le cose che so sono immerse nel subconscio, come quando vado dritta e filata alla porta che non c'è. Forse, se tu non mi mettessi fretta, Giles, mi verrebbero in mente più cose. Comunque, indagare non servirà a niente. Sono passati troppi anni da allora.

No, non sarà inutile. L'ha detto anche Miss Marple.

Però, non ci ha dato nessun consiglio particolare replicò Gwenda.

Eppure, dal luccichio dei suoi occhi, ho avuto l'impressione che qualche idea l'avesse. Mi chiedo che cosa farebbe lei al nostro posto.

Non credo che avrebbe idee migliori delle nostre. Ma dobbiamo smetterla di far congetture, Gwenda, e vedere di combinare qualcosa di concreto, con indagini sistematiche. Il primo passo è fatto: sono andato alla parrocchia a dare un'occhiata al registro dei decessi. Non ho trovato nessuna "Helen" la cui età possa corrispondere. Per l'esattezza, di "Helen" non ne ho trovata neanche una. Soltanto una certa Ellen Pugg, morta a novantaquattro anni. Adesso non ci resta che seguire un'altra pista. Se tuo padre e la tua matrigna hanno abitato in questa casa, devono necessariamente averla comperata oppure presa in affitto.

Secondo Foster, il giardiniere, prima degli Hengrave c'era la famiglia Elworthy, e prima ancora una certa signora Findeyson. Nessun altro.

Tuo padre potrebbe averla acquistata, averci abitato per pochissimo tempo e poi averla rivenduta.

Ma è più facile che l'abbia presa in affitto, magari già arredata. In questo caso, bisogna rivolgersi alle agenzie immobiliari della zona.

Fare il giro delle agenzie non richiese molto tempo. A Dillmouth ce n'erano solo due. L'agenzia Wilkinson era da escludere, essendo relativamente nuova: aveva aperto i battenti solo undici anni prima.

Si occupava soprattutto dei piccoli bungalow e delle case nuove della periferia. L'altra agenzia, la Galbraith e Penderley, era la stessa alla quale si era rivolta Gwenda per acquistare la casa.

Quando ebbe di fronte il signor Penderley, Giles andò subito al dunque. Lui e sua moglie erano entusiasti di Dillmouth in generale e di Hillside in particolare, disse. Sua moglie aveva scoperto di essere già stata a Dillmouth da bambina. Ricordava vagamente il posto, e le era nato il sospetto di aver abitato proprio a Hillside, ma non aveva modo di accertarlo. Al signor Penderley non risultava che la casa fosse stata affittata da un certo Maggiore Halliday? Si riferiva a diciotto o diciannove anni prima.

Il signor Penderley allargò le braccia.

Purtroppo, non mi e possibile accontentarvi, signor Reed. Non conserviamo i registri per tanti anni, quando si tratta di contratti d'affitto o di case ammobiliate. Mi rincresce molto, signor Reed. Se fosse ancora vivo il nostro impiegato più anziano, il signor Narracott, lui avrebbe forse potuto aiutarvi.

Ma è mancato l'inverno scorso. Aveva una memoria formidabile ed era con noi da quasi trent'anni.

Non c'è nessun altro che potrebbe ricordarsi di quel periodo? I nostri dipendenti sono tutti piuttosto giovani. Naturalmente, ci sarebbe il vecchio signor Galbraith, ma è andato in pensione qualche anno fa.

Forse potremmo rivolgerci a lui? domandò Gwenda.

Veramente non saprei... Il signor Penderley esitava. L'anno scorso ha avuto un infarto, e da allora non è stato più lo stesso. Ha superato l'ottantina, sapete.

Abita qui a Dillmouth? Sì, ha una bella casa in Seaton Road, Calcutta Lodge. Però, non credo che potrà esservi utile.

Non ho molte speranze disse Giles a Gwenda. Ma non si può mai sapere. Non credo che ci convenga scrivergli. Sarà meglio andare a trovarlo e cercare di entrargli in simpatia.

Calcutta Lodge era circondata da un giardinetto ben tenuto. Il salotto dove li fecero accomodare era in perfetto ordine, anche se un po' troppo ingombro di mobili. Vi stagnava un odore di cera e di pasta per lucidare gli ottoni, che infatti brillavano. Alle finestre c'erano pesanti tende.

Nella stanza entrò una donna magra, di mezza età, dall'aria diffidente.

Giles le spiegò in poche parole la situazione, e la signorina Galbraith si rasserenò, quando ebbe la certezza che non erano venuti a venderle qualcosa.

Mi dispiace, ma non posso aiutarvi disse. Si tratta di molti anni fa, vero? A volte capita di ricordare le cose più strane replicò Gwenda.

Io non posso saperne niente, perché non mi sono mai occupata degli affari. Un certo Maggiore Halliday, avete detto? No, non ricordo di aver mai conosciuto nessuno con questo nome, qui a Dillmouth.

Forse, vostro padre si ricorda di lui disse Gwenda.

Mio padre? La signorina Galbraith scosse la testa. Non è più molto lucido, ormai, e anche la sua memoria non funziona più come un tempo.

Gwenda guardava distrattamente un tavolino indiano d'ottone. Il suo sguardo si spostò sulla mensola del caminetto, dove spiccava una processione di piccoli elefanti intagliati nell'ebano.

Pensavo che potesse ricordarlo disse perché mio padre era tornato da poco dall'India. La vostra casa si chiama Calcutta Lodge, vero? Sì rispose la signorina Galbraith. Mio padre ha vissuto a Calcutta per qualche tempo. Lavorava lì. Poi, allo scoppio della guerra, è tornato in Inghilterra. Nel 1920, ha aperto l'agenzia qui a Dillmouth, ma ha sempre detto che gli sarebbe piaciuto tornare in India. Mia madre, invece, stava malvolentieri in Oriente, tanto più che in quei paesi il clima non è molto salubre. Beh, forse desiderate parlare con mio padre. Non credo che sia una delle sue giornate migliori...

Li portò in un piccolo studio dove, in una logora poltrona di pelle, sostenuto da parecchi cuscini, stava un vecchio dai baffi bianchi spioventi. Mentre sua figlia faceva le presentazioni, lui guardò Gwenda con aria di approvazione.

La mia memoria non è più quella di un tempo disse, con una voce poco chiara. Halliday, avete detto? No, non mi ricordo questo nome.

Avevo un compagno di scuola nello Yorkshire che si chiamava così, ma parlo di più di settant'anni fa.

Crediamo che abbia preso in affitto Hillside disse Giles.

Hillside? Si chiamava Hillside anche allora? Il signor Galbraith batteva in continuazione una palpebra.

Abitava lì una certa signora Findeyson. Bravissima persona.

Può darsi che mio padre l'abbia presa in affitto ammobiliata disse Gwenda. Era appena tornato dall'India.

India? India, avete detto? Mi ricordo un tizio, uno dell'esercito.

Conosceva quel vecchio imbroglione di Mohammed Hassan, che mi aveva venduto dei tappeti scadenti.

Aveva una moglie giovane e una bambina.

Quella bambina ero io dichiarò Gwenda, decisa.

Davvero? Ma no! Come vola il tempo... Dunque, come si chiamava? Voleva una casa ammobiliata.

Il medico aveva consigliato alla signora Findeyson di passare l'inverno in Egitto o in qualche altro paese caldo. Tutte sciocchezze! Dunque, qual era il cognome? Halliday rispose Gwenda.

Esatto, mia cara. Halliday, Maggiore Halliday. Tipo simpatico. La moglie era graziosa, molto giovane, aveva i capelli biondi. Voleva stare vicino ai suoi parenti, ricordo. Sì, era molto graziosa.

Chi erano i suoi parenti? Non ne ho idea. Non saprei proprio. Voi non le assomigliate affatto.

Gwenda stava per spiegargli che quella giovane donna era la sua matrigna, ma se ne astenne per non complicare le cose. Disse invece: - Che aspetto aveva? Aveva l'aria preoccupata rispose inaspettatamente il signor Galbraith. Sì, sempre preoccupata. Simpatica persona, quel Maggiore.

E' rimasto piacevolmente sorpreso, quando ha saputo che avevo vissuto a Calcutta. Proprio simpatico.

Non come quelle persone che non hanno mai messo piede fuori dall'Inghilterra. Hanno una mentalità ristretta, ecco che cos'hanno. Io, invece, ho girato mezzo mondo. Come si chiamava quel tizio che stava nell'esercito e che voleva una casa ammobiliata? Era come ascoltare un disco rotto Saint Catherine. Mi è venuto in mente. Ha preso Saint Catherine. Per sei ghinee la settimana, mentre la signora Findeyson era in Egitto. E' morta là, poveretta. La casa è stata messa all'asta.

Chi l'ha comperata, poi? Già, la famiglia Elworthy. Tutte donne. Erano sorelle.

Hanno cambiato il nome della casa. Da Saint Catherine, è diventata Popish. Tutte scialbe, quelle sorelle. S'interessavano ai negri, gli mandavano bibbie e indumenti usati. Avevano la mania di convertire gli infedeli.

A un tratto, trasse un sospiro e si appoggiò alla spalliera della poltrona.

E' passato un sacco di tempo disse, con tono irritato. I nomi non riesco mai a ricordarli. Un tale che veniva dall'India.. Brava persona... Sono stanco, Gladys. Vorrei il mio tè.

Giles e Gwenda lo ringraziarono, ringraziarono sua figlia, e se ne andarono.

Dunque, su questo non c'è dubbio disse Gwenda. Mio padre ed io abbiamo abitato qui a Hillside. E adesso che cosa facciamo? Sono stato uno stupido! esclamò Giles. Somerset House.

Che cos'è Somerset House? gli domandò Gwenda.

E' un ufficio dove sono registrati i matrimoni. Ci farò un salto a controllare quello di tuo padre. Secondo tua zia, si è risposato subito dopo il suo arrivo in Inghilterra. Non capisci, Gwenda? Avremmo dovuto pensarci prima. Può darsi che Helen fosse una parente della tua matrigna, forse una sorella minore. Comunque, quando sapremo il cognome, sarà più facile trovare qualcuno che ci sappia dire chi abitava a Hillside. Il vecchio Galbraith ha detto che volevano trovare una casa a Dillmouth, per essere vicini ai parenti della tua matrigna.

Se questi parenti vivono nella zona, forse riusciremo a scoprire qualcosa di più.

Sei meraviglioso! esclamò Gwenda.

Giles non ebbe bisogno di andare a Londra. Benché per natura fosse molto attivo e non esitasse a correre a destra e a sinistra, per sbrigare tutto di persona, pensò che in questo caso sarebbe bastata una semplice telefonata.

Si mise in contatto con il suo ufficio.

Trovato! esclamò, non appena ricevette la risposta che aspettava.

Tolse dalla busta la copia di un certificato di matrimonio.

Ci siamo, Gwenda. Venerdì 7 agosto, Kensington Registry Office.

Kelvin James Halliday ed Helen Spenlove Kennedy.

Helen! gridò Gwenda.

Si scambiarono un'occhiata.

Ma... ma non può essere le i mormorò Giles. Voglio dire, si sono separati, lei si è risposata e se n'è andata.

Non sappiamo con certezza se è andata via obiettò Gwenda.

Rilesse il nome: Helen Spenlove Kennedy.

Helen...

7. IL DOTTOR KENNEDY.

Qualche giorno più tardi, mentre percorreva l'Esplanade spazzata da un vento pungente, Gwenda si fermò a un tratto davanti a uno dei ripari di vetro che una premurosa azienda municipale aveva messo a disposizione dei cittadini.

Marple! esclamò, piacevolmente sorpresa.

Perché si trattava proprio di lei, imbacuccata in una giacca pesante e avvolta in numerose sciarpe.

Non vi sareste mai aspettata di vedermi qui, vero? disse la vecchietta, allegramente. Il mio medico mi ha ordinato aria di mare, e voi mi avevate parlato così bene di Dillmouth che ho deciso di venire qui, tanto più che la cuoca e il maggiordomo di una mia amica hanno aperto una pensione.

Ma perché non siete venuta a trovarci? domandò Gwenda.

I vecchi possono essere una seccatura, cara, e le giovani coppie devono star sole. Sorrise alle proteste di Gwenda. Sono sicura che mi avreste accolta a braccia aperte E come state voi due? Avete cominciato a risolvere il mistero? Stiamo seguendo una pista rispose Gwenda, sedendosi accanto a Miss Marple.

La informò delle loro indagini.

E adesso concluse abbiamo messo un'inserzione su vari giornali locali, sul "Times" e su altri quotidiani importanti. Abbiamo scritto che chiunque conosca una certa Helen Spenlove Halliday, nata Kennedy, è pregato di mettersi in contatto, eccetera eccetera. Credo che qualcuno ci risponderà, non vi pare? Lo credo anch'io. Sì, credo di sì.

Il tono di Miss Marple era calmo come sempre, ma la sua espressione appariva turbata. Sbirciò la giovane donna seduta accanto a lei. Quel tono allegro e tranquillo non la convinceva del tutto.

Gwenda, pensava Miss Marple, doveva essere preoccupata. Forse, cominciava a intravvedere quelle che il dottor Haydock aveva definito "le implicazioni". Già, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Questa faccenda m'incuriosisce parecchio disse Miss Marple in tono di scusa. Nella mia vita, sapete, ci sono stati ben pochi avvenimenti di rilievo. Spero che mi perdonerete se vorrò sapere come vanno le cose.

Ma è naturale che vi terremo al corrente la rassicurò Gwenda. Se non fosse per voi, mi sarei fatta ricoverare in un manicomio. Datemi il vostro indirizzo di qui, e venite a prendere il tè da noi. Vi farò vedere la casa. Dovete pur conoscere la scena del delitto, no? Rise, ma dalla sua risata trapelava un certo nervosismo.

Quando Gwenda ebbe ripreso la sua strada, Miss Marple scosse la testa e aggrottò le sopracciglia.

Ogni giorno, Giles e Gwenda aspettavano con ansia la posta, ma all'inizio le loro speranze furono deluse. Ricevettero soltanto un paio di lettere da parte di investigatori privati, che si dichiaravano disposti a svolgere indagini per loro conto.

Vedremo. Caso mai in un secondo tempo disse Giles. E se proprio dovessimo rivolgerci a qualche agenzia, dovrà essere una delle più serie, non di quelle che cercano clienti per posta. Ma non vedo che cosa possano fare più di quello che stiamo già facendo noi.

Il suo ottimismo, o la sua fiducia nelle proprie possibilità, trovarono giustificazione qualche giorno dopo. Arrivò una lettera, scritta in una di quelle grafie chiare, eppure illeggibili, che caratterizzano i professionisti.

"Galls Hill Woodieigh Bolton.

Egregio Signore, in risposta alla vostra inserzione sul 'Times', vi informo che Helen Spenlove Kennedy è mia sorella. Da molti anni ho perso i contatti con lei e sarei felice di avere sue notizie.

Distinti saluti, Dottor James Kennedy." Woodieigh Bolton disse Giles. Non è molto lontano. Molti vanno a fare i picnic a Woodieigh Camp, nella brughiera. Saranno una cinquantina di chilometri da qui. Scriveremo al dottor Kennedy per chiedergli se possiamo andarlo a trovare o se preferisce venire lui da noi.

Il dottor Kennedy rispose che li avrebbe ricevuti il mercoledì successivo. Il giorno stabilito, andarono da lui.

Woodieigh Bolton era un piccolo villaggio con le case sparse sul versante di una collina, e Galls Hill era la casa costruita più in alto di tutte. Da lì, si godeva la vista di Woodieigh Camp e della brughiera, fino al mare.

Un posto piuttosto squallido commentò Gwenda, rabbrividendo.

Anche la casa era squallida e triste. Evidentemente il dottor Kennedy disprezzava le innovazioni moderne, come per esempio il riscaldamento centrale. La donna che venne ad aprire la porta era scura di pelle e di capelli e piuttosto sgradevole d'aspetto. Li precedette nell'anticamera arredata sommariamente e poi nello studio del dottor Kennedy, che si alzò per riceverli. Lo studio era un locale dal soffitto lungo, alto, con scaffali carichi di libri.

Il dottor Kennedy, un uomo anziano, aveva i capelli grigi e occhi penetranti sotto le sopracciglia cespugliose. Il suo sguardo si spostava continuamente dall'uno all'altra.

Il signore e la signora Reed? Sedetevi qui, signora, credo che questa sia la poltrona più comoda.

Dunque, di che cosa si tratta? Giles si affrettò a raccontare la storia che si erano preparati.

Lui e Gwenda si erano sposati da poco in Nuova Zelanda. Ora, trovandosi in Inghilterra, dove aveva vissuto da bambina per un breve periodo, sua moglie stava cercando di rintracciare i vecchi amici e i parenti.

Il dottor Kennedy rimase rigido e impassibile. Era cortese, ma evidentemente irritato da quello che doveva giudicare eccessivo sentimentalismo.

E voi pensate che mia sorella, anzi la mia sorellastra, ed io, possiamo essere vostri parenti? domandò a Gwenda, cortesemente, ma con una lieve traccia di ostilità.

Helen era la mia matrigna rispose Gwenda. La seconda moglie di mio padre. Naturalmente non la ricordo bene. Ero tanto piccola, allora! Il mio cognome da ragazza è Halliday.

Il dottor Kennedy la fissava. Poi, a un tratto, un sorriso gli illuminò il volto. Di colpo, parve trasformarsi, non fu più freddo e distaccato.

Mio Dio! esclamò. Non ditemi che voi siete Gwennie! Gwenda annuì. Il vezzeggiativo, da tanto tempo dimenticato, aveva qualcosa di rassicurante e familiare per lei.

Sì disse. Sono Gwenda.

Benedetto Iddio! Cresciuta e sposata. Come vola il tempo! Devono essere passati quindici anni.

No, di più. Naturalmente, non vi ricordate di me; immagino.

Gwenda scosse la testa.

Non ricordo nemmeno mio padre. Voglio dire, è tutto molto confuso...

Già, la prima moglie di Halliday veniva dalla Nuova Zelanda. Me l'aveva detto lui. Dev'essere un bel paese.

E' il più bello del mondo, ma veramente mi piace anche l'Inghilterra.

Siete di passaggio o avete intenzione di fermarvi? Il dottor Kennedy suonò un campanello. Gradite una tazza di tè? Quando la domestica arrivò, le disse: Del tè, per favore, e qualche toast imburrato, oppure dei dolci, se ce ne sono.

La domestica aveva l'aria di voler mordere, ma rispose: Sì, signore e se ne andò Di solito non prendo il tè spiegò il dottor Kennedy. Ma oggi dobbiamo pur festeggiare l'avvenimento, in qualche modo.

Siete molto gentile disse Gwenda. No, non siamo di passaggio.

Abbiamo acquistato una casa. Fece una pausa, poi aggiunse: - Hillside.

Il dottor Kennedy disse: Già, a Dillmouth. E' da lì che mi avete scritto. E' stata una stranissima coincidenza, vero, Giles? Certamente rispose l'interpellato. Davvero sbalorditiva.

Hillside era in vendita spiegò Gwenda, e siccome il dottor Kennedy aveva l'aria di non capire, soggiunse: E la stessa casa dove abitavamo allora.

Il dottor Kennedy aggrottò le sopracciglia. Hillside? Ma certo! Ora ricordo di aver sentito dire che le hanno cambiato nome. Prima si chiamava San Qualcosa... Se ricordo la casa giusta, in Leahampton Road. Sulla destra, entrando a Dillmouth.

Esatto.

Allora, è proprio quella. Strano, come si dimenticano i nomi.

Aspettate un momento... Si chiamava Saint Catherine, a quel tempo.

E io abitavo lì, vero? domandò Gwenda.

Certo. Lui la guardò divertito. Come mai avete voluto tornarci? Non potete avere molti ricordi, immagino.

No. Ma non so perché, mi sentivo a casa mia.

Vi sentivate a casa vostra ripeté il medico, senza particolari intonazioni nella voce. Ma Giles si chiese che cosa stesse pensando.

Così continuò Gwenda speravo che mi avreste raccontato tutto di mio padre, di Helen e... tutto, insomma.

Il dottor Kennedy la fissò con aria meditabonda.

Suppongo che non avranno saputo dirvi un gran che, in Nuova Zelanda.

Comunque non c'è molto da raccontare. Helen, mia sorella, tornava dall'India sulla stessa nave di vostro padre. Lui era vedovo, con una figlia piccola. Helen si prese a cuore la situazione o s'innamorò di lui. Vostro padre si sentiva solo oppure s'innamorò di lei. E difficile sapere perché succedono le cose. Si sposarono a Londra, subito dopo il loro arrivo, e poi vennero a Dillmouth a trovarmi.

A quel tempo, esercitavo lì. Kelvin Halliday sembrava una persona per bene, forse un po' nervoso, stanco, ma pareva che lui e Helen andassero d'accordo, allora.

Rimase in silenzio per qualche istante, prima di aggiungere: A ogni modo, meno di un anno dopo, lei scappava con un altro. Questo, forse, l'avete già saputo.

Con chi è scappata? domandò Gwenda.

Non me l'ha detto. Tra noi non c'era una grande confidenza. Mi ero accorto, non avrei potuto farne a meno, che c'era dell'attrito tra lei e Kelvin. Non so perché. Sono sempre stato intransigente in queste cose, un sostenitore convinto della fedeltà coniugale. Helen non era certo invogliata a raccontarmi i fatti suoi. Avevo sentito dei pettegolezzi, ma nessun nome preciso. Spesso lei e vostro padre ospitavano degli amici che venivano da Londra o da altre parti dell'Inghilterra. Ho pensato che potesse essere uno di loro.

Allora, non c'è stato divorzio? Helen non lo voleva, me l'ha detto Kelvin. Per questo mi sono messo in testa, forse a torto, che si trattasse di un uomo sposato. Magari di qualcuno che aveva una moglie cattolica.

E mio padre? Nemmeno Kelvin voleva il divorzio. Parlatemi di lui lo pregò Gwenda. Perché ha deciso improvvisamente di mandarmi in Nuova Zelanda? Kennedy ebbe un istante di esitazione, prima di rispondere: Forse, i vostri parenti avevano insistito per avervi con loro. Dopo la rottura del suo secondo matrimonio, probabilmente lui ha pensato che quella fosse la soluzione migliore.

Perché non mi ha accompagnata di persona? Il dottor Kennedy guardò la mensola del caminetto, evidentemente alla ricerca del nettapipe.

Non saprei. La sua salute lasciava a desiderare.

Che cos'aveva? Di che cosa è morto? La porta si aprì e apparve la cameriera, con un vassoio carico.

C'erano toast imburrati e marmellata, ma niente dolci. Con un gesto vago della mano, il dottor Kennedy fece segno a Gwenda di servire il te. La giovane donna eseguì.

Quando le tazze furono piene e distribuite, e Gwenda ebbe preso un toast, il dottor Kennedy disse con forzata allegria: Descrivetemi i cambiamenti che avete fatto in casa. Parecchie migliorie, suppongo.

Probabilmente, non la riconoscerei più quando avrete finito di sistemarla.

Ci stiamo sbizzarrendo con i bagni disse Giles.

Gwenda, tenendo gli occhi fissi sul medico, tornò a domandare: Di che cosa è morto mio padre?

Non ve lo so dire, cara. La sua salute lasciava a desiderare, ripeto. Poi, si è fatto ricoverare in una casa di cura, sulla costa orientale. E morto circa due anni dopo.

Dove si trova questa casa di cura? Mi dispiace, non lo ricordo. Mi pare che fosse sulla costa orientale.

Appariva decisamente evasivo. Giles e Gwenda si scambiarono una breve occhiata.

Giles disse: Almeno, dottore, ci saprete dire dov'è sepolto. Gwenda desidera vedere la sua tomba.

Credo che fareste meglio a non rivangare tanto il passato replicò il dottor Kennedy. Tutta questa devozione per i morti è un errore.

Quello che conta è il futuro. Siete giovani, sani, e avete il mondo davanti a voi. Pensate all'avvenire.

Non ha senso andare a mettere fiori sulla tomba di un uomo che, benché fosse vostro padre, avete conosciuto appena.

Gwenda disse, ostinata: Vorrei almeno vederla, quella tomba.

Mi rincresce, ma non posso aiutarvi. Il tono del dottor Kennedy era cortese ma freddo. E' successo troppo tempo fa, e la mia memoria non è più quella di una volta. Dopo che vostro padre ha lasciato Dillmouth, ho perso i contatti con lui. Mi pare che mi abbia scritto una volta dalla casa di cura e, ripeto, ho l'impressione che si trovasse sulla costa orientale, ma non ne sono sicuro. E non ho la minima idea di dove sia sepolto.

E' strano! esclamò Giles.

Veramente no. A legarci c'era soltanto Helen. Naturalmente, le volevo bene. Era la mia sorellastra, molto più giovane di me, e ho cercato di allevarla nel miglior modo possibile. L'ho mandata in ottime scuole e così via, ma non posso negare che fosse un tipo volubile. Quando era ancora giovanissima, mi ha dato del filo da torcere per via di un giovanotto poco raccomandabile. Quella volta sono riuscito a spuntarla io.

"Poi, Helen ha deciso di partire per l'India e di sposare Walter Fane.

Beh, lì non avevo niente da ridire. Era un bravo ragazzo, figlio del miglior avvocato di Dillmouth, ma francamente di individui scialbi come lui ne ho conosciuti pochi. Fane era sempre stato innamorato pazzo di lei, ma Helen non lo aveva neanche preso in considerazione.

Poi, a un tratto, ha cambiato idea ed è andata in India per sposarlo.

Quando l'ha rivisto, non ne ha voluto più sapere. Mi ha mandato un telegramma chiedendomi i soldi per tornare a casa. Glieli ho spediti.

Durante il viaggio di ritorno ha conosciuto vostro padre. Si sono sposati senza neanche avvertirmi.

Non approvavo il comportamento di mia sorella, me ne vergognavo. E per questo che Kelvin ed io non siamo rimasti in contatto, dopo che lei se n'è andata. Adesso dov'è Helen? Me lo sapete dire?

Mi piacerebbe rivederla." Non lo sappiamo rispose Gwenda. Non sappiamo niente di lei.

Ah! Leggendo il vostro annuncio sul giornale, avevo pensato... Il medico li guardò con aria interrogativa.

Ditemi una cosa: perché avete fatto quell'annuncio? Volevamo metterci in contatto... rispose Gwenda, e subito s'interruppe.

Con una persona che non ricordate neppure? Il dottor Kennedy appariva perplesso.

Pensavo che, se fossimo riusciti a trovarla, lei avrebbe potuto parlarmi di mio padre...

Già, capisco. Mi dispiace di non potervi essere di molto aiuto. La mia memoria non è più come una volta, ed è passato un mucchio di tempo, da allora.

Ci sapreste almeno dire qualcosa sulla malattia di mio padre? La casa di cura era un sanatorio.

In questo caso, non dovrebbe essere difficile trovarlo dichiarò Giles. Vi ringraziamo molto, dottore, di tutte le informazioni che ci avete dato.

Si alzò e Gwenda fece altrettanto.

Grazie disse. Venite a trovarci a Hillside.

Uscirono dalla stanza e Gwenda, voltandosi a dare un'ultima occhiata, vide il dottor Kennedy in piedi vicino al caminetto. Si tormentava i baffi e aveva l'aria preoccupata.

Sa qualche cosa che non vuole rivelarci disse al marito, mentre salivano in macchina. Ci dev'essere sotto qualcosa. Oh, Giles, mi pento di aver incominciato.

Si guardarono negli occhi. Entrambi, all'insaputa l'uno dell'altro, erano stati presi dallo stesso timore.

Aveva ragione Miss Marple mormorò Gwenda. Avremmo dovuto lasciar perdere.

Non siamo obbligati ad andare avanti replicò Giles, incerto. - Anzi, forse è meglio che ci fermiamo qui.

Gwenda scosse la testa.

No, Giles, ormai non è più possibile. Continueremo a essere curiosi, a voler sapere. No, adesso dobbiamo andare avanti. Il dottor Kennedy ci nasconde qualcosa perché non vuole darci un dispiacere, ma la sua delicatezza è controproducente. Dobbiamo scoprire quello che è successo realmente, anche se... Anche se è stato mio padre a... Non riuscì a finire la frase.

8. LA NEVROSI DI KELVIN HALLIDAY.

Il mattino seguente, mentre erano in giardino, la signora Cocker li raggiunse per annunziare: Scusatemi, signore, c'è un certo dottor Kennedy al telefono.

Giles, lasciando Gwenda in animata conversazione col vecchio Foster, entrò in casa e prese il ricevitore.

Parla Giles Reed.

Sono il dottor Kennedy. Ho riflettuto sulla nostra conversazione di ieri, signor Reed. Ci sono alcuni fatti che voi e vostra moglie dovreste sapere. Posso fare una scappata lì nel pomeriggio? Siete in casa? Certamente. A che ora? Va bene alle tre? Benissimo.

In giardino, Foster disse a Gwenda: E' lo stesso dottor Kennedy che una volta stava a West Cliff?

Credo di sì. Lo conoscete? Hanno sempre detto che era il miglior medico della zona, anche se il dottor Lazenby era più simpatico. Aveva sempre qualche battuta spiritosa con gli ammalati, il dottor Lazenby. Il dottor Kennedy, invece, era asciutto e sbrigativo, ma conosceva il suo mestiere.

Quando ha smesso di lavorare? Molti anni fa, forse quindici. La sua salute lasciava a desiderare, dicevano.

Giles uscì in giardino e rispose alla tacita domanda di Gwenda: - Viene questo pomeriggio alle tre.

Oh! La giovane donna si rivolse di nuovo a Foster. Avete conosciuto anche la sorella del dottor Kennedy? La sorella? Non ricordo. Era una ragazzina. Prima andava a scuola in qualche altro paese, poi si è trasferita all'estero. Ma ho sentito dire che è tornata a vivere qui un po', dopo che si è sposata. E scappata con un tale. Ha sempre avuto una testa matta, dicevano. Non mi pare di averla mai vista. Ho lavorato a Plymouth per un certo tempo, sapete.

Mentre camminavano sulla terrazza, Gwenda domandò a Giles: Come mai viene qui? Lo sapremo più tardi.

Il dottor Kennedy arrivò puntuale. Guardandosi intorno nel salotto, disse: Mi fa una strana impressione, trovarmi di nuovo qui.

Poi venne subito al punto, senza preamboli.

Mi sembra di capire che voi due siete decisi ad andare nella casa di cura dove Kelv in è morto, per avere informazioni sulla sua malattia e sulla sua fine. Non è così? Certo gli rispose Gwenda.

Beh, naturalmente non vi sarà difficile farlo. Perciò sono giunto alla conclusione che sarà meno traumatizzante per voi essere informati da me. Mi dispiace dovervi raccontare queste cose, perché non sarà utile né a voi né a nessun altro. Anzi, voi potreste soffrirne, Gwennie. Ma i fatti sono questi: vostro padre non soffriva di tubercolosi. La casa di cura era un istituto per malattie mentali.

Malattie mentali? Allora era pazzo? Gwenda si era fatta pallidissima.

Non è mai stato dichiarato tale, e a mio parere non lo era, nel senso che comunemente si dà a quella parola. Aveva avuto un brutto esaurimento nervoso e soffriva di allucinazioni. Si è fatto ricoverare di sua iniziativa, e avrebbe potuto uscire quando avesse voluto. Ma le sue condizioni non accennarono ma migliorare e morì nell'istituto.

Allucinazioni? Giles ripeté la parola con tono interrogativo. - Che genere di allucinazioni? Il dottor Kennedy rispose, asciutto: Aveva l'impressione di aver strangolato la moglie.

Gwenda si lasciò sfuggire un'esclamazione soffocata. Giles le prese una mano tra le sue.

Ed era vero? domandò.

No, non lo era. No di certo.

Come fate a esserne tanto sicuro? domandò Gwenda con un filo di voce.

Mia cara, non si sono mai avuti sospetti in questo senso. Helen l'ha lasciato per andarsene con un altro. Da qualche tempo, il sistema nervoso di Kelvin era scosso, e la fuga di lei ha peggiorato la situazione. Non sono uno psichiatra, altrimenti vi saprei dare una spiegazione scientifica della cosa.

Comunque, se un uomo preferisce vedere la moglie morta piuttosto che saperla infedele, può arrivare ad autoconvincersi che sia morta davvero, e persino a credere di averla uccisa con le proprie mani.

Ma voi siete sicurissimo che non ha commesso il delitto di cui si accusava? chiese Gwenda.

Certo. Ho ricevuto due lettere da Helen. La prima dalla Francia, una settimana dopo la fuga, e un'altra circa sei mesi più tardi. Il delitto non era che un'ossessione di Kelvin.

Gwenda trasse un profondo sospiro.

Per favore, ditemi tutto quello che sapete.

Ma certo, cara. Tanto per cominciare, Kelvin da qualche tempo soffriva di esaurimento nervoso.

Me ne aveva parlato. Diceva di fare dei sogni che lo preoccupavano. I sogni erano sempre uguali: finivano invariabilmente con lui che strangolava Helen. Ho cercato di andare alla radice del problema.

Forse, aveva fatto qualche esperienza traumatizzante nell'infanzia. Suo padre e sua madre, a quanto risultava, formavano una coppia molto affiatata.

"Beh, non sto a raccontarvi tutti i particolari, che potrebbero interessare soltanto a un medico. A suo tempo, ho consigliato a Kelvin di rivolgersi a uno psicologo. Ce n'erano di eccellenti. Ma lui non voleva neanche sentirne parlare. Avevo l'impressione che lui ed Helen non andassero più d'accordo come prima. Kelvin non me ne ha mai parlato, e a me non piace fare domande; ma tutto è apparso chiaro la sera in cui è venuto a casa mia.

"Era un venerdì, ricordo. Io ero appena tornato dall'ospedale, e me lo sono trovato nella sala d'aspetto.

Mi stava aspettando da un quarto d ora. Appena sono entrato, ha alzato la testa e ha detto: 'Ho ucciso Helen'. In un primo momento, non sapevo che cosa pensare. Lui era talmente calmo, talmente sicuro... Gli ho domandato: 'Hai fatto un altro sogno?'. E Kelvin mi ha risposto: 'No, questa volta non è un sogno, è vero. Helen è morta. L'ho strangolata,'. Poi ha aggiunto, con il massimo sangue freddo: 'E meglio che mi accompagni a casa. Chiamerai da lì la polizia'.

Ero sbigottito. Ho tirato fuori di nuovo l'auto e l'ho accompagnato qui. La casa era buia e silenziosa.

Siamo saliti nella camera da letto..." Nella camera da letto? lo interruppe Gwenda, sorpresa.

Il dottor Kennedy appariva stupito a sua volta.

Sì, è lì che mi ha portato. Naturalmente, quando siamo saliti, non c'era niente. Nessun cadavere sul letto, le coperte perfettamente in ordine. La sua non era stata altro che un'allucinazione.

Come ha reagito mio padre? Oh, ha continuato a insistere sullo stesso tono. Era assolutamente convinto di quello che diceva. Gli ho fatto prendere un sedativo e l'ho messo a dormire nella stanza degli ospiti, poi ho dato un'occhiata in giro. Ho trovato un biglietto appallottolato che Helen aveva buttato nel cestino della carta straccia, nel soggiorno. Era tutto molto chiaro. Helen aveva scritto pressappoco così: "Questo è un addio. Mi dispiace, ma il nostro matrimonio è stato un errore.

Vado via con l'unico uomo che io abbia mai amato. Perdonami se puoi".

Evidentemente Kelvin era arrivato a casa, aveva letto il biglietto, gli era venuto un attacco di nervi e si era precipitato da me, convinto di aver assassinato Helen.

"Ho interrogato la cameriera. Era la sua giornata di libertà e quella sera era tornata a casa tardi.

L'ho portata nella stanza di Helen. Lei ha controllato i vestiti e l'altra roba. Non ci potevano essere dubbi.

Helen aveva riempito una valigia e una borsa e le aveva portate via.

Ho frugato per tutta la casa, ma non ho trovato niente di strano.

Nessun segno di violenza. Nessuna traccia di una donna strangolata, naturalmente.

"Il mattino, ho avuto un brutto quarto d'ora con Kelvin. Alla fine, lui si è convinto che era stata solo un'allucinazione, o almeno ha finto di esserne convinto, e ha acconsentito a entrare in una clinica per farsi curare. Una settimana dopo, come vi ho già detto, ho ricevuto una lettera di Helen.

Era stata impostata a Biarritz, e lei scriveva che era diretta in Spagna. Mi pregava di dire a Kelvin che non desiderava il divorzio. Sperava solo che lui la dimenticasse al più presto.

"Ho mostrato quella lettera a Kelvin. Non ha fatto commenti. Avrebbe attuato il suo programma.

Anzitutto, ha telegrafato ai parenti della sua prima moglie, in Nuova Zelanda, per chiedergli di ospitare la bambina; poi ha sistemato i suoi affari ed è tornato in un buon istituto. Le cure, però, non gli hanno giovato. E' morto in quella clinica due anni dopo. Posso darvi l'indirizzo. Si trova nel Norfolk.

L'attuale direttore era un giovane medico dell'istituto, a quell'epoca, e probabilmente è in grado di darvi delucidazioni sulla malattia di vostro padre".

E in seguito avete ricevuto una seconda lettera da vostra sorella? - domandò Gwenda.

Sì, sei mesi dopo. Mi scriveva da Firenze, e mi invitava a risponderle fermo posta, al nome di "signorina Kennedy". Diceva di rendersi conto che forse non era giusto nei confronti di Kelvin rifiutargli il divorzio, benché lei non lo desiderasse. Se lui lo voleva, dovevo farglielo sapere, e avrebbe provveduto a fornire le prove necessarie. Ho portato la lettera a Kelvin. Mi ha detto subito che non voleva il divorzio. Le ho scritto per informarla della cosa.

Da allora, non l'ho più sentita. Non so dove abita, e nemmeno se è morta o viva. Ecco perché ho risposto immediatamente al vostro annuncio: speravo di avere sue notizie. Dopo una breve pausa, disse dolcemente: Mi dispiace molto, Gwenda. Ma erano cose che dovevate sapere. Sarebbe stato meglio per voi non rivangare il passato.

9. L'INCOGNITA.

Quando Giles tornò dopo aver accompagnato il dottor Kennedy alla porta, trovò Gwenda seduta dove l'aveva lasciata. Aveva due chiazze rosse sulle guance e gli occhi lucidi. Quando parlò, la sua voce era dura.

Per ben che vada, c'è di mezzo la morte violenta o la pazzia.

Gwenda, tesoro... Giles le si avvicinò, le circondò le spalle con un braccio. Il corpo di lei era rigido.

Perché non abbiamo lasciato perdere? Perché? E' stato mio padre a strangolarla, ed era la voce di mio padre quella che ho sentito pronunciare quelle parole. Adesso capisco perché mi hanno fatto quell'effetto, perché mi hanno messo addosso una gran paura. Mio padre.

Aspetta, Gwenda. Ancora non possiamo sapere...

Invece sì. Lui stesso ha confessato al dottor Kennedy di averla strangolata, no? Kennedy è convinto che non l'abbia fatto.

Perché non ha trovato il cadavere. Ma c'era e io l'ho visto.

L'hai visto nell'anticamera, non in camera da letto.

Che differenza fa? Beh, è strano, non trovi? Perché tuo padre avrebbe dovuto dire di aver ucciso sua moglie in camera da letto, mentre l'aveva uccisa in anticamera? Non saprei, ma questo non è che un particolare senza importanza.

Se fossi in te, non ne sarei tanto sicuro. Ragiona, tesoro. Nella faccenda ci sono dei punti molto oscuri. Supponiamo, se vuoi, che tuo padre abbia ucciso Helen in anticamera. Poi, che cos'è successo?

E' andato dal dottor Kennedy.

Gli ha detto di aver strangolato la moglie in camera da letto, l'ha portato a casa con sé e non c'era nessun cadavere, né in camera né nell'ingresso. Accidenti, non può esserci omicidio senza cadavere.

Che cosa ne aveva fatto del cadavere? Forse c'era, e il dottor Kennedy l'ha aiutato a sbarazzarsene.

No, Gwenda, non credo proprio che Kennedy avrebbe agito così. Tieni presente che è d'origine scozzese. Testardo, duro, furbo e freddo come tutti i suoi connazionali. Stando alla tua teoria, dopo il delitto si sarebbe reso colpevole di complicità. Non credo che avrebbe corso un simile rischio.

Tutt'al più avrebbe cercato di aiutare tuo padre, testimoniando che il suo equilibrio mentale era compromesso. Questo, forse, sarebbe stato disposto a farlo. Ma perché avrebbe dovuto rischiare l'osso del collo, mettendo a tacere la cosa? "Kelvin Halliday non gli era né parente né amico. La vittima era sua sorella, e lui le voleva bene, anche se disapprovava il suo modo di comportarsi, essendo puritano. E non si può nemmeno dire che l'abbia fatto per te: tu non eri figlia di Helen. No, Kennedy non si sarebbe mai reso colpevole di un tale reato. Se proprio avesse voluto aiutare tuo padre, avrebbe potuto dichiarare sul certificato di morte che Helen era deceduta in seguito a un attacco cardiaco, o qualcosa del genere. Ma siamo sicuri che non l'ha fatto, perché la morte di lei non figura nei registri parrocchiali. Inoltre, in questo caso ci avrebbe detto che sua sorella è morta.

Dunque, tenendo conto di queste considerazioni, spiegami se puoi che ne è stato del cadavere.

Forse, mio padre l'ha sepolto nel giardino.

Poi sarebbe andato da Kennedy e gli avrebbe confessato di aver assassinato sua sorella? Perché?

Non gli sarebbe stato più comodo sostenere che lei l'aveva lasciato? Gwenda si scostò una ciocca di capelli dalla fronte. Adesso appariva meno tesa, e le sue guance stavano tornando di un colorito normale.

Non lo so... mormorò. Sembra piuttosto improbabile, adesso che hai fatto il punto della situazione.

Credi che il dottor Kennedy ci abbia detto la verità? Sì, ne sono certo. La sua versione dei fatti non è priva di logica.

Sogni, allucinazioni, e alla fine un'allucinazione peggiore delle altre. Kennedy non ha mai dubitato che si trattasse di allucinazione perché, come ho già detto, non può esserci omicidio senza cadavere.

E' a questo punto che noi la pensiamo diversamente da lui, perché sappiamo che il cadavere esisteva. Fece una pausa, poi riprese: - Dal suo punto di vista, tutto quadra. I vestiti e la valigia spariti, il biglietto d'addio e, in un secondo tempo, le due lettere della sorella.

Gwenda si agitò sul divano.

Come spieghi quelle lettere? Non si spiegano, ma dobbiamo arrivare a farlo. Se partiamo dal presupposto che Kennedy ci abbia detto la verità, cosa di cui sono certo, dobbiamo trovare una spiegazione a quelle lettere.

Immagino che fosse la calligrafia della sorella e che lui l'abbia riconosciuta.

Sai una cosa, Gwenda? Non credo che sarebbero sorti dubbi in proposito. Non è come una firma su un assegno sospetto. Se in quelle lettere la grafia di sua sorella fosse stata imitata in modo appena discreto, lui non me avrebbe mai messo in dubbio l'autenticità. Era già convinto che Helen se ne fosse andata con un uomo. Le lettere erano un'ulteriore conferma. Se non avesse più ricevuto notizie di Helen... be', allora avrebbero potuto venirgli dei sospetti.

"Comunque, ci sono dei punti, in quelle lettere, che se non insospettiscono lui, insospettiscono me.

Sono stranamente anonime.

Nessun indirizzo, se non quello del fermo posta. Nessun accenno all'uomo con cui Helen è fuggita.

La ferma decisione di rompere completamente i ponti col passato. Voglio dire questo: sono proprio il tipo di lettere che scriverebbe un assassino per mettere tranquilli i parenti della vittima. Non sarebbe stato difficile impostarle all'estero." Credi che mio padre? No, e questo è il punto Io credo proprio di no. Immagina un tale che abbia deciso di sbarazzarsi della moglie. Comincia col diffondere la voce della sua infedeltà, poi ne simula la partenza: biglietto d'addio, vestiti e valigia scomparsi.

A determinati intervalli, arriveranno le sue lettere dall'estero. In realtà, dopo averla assassinata, lui l'ha sepolta sotto il pavimento della cantina. E' un tipo di omicidio che è stato commesso sovente. Ma un assassino di questo genere non andrebbe mai dal cognato a confessargli di aver ucciso la moglie e a suggerirgli di chiamare la polizia.

"D'altra parte, se tuo padre fosse stato un assassino emotivo, terribilmente innamorato di sua moglie, e l'avesse strangolata spinto da una cieca gelosia, tipo Otello... e questo quadrerebbe con le parole che hai sentito tu... non avrebbe riempito una valigia, né avrebbe fatto in modo che si ricevessero quelle lettere, per poi precipitarsi a confessare il proprio delitto a un uomo che non si sarebbe mai sognato di mettere le cosa a tacere. No, Gwenda, non può essere così." Allora, dove vuoi arrivare, Giles? Non lo so nemmeno io. Ma ho l'impressione che in tutta questa storia ci sia un'incognita, che possiamo definire X. Qualcuno che ancora non appare, qualcuno di cui si riesce a intravedere la tecnica.

X? ripeté Gwenda, pensierosa. Poi la sua espressione si rabbuiò. - Ti sei inventato tutto per consolarmi, Giles? Ti giuro di no. Lo vedi anche tu che non si riesce a trovare una spiegazione logica e un unico filo conduttore per tutti i fatti di cui siamo a conoscenza. Sappiamo che Helen è stata strangolata, perché tu stessa hai visto...

S'interruppe.

Mio Dio, come sono stato stupido! Adesso capisco, adesso mi appare tutto chiaro. Hai ragione tu, e ha ragione anche Kennedy. Ascolta, Gwenda. Helen si prepara a scappare con l'amante. Chi sia quest'uomo, non lo sappiamo.

Forse X? Senza tener conto dell'interruzione, Giles proseguì: Scrive il biglietto al marito, ma in quel momento lui arriva, legge il messaggio e va su tutte le furie. Appallottola il foglietto, lo butta nel cestino della carta straccia e si getta sulla moglie. Lei, terrorizzata, scappa in anticamera, dove lui la raggiunge. Le circonda il collo con le mani, comincia a stringere, lei si affloscia per terra. A questo punto lui, a pochi passi di distanza, cita le parole tratte da "La duchessa di Malfi". E in quello stesso istante tu, bambina, guardi in basso attraverso la ringhiera.

E poi? Il punto è che Helen non è morta. Lui crede di averla uccisa, ma in realtà l'ha solo mezzo soffocata. Forse, arriva l'amante, dopo che tuo padre si è precipitato dal dottor Kennedy, o forse Helen riprende i sensi da sola. In ogni caso, non appena è in grado di farlo, se la svigna. Questo spiega tutto. Kelvin è convinto di averla uccisa. La valigia con i vestiti di Helen è sparita. Quanto alle lettere che riceve il dottor Kennedy, sono autentiche. Ecco fatto: è così che sono andate le cose.

Ma allora disse Gwenda lentamente perché mio padre ha dichiarato di averla strangolata nella camera da letto? Era talmente sconvolto da non ricordare dove si trovava in quel momento.

Mi piacerebbe poterti credere... mormorò Gwenda. Vorrei crederti. Ma ho la netta sensazione che Helen fosse morta, quando ho guardato giù.

Come facevi a saperlo? Avevi appena tre anni...

Gwenda lo fissò in uno strano modo.

Credo che una bambina lo capisca meglio di un adulto. Come i cani, che riconoscono d'istinto la morte, rovesciano la testa all'indietro e ululano. Credo che i bambini percepiscano la morte.

Sciocchezze! Fantasie! L'interruppe lo squillo del campanello d'ingresso. Chi può essere? Gwenda appariva costernata. Mi era passato di mente. E' Miss Marple.

L'ho invitata a prendere il tè da noi, oggi. Non diciamole niente di queste cose.

Gwenda temeva che la presenza di Miss Marple potesse risultare imbarazzante quel pomeriggio.

Ma, fortunatamente, Miss Marple parve non notare che la padrona di casa parlava troppo in fretta, quasi febbrilmente, e che la sua allegria era forzata. Lei fu molto loquace.

Disse che il suo soggiorno a Dillmouth era piacevolissimo, che certi suoi amici avevano scritto ad alcuni loro conoscenti locali e che, di conseguenza, lei aveva ricevuto numerosi inviti.

Quando si riesce a conoscere la gente del posto, ci si sente meno estranei. Per esempio, sono stata invitata a prendere il tè in casa di una certa signora Fane vedova di un avvocato. Adesso è il figlio che manda avanti lo studio.

Miss Marple, con la sua vocetta gentile, continuò col dire che la proprietaria della pensione era molto premurosa, che faceva di tutto per metterla a suo agio e che cucinava in modo delizioso.

Era stata per diversi anni cuoca di una sua amica, la signora Bantry. Pur non essendo del posto, era stata spesso ospite con il marito di una zia che viveva a Dillmouth, e perciò conosceva un po' tutti. Dopo questa chiacchierata, Miss Marple domandò se fossero soddisfatti del giardiniere. Aveva sentito dire che era uno scansafatiche: gli piaceva più chiacchierare che lavorare.

Le chiacchiere e il tè sono le sue specialità rispose Giles. - Beve almeno cinque tazze di tè al giorno.

Però lavora magnificamente, quando noi lo stiamo a guardare.

Volete venire a vedere il giardino? domandò Gwenda.

Le mostrarono la casa e il giardino, e Miss Marple fece i dovuti commenti. Gwenda, che aveva temuto di tradire il proprio stato d'animo, si tranquillizzò. Miss Marple non diede segno di notare niente di strano.

Poi, fu la stessa Gwenda a comportarsi in un modo imprevedibile.

Interruppe Miss Marple nel bel mezzo di un aneddoto per annunciare a Giles: Non m'importa niente.

Preferisco dirle tutto.

Miss Marple voltò la testa dalla sua parte e rimase a guardarla, incuriosita. Giles aprì la bocca per parlare, ma subito la richiuse.

Finalmente disse: Sta a te decidere, Gwenda.

E così, lei raccontò tutto. Parlò della loro visita al dottor Kennedy e di quello che lui aveva rivelato nel corso dei loro due incontri.

E questo che intendevate dire, quando eravamo a Londra, vero? Vi era già venuto il sospetto che mio padre potesse essere implicato in questa faccenda? Sì, francamente ci avevo pensato rispose l'interpellata. Helen sarebbe potuta essere proprio la vostra giovane matrigna, e nei casi di strangolamento, il colpevole è spesso il marito.

Miss Marple parlava col tono pacato di chi osserva un fenomeno naturale senza stupirsi e senza impressionarsi.

Adesso capisco perché ci avevate consigliato di lasciar perdere - disse Gwenda. Mi dispiace di non avervi dato retta. Ma adesso non si può più tornare indietro.

No ammise Miss Marple non si può.

Il resto è meglio che ve lo racconti Giles. Ha una sua teoria particolare.

Io dico soltanto questo: c'è qualcosa che non quadra dichiarò Giles.

Espose i fatti con chiarezza e logica così come li aveva già illustrati a Gwenda; poi riferì la sua teoria.

Se riusciste a convincere mia moglie che le cose non possono essere andate altrimenti...

Lo sguardo di Miss Marple si spostava continuamente da Giles a Gwenda e viceversa.

E' un'ipotesi perfettamente ragionevole sentenziò. Ma, signor Reed, come voi stesso avete fatto notare, c'è sempre la possibilità che esista una X.

X! esclamò Gwenda.

Qualcuno disse Miss Marple che finora non è apparso, ma di cui si può intuire la presenza, a giudicare dai fatti che conosciamo.

Abbiamo intenzione di recarci nel Norfolk a cercare l'istituto dove è morto mio padre la informò Gwenda. Forse, lì riusciremo a scoprire qualcosa di più.

10. UNA CARTELLA CLINICA.

Saltmarsh House sorgeva in una posizione ideale, a una decina di chilometri dalla costa. Tra Londra e la vicina città di South Benham c'era un ottimo servizio ferroviario.

Giles e Gwenda furono fatti accomodare in un salotto ampio e luminoso, rallegrato da un vivace cretonne a fiori. Nella stanza entrò una bella vecchietta dai capelli bianchi che aveva in mano un bicchiere di latte. Dopo averli salutati con un cenno del capo, sedette vicino al caminetto. Il suo sguardo si soffermò su Gwenda.

Ad un tratto si sporse in avanti.

E' la vostra povera bambina? le chiese in un sussurro.

Gwenda era sconcertata. No, no rispose, perplessa.

Ah, meno male! La vecchietta fece un cenno affermativo e bevve un sorso di latte; poi riprese: Le dieci e mezzo. E questa l'ora.

Sempre alle dieci e mezzo. Stranissimo! Si chinò di nuovo in avanti e aggiunse, a voce più bassa: Dietro il caminetto. Ma nessuno deve sapere che sono stata io a dirvelo.

In quel momento, entrò un'infermiera in camice bianco. Invitò Giles e Gwenda a seguirla.

Furono introdotti nello studio del dottor Penrose, che si alzò per salutarli.

Gwenda non poté fare a meno di notare che anche il dottor Penrose aveva l'aria dello squilibrato.

Sembrava più pazzo lui della vecchietta che avevano visto nel salotto. Ma forse tutti gli psichiatri davano questa impressione.

Ho ricevuto la vostra lettera e quella del dottor Kennedy esordì lo psichiatra. Ho dato una scorsa alla cartella clinica di vostro padre, signora Reed. Ricordavo perfettamente il suo caso, ma ho preferito rinfrescarmi la memoria, in modo da potervi dire tutto ciò che v'interessa. Mi è sembrato di capire che soltanto ora siete venuta a conoscenza dei fatti.

Gwenda gli spiegò che era stata allevata in Nuova Zelanda dai parenti di sua madre; di suo padre sapeva solo che era morto in Inghilterra, in quell'istituto.

Il dottor Penrose annuì. Esatto. Il caso di vostro padre, signora Reed, presentava elementi particolari.

E cioè? domandò Giles.

La sua mania, o allucinazione, era profondamente radicata. Benché il suo sistema nervoso fosse notevolmente scosso, il Maggiore Halliday non aveva dubbi, quando asseriva di aver strangolato la sua seconda moglie in un impeto di gelosia. Mancavano i sintomi solitamente riscontrabili in casi analoghi. All'inizio, se il dottor Kennedy non mi avesse assicurato che la signora Halliday era viva, vi confesso, signora Reed, che avrei creduto ciecamente alle parole di vostro padre.

Avevate l'impressione che l'avesse effettivamente uccisa? domandò Giles.

Ho detto «all'inizio». In un secondo tempo, ho avuto motivo di ricredermi, quando ho cominciato a conoscere meglio il carattere del Maggiore Halliday e il suo stato psichico. Vostro padre, signora Reed, non era certamente paranoico. Non aveva manie di persecuzione né la tendenza a diventare violento. Al contrario, era un individuo mite, capace di autocontrollo. Non era né pazzo, nel senso che si dà comunemente alla parola, né pericoloso per gli altri. Aveva però questa fissazione sulla morte di sua moglie, e per spiegare il fenomeno, credo che si debba tornare parecchio indietro nel tempo, risalire a qualche esperienza che vostro padre aveva vissuto da bambino.

"Tuttavia, devo ammettere che i nostri metodi d'analisi non ci hanno fornito nessuna indicazione utile. Talvolta, vincere la resistenza di un paziente all'analisi può richiedere moltissimo tempo, addirittura anni di lavoro. Nel caso di vostro padre, il tempo che abbiamo avuto a disposizione non è stato sufficiente. S'interruppe, alzò bruscamente la testa e riprese: Come saprete, vostro padre si è suicidato." Oh, no! gridò Gwenda.

Mi dispiace, signora Reed. Credevo che ne foste al corrente. Avete tutto il diritto di ritenerci in parte responsabili della sua morte.

Ammetto che una sorveglianza più rigorosa avrebbe evitato la disgrazia, ma francamente il Maggiore Halliday non sembrava un potenziale suicida. Non mostrava nessuna tendenza alla malinconia, non aveva l'abitudine di rinchiudersi in se stesso a meditare e non si lasciava prendere dallo scoraggiamento. Si lamentava di soffrire d'insonnia, e i miei colleghi gli somministravano dei sonniferi.

Ma, invece di prenderli, lui li metteva da parte, con l'idea di servirsene quando ne avesse racimolato un quantitativo sufficiente.

Era così infelice? No, non credo. A mio parere, aveva più che altro un complesso di colpa, un bisogno di essere punito Da principio, insisteva perché si chiamasse la polizia; e benché l'avessero dissuaso, assicurandolo che non era colpevole di nessun delitto, lui conservava quella convinzione.

Eppure, ammetteva di non ricordare d'aver commesso il fatto.

Il dottor Penrose sfogliò le carte che aveva davanti. Il suo resoconto della sera in questione non ha mai subìto variazioni. Era entrato in casa, diceva, e aveva trovato tutto buio. I domestici non c'erano. Lui era andato in sala da pranzo, come al solito, per versarsi un liquore, l'aveva bevuto e poi era passato nel salotto attraverso la porta di comunicazione. A questo punto aveva un vuoto nella memoria. Ricordava poi di trovarsi nella camera da letto e di guardare sua moglie, morta per strangolamento. Era certo di essere stato lui a ucciderla...

Scusatemi, dottor Penrose lo interruppe Gwenda ma come faceva a esserne tanto sicuro? Non aveva dubbi in proposito. Negli ultimi mesi, aveva nutrito sospetti che lui stesso definiva melodrammatici.

Per esempio, gli era sorto il dubbio che sua moglie lo drogasse. Avendo vissuto in India, sapeva quanto fosse diffusa fra le donne indigene la pratica di far impazzire i propri mariti avvelenandoli con lo stramonio. Aveva sofferto con una certa frequenza di allucinazioni, nel corso delle quali confondeva tempi e luoghi. Negava nel modo più assoluto di sospettare che sua moglie lo tradisse, ma io credo che la gelosia fosse il sentimento dominante in lui. Probabilmente, le cose erano andate così: entrato nel salotto, aveva letto il biglietto con cui sua moglie gli annunziava la decisione di lasciarlo. Per non essere costretto a crederci, per sfuggire alla realtà, ha preferito "ucciderla".

Ecco spiegata l'allucinazione.

Volete dire che l'amava molto? domandò Gwenda.

Evidentemente, signora Reed.

E non ha mai capito che la sua era soltanto un allucinazione? Doveva ammettere che lo era, ma in cuor suo era convinto di averla uccisa. Se avessimo potuto scoprire l'esperienza traumatizzante che aveva avuto da bambino...

Gwenda lo interruppe. I traumi infantili non la interessavano.

Ma voi siete sicuro che non l'abbia uccisa? Ah, se è questo che vi preoccupa, signora Reed, potete stare tranquilla. Kelvin Halliday, per quanto potesse essere geloso di sua moglie, non era certo il tipo dell'assassino.

Il dottor Penrose tossì e prese un libretto nero.

Se lo volete, signora Reed, è giusto che lo prendiate. Contiene gli appunti scritti da vostro padre durante la sua degenza qui. Quando abbiamo consegnato gli effetti personali all'esecutore testamentario, il dottor McGuire, che a quell'epoca era il direttore dell'istituto, ha tenuto questo libretto per allegarlo alla cartella clinica di vostro padre. Ora non è più necessario. Quindi, se vi interessa...

Gwenda si affrettò a tendere la mano per prenderlo.

Grazie disse. Mi interessa molto.

Sul treno che li riportava a Londra, Gwenda prese il libretto nero e cominciò a leggere. Lo aprì a caso.

Kelvin Halliday aveva scritto: "Suppongo che questi medici conoscano il loro mestiere, ma a me sembrano tutte stupidaggini quelle che dicono. Ero innamorato di mia madre? Odiavo mio padre?

Non credo a certe assurdità. Non posso fare a meno di pensare che il mio caso è di pertinenza della polizia e del tribunale, non di questa gabbia di matti. Eppure, certe persone che sono qui sembrano così ragionevoli, così normali, finché non si mettono improvvisamente a dare i numeri. Benissimo, a quanto pare do i numeri anch'io...

"Ho scritto a James e gli ho chiesto di mettersi in contatto con Helen. Che venga a trovarmi, in carne e ossa, se è ancora viva. Ma lui dice che non sa dove rintracciarla. Lo dice perché sa perfettamente che è morta, che l'ho uccisa io. E' un buon diavolo, ma a me non la dà a bere. Helen è morta.

"Quando ho cominciato a sospettare di lei? Molto tempo fa, poco dopo il nostro arrivo a Dillmouth.

Il suo modo di fare era cambiato. Mi nascondeva qualcosa. Ogni tanto la guardavo di sottecchi, e lei sbirciava me.

"Mi metteva della droga nel cibo? Quegli incubi terribili... Non erano sogni normali. Sono sicuro che la colpa era della droga, e soltanto Helen avrebbe potuto drogarmi. Perché?... Ci dev'essere qualcuno, qualcuno di cui lei ha paura.

"Ma voglio essere sincero. Io sospettavo che Helen avesse un amante.

Un uomo c'era, nella sua vita. Lo sapevo... Me l'aveva detto lei stessa sulla nave. Un uomo che amava e che non poteva sposare. Eravamo nella stessa situazione, noi due. Io non riuscivo a dimenticare Megan.

Quanto le somigliava in certi momenti la piccola Gwennie! Helen giocava volentieri con Gwennie, sulla nave. Helen... sei così bella, Helen...

"E' ancora viva? Oppure le ho messo le mani intorno al collo e ho stretto fino a farla morire? Sono andato nel salotto e ho visto il biglietto sullo scrittoio. Poi, non ricordo più niente. Buio, soltanto buio.. Ma non c'è dubbio, sono stato io a ucciderla. Grazie a Dio, Gwennie è al sicuro, in Nuova Zelanda. Sono brava gente. Le vorranno bene per amore di Megan. Oh, Megan, quanto vorrei che tu fossi ancora qui...

"E' la soluzione migliore. Niente scandali. E' la soluzione migliore per la bambina. Non posso andare avanti così, un anno dopo l'altro.

Devo assolutamente trovare una via d'uscita. Gwennie non lo verrà mai a sapere. Non scoprirà mai di avere per padre un assassino..." Gli occhi di Gwenda si colmarono di lacrime. Guardò Giles, seduto di fronte a lei, ma Giles fissava l'angolo opposto.

Poi, sentendo su di sé lo sguardo della moglie, voltò la testa e le fece un cenno.

Il loro compagno di scompartimento stava leggendo il giornale della sera. Perfettamente visibile dalla loro parte, c'era un titolo melodrammatico: "Chi erano gli uomini della sua vita?".

Lentamente Gwenda annuì, poi abbassò di nuovo gli occhi sul diario.

"Un uomo c'era, nella sua vita. Lo sapevo...".

11. GLI UOMINI DELLA SUA VITA.

Miss Marple attraversò Sea Parade e imboccò Fore Street, in direzione dell'Arcade. Da quella parte, i negozi erano vecchi. Ce n'era uno che vendeva lane e lavori di ricamo; c'erano una pasticceria, un negozio di abbigliamento per signora e altri di questo genere.

Miss Marple si fermò davanti alla vetrina dov'erano esposti i lavori di ricamo. Due giovani commesse erano impegnate con le clienti, ma una donna anziana, in fondo al negozio, era libera.

Miss Marple spinse la porta ed entrò. Sedette al banco e la commessa dai capelli grigi le domandò: In che cosa posso esservi utile, signora? Miss Marple aveva bisogno di lana celeste per fare una giacca a un bambino. Discussero con calma sul punto da eseguire e Miss Marple sfogliò vari manuali di lavori a maglia per bambini. Intanto, parlava dei nipoti e delle nipotine. Né lei né la commessa davano segni d'impazienza. La commessa aveva servito per tanti anni clienti come Miss Marple e preferiva le vecchiette chiacchierone e gentili alle giovani mamme scontrose, che spesso non sapevano neanche loro quello che volevano e sceglievano invariabilmente qualcosa di vistoso che costava poco.

Sì disse Miss Marple penso che questa lana sia la migliore. La marca è buona, la lana irrestringibile davvero. Sarà meglio che ne prenda un paio di gomitoli in più.

Mentre preparava il pacchetto, la commessa disse che quel giorno soffiava un vento freddo.

Sì, me ne sono accorta anch'io mentre venivo qui. Certo che Dillmouth è cambiata parecchio. L'ultima volta che ci sono venuta è stato... fatemi pensare, quasi diciannove anni fa..

Davvero, signora? Allora, avrete trovato un mucchio di cambiamenti.

A quel tempo, il Superb non c'era, e probabilmente neppure il Southview Hotel.

Oh, no, era una cittadina piccolissima. Io ero ospite di amici, in una casa che si chiamava Saint Catherine. Forse la conoscete. In Leahampton Road.

La commessa disse di trovarsi a Dillmouth da soli dieci anni.

Miss Marple la ringraziò, prese il pacchetto ed entrò nel negozio di abbigliamento femminile. Anche lì scelse una commessa anziana e avviò una conversazione simile a quella precedente, stavolta con accompagnamento di abiti. Con questa commessa fu più fortunata.

Ah, sì, quella di cui parlate dev'essere la casa della signora Findeyson.

Esatto. Ma i miei amici l'avevano presa ammobiliata. Era un certo Maggiore Halliday, con la moglie e una bambina.

Sì, me li ricordo. Sono rimasti circa un anno.

Lui era appena tornato dall'India. Avevano un'ottima cuoca, che una volta mi ha dato una magnifica ricetta di una torta di mele e anche del pane di zenzero, se non sbaglio. Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto quella cuoca.

Probabilmente alludete a Edith Pagett, signora. Abita ancora qui a Dillmouth. Adesso lavora a Windrush Lodge.

Poi c'era una famiglia... Fane, si chiamavano. Lui era avvocato.

Il vecchio signor Fane è morto qualche anno fa. Il figlio, Walter Fane, abita con sua madre. Non si è mai sposato. Adesso è lui che manda avanti lo studio del padre.

Davvero? Avevo sentito dire che si era trasferito in India, dove aveva una piantagione di tè, o qualcosa del genere.

Sì, da giovane, ma un paio d'anni dopo è tornato a casa e si è messo a esercitare la professione. Il suo studio legale è molto quotato, il migliore della zona. Una persona proprio per bene, il signor Fane. E' simpatico a tutti.

Già, adesso ricordo! esclamò Miss Marple. Era fidanzato con la signorina Kennedy, se non sbaglio.

Poi, lei ha rotto il fidanzamento e ha sposato il Maggiore Halliday.

Esatto, signora. Era andata in India per sposare il signor Fane, ma a quanto pare ha cambiato idea e ha sposato quell'altro signore.

Dal tono della commessa trapelava una malcelata disapprovazione.

Miss Marple si sporse in avanti e disse, abbassando la voce: Mi è sempre dispiaciuto per quel povero Maggiore Halliday (conoscevo sua madre), e per la bambina. Ho sentito dire che la seconda moglie l'ha piantato, è scappata con un altro. Doveva essere una donna piuttosto leggera.

Era una poco di buono, ecco che cos'era. E pensare che suo fratello, il medico, è una così brava persona. E stato lui a guarirmi dai reumatismi al ginocchio.

Con chi è scappata? Non sono mai venuta a saperlo.

Non ve lo so dire, signora. Era corsa voce che si trattasse di un villeggiante. Quello che so per certo è che per il Maggiore Halliday è stato un colpo duro. Ha lasciato la casa e, se non sbaglio, ci ha rimesso la salute. Ecco il vostro resto, signora.

Miss Marple prese i soldi e il pacchetto.

Vi ringrazio molto disse. Chissà se quella Edith Pagett ha ancora la ricetta del pan di zenzero? La mia cameriera, disordinata com'è, l'ha perduta, e io vado matta per il pan di zenzero.

Può darsi che ce l'abbia, signora. Sua sorella abita qui vicino. E' la moglie del signor Mountford, il pasticciere. Edith sta in negozio, nei giorni di libertà. Potreste andare a parlare con suo cognato.

E' un'ottima idea. Vi ringrazio infinitamente.

E stato un piacere, signora.

Miss Marple uscì in strada.

"Un simpatico negozio vecchio stile" si disse. "E quegli abiti erano veramente graziosi, perciò non ho buttato via i miei soldi." Consultò l'orologio di smalto azzurro che aveva appuntato sul petto.

"Mancano cinque minuti all'appuntamento con quei due bravi giovani al Ginger Cat. Speriamo che non abbiano scoperto cose sconvolgenti, in quella casa di cura." Giles e Gwenda erano seduti a un tavolo d'angolo del Ginger Cat. Sul tavolo, c'era il libretto nero.

Miss Marple entrò e li raggiunse.

Che cosa gradite, Miss Marple? Un caffè? Sì, grazie. No, niente paste. Solo pane e burro.

Giles passò l'ordinazione alla cameriera, e Gwenda spinse il libretto nero verso Miss Marple.

Prima di tutto, dovete leggere questo disse e poi parleremo. E' quello che mio padre ha scritto mentre era ricoverato. Ma prima che Miss Marple lo legga, Giles, riferiscile ciò che ci ha detto il dottor Penrose.

Giles obbedì e Miss Marple aprì il libretto, mentre la cameriera arrivava con tre caffè, del pane e burro e delle paste.

Giles e Gwenda rimasero in silenzio a guardare Miss Marple che leggeva.

Finalmente, la vecchietta chiuse il libretto e lo posò sul tavolo. La sua espressione era difficile da decifrare. Forse vi predominava la rabbia, o almeno così parve a Gwenda. Aveva le labbra contratte e le brillavano gli occhi, cosa piuttosto sorprendente, considerata la sua età.

Già, è così mormorò. Già, già.

Una volta, se ben ricordate, ci avete consigliato di lasciare le cose come stavano disse Gwenda.

Ora mi rendo conto del motivo.

Noi, però, abbiamo cominciato a indagare, e questo è il risultato.

Solo che adesso, mi pare, siamo arrivato di nuovo a un punto in cui potremmo fermarci, se volessimo.

Credete che dovremmo lasciar perdere o no? Miss Marple scosse la testa lentamente. Sembrava preoccupata e perplessa.

Non lo so rispose. Non lo so proprio. Forse sarebbe preferibile, perché non c'è niente che voi possiate fare, dopo tanto tempo.

Volete dire che, dopo tutti questi anni, non riusciremmo a scoprire niente? chiese Giles.

Oh, no replicò Miss Marple. Non intendevo questo. Diciannove anni non sono poi tanti. Ci sarà sicuramente qualcuno che ricorda, che è in grado di rispondere alle domande. I domestici, per esempio.

A quell'epoca dovevano essercene almeno due in casa, e probabilmente c'era anche un giardiniere. Si tratterebbe solo di perdere un po' di tempo e di avere pazienza, ma non dovrebbe essere difficile rintracciare queste persone. Per la verità, una l'ho già trovata io: la cuoca.

"No, non intendevo questo. Volevo semplicemente dire che non so a che giovi continuare le indagini.

Francamente, credo che non giovi affatto, a nessuno. Però... S'interruppe. C'è un però. Sono un po' lenta nel considerare le cose, ma ho l'impressione che ci sia qualcosa, non saprei dirvi cosa, per cui valga la pena di correre dei rischi. Non saprei spiegarvene il motivo, ripeto." A me pare...

cominciò Giles, e subito s'interruppe.

Miss Marple gli rivolse uno sguardo riconoscente.

Gli uomini disse sono abilissimi nel sintetizzare i concetti.

Sono sicura che voi avete riflettuto a lungo.

Infatti è così ammise Giles. E a me sembra che si possano trarre due conclusioni. La prima è la stessa teoria che ho già formulato.

Helen Halliday non era morta, quando Gwenda l'ha vista stesa in anticamera. Quando è rinvenuta, se n'è andata con il suo amante, chiunque egli fosse. Questo quadrerebbe con i fatti di cui siamo a conoscenza: la convinzione di Halliday di aver ucciso sua moglie, la valigia e gli abiti spariti e il biglietto trovato dal dottor Kennedy.

Restano però dei punti oscuri. Non si spiega, per esempio, perché Halliday fosse convinto di averla strangolata in camera da letto, e rimane senza risposta la domanda: "Dove si trova Helen attualmente?".

Mi sembra molto strano che, da allora, non si sia più sentito parlare di lei.

"Ammettiamo pure che quelle due lettere siano state effettivamente scritte da Helen, ma che cosa è successo in seguito? Perché non ha più scritto? Era in ottimi rapporti con il fratello, che le voleva bene come gliene aveva sempre voluto. Disapprovava, è vero, la sua condotta, ma questo non significa che volesse rompere i ponti con lei.

Secondo me, lo stesso dottor Kennedy non sa spiegarsi il motivo della sua scomparsa. Diciamo che a quell'epoca ha accettato la storia che ci ha raccontato, della fuga di sua sorella e dell'esaurimento nervoso di Halliday; ma sicuramente non si aspettava di non ricevere più sue notizie. Man mano che gli anni passavano, ed Helen non si faceva viva, mentre Halliday continuava a ostinarsi nel senso che sappiamo, arrivando alla fine al suicidio, credo che nella mente del dottor Kennedy si sia fatto strada un terribile sospetto.

Sono d'accordo con voi disse Miss Marple. E l'altra teoria, signor Reed? Forse può apparire fantastica, forse addirittura allucinante. Perché presuppone, vedete, una buona dose di malvagità.

Sì disse Gwenda è la parola giusta. E forse anche un briciolo di pazzia. Rabbrividì.

Può darsi... mormorò Miss Marple. Vedete, a volte la psicologia di un individuo è talmente contorta da diventare inimmaginabile. Io ne ho avuto spesso la prova.

Appariva pensierosa.

Non può esserci nessuna spiegazione normale disse Giles. Ora parto dal presupposto che Kelvin Halliday non abbia ucciso sua moglie, benché fosse assolutamente convinto di averlo fatto. E' anche il parere del dottor Penrose, che sembra professionalmente molto serio.

La sua prima impressione era stata che Halliday avesse ucciso la moglie e volesse costituirsi; in un secondo tempo, si era convinto che la donna non era morta, avendo ascoltato la versione del dottor Kennedy. Quindi, Halliday doveva per forza essere vittima di una fissazione, o allucinazione che dir si voglia.

"Ma Penrose aveva dei dubbi in proposito. La sua esperienza di psichiatra gli diceva che Halliday non rientrava nella categoria dei maniaci o degli allucinati. Conoscendolo meglio, si rese conto che non era il tipo d'uomo capace di strangolare una donna, nemmeno se gravemente provocato. Accettò dunque la teoria della fissazione, ma con qualche riserva. Questo significa che esiste un'unica vera spiegazione: Halliday è stato indotto da qualcuno a credere di avere ucciso sua moglie.

Eccoci di nuovo di fronte a X.

"Riconsiderando i fatti con molta attenzione, direi che l'ipotesi non è affatto azzardata. Quella sera, stando alla dichiarazione dello stesso Halliday, dopo essere entrato in sala da pranzo, dove aveva bevuto qualcosa, era passato nella stanza accanto, e lì aveva trovato il biglietto. A questo punto c'è un vuoto nella sua memoria." Giles fece una pausa e Miss Marple un cenno affermativo con la testa.

Supponiamo che non si sia trattato di un vuoto nella memoria - continuò Giles ma dell'effetto della droga che c'era nel whisky.

Quello che accadde dopo appare perfettamente chiaro. X strangola Helen nell'anticamera, la porta di sopra e sistema il cadavere sul letto, in modo che faccia pensare a un delitto passionale. A questo punto, arriva Halliday, e quel poveraccio, che doveva soffrire parecchio di gelosia, si convince d'essere lui l'assassino. Che cosa fa? Va dal cognato, che abita dall'altra parte della città. Ci va a piedi, dando così modo all'assassino di preparare la mossa successiva, cioè riempire una valigia di indumenti, portarla via e far sparire il cadavere. Benché proprio non sappia spiegarmi cosa ne abbia fatto del cadavere.

Mi sorprende che diciate questo, signor Reed dichiarò Miss Marple.

Secondo me, il problema non doveva presentare difficoltà eccessive.

Ma continuate, vi prego.

"Chi erano gli uomini della sua vita?" disse Giles. E' un titolo che ho letto sul giornale, mentre tornavamo a Dillmouth in treno. Mi ha dato da pensare, perché questo è proprio il nocciolo della faccenda, non vi pare? Se esisteva un X, come noi siamo portati a credere, di lui sappiamo soltanto che doveva essere pazzo di lei.

Quindi, odiava mio padre dedusse Gwenda. E voleva che lui soffrisse.

E' qui che ci areniamo riprese Giles. Sappiamo che tipo era Helen... Esitava a proseguire.

Una donna cui piacevano molto gli uomini suggerì Gwenda.

Miss Marple alzò la testa come per parlare, ma cambiò idea e non disse nulla.

E sappiamo anche che era bella; ma non abbiamo idea di chi fossero gli uomini della sua vita, a parte il marito. Potevano essercene diversi.

Miss Marple scosse la testa.

Non sono affatto di questo parere. Helen era molto giovane, sapete.

E poi, quello che dite non è del tutto esatto, signor Reed. Qualcosa sappiamo, di quelli che avete definito "gli uomini della sua vita".

C'era, per esempio, il tizio che avrebbe dovuto sposare...

Ah, sì, l'avvocato. Come si chiamava? Walter Fane rispose Miss Marple.

Sì, ma non possiamo contarlo, dal momento che si trovava in India.

C'era davvero? Non è rimasto lì per sempre, sapete? E tornato in Inghilterra ed è subentrato al padre nello studio legale.

Che sia tornato subito dopo di lei? insinuò Gwenda.

E' probabile, ma noi non lo sappiamo.

Giles guardava la vecchietta con aria interrogativa.

Come avete fatto a scoprire queste cose? Miss Marple sorrise, con aria di scusa.

Ho spettegolato un po'. Nei negozi, mentre aspettavo gli autobus.

Che i vecchi siano curiosi è risaputo, e così non mi è stato difficile raccogliere qualche informazione.

Walter Fane mormorò Giles, soprappensiero. Helen l'ha respinto, cosa che può essergli seccata parecchio.

Si è mai sposato? No rispose Miss Marple. Vive con la madre. Sono stata invitata a prendere il tè in casa loro, alla fine di questa settimana.

C'è un'altra persona di cui abbiamo sentito parlare disse Gwenda a un tratto. Ricordate quel ragazzo che Helen aveva conosciuto quando andava ancora a scuola, quel tipo poco raccomandabile di cui ci ha parlato il dottor Kennedy? Mi piacerebbe sapere in che senso era poco raccomandabile.

E sono già due uomini disse Giles. Uno dei due potrebbe averle serbato rancore e aver meditato la vendetta. Forse, quello più giovane non aveva tutte le rotelle a posto.

Il dottor Kennedy dovrebbe essere in grado di dircelo dichiarò Gwenda. Solo che sarà piuttosto imbarazzante domandarglielo. Finché mi limito a chiedere informazioni sulla mia matrigna, che quasi non conosco, passi. Ma se ficco il naso nei suoi amori giovanili, il discorso è diverso. Il mio interesse sembrerà sicuramente eccessivo.

Probabilmente ci sono altri mezzi per scoprire quello che vogliamo sapere obiettò Miss Marple. Sì, col tempo e con la pazienza, credo che ci riusciremo.

A ogni modo, abbiamo due soluzioni disse Giles.

Forse anche tre precisò Miss Marple. Naturalmente, non è che un'ipotesi, ma bisogna tenerne conto.

Gwenda e Giles la guardarono, meravigliati.

E' solo una congettura disse Miss Marple, arrossendo lievemente. - Helen Kennedy è andata in India per sposare Walter Fane. Sappiamo che non ne era innamorata, ma forse gli voleva un po' di bene, ed era disposta a passare la vita con lui. Eppure, subito dopo il suo arrivo, rompe il fidanzamento e chiede al fratello di mandarle i soldi per il viaggio di ritorno. Perché? Ha cambiato idea, evidentemente rispose Giles.

Miss Marple e Gwenda lo guardarono con aria un po' sprezzante. Certo che ha cambiato idea disse Gwenda. Questo lo sappiamo.

Miss Marple se ne sta chiedendo il motivo.

Le donne sono piuttosto volubili disse Giles.

In determinate circostanze replicò Miss Marple, con un tono chiaramente allusivo.

Forse, Fane ha fatto qualche cosa... cominciò Giles.

Gwenda lo interruppe subito: Ma certo, un altro uomo! Lei e Miss Marple si scambiarono un'occhiata d'intesa, come se appartenessero a una setta dalla quale Giles era escluso.

Gwenda aggiunse: Sulla nave, mentre andava in India.

Quel vivere gomito a gomito... mormorò Miss Marple.

E la luna che illumina il ponte... disse Gwenda. Cose che succedono. Solo che doveva trattarsi di una cosa seria, non di un'avventura.

Sì confermò Miss Marple doveva essere una cosa seria.

E allora, perché non ha sposato quel tizio? chiese Giles.

Forse, lui non era innamorato di lei fino a questo punto azzardò Gwenda, ma subito scosse la testa.

No, in questo caso penso che Helen avrebbe sposato ugualmente Walter Fane. Oh, ma come sono stupida! Evidentemente, quel tale era sposato.

Guardò Miss Marple con aria di trionfo.

Esatto approvò la vecchietta. Questa potrebbe essere, secondo me, la ricostruzione dei fatti. Si sono innamorati, innamorati pazzamente. Ma se lui era già sposato, magari con figli, e se era un uomo per bene, la cosa sarebbe finita lì.

Ma lei non se l'è più sentita di sposare Walter Fane disse Gwenda.

Così, si è rivolta al fratello ed è tornata a casa. Sì, tutto quadra. E durante il viaggio di ritorno, ha conosciuto mio padre...

S'interruppe per riflettere.

Di lui non era innamorata. Diciamo che le piaceva, e poi c'ero io.

Erano entrambi infelici. Si sono consolati a vicenda. Mio padre le avrà parlato di mia madre, e lei probabilmente dell'uomo che amava.

Già, naturalmente. Si mise a sfogliare le pagine del diario. "Un uomo c'era nella sua vita. Lo sapevo...

Me l'aveva detto lei stessa sulla nave. Un uomo che amava e non poteva sposare." Già, proprio così. Helen e mio padre si sentirono accomunati da uno stesso destino, e poi c'ero io, cui si doveva badare. Helen avrà pensato di poterlo rendere felice, e anche per lei quella era una soluzione.

- S'interruppe, fece un cenno affermativo a Miss Marple e dichiarò: - Non può essere andata altro che così.

Giles appariva contrariato.

Ti stai inventando un mucchio di cose, Gwenda, e le dai per scontate.

Perché è così che si sono svolti i fatti. Ed ecco che ci troviamo di fronte a una terza persona, cioè X.

Alludi...

All'uomo sposato. Non sappiamo che tipo fosse. Forse era un po' matto, forse l'ha seguita fin qui...

Ma se hai appena detto che andava in India...

Beh, anche dall'India si può tornare, no? Walter Fane è tornato, circa un anno dopo. Non dico che sia tornato anche X, ma non è da escludere. Continuavi a chiederti chi fossero gli uomini della sua vita. Adesso ne hai tre: Walter Fane, un giovanotto di cui ignoriamo il nome e un uomo sposato...

Che non sappiamo neanche se sia davvero esistito concluse Giles.

Lo scopriremo disse Gwenda. Vero, Miss Marple? Col tempo e con la pazienza rispose l'interpellata può darsi che scopriremo un'infinità di cose. E adesso passiamo alle informazioni che ho racimolato io. Oggi, in un negozio d'abbigliamento, grazie ad una conversazione fortunata, ho scoperto che Edith Pagett, a quel tempo cuoca di Saint Catherine, si trova ancora qui a Dillmouth. Sua sorella ha sposato il pasticciere. Credo che dovreste proprio parlare con lei, Gwenda. Chissà, forse è in grado di dirci molte cose.

Magnifico! esclamò Gwenda. E mi è venuta un'altra idea: voglio rifare il testamento. Non preoccuparti, Giles. Nominerò ancora te mio unico erede, ma mi rivolgerò a Walter Fane per stendere il documento.

Sii prudente, Gwenda le raccomandò Giles.

Far testamento è una cosa normalissima disse Gwenda. Il mio comportamento non desterà sospetti.

Voglio proprio vedere che tipo è, questo Walter Fane, e se avrò l'impressione che... Non finì la frase.

Quello che trovo strano disse Giles è che nessuno abbia risposto al nostro annuncio sul giornale.

Edith Pagett, per esempio...

Miss Marple scosse la testa.

Da queste parti, la gente impiega un sacco di tempo a prendere certe decisioni. Sono diffidenti per natura, e vogliono riflettere bene prima di agire.

12. LILY KIMBLE.

Lily Kimble stese sul tavolo della cucina un paio di vecchi giornali, perché assorbissero l'eccesso d'olio delle patate che stava friggendo.

Poi, canticchiando sottovoce un motivo popolare, si sporse in avanti e lesse alcune parole.

Improvvisamente smise di cantare e gridò: Jim, Jim, ascoltami un momento! Jim Kimble, un uomo anziano di poche parole, che si stava lavando all'acquaio della cucina, per rispondere alla moglie ricorse al suo preferito "Mmm?".

C'è un annuncio sul giornale. "Chiunque possa fornire informazioni sul conto di Helen Spenlove Halliday, nata Kennedy, è pregato di mettersi in contatto con i coniugi Reed, Southampton Row".

Potrebbe trattarsi di quella stessa signora Halliday da cui sono stata a servizio, a Saint Catherine.

Si chiamava proprio Helen, ed era la sorella del dottor Kennedy, quello che mi consigliava di farmi togliere le adenoidi.

Ci fu una pausa. Lily Kimble voltò le patate nella padella. Jim Kimble si asciugava la faccia, sbuffando rumorosamente nell'asciugamano.

Certo che questo è un giornale vecchio riprese Lily, dando un'occhiata alla data. Di una settimana fa. Chissà che cosa c'è sotto? Pensi che ci si potrebbe guadagnare un po' di quattrini, Jim? Il signor Kimble rispose con un "Mmm" poco impegnativo.

Chissà, forse è per un testamento disse sua moglie. Certo che è passato un mucchio di tempo.

Mmm.

Diciott'anni, forse anche di più. Chissà perché si fanno vivi adesso? Non ci sarà qualche conto in sospeso con la polizia, Jim? Che cosa vuoi dire? domandò il signor Kimble.

Beh, lo sai come la pensavo rispose Lily, misteriosa. Te l'avevo detto, no, quando sono venuta via?

Lui voleva dare a intendere che la signora Helen fosse scappata con un uomo. E' quello che dicono tutti i mariti, quando fanno fuori la moglie. Fidati di me, quello era un omicidio. L'ho detto a te e anche a Edie, ma lei non ci voleva credere. In quei vestiti che si è portata via, c'era qualcosa che non andava. Erano sparite una borsa e una valigia, e la roba che avevano messo dentro; ma io avevo detto a Edie: "Il padrone l'ha ammazzata e l'ha sotterrata in cantina, credimi".

"Ma non era in cantina, perché Layonee, la bambinaia svizzera, ha visto qualcosa di sospetto, mentre guardava fuori dalla finestra. Era venuta al cinema con me, anche se sarebbe dovuta restare a casa per badare alla bambina. Ma io l'avevo convinta dicendole: 'La piccola non si sveglia mai, una volta che si addormentata. E la sera, la signora non sale mai nella sua stanza. Se vieni via con me, non se ne accorge nessuno'. E così lei è venuta. Quando siamo tornate, era successo il finimondo. Era arrivato il medico, il padrone stava male e dormiva nella stanza degli ospiti. Il dottore lo assisteva. Mi ha domandato dei vestiti, e io gli ho risposto che erano spariti, ma allora non avevo notato niente di strano.

"Ho pensato che la signora fosse scappata con quel tizio che le piaceva tanto, e che oltretutto era sposato. Edie sperava che non ci immischiassero in una causa di divorzio. Ma come si chiamava quel tale? Non riesco a ricordarmi il nome. Cominciava per 'M' o forse per 'R'?" Il signor Kimble si avvicinò e, ignorando le faccende di minore importanza, domandò se la cena era pronta.

Devo solo scolare le patate. Aspetta, prendo un altro giornale: questo è meglio tenerlo. Non credo che ci sia di mezzo la polizia, dopo tutto questo tempo. Forse è qualcosa che ha a che vedere con gli avvocati e con i quattrini. Non dice niente del genere, ma non è da escludere. Chissà a chi potrei chiederlo? Dice di scrivere a un indirizzo di Londra, ma non sono sicura di volerlo fare. Tu che cosa ne pensi Jim? Mmm rispose il signor Kimble, guardando avidamente il pesce e le patate fritte.

La discussione era rimandata.

13. WALTER FANE.

Gwenda, seduta davanti alla massiccia scrivania di mogano, guardava Walter Fane.

Era un uomo sulla cinquantina, dall'aria stanca e la faccia insignificante. Un tipo che difficilmente si sarebbe ricordato, se lo si fosse visto solo qualche volta, pensò Gwenda. Un uomo che mancava decisamente di personalità. La sua voce era pacata e abbastanza piacevole. Parlava lentamente.

Con ogni probabilità, decise Gwenda, era un buon avvocato.

Diede un'occhiata allo studio, che si addiceva perfettamente a Walter Fane. L'arredamento, piuttosto antiquato, doveva aver conosciuto tempi migliori, ma era fatto di legno buono e solido. Contro le pareti c'erano schedari contrassegnati dai nomi dei personaggi più in vista: Sir John VavasourTrench, Lady Jessup, Arthur Foulkes Esq., deceduto.

Le grandi finestre a ghigliottina, i cui vetri erano piuttosto sporchi, davano sul cortile quadrato di una solida costruzione del diciassettesimo secolo. Non c'era niente di bello, lì, e niente di decisamente brutto. Era uno studio disordinato, con le scrivanie cariche di documenti e file di libri disposti a casaccio negli scaffali, ma si capiva che il suo proprietario sapeva esattamente dove mettere le mani, quando cercava qualcosa.

La penna di Walter Fane smise di graffiare la carta. L'avvocato sorrise.

Mi pare che sia tutto chiaro, signora Reed disse. Un testamento molto semplice. Quando volete tornare per la firma? Gwenda rispose che qualsiasi giorno le andava bene. Non aveva fretta.

Ormai ci siamo stabiliti da queste parti sapete? A Hillside.

Sì, l'indirizzo me l'avete dato disse Walter Fane, scorrendo gli appunti che aveva preso. Nel tono della sua voce non c'era stata nessuna alterazione.

E' una bella casa riprese Gwenda. Siamo felici di abitarvi.

E' sul mare? domandò Fane con un sorriso.

No rispose Gwenda. Credo che le abbiano cambiato nome. Una volta, si chiamava Saint Catherine.

Il signor Fane si tolse gli occhiali e li pulì con un fazzoletto di seta, gli occhi fissi sulla scrivania.

Ah, sì! esclamò. Si trova in Leahampton Road, vero? Alzò la testa e a Gwenda venne spontaneo di pensare quanto cambia la fisionomia di chi porta gli occhiali, quando se li toglie. Gli occhi di Fane, di un grigio chiarissimo, sembravano sfocati.

L'avvocato si rimise gli occhiali e disse: Mi sembra di aver capito che avevate già fatto testamento in occasione del vostro matrimonio? Sì, ma in quel testamento avevo lasciato qualcosa a vari parenti della Nuova Zelanda, che in seguito sono morti. Perciò, ho pensato che sarebbe stato meglio rifare il testamento, soprattutto perché ormai ci siamo stabiliti definitivamente in Inghilterra.

Walter Fane annuì.

Già, avete fatto bene. Allora, mi sembra che sia tutto a posto, signora Reed. Potete venire dopodomani, se vi è comodo. Facciamo alle undici? Va benissimo.

Gwenda si alzò e Fane fece altrettanto.

A questo punto, Gwenda recitò in fretta il discorsetto che si era preparata. Ho voluto rivolgermi a voi, perché credo che abbiate conosciuto mia madre.

Davvero? domandò Fane con tono cortese. Come si chiamava vostra madre? Halliday. Megan Halliday.

Mi hanno detto che siete stato fidanzato con lei.

Dopo aver pronunciato quelle parole, Gwenda si accorse che il suo cuore batteva con un ritmo accelerato.

Che espressione inscrutabile aveva Walter Fane! Le sembrava di vedere una casa con tutte le tapparelle abbassate. Una casa che nascondesse un cadavere. Ma, subito, Gwenda si diede della stupida per le idee che le frullavano in testa.

No, non ho mai conosciuto vostra madre, signora Reed replicò Fane, imperturbabile. Però, sono stato fidanzato per un breve periodo con Helen Kennedy, che in seguito ha sposato il Maggiore Halliday, al suo secondo matrimonio.

Ah, capisco. A quanto pare ho travisato i fatti: in realtà, si trattava di Helen, la mia matrigna. Ero ancora una bambina, quando il secondo matrimonio di mio padre è fallito. Ma avevo sentito dire che eravate stato fidanzato in India con la signora Halliday, e ne avevo dedotto che si alludesse a mia madre. Mio padre, infatti, l'aveva conosciuta in India.

Helen Kennedy è venuta in India per sposare me chiarì Fane. Ma poi ha cambiato idea e, al ritorno, ha conosciuto vostro padre sulla nave.

Non c'era traccia di emozione nella voce dell'avvocato. Gwenda lo paragonò ancora a una casa con le tapparelle abbassate.

Mi dispiace mormorò. Ho messo il dito nella piaga? Fane sorrise, e in quel momento la sua faccia parve persino simpatica.

Era come se qualcuno avesse alzato le tapparelle.

Sono trascorsi diciannove o vent'anni, signora Reed disse. Dopo tutto questo tempo, i dispiaceri e le follie della gioventù non hanno più alcun senso. Dunque, voi siete la figlia di Halliday. Lo sapete, vero, che vostro padre ed Helen hanno abitato qui per un certo periodo? Sì rispose Gwenda. E' proprio per questo che siamo venuti qui.

Dovendo metter su casa in Inghilterra, ho voluto venire prima di tutto a Dillmouth, per vedere com'era, e siccome mi è piaciuta, ho deciso di stabilirmi qui. Poi, per un colpo di fortuna, sono riuscita ad avere la stessa casa dove ho abitato tanto tempo fa.

Me la ricordo disse Walter Fane, con un altro sorriso simpatico. - Forse, voi non potete ricordarvi di me, signora Reed, ma quando eravate bambina vi ho fatto giocare a cavalluccio più di una volta sulle mie ginocchia. Gwenda rise.

Davvero? Allora, siete un vecchio amico. Non posso dire di ricordarmi di voi, ma a quell'epoca avevo due o tre anni al massimo.

Avevate lasciato l'India per venire a trovare i vostri genitori? No, ero tornato definitivamente. In India avevo una piantagione di tè, ma quel genere di vita non mi era congeniale. Ero più adatto a seguire la professione di mio padre e a condurre una vita tranquilla, priva di avventure. Mi ero laureato in legge prima della partenza, e così al ritorno ho potuto entrare subito nello studio legale di mio padre. Fece una pausa e soggiunse: E qui sono rimasto, da allora.

Un'altra pausa, poi: Già, da allora.

Eppure, pensò Gwenda, diciott'anni non erano poi così tanti...

Fane le strinse la mano e disse: Visto che siamo amici di lunga data, dovete assolutamente portare vostro marito a casa di mia madre, che sarà lieta di conoscervi. Le chiederò di scrivervi per mettersi d'accordo con voi. Comunque, noi due ci rivediamo giovedì alle undici, vero? Gwenda uscì dall'ufficio e scese le scale. In un angolo del pianerottolo c'era una ragnatela con un ragno in mezzo.

Era un ragnetto chiaro e insignificante. Non sembrava neppure un ragno, uno di quelli che catturano le mosche e se le mangiano. Sembrava piuttosto il fantasma di un ragno. Come Walter Fane, in fondo.

Giles e Gwenda si trovarono, come d'accordo, sul molo.

Racconta! la sollecitò Giles.

A quell'epoca, Fane si trovava qui a Dillmouth lo informò Gwenda.

Era tornato definitivamente dall'India, e pare che mi facesse giocare a cavalluccio. Ma non può essere lui l'assassino: è un tipo troppo tranquillo e gentile. E la tipica persona che non si nota, che se partecipa a una festa, nessuno si accorge della sua mancanza, quando se ne va. Dev'essere un uomo integerrimo, molto attaccato a sua madre e pieno di virtù, ma terribilmente noioso per noi donne. E facile capire perché gli è andata buca con Helen. Sai, il tipo d'uomo che sarebbe un marito ideale, solo che nessuna lo vuole sposare.

Poveraccio! esclamò Giles. Suppongo che fosse innamorato pazzo di lei.

Non lo so ma non mi è sembrato. A ogni modo, sono sicura che non è capace di serbare rancore, e poi secondo me non ha l'aspetto dell'assassino.

Non mi risulta che tu abbia conosciuto molti assassini, vero, cara? Che cosa intendi dire? Sai, pensavo a Lizzie Borden. Era un tipo tranquillo. Altrettanto dicasi di Wallace, eppure la giuria era convinta della sua colpevolezza, anche se poi è stato assolto in appello. Pensa ad Armstrong. Per anni, tutti hanno detto di lui che era pacifico e gentile. Non credo che gli assassini si possano riconoscere a prima vista.

Eppure, sono sicura che Walter Fane...

Gwenda s'interruppe.

Che cosa volevi dire? Niente.

Ma stava pensando a Fane, nell'attimo in cui si era puliti gli occhiali e aveva alzato la testa, mentre lei nominava Saint Catherine.

Forse è vero ammise che era innamorato pazzo di Helen.

14. EDITH PAGETT.

Il salotto della signora Mountford era un locale accogliente. C'erano un tavolo rotondo coperto da un tappeto, alcune vecchie poltrone e, contro la parete, un divano che sembrava duro e invece era ben molleggiato. Sulla mensola del caminetto, alcuni cani di porcellana e altri soprammobili; c'era poi la foto a colori delle principesse Elisabetta e Margaret. Sull'altra parete, spiccavano re Giorgio, nella sua uniforme di Marina, una foto del signor Mountford in un gruppo di fornai e pasticcieri, un quadro fatto di conchiglie e un acquarello di Capri con il mare molto verde. C'erano un mucchio di altre cose, e nessuna aveva la pretesa di essere bella o raffinata, ma nell'insieme quello era un salotto piacevole e gaio, dove ci si poteva intrattenere serenamente.

La signora Mountford, Pagett da nubile, era bassa di statura e grassoccia, con i capelli scuri striati di grigio. Sua sorella, Edith Pagett, era alta, magra e anche lei scura di capelli, ma senza fili grigi benché fosse sulla cinquantina.

Guarda un po' che sorpresa! stava dicendo Edith Pagett. La signorina Gwennie. Dovete scusarmi se vi chiamo così, ma rivedendovi mi torna in mente il passato. Entravate nella mia cucina, bella come un angioletto, e mi chiedevate sempre l'uva sultanina.

Gwenda fissava la figura diritta, le guance rosse e gli occhi neri, e si sforzava di ricordare, ma inutilmente.

La memoria funziona in modo strano.

Vorrei poter ricordare... cominciò.

Non è facile, lo so. Eravate una bimbetta, allora. Al giorno d'oggi, nessuno vuole andare a servizio nelle case dove ci sono bambini. Non capisco perché. I bambini danno vita alla casa, secondo me.

Anche se l'ora dei pasti presenta sempre qualche problema. Ma la colpa è delle governanti, non dei bambini. Le governanti hanno il difetto di complicare terribilmente le cose, con i loro vassoi e la loro mania dell'ordine. Vi ricordate di Layonee, signorina Gwennie? Scusate, dovrei dire signora Reed.

Layonee? Chi era, la mia bambinaia? Sì, una svizzera. Non parlava bene l'inglese, ed era molto suscettibile.

Bastava che Lily le dicesse qualcosa e lei si metteva a piangere. Lily era la cameriera.

Lily Abbott. Giovane, brusca di modi, una mattacchiona. Le piaceva giocare con voi, a nascondiglio, sulle scale.

Alla parola "scale", Gwenda rabbrividì.

A un tratto disse: Sì, Lily me la ricordo. Una volta, ha attaccato un fiocco alla coda del gatto.

Strano che vi sia tornato in mente questo particolare! Era il vostro compleanno, e Lily ha insistito per mettere il fiocco al gatto, perché anche lui festeggiasse l'avvenimento. Thomas, il gatto, è scappato nel giardino e si è strofinato contro i cespugli, finché non è riuscito a liberarsi del fiocco.

I gatti non sopportano gli scherzi.

Era bianco e nero. Sì. Povero vecchio Tommy! Prendeva i topi che era un piacere. - Edith Pagett diede un colpo di tosse e riprese: Scusatemi se parlo tanto, ma è bello poter rievocare il passato.

Volevate domandarmi qualcosa? Mi piace sentirvi parlare di quei giorni disse Gwenda. E' appunto quello che volevo sapere. Vedete, sono stata allevata in Nuova Zelanda da certi parenti di mia madre, e naturalmente loro non sapevano niente di mio padre e della sua seconda moglie. La mia matrigna era una brava persona, vero? Vi voleva bene. Spesso vi portava alla spiaggia e vi faceva giocare in giardino. Era giovane, poco più che una ragazzina. Guardandola, mi veniva spontaneo di pensare che si divertisse quanto voi. Era come se fosse figlia unica anche lei. Suo fratello, il dottor Kennedy, era maggiore di lei di parecchi anni, e sempre assorto sui suoi libri.

Quando tornava a casa da scuola, la signorina doveva svagarsi da sola.

Miss Marple intervenne per domandare: Avete sempre vissuto qui a Dillmouth, vero? Sì, signora.

Mio padre aveva quella fattoria dietro la collina.

Rylands, si chiamava. I miei genitori non avevano avuto figli maschi e, alla morte di mio padre, la mamma si è trovata nell'impossibilità di mandare avanti la fattoria. Perciò l'ha venduta e ha comperato un negozio in fondo alla High Street. Sì, ho sempre vissuto qui. Beh, al tempo di vostro padre, questo era un piccolo paese, però anche allora ci venivano molti villeggianti. Gente tranquilla, che arrivava puntualmente tutti gli anni, ben diversa dai numerosi gitanti del giorno d'oggi. Erano famiglie per bene, e ogni anno occupavano le stesse stanze.

Immagino disse Giles che conoscevate Helen Kennedy anche prima che diventasse la signora Halliday, vero? Ne sentivo parlare, e ogni tanto la vedevo in giro, ma l'ho conosciuta bene solo quando sono andata a servizio da lei.

E vi era simpatica disse Miss Marple.

Sì, signora, mi era simpatica. Il tono era quasi di sfida. Non m'importa quello che dice la gente.

Con me, la signora Halliday è sempre stata gentilissima. Non avrei mai creduto che potesse combinare un pasticcio del genere. Ci sono rimasta di stucco, quando l'ho saputo, anche se non erano mancati i pettegolezzi.

S'interruppe bruscamente e guardò Gwenda con l'aria di volersi scusare.

La giovane donna si affrettò a precisare: Voglio sapere il più possibile. Non abbiate paura di offendermi.

Helen non era la mia vera madre.

Sì, capisco.

Vedete, vorremmo poterla rintracciare. Da quando ha lasciato Dillmouth, si sono perse le sue tracce.

Non sappiamo dove vive, adesso, e non sappiamo neppure se sia viva. Ci sono delle ragioni per cui...

Ebbe un attimo di esitazione e Giles intervenne per dire: E' per le pratiche legali. Dobbiamo appurare se è ancora in vita o no.

Oh, capisco perfettamente. Il marito di una mia cugina è scomparso dopo la battaglia di Ypres, e lei ha avuto un sacco di noie, prima che lo dessero per disperso. Naturalmente, se posso rendermi utile dicendovi tutto quello che so, non ho niente in contrario. In fondo, non siamo estranei. Volevo bene alla signorina Gwenda, quando era bambina.

Siete molto gentile disse Giles. Dunque, se non vi dispiace, vengo subito al punto. La signora Halliday se n'è andata di casa all'improvviso, a quanto mi risulta.

Sì, ed è stato un colpo per tutti noi, specie per il Maggiore, poveretto. E' crollato completamente.

Avete idea di chi fosse l'uomo con cui è scappata? Edith Pagett scosse la testa.

Me l'ha domandato anche il dottor Kennedy, ma non ho saputo rispondergli. E nemmeno Lily.

Quanto a Layonee, lei era una straniera e ne sapeva anche meno di noi.

D'accordo, non lo sapevate, ma potreste fare qualche congettura? E' passato tanto di quel tempo, che non ha molta importanza, anche se doveste sbagliare. Qualche sospetto l'avrete sicuramente avuto.

Sì, un sospetto l'avevamo, ma niente di più. Per quando mi riguarda, non ci ho mai visto niente di compromettente. Ma Lily, che era una ragazza sveglia, aveva le sue idee. "Da' retta a me" mi diceva 'quel tizio ha un debole per lei. Basta vedere come la guarda mentre gli versa il tè. E sua moglie, poi sembra che lo voglia incenerire con lo sguardo." E chi era questo tizio? Purtroppo, il nome non me lo ricordo, dopo tanti anni. Un certo capitano... Esdale, mi pare. No, forse Emery.

No, neppure. Mi pare che il cognome cominciasse per "E", o forse per "H". Era uno strano nome.

Ma sono almeno sedici anni che non penso più a lui. Alloggiava al Royal Clarence, con sua moglie.

Erano qui in villeggiatura? Sì, ma avevo l'impressione che lui, o forse anche tutti e due, conoscessero da prima la signora Halliday. Comunque, secondo Lily, lui le faceva il filo.

E naturalmente sua moglie era seccata.

Sì. Ma io non ho mai creduto che ci fosse qualcosa tra loro due, e anche adesso non so cosa pensare.

Si trovavano ancora al Royal Clarence, quando la mia matrigna se n'è andata? domandò Gwenda.

Se ricordo bene, sono partiti lo stesso giorno, o forse il giorno prima oppure quello dopo. Quanto bastava per far chiacchierare la gente. Però, non ho mai saputo niente di preciso. Certo non se l'aspettava nessuno che la signora Halliday se ne andasse così all'improvviso. La gente diceva che era sempre stata poco seria, ma non c'erano prove. Se ci avessi creduto, non avrei accettato di andare nel Norfolk con loro.

Per un attimo, tre persone la fissarono, allibite. Poi Giles disse: - Norfolk? Dovevano andare nel Norfolk? Sì, avevano comperato una casa là. La signora Halliday me ne ha parlato circa tre settimane prima che succedesse il pasticcio. Mi ha domandato se ero disposta ad andare con loro, quando si fossero trasferiti, e io le ho risposto di sì. Dopotutto, non mi ero mai allontanata da Dillmouth, e ho pensato che un cambiamento sarebbe stato divertente, visto che la famiglia mi piaceva.

Non sapevo che avessero acquistato una casa nel Norfolk disse Giles.

E' strano. A suo tempo, anche la signora Halliday sembrava voler mantenere il segreto. Mi ha pregato di non farne parola con nessuno, e naturalmente io sono stata zitta. Ma era già da parecchio tempo che se ne voleva andare da Dillmouth, e continuava a insistere con il Maggiore. A lui però piaceva stare qui. Credo che abbia anche scritto alla signora Findeyson, la padrona di casa, per sapere se era disposta a vendere Saint Catherine. La signora Halliday era contraria. Aveva preso in antipatia questo paese. Pareva quasi che avesse paura di abitarci.

Ancora una volta, le tre persone che ascoltavano Edith Pagett si irrigidirono.

Non credete che volesse andare nel Norfolk per stare vicina a quel tizio che le faceva il filo? domandò Giles.

Non ci posso credere neanche per un momento rispose Edith Pagett con convinzione. E poi, mi pare poco probabile. Adesso che ci penso, quella coppia veniva dal nord dell'Inghilterra, forse dal Northumberland. Mi ricordo che venivano qui perché il clima era molto più mite che da loro.

Avete detto che la signora Helen aveva paura di qualcosa o di qualcuno, vero? domandò Gwenda.

Dunque, adesso mi viene in mente...

Sì? Un giorno, Lily è entrata in cucina. Aveva appena finito di pulire le scale. "Porca miseria!" ha esclamato. Certe volte, Lily usava espressioni volgari. "Che cosa c'è?" le ho domandato, e lei mi ha risposto che la padrona era rientrata dal giardino con il Maggiore, e siccome la porta dell'anticamera era aperta, aveva sentito i loro discorsi.

"'Mi fai paura' aveva detto la signora Halliday al marito. Lily sosteneva che, a giudicare dal tono, la padrona doveva aver paura davvero. 'E' da tanto tempo che mi fai paura. Tu sei pazzo, non sei normale. Vattene e lasciami in pace. Mi fai paura. Credo di aver sempre avuto paura di te.' Qualcosa del genere, aveva detto.