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Lasciammo il collie nel tassi di Herb, parcheggiato proprio davanti alla casa di Wolfe. Non era mai entrato un cane, in quella casa, e non vedevo il motivo di infrangere quella tradizione per un animale che era in termini così poco cordiali con me. Herb, dietro mio consiglio, chiuse i pannelli del vetro tra il posto di guida e il sedile posteriore.
Precedetti gli altri su per gli scalini per aprire la porta e farli entrare, li lasciai nella stanza verso strada, con Saul, poi proseguii verso lo studio.
- Ecco fatto – dissi a Wolfe – ora tocca a voi. Sono di là.
Seduto alla scrivania, chiuse il libro che stava leggendo e lo posò. – La signora Rackell? – s’informò.
- Sì. Erano nel parco su una panchina, col cane, e Saul era dietro un cespuglio e poteva sentire, ma non so che cosa. Ho detto loro di scegliere tra la legge e voi, e hanno preferito voi. Lei, probabilmente, pensa di potervi comperare. Volete vedere prima Saul?
- No. Portateli tutti qui.
- Ma Saul può dirvi…
- Non occorre. Se invece occorresse… vedremo.
- Volete anche lui?
- Sì.
Andai ad aprire la porta di comunicazione, li invitai a venire avanti e loro entrarono. La signora Rackell andò verso la poltrona rossa, per sedersi. Le sue labbra erano contratte al punto che non si vedevano più. La faccia di Heath era completamente inespressiva; ma già, non doveva essere facile esprimere qualcosa, anche volendo, con quel frontespizio che sembrava una pagnotta. Saul si era messo a sedere in fondo alla stanza, ma Wolfe gli disse di avvicinarsi e lui si trasferì sulla sedia di fianco alla mia scrivania.
La signora Rackell partì subito all’attacco. Disse che era assolutamente spregevole spiarla e minacciarla di denunce alla polizia. Era infame e proditorio. Lei non l’avrebbe tollerato.
Wolfe la lasciò finire, poi osservò seccamente: – Mi meraviglio di voi, signora. Scrollava la testa. – Chiacchierate di cose secondarie, quando siete sotto la minaccia di un pericolo mortale. Non vi siete resa conto di quello che ho fatto? Non capite a che punto sono le cose?
- Anche voi chiacchierate – scattò con asprezza Heath. – Intanto siamo stati portati qui con la minaccia delle armi. Con quale diritto?
- Ve lo dirò. – Wolfe si appoggiò allo schienale. – Non è un piacere per me, così vedrò di riassumere. Ma occorre che sappiate esattamente qual è la situazione, perché avete una decisione d’importanza vitale da prendere. Prima di tutto, lasciate che vi presenti il signor Panzer. – Spostò appena lo sguardo. – Saul, avete seguito il signor Heath a un appuntamento clandestino con la signora Rackell?
- Sì, signore.
- Allora arrischierò una supposizione. Dirò che il suo proposito era di protestare contro il fatto che la signora aveva fornito il denaro per far incolpare la signorina Goheen, e di pretendere che il tentativo venisse abbandonato. Avete sentito quello che si dicevano?
- Sì, signore.
- Contrastava con la mia supposizione?
- No, signore.
- La confermava?
- Sì, signore. In pieno.
Wolfe, si rivolse a Heath. – Le qualità del signor Panzer sono ben note, sebbene non a voi, almeno finora. Penso che una giuria gli crederà e sono certo che polizia e FBI lo faranno. Il mio consiglio, signore, è di ridurre al minimo le vostre perdite.
- Perdite? – Heath stava cercando di sogghignare, ma con quella faccia non poteva farcela. – Io non ho perso niente.
- State per perdere molto. Non potete farci niente. – Wolfe agitò un dito contro di lui. – Devo proprio mettere i puntini sugli i? Mercoledì sera, quando voi e gli altri sei eravate qui, io mi sentivo avvilito. Potevo scegliere tra rinunciare all’incarico o tentare contemporaneamente una decina di complicate linee di indagine, ciascuna delle quali avrebbe messo a dura prova le mie risorse. Nessuna delle due soluzioni era accettabile. Dato che mi vedevo impotente di fronte a quanto era già accaduto, dovevo cercare di far accadere qualcosa sotto i miei occhi, e così ho architettato uno stratagemma: un po’ goffo, d’accordo, ma era quanto di meglio potessi escogitare. Ho fatto una proposta ai signori Rackell. L’ho formulata con cura, ma in effetti chiedevo denaro per comperare un teste e risolvere il caso con un imbroglio.
Wolfe portò lo guardo sulla signora Rackell. – E voi, scioccamente, vi siete tradita.
- Io? – Il tono di lei era sprezzante. – E come?
- Vi siete precipitata ad accettare. Vostro marito, nella sua innocenza, era dubbioso, ma voi no. Pensavate che, avendo io deciso che l’incarico era al di sopra delle mie capacità, stessi cercando di guadagnarmi l’onorario con una bricconata, e prontamente avete acconsentito. Perché? Era una cosa fuori luogo, una cosa assurda. Avevate detto di volere che l’assassino di vostro nipote venisse preso e punito, ma eravate disposta, in realtà, a spendere una grossa somma di denaro… denaro vostro, se necessario… per incriminare qualcuno con una frode. Oppure, eravate di un’ingenuità davvero eccessiva, e in tutti i casi valeva la pena di meditare sul vostro comportamento.
Wolfe la fissava bene in faccia e lei non batteva ciglio. – Così, ho meditato rispose. – E se foste stata voi l’assassina di vostro nipote? Quanto a procurarsi il veleno, la cosa era fattibile per voi come per gli altri. Per l’occasione, avevate detto di non essere entrata in camera di vostro nipote dopo che la signora Kremp era stata là; ma potevate provarlo? Non c’era niente, a mio modo di vedere, che vi escludesse. Il fatto che foste andata ad assillare la polizia e l’FBI poteva essere un modo per accertarvi di non essere sospettata. È stato vostro marito a insistere per venire da me, e naturalmente avete voluto essere presente al colloquio. Quanto poi al movente, la cosa andava esaminata a fondo, ma per specularci su c’era materiale a sufficienza, fornito da voi. Eravate sicura, senza che niente lo provasse, in fondo, che vostro nipote fosse stato ucciso da un comunista che aveva scoperto che lui tradiva la causa. È stata la prima cosa che avete detto quando siete venuta qui con vostro marito, martedì. E se fosse stato vero, e voi stessa foste stata la comunista?
- Sciocchezze! – disse lei sprezzante.
Wolfe scosse la testa. – Non è detto. Deploro la tendenza ad accusare irresponsabilmente e ingiustamente le persone di filo-comunismo, ma chiunque può essere filo-comunista in segreto, a prescindere dalla facciata che ostenta. C’era da stabilire un altro punto, nel caso foste stata comunista o simpatizzante: perché vi accanivate tanto contro vostro nipote da indurlo ad asserire, per pacificarvi, la frottola d’essere un agente dell’FBI? Perché non gli avevate invece confidato la vostra stessa dedizione alla causa? Perché non osavate farlo, naturalmente. Ci sarebbe stato il pericolo che un giorno potesse ritrattare, che potesse diventare un ex comunista e dire tutto quello che sapeva, come già tanti hanno fatto; e poi, per preservare la facciata, davanti al marito e agli amici, dovevate continuare a tormentarlo. Dev’essere stato un tremendo shock quando avete appreso, o creduto di apprendere, che Arthur era un agente dell’FBI, nemico implacabile del comunismo. Questo faceva di lui una minaccia imminente, là nella vostra stessa casa.
Wolfe si spostò un poco in avanti. – Fino a due giorni fa, queste erano soltanto speculazioni, ma ora non più. Il vostro incontro con il signor Heath le ha trasformate in supposizioni fondate. Perché sareste andata a un appuntamento segreto con lui? Che cosa gli dava il diritto di pretendere che ritiraste l’offerta di denaro per la signorina Devlin? Bene. Se siete segretamente comunista, quasi sicuramente avrete contribuito con somme di denaro alla causa del partito, prima di tutto, ma anche al fondo cauzioni; e il signor Heath è il tesoriere del fondo cauzioni, ed è pronto a rischiare la prigione piuttosto che rivelare i nomi dei finanziatori. Così, signora Rackell, il mio stratagemma ha funzionato: con un po’ di fortuna, lo confesso. Il signor Goodwin e io abbiamo vissuto attimi di tensione. Fino a pochi minuti fa, quando lui è entrato e ha detto che voi due eravate qui, io stesso non avrei scommesso un soldo sul risultato finale. Ma ora è finita, grazie al cielo. Le mie supposizioni poggiano su terreno solido. Siete fritta, signora mia.
- Siete un idiota e un presuntuoso – replicò senza cerimonie la signora Rackell. Per la prima volta dovevo ammettere che era un tipo fuori del comune. Non aveva fatto una piega, davanti alle accuse di Wolfe. Era ancora perfettamente sicura di sé. – Voi e le vostre ridicole supposizioni! Mi ero seduta un momento su una panchina del parco, il signor Heath è passato di là e ci siamo messi a chiacchierare. – Scoccò un’occhiata sprezzante a Saul. – Quest’uomo può raccontare tutte le bugie che vuole, su quello che ha sentito.
Wolfe assentì. – Quella è la vostra posizione migliore, e senza dubbio siete in grado di difenderla contro tutti gli assalti, per cui non tenterò di smuovervi. Guardò Heath. – Ma la vostra è molto più debole, e non vedo come possiate mantenerla.
- Ho tenuto testa a uomini più importanti di voi – dichiarò Heath. – Uomini di grande potere. Uomini a capo della congiura imperialista per dominare il mondo.
- Non ne dubito – concesse Wolfe. – Ma se anche avete saputo valutarli esattamente, sul che faccio le mie riserve, ora come ora dovete tenere testa a me. Io non capeggio nessuna congiura e non voglio dominare niente, ma vi ho attirato in una buca dalla quale non potete scappare. Devo proprio spiegarvi parola per parola? Siete il fiduciario di quel fondo cauzioni per i comunisti, e con grande rischio personale siete deciso a tenere segreti i nomi dei finanziatori. Gli ordini del tribunale non vi hanno smosso di un centimetro. È chiaro che preferite qualsiasi alternativa alla rivelazione di quei nomi. Ma ora state per rivelarne uno a me: quello della signora Rackell, moglie di Benjamin Rackell. E anche l’ammontare e le date dei suoi contributi. Ebbene?
- Non ho niente da dire.
- No, eh? Be’, io invece dico che dovrete cedere. Riflettete su quanto sta per succedere. Io sono convinto che la signora Rackell abbia assassinato il nipote perché pensava che spiasse i comunisti per conto dell’FBI, per cui è logico, il suo stesso segreto era in pericolo. Ora FBI e polizia condivideranno questa convinzione. Potranno metterci un giorno o un anno, ma pensate ci sia una sola possibilità che la signora non venga smascherata? Sapendo che è stata lei a usare il veleno, pensate che non finiremo per scoprire dove e come se l’è procurato? Wolfe scuoteva la testa. – No, dovrete per forza lasciarla al suo destino. Scotta come una patata bollente. La polizia vi farà una domanda diretta: sapete, o avete le prove, che la signora Rackell è una simpatizzante della causa comunista? Voi dite di no, oppure rifiutate di rispondere. Successivamente, loro ottengono tali prove, e non è escluso che, attraverso qualche procedimento che voi non potete evitare, si procurino l’elenco completo dei contribuenti. E voi, invece di una lieve condanna per offesa alla magistratura, incorrete in gravi pene per avere tenuto nascosto fatti della massima importanza in un caso di omicidio. Inoltre, che effetto avrà, questo, per la causa alla quale siete devoto? Sapete bene quale opinione dei comunisti abbia la maggior parte degli americani, me compreso. All’odio già istintivo vorreste aggiungere il marchio d’infamia d’avere protetto un’assassina?
Wolfe inarcava le sopracciglia. – Andiamo, signor Heath. Sono molti i precedenti che dovrebbero servirvi da guida. Non sarà questa la prima volta in cui un atto di sconsigliato zelo da parte di un comunista è ricaduto sulla testa di chi l’aveva compiuto. Nei paesi dove governano loro, le prigioni sono piene… per non parlare delle tombe… di ex-compagni che avevano agito con poca prudenza. In America dove loro non comandano e mi auguro che non comanderanno mai, potete forse prendervi il lusso di rendervi complice di un omicidio? No. Quella donna è un rischio troppo grosso per voi. Quanto ha offerto per la causa, e quando?
La faccia di Heath era veramente degna d’essere osservata. Se quell’uomo non avesse ereditato il suo denaro, avrebbe potuto facilmente ammassare un patrimonio, giocando a poker. Dalla sua espressione, nessuno avrebbe potuto farsi la più lontana idea delle carte che lui aveva in mano.
Si alzò. – Domani vi farò sapere qualcosa – disse.
- Ah, no – borbottò Wolfe. – Voglio telefonare alla polizia, perché vengano a prendere questa donna. Vorranno anche la nostra deposizione. Archie? Mi alzai e mi mossi in modo da portarmi tra loro e la porta. Anche Heath si mosse.
- Io me ne vado – disse, e avanzò verso l’uscio. Siccome non mi spostavo di un millimetro, tentò di aggirarmi. Mollargli un pugno sarebbe stato un piacere, ma mi dominai e mi limitai ad afferrarlo per una spalla, a farlo girare su se stesso e a risospingerlo verso gli altri.
- Questa è aggressione – protestò, rivolto a Wolfe. – È sequestro di persona. Ve ne farò pentire.
- Storie. – Wolfe perse improvvisamente la pazienza. – Credete forse che vi lascerò uscire di qui per indire una riunione del vostro Politburo? Credete che non sappia di avervi all’amo? Non potete assolutamente continuare a difendere questa donna. Siate sincero! Potete?
- No – disse lui.
- Siete pronto a rivelare i fatti?
- Non a voi. Alla polizia, sì.
La signora Rackell lo investì come una furia. – Ma siete impazzito, idiota? Lui la fissò. Di dichiarazioni fasulle ne ho sentite tante in questo studio, ne ho sentite di ogni genere e dimensione; ma la risposta di Henry Jameson Heath le superava tutte. Fissando la donna, dichiarò calmo calmo: – Devo fare il mio dovere di cittadino, signora Rackell.
Wolfe parlò. – Archie, chiamate l’ispettore Cramer.
Mi affrettai a fare il numero.