9. Quattro viennesi contro Freud

 

 “Ho sempre considerato una grande ingiustizia il fatto che non si sia voluto trattare la psicoanalisi come qualunque altra scienza naturale”: questo scriveva Freud in La mia vita e la psicoanalisi, pensando che la psicoanalisi è scienza così come è scienza la fisica o la geologia. Le cose, però, stanno davvero in questo modo? Le pretese di scientificità della psicoanalisi sono pretese ben fondate?

 No, non sono pretese fondate! E questo il verdetto del grande polemista viennese Karl Kraus (1874-1936). La psicoanalisi, dice Kraus, “contribuisce a dare una coscienza di classe all'inferiorità”. Essa, a suo avviso, “è più una passione che una scienza”. La psicoanalisi è “quella malattia di cui ritiene di essere la terapia”.

 E pure per un altro viennese, Egon Friedell (1878-1938), la psicoanalisi non è scientifica. Freud, sostiene Friedell nella sua monumentale opera Kulturgeschichte der Neuzeit, è “un poeta” e “la psicoanalisi ha un difetto catastrofico: gli psicoanalisti, esattamente”.

 E con urgenza Friedell sottolinea che la psicoanalisi non è una scienza. Essa, piuttosto, è la fede di una setta. La realtà è che “proprio come la balena, sebbene sia un mammifero, si atteggia a pesce, così la psicoanalisi, che di fatto è una religione, si atteggia a scienza”. Si atteggia a scienza senza esserlo; e non lo è perché è fattualmente inconfutabile: “è improbabile convincere gli psicoanalisti della falsità di una diagnosi”. In breve: “Freud è un metafisico. Ma non lo sa”.

 Sul fascino esercitato dalla psicoanalisi, un fascino che blocca l'esercizio della critica, ha posto l'attenzione Ludwig Wittgenstein (1889-1951). “Non c'è modo - afferma Wittgenstein - di mostrare che il risultato generale dell'analisi non potrebbe essere un inganno”. La psicoanalisi è “una mitologia che ha molto potere”. Mitologia e non scienza. E l'intento di Wittgenstein è quello di far perdere la nostra subordinazione nei confronti della psicoanalisi. Più in particolare, il procedimento della libera associazione delle idee, fa presente Wittgenstein, è una cosa ben strana, “perché Freud non chiarisce mai come possiamo sapere dove fermarci, dove la soluzione sia giusta”.

 Ai nostri giorni la critica più nota nei confronti della psicoanalisi freudiana è sicuramente quella di Karl R. Popper (nato a Vienna nel 1902, morto nel 1994). Popper a più riprese ha sostenuto che la psicoanalisi non è scientifica, e non è scientifica perché non è falsificabile. “Non c'è - scrive Popper - alcun comportamento immaginabile che possa contraddire la psicoanalisi.” E “quanto all'epica freudiana dell'Io, del Super-io e dell'Es non si può avanzare nessuna pretesa ad uno stato scientifico, più fondatamente di quanto lo si possa fare per l'insieme delle favole omeriche dell'Olimpo. Queste teorie descrivono alcuni fatti, ma alla maniera dei miti. Esse contengono delle suggestioni psicologiche assai interessanti, ma in forma non suscettibile di controllo”. Al pari del marxismo, la psicoanalisi non è scienza. Tuttavia, “mentre il marxismo divenne non-scientifico adottando una strategia immunizzante, la psicoanalisi fu immune sin dall'inizio e tale rimase”. Ciò in contrasto con la maggior parte delle teorie fisiche le quali “sono del tutto libere dalla tattica immunizzante e altamente falsificabili sin dall'inizio”.