Lucas non è contento

 

 

Maigret stava tornando dalla Birreria Dauphine, dov'era andato a bere un bicchiere di birra, quando vide Janvier che si dirigeva velocemente verso la polizia giudiziaria.

Faceva quasi caldo, a metà pomeriggio. Il sole aveva perduto il suo pallore e per la prima volta dell'anno Maigret aveva lasciato il soprabito in ufficio. "Ehi!" gridò due o tre volte. Janvier si fermò di botto, lo vide, gli mosse incontro.

"Ti va di bere un bicchiere?"

Senza una ragione precisa, il commissario non aveva voglia di tornare subito al Quai des Orfèvres. Forse c'entrava un po' la primavera, ed anche l'atmosfera torbida nella quale era immerso dalla sera prima.

Janvier aveva uno strano aspetto, pensò Maigret, quello di un uomo che non sa bene se sta per ricevere una ramanzina o delle congratulazioni. Invece di restare nel bar, i due uomini andarono a sedersi nella saletta riservata dove, a quell'ora, non c'era nessuno.

"Birra?"

"Se vuole."

Rimasero in silenzio finché non furono serviti.

"Non siamo i soli a occuparci della signorina, capo" mormorò Janvier. "Ho l'impressione che ci sia molta gente che si interessa a lei."

"Racconta."

"Il mio primo pensiero, questa mattina, è stato di andare a fare un giro nei dintorni del ministero, in Boulevard Saint-Germain. A cento metri di distanza ho visto Rougier che sul marciapiede opposto pareva interessarsi ai passerotti."

Tutti e due conoscevano Gaston Rougier, un ispettore di Rue des Saussaies col quale d'altronde erano in ottimi rapporti. Era un brav'uomo che abitava in periferia e che aveva sempre le tasche piene di fotografie dei suoi sei o sette bambini.

"Ti ha visto?"

"Sì."

"Ti ha parlato?"

"La strada era quasi deserta. Non potevo fare marcia indietro.

Quando sono arrivato alla sua altezza, lui mi ha domandato: "Anche tu?". Io ho fatto il tonto: "Anch'io che cosa?". Allora ha strizzato l'occhio. "Niente. Non ti chiedo di darmi spiegazioni. Noto che ci sono molte facce conosciute in questi paraggi, stamattina. Il guaio è che non c'è nemmeno un bar davanti a questo f... ministero." Dal punto in cui eravamo potevamo scorgere il cortile interno e io ho riconosciuto Ramiré, delle Informazioni Generali, che sembrava in ottimi rapporti con il portiere.

"Recitando la commedia fino in fondo, ho proseguito il mio cammino.

Soltanto quando sono giunto in via Solferino, mi sono fermato in un caffè e, tentando la sorte, ho consultato l'elenco telefonico. Vi ho trovato il nome di Blanche Lamotte e il suo indirizzo, Rue Vaneau 63.

A due passi, da dov'ero."

"Ti sei imbattuto ancora in qualcuno della Sûreté?"

"Non esattamente. Conosce Rue Vaneau, che è tranquilla, quasi provinciale e che ha persino degli alberi in qualche giardino. Il numero 63 è una casa dall'aspetto modesto, ma confortevole. La portinaia, nel suo gabbiotto, era intenta a sbucciar patate.

""La signorina Lamotte non è in casa?" le ho domandato.

Immediatamente ho avuto l'impressione che mi guardasse con aria canzonatoria. Tuttavia ho continuato: "Sono ispettore di una compagnia di assicurazioni. La signorina Lamotte ha fatto domanda per un'assicurazione sulla vita ed io mi occupo della consueta inchiesta".

"La donna non è scoppiata a ridere, ma è stato come se l'avesse fatto. "Quanti diversi tipi di polizia ci sono a Parigi?" mi ha chiesto. "Non so che cosa voglia dire."

""Prima di tutto, lei l'ho già vista, con un grosso commissario di cui ho dimenticato il nome, quando la signora del 57 aveva preso troppe compresse di sonnifero due anni fa. Inoltre, i suoi colleghi sono andati per le spicce."

""Ne sono venuti molti?" le ho domandato.

""Per primo c'è stato quello di ieri mattina."

""Le ha mostrato il suo distintivo?"

""Non gliel'ho chiesto. Non lo chiedo nemmeno a lei. Non mi è difficile riconoscere un poliziotto."

""Le ha fatto molte domande?"

""Quattro o cinque; se la signorina vive sola; se qualche volta riceve la visita d'un uomo sulla cinquantina, alquanto corpulento... ho risposto di no."

""È la verità?"

""Sì. Poi, se quando rientra ha generalmente una borsa da ufficio.

Ho risposto che questo capita alle volte, che ha una macchina da scrivere nel suo appartamento e che molto spesso si porta del lavoro da fare la sera. Immagino sappia benissimo che è la segretaria di un ministro."

""Sì, lo so."

""Ha voluto anche sapere se la sera prima aveva la borsa da ufficio. Ho ammesso che non vi avevo fatto caso. Allora lui ha fatto finta di andarsene. Io sono salita al primo piano, dove tutte le mattine sbrigo le faccende nell'appartamento di una vecchia signora.

Più tardi l'ho sentito passare per le scale. Non mi sono fatta vedere. Ma so ugualmente che si è fermato al terzo piano, dove abita la signorina Blanche, ed è entrato nel suo appartamento."

""L'ha lasciato fare?"

""Sono anni ormai che faccio la portinaia e ho imparato che non bisogna mettersi contro la polizia."

""Si è fermato molto?"

""Circa dieci minuti."

""L'ha rivisto?"

""Lui no."

""Ne ha parlato alla sua inquilina?""

Maigret ascoltava fissando con insistenza il suo bicchiere, cercando di collegare quel fatto con gli avvenimenti che già conosceva.

Janvier continuava:

"La donna ha esitato. Si è accorta che arrossiva e ha preferito dirmi la verità.

""Ho detto alla signorina Blanche che qualcuno era venuto a farmi delle domande sul suo conto ed era salito nel suo appartamento. Non ho parlato di polizia."

""Le è parsa sorpresa?"

""Al primo momento sì. Poi ha soggiunto: "Credo di sapere di che si tratta.""

""Quanto ai due di questa mattina, che sono arrivati pochi minuti dopo che lei era uscita per andare al lavoro, anche loro mi hanno detto di essere della polizia. Il più piccolo ha fatto il gesto di mostrarmi il distintivo, ma io non l'ho guardato."

""Sono saliti anche loro?"

""No. Mi hanno fatto le stesse domande e altre ancora."

""Quali?"

""Se la signorina esce spesso, con chi, quali sono i suoi amici, le sue amiche, se fa molte telefonate, se..."

Maigret interruppe l'ispettore:

"Che cosa ti ha detto a questo proposito?"

"Mi ha dato il nome di una sua amica, una certa Lucile Cristin, che abita nel quartiere. Dev'essere impiegata in un ufficio ed è strabica. La signorina Blanche, a mezzogiorno, fa colazione in Boulevard Saint-Germain, in un ristorante che si chiama "Ai tre Ministeri". La sera si prepara il pranzo da sé. Questa Lucile Cristin va molto spesso a mangiare con lei. Non sono riuscito a sapere il suo indirizzo.

"La portinaia mi ha parlato di un'altra amica che si fa vedere più raramente in Rue Vaneau, ma dalla quale la signorina Blanche va a pranzo ogni domenica. È sposata con un intermediario alle Halles che si chiama Hariel e abita in Rue de Courcelles. La portinaia pensa che sia di La Roche-sur-Yon come la signorina Blanche."

"Sei stato in Rue de Courcelles?"

"Mi aveva raccomandato di non trascurare nulla. Poiché non so neppure di che si tratti..."

"Continua."

"L'informazione era esatta. Sono salito all'appartamento della signora Hariel, che conduce una vita agiata e che ha tre bambini. Il più piccolo ha otto anni. Ho fatto ancora la parte dell'ispettore d'assicurazione. Lei è rimasta impassibile. Ne ho dedotto che forse ero il primo a farle visita. Ha conosciuto Blanche Lamotte a La Roche, erano compagne di scuola. Si sono perdute di vista e si sono ritrovate per caso a Parigi, tre anni fa. La signora Hariel ha invitato l'amica, che ha preso l'abitudine di cenare da loro ogni domenica. In quanto al resto, niente di particolare. Blanche Lamotte conduce una vita regolare, si dedica completamente al lavoro e parla con calore del suo principale per il quale si getterebbe nel fuoco."

"È tutto?"

"No. Circa un anno fa, Blanche ha domandato al signor Hariel se sapeva di qualche impiego per un suo conoscente che si trovava in cattive acque. Si trattava di Fleury. Hariel, che mi ha l'aria di un brav'uomo, l'ha preso nei suoi uffici. Fleury doveva andarci ogni mattina alle sei."

"Che cos'è accaduto?"

"Ha lavorato tre giorni, dopo di che non si è più fatto vedere e non si è mai scusato. La signorina Blanche era mortificata. È stata lei a profondersi in scuse.

"Sono tornato in Boulevard Saint-Germain con l'intenzione di entrare "Ai tre Ministeri". Da lontano, ho scorto, sempre di guardia, non solo Gaston Rougier, ma anche un suo collega di cui non ricordo il nome..."

Maigret si sforzava di mettere un po' d'ordine in tutto ciò. Il lunedì sera, Auguste Point si era recato nel suo appartamento del Boulevard Pasteur e vi aveva lasciato il rapporto Calame, credendolo più sicuro là che altrove.

Quindi, il martedì mattina, qualcuno che si spacciava per poliziotto, si era presentato in Rue Vaneau, all'abitazione della signorina Blanche e, dopo aver fatto alla portinaia qualche domanda senza importanza, si era introdotto nel suo appartamento.

Era veramente un poliziotto?

Se sì, la faccenda si metteva ancor peggio di quanto il commissario non avesse creduto. Tuttavia Maigret aveva la sensazione che quella prima visita non avesse nulla a che fare con Rue des Saussaies.

Era lo stesso uomo che, non trovando nulla in casa della segretaria, si era poi diretto verso il Boulevard Pasteur e si era impadronito del rapporto Calame?

"Non te l'ha descritto?"

"Vagamente. Un tipo di media età, piuttosto corpulento, abbastanza bravo nell'interrogare la gente visto che la donna l'ha preso per un poliziotto."

Era circa la stessa descrizione che il proprietario del bar di Rue Jacob aveva dato dell'uomo che aveva avvicinato Piquemal ed era uscito dal locale in sua compagnia.

In quanto ai due di quella mattina, che non erano saliti nell'appartamento della segretaria, non c'era dubbio che fossero della Sûreté.

"Che cosa devo fare ora?"

"Non lo so."

"Dimenticavo: quando sono tornato in Boulevard Saint-Germain, ho avuto l'impressione di scorgere Lucas in un bar."

"Probabilmente era lui."

"È nella stessa faccenda?"

"Più o meno."

"Continuo a occuparmi della signorina?"

"Ne riparleremo quando avrò visto Lucas. Aspetta qui un momento."

Maigret si diresse verso il telefono e chiamò la polizia giudiziaria.

"Lucas è tornato?"

"Non ancora."

"Sei tu, Torrence? Appena rientra, vuoi mandarmelo alla Birreria Dauphine?"

Uno strillone passava nella strada con l'ultima edizione dei giornali del pomeriggio che portavano un grosso titolo e Maigret si diresse verso la porta, frugando in tasca per cercare gli spiccioli.

Quando tornò a sedersi accanto a Janvier, spiegò il giornale davanti a tutti e due. Un titolo, in tutta la larghezza della pagina, diceva: "Arthur Nicoud in fuga?"

Il testo diceva:

La faccenda di Clairfond è tornata inaspettatamente a galla, ma qualcuno avrebbe dovuto aspettarselo.

È noto che, il giorno successivo alla catastrofe, l'opinione pubblica si è commossa e ha chiesto che tutte le responsabilità venissero individuate con cura.

La ditta Nicoud & Sauvegrain, che ha costruito, cinque anni or sono, l'ormai troppo famoso sanatorio, avrebbe dovuto, secondo i tecnici, essere oggetto di un'inchiesta severa e immediata.

Perché non si è fatto niente? È ciò che ci verrà spiegato senza dubbio nei prossimi giorni. È pur vero che Arthur Nicoud, avendo paura di mostrarsi in pubblico, ha pensato bene di mettersi al riparo in un padiglione di caccia che possiede in Sologne.

La polizia pare ne fosse informata. Alcuni assicurano persino che avrebbe consigliato all'imprenditore di sparire temporaneamente dalla circolazione, per evitare incidenti.

Soltanto questa mattina, quattro settimane dopo la catastrofe, le autorità si sono decise a convocare Arthur Nicoud per porgli quegli interrogativi che sono sulle labbra di tutti.

Nelle prime ore del giorno, due ispettori della Sûreté sono giunti al padiglione, dove non hanno trovato nessuno, eccetto un guardacaccia.

L'uomo ha informato gli inquirenti che il suo padrone era partito la sera prima per destinazione ignota.

Due ore fa, però, il nostro inviato speciale a Bruxelles ci telefonava che Arthur Nicoud è arrivato in quella città a metà della mattinata e ha preso alloggio in un lussuoso appartamento all'Hôtel Métropole.

Il nostro corrispondente è riuscito ad avvicinare l'imprenditore e a fargli alcune domande il cui testo riproduciamo integralmente insieme alle risposte.

"È vero che ha lasciato improvvisamente il suo padiglione di Sologne perché sapeva che stava per arrivare la polizia?"

"È assolutamente falso. Ignoravo e ignoro tuttora le intenzioni della polizia che, da un mese, sa benissimo dove trovarmi."

"Ha lasciato la Francia in attesa di sviluppi?"

"Sono venuto a Bruxelles per ragioni di lavoro."

"Che genere di lavoro?"

"La costruzione di un aerodromo, di cui ho avuto l'appalto."

"Ha intenzione di tornare in Francia e mettersi a disposizione delle autorità?"

"Non ho la minima intenzione di cambiare i miei piani."

"Vuole dire che resterà a Bruxelles fino a quando la faccenda di Clairfond non sarà dimenticata?"

"Ripeto che mi fermerò qui finché i miei affari mi ci tratterranno."

"Nemmeno se fosse spiccato contro di lei un mandato di comparizione?"

"Hanno avuto tutto il tempo per interrogarmi. Peggio per loro se non l'hanno fatto!"

"Ha sentito parlare del rapporto Calame?"

"Non so di che cosa parli."

Con queste ultime parole, Arthur Nicoud ha posto fine al colloquio, che il nostro corrispondente ci ha subito telefonato.

Sembra, ma non abbiamo potuto ottenerne conferma, che una giovane donna bionda, elegante, non ancora identificata, sia arrivata un'ora dopo Nicoud e sia stata introdotta direttamente nel suo appartamento dove si troverebbe tuttora.

In Rue des Saussaies ci hanno confermato che due ispettori si sono recati in Sologne per fare alcune domande all'imprenditore. Allorché abbiamo parlato di mandato di comparizione, ci hanno risposto che per il momento non è previsto.

"È questo il nostro lavoro?" borbottò Janvier con una smorfia.

"Già."

L'ispettore aprì la bocca, senza dubbio per domandare come mai Maigret si occupasse di una faccenda politica losca come quella, ma non disse nulla. I due videro Lucas attraversare la piazza trascinando un po' la gamba sinistra, come il suo solito. Non si fermò al bar, andò a sedersi di fronte ai due uomini, l'aria imbronciata, si asciugò il sudore.

Indicando il giornale, con un tono di rimprovero che non usava mai in presenza di Maigret, soggiunse:

"L'ho appena letto."

E il commissario si sentiva un po' colpevole dinanzi ai suoi collaboratori. Anche Lapointe, ormai, doveva aver capito di che si trattava.

"Una birra?" propose Maigret.

"No. Un aperitivo."

Nemmeno questo si addiceva al carattere di Lucas. Aspettarono che venisse servita la consumazione, poi cominciarono a parlare a mezza voce.

"Immagino che ti sarai imbattuto dovunque in gente della Grande Casa."

Era un'espressione familiare per designare la Sûreté Nationale.

"Poteva anche consigliarmi d'essere cauto!" brontolò Lucas. "Se si tratta di batterli in velocità, preferisco avvertirla che hanno qualche lunghezza di vantaggio su noi."

"Racconta."

"Che cosa?"

"Quello che hai fatto."

"Ho cominciato a incamminarmi pian piano verso il Boulevard Saint-Germain, dove sono arrivato qualche minuto dopo Janvier."

"Rougier?" chiese quest'ultimo che non poté fare a meno di sorridere della comicità della situazione.

"Era piantato nel mezzo del marciapiede e mi ha visto arrivare. Ho fatto finta di dover proseguire in fretta. Lui mi si è rivolto sogghignando: "Cerchi Janvier? Ha appena svoltato l'angolo di via Solferino". Fa sempre piacere essere canzonato da qualcuno di Rue des Saussaies. Non avendo potuto ottenere informazioni su Piquemal nei dintorni del ministero, io..."

"Hai consultato l'elenco telefonico?" chiese Janvier.

"Non ci ho pensato. Sapendo che frequenta i bar dei Campi Elisi, sono andato al Fouquet's."

"Scommetto che è sull'elenco."

"Può darsi. Vuoi lasciarmi finire?"

Janvier, ora, era d'un umore leggero, canzonatorio, come uno che si è appena scottato e vede un altro scottarsi a sua volta.

Tutti e tre, insomma, sia Maigret che i suoi due collaboratori, si sentivano su di un terreno che non era il loro, impacciati, e immaginavano senza difficoltà le canzonature dei loro colleghi della Sûreté.

"Ho chiacchierato con il barista. Fleury è conosciuto come Greta Garbo. Ha sempre un conto lungo così e quando diventa troppo forte gli tagliano le consumazioni. Allora sparisce per qualche giorno, finché non ha esaurito il suo credito in tutti i bar e in tutti i ristoranti."

"E alla fine paga?"

"Una bella sera, lo vedono tornare raggiante, e regolare il conto con indifferenza."

"Dopodiché ricomincia?"

"Sì. Sono anni che va avanti così."

"Anche da dopo che è al ministero?"

"Con una differenza: ora che è capo di Gabinetto, gli viene attribuita una certa influenza, e c'è più gente disposta a offrirgli pranzi e aperitivi. Gli è capitato, prima di avere questo impiego, di sparire dalla circolazione per mesi e mesi. Una volta, l'hanno visto lavorare alle Halles, contava i cavoli che venivano scaricati dagli autocarri".

Janvier rivolse a Maigret uno sguardo d'intesa.

"Ha moglie e due figli in qualche posto vicino a Vanves. È tenuto a mandare loro qualcosa per vivere. Fortunatamente sua moglie ha un impiego, credo faccia la governante a un vecchio signore solo. Anche i figli lavorano."

"Con chi frequenta il bar?"

"Per molto tempo l'ha fatto con una donna di una quarantina d'anni, una bruna formosa, a quanto pare, che tutti chiamavano Marcelle e di cui lui sembrava innamorato. Si dice che l'abbia conosciuta alla cassa di un bar alle Porte Saint-Martin. Da un po' più di un anno lo vedono con una certa Jacqueline Page e abita con lei un appartamento in Rue Washington, sopra una drogheria italiana.

"Jacqueline Page ha ventitré anni e a volte fa la comparsa in qualche film. Cerca di essere presentata a tutti i produttori, registi e attori che frequentano il Fouquet's e si mostra anche gentile con loro quanto lo desiderano."

"Fleury ne è innamorato?"

"Sembra."

"Geloso?"

"Così dicono. Soltanto, non osa protestare, finge di non accorgersi di niente."

"L'hai vista?"

"Ho pensato bene di andare in Rue Washington."

"Che cosa le hai raccontato?"

"Non ho avuto il coraggio di raccontarle niente. Appena mi ha aperto la porta, ha urlato: "Ancora!"."

Janvier e Maigret non poterono fare a meno di scambiarsi un sorriso.

"Ancora che cosa?" chiese il commissario, che conosceva già la risposta.

"Un poliziotto, lo sa benissimo. Ne erano già arrivati due prima di me."

"Separatamente?"

"Insieme."

"L'hanno interrogata su Fleury?"

"Le hanno domandato se Fleury lavorava di sera e se portava a casa dei documenti del ministero."

"Che cos'ha risposto lei?"

"Che loro avevano altro da fare la sera. È una ragazza che non ha peli sulla lingua. Curioso, sua madre è affittaseggiole nella chiesa di Picpus."

"Hanno perquisito l'appartamento?"

"Hanno solo dato un'occhiata nelle stanze. Non si può parlare di appartamento. È piuttosto un accampamento. La cucina serve appena per preparare il caffè della mattina. Le altre stanze, una saletta, una camera da letto e quella che dovrebbe essere la sala da pranzo, sono in un gran disordine, con scarpe e biancheria femminile sparse qua e là, riviste, dischi, romanzi popolari, senza parlare delle bottiglie e dei bicchieri."

"Jacqueline lo vede a colazione?"

"Raramente. In genere lei rimane a letto fino a metà pomeriggio.

Qualche volta lui le telefona la mattina per dirle di raggiungerlo in un ristorante."

"Hanno molti amici?"

"Quelli che frequentano gli stessi locali."

"È tutto?"

Per la prima volta, nella voce di Lucas vi fu un tono di rimprovero quasi patetico, quando esclamò:

"No, non è tutto! Mi aveva detto d'informarmi il più possibile.

Prima di tutto ho una lista di una diecina di vecchi amanti di Jacqueline, compreso qualcuno che lei frequenta ancora."

Con espressione disgustata, Lucas posò sul tavolino un foglietto di carta con alcuni nomi scritti a matita.

"Noterà che ci sono i nomi di due uomini politici. Inoltre, ho quasi rintracciato quella Marcelle."

"Come?"

"Con le mie gambe. Ho passato in rassegna tutti i bar dei Grands Boulevards, cominciando dall'Opéra. Naturalmente quello buono era l'ultimo, in piazza della Repubblica."

"Marcelle ha ripreso là il suo lavoro alla cassa?"

"No, ma si ricordano di lei e l'hanno rivista nel quartiere. Il proprietario del bar pensa che abiti nei dintorni, vicino a via Blondet. Poiché l'ha incontrata spesso in Rue du Croissant, ha l'impressione che lavori in un giornale o in una tipografia."

"Hai controllato?"

"Non ancora. Devo farlo?" chiese Lucas.

Il tono della sua voce era tale che Maigret mormorò con dolcezza:

"Arrabbiato?"

Lucas si sforzò di sorridere.

"No. Ma ammetterà che tutto questo è buffo davvero. Soprattutto venir poi a sapere dai giornali che si tratta di questa sporca faccenda! Se è necessario che continui, continuerò. Ma le dico sinceramente..."

"Credi che io mi ci diverta?"

"No. Lo so."

"La Rue du Croissant non è molto lunga. Là si conoscono tutti."

"E ancora una volta arriverò dopo i ragazzi di Rue des Saussaies."

"È probabile."

"Bene! Andrò. Posso prenderne un altro?"

L'ispettore indicò il suo bicchiere che aveva appena vuotato.

Maigret fece un cenno al cameriere perché rinnovasse le consumazioni e, all'ultimo momento, ordinò anche per sé un aperitivo invece della birra.

Alcuni ispettori di altri servizi, che avevano finito la loro giornata, andavano al banco a prendere l'aperitivo e rivolgevano ai tre un saluto con la mano. Maigret, la fronte aggrottata, pensava ad Auguste Point, che doveva aver letto l'articolo, aspettandosi, da un momento all'altro, che il suo nome apparisse a caratteri altrettanto grandi sui giornali.

La moglie, che senza dubbio il ministro aveva messo al corrente, non doveva essere più tranquilla di lui. E aveva parlato alla signorina Blanche? Si rendevano conto tutti e tre, del lavorio segreto che si svolgeva intorno a loro?

"Che cosa devo fare?" chiese Janvier col tono di un uomo disgustato del proprio incarico, ma ormai rassegnato.

"Hai il coraggio di sorvegliare Rue Vaneau?"

"Tutta la notte?"

"No. Verso le undici, per esempio, manderò Torrence a darti il cambio."

"Pensa che possa accadere qualcosa?"

"No" ammise Maigret.

Il commissario non aveva nessuna idea. O meglio, ne aveva tante, talmente confuse, che non sapeva più come raccapezzarsi.

Doveva sempre tornare ai fatti più semplici, quelli che si potevano controllare.

Era certo che il lunedì pomeriggio, un certo Piquemal si era presentato nel Gabinetto del ministro dei Lavori Pubblici. Aveva dovuto rivolgersi all'usciere di servizio, riempire una scheda.

Maigret non l'aveva vista, ma doveva essere archiviata e Point non avrebbe inventato quella visita.

Due persone, come minimo, che si trovavano negli uffici vicini, potevano aver udito la conversazione: la signorina Blanche e Jacques Fleury.

Anche la Sûreté vi aveva pensato, poiché aveva svolto inchieste ai loro domicili.

Piquemal aveva consegnato davvero il rapporto Calame ad Auguste Point?

No, a Maigret sembrò inverosimile che il ministro avesse inscenato tutta quella commedia che, d'altronde, non avrebbe avuto alcun senso.

Point si era recato nel suo appartamento privato, nel Boulevard Pasteur. Vi aveva lasciato il documento, nello scrittoio. Anche questo, il commissario lo credeva.

Dunque, la persona che la mattina seguente era andata dalla signorina Blanche e le aveva perquisito l'appartamento, non era sicura del luogo in cui si trovava il rapporto.

E, nel pomeriggio, il documento era scomparso.

Il mercoledì mattina, Piquemal scompariva a sua volta.

Nello stesso tempo, per la prima volta, il giornale di Joseph

Mascoulin parlava del rapporto Calame e chiedeva apertamente chi tenesse sotto chiave il documento.

Maigret cominciò a muovere le labbra, parlando sottovoce, come a se stesso:

"I casi sono due: o hanno rubato il rapporto per distruggerlo, oppure l'hanno rubato per servirsene. Finora sembra che nessuno se ne sia servito."

Lucas e Janvier ascoltavano senza intervenire.

"A meno che..."

Il commissario bevette metà del bicchiere, si asciugò le labbra.

"La faccenda sembra complicata, ma in politica, raramente le cose sono semplici. Soltanto una o più persone compromesse nel caso Clairfond hanno interesse a distruggere il documento. Perciò, se si scopre che il rapporto è scomparso dopo che era tornato alla luce per qualche ora, i sospetti cadranno automaticamente su quelle."

"Credo di capire" soggiunse Janvier.

"Almeno una trentina di uomini politici, senza contare Nicoud stesso, rischiano lo scandalo ed anche peggio in questa faccenda. Se si riesce a far cadere i sospetti sopra un solo individuo, se si ottengono delle prove contro di lui, se questo individuo è vulnerabile, ecco che si ottiene il capro espiatorio ideale. Auguste Point non ha via d'uscita."

I suoi due collaboratori lo guardavano sbalorditi. Maigret aveva dimenticato che essi conoscevano solo una parte della faccenda. Ormai non poteva più aver segreti con loro.

"È sulla lista degli invitati di Nicoud a Samois, l'ha detto lui.

Sua figlia ha ricevuto una penna stilografica d'oro dall'imprenditore."

"L'ha visto?"

Il commissario annuì con un cenno del capo.

"È lui che...?"

Lucas non finì la domanda. Maigret aveva capito. L'ispettore era stato sul punto di chiedere: È lui che le ha chiesto aiuto?

Ciò eliminava finalmente l'imbarazzo che aveva gravato sui tre uomini.

"È lui, sì. A questo punto, non sarei sorpreso che qualcun altro lo sapesse."

"Non c'è più bisogno di nascondersi?"

"Comunque non alla Sûreté."

Si trattennero ancora un quarto d'ora davanti ai loro bicchieri.

Maigret si alzò per primo, augurò loro la buona sera e fece una capatina nel suo ufficio. Non c'era niente per lui. Né Point né altri coinvolti nella faccenda di Clairfond avevano telefonato.

A pranzo, la signora Maigret capì dal viso del marito che era meglio non fargli domande. Il commissario trascorse la serata a leggere una rivista di polizia internazionale e, alle dieci, andò a letto.

"Hai molto lavoro?"

Stavano per addormentarsi. Lei aveva tenuto a lungo la domanda sulla punta della lingua.

"Non molto, ma antipatico."

Due volte il commissario fu sul punto di tendere la mano verso il telefono e chiamare Auguste Point. Che cosa gli avrebbe detto, non lo sapeva, ma avrebbe voluto prender contatto con lui.

Si alzò alle otto. Oltre le tendine, si vedeva una nebbia leggera che si attaccava ai vetri e pareva attutire i rumori della strada. Si diresse a piedi verso l'angolo del Boulevard Richard-Lenoir per prendere l'autobus e si fermò davanti al giornalaio.

La bomba era scoppiata. I giornali non facevano più domande; a grandi titoli annunciavano:

 

La faccenda di Clairfond.

Scomparsa di Jules Piquemal che aveva ritrovato il rapporto Calame.

Anche il rapporto, consegnato in alto loco, sarebbe scomparso.

 

Con i giornali sotto il braccio, Maigret salì sulla piattaforma dell'autobus e non cercò di leggere altro prima di essere arrivato al Quai.

Mentre attraversava il corridoio, sentì il telefono suonare nel suo ufficio, affrettò il passo, sollevò il ricevitore.

"Commissario Maigret?" chiese il centralinista.

"È la terza volta in un quarto d'ora che la chiamano dal Ministero dei Lavori Pubblici. Le passo la comunicazione?"

Aveva ancora il cappello in testa, il soprabito sulle spalle, leggermente umido di nebbia.