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L’abito di raso color avorio le stava d’incanto come aveva detto Lady Aberlane.

Pur avendo una linea semplice, era tagliato in modo da mettere in risalto la figura flessuosa di Brianna ed era trapunto di piccole perle sulle maniche a sbuffo e sull’orlo di una tonalità più scura. Dopo avervi abbinato i guanti di capretto e le scarpine di raso dello stesso colore, Brianna dovette ammettere che quel colore delicato creava un piacevole contrasto con i riccioli ramati che aveva raccolto alla sommità del capo.

A prima vista sembrava proprio quello che avrebbe dovuto essere: una giovane donna sofisticata che stava per diventare la Duchessa di Huntley.

Non c’era traccia della tensione che covava sotto la superficie, a meno di non tener conto del pallore innaturale del viso e del bagliore febbricitante degli occhi.

Guardandosi allo specchio del tavolino da toeletta, Brianna stava riflettendo se aggiungere un tocco di colore alle guance quando l’inconfondibile rumore della serratura che si apriva le provocò un impeto di collera.

Non aveva bisogno di voltarsi per sapere che era Edmond che entrava dal passaggio segreto. Non solo il suo corpo si era teso all’istante, ma il caldo profumo di sandalo del sapone che lui usava le stuzzicava i sensi e le faceva sentire un volo di farfalle nello stomaco nonostante la ferrea determinazione a mostrarsi indifferente.

Se non altro aveva avuto la decenza di fare il bagno dopo aver lasciato il letto della cantante, si disse, ricordando a se stessa dove aveva passato le ultime ore.

Attraversando la stanza, Edmond si fermò dietro di lei e le accarezzò le spalle nude mentre incontrava il suo sguardo nello specchio.

«Buonasera, ma souris. Sei...» Posò lo sguardo sui seni messi in risalto dalla scollatura. «... deliziosa.»

Brianna si alzò di scatto, scostando le sue mani mentre si voltava a fronteggiarlo.

«Edmond, non potresti avere almeno la decenza di bussare prima di entrare in camera mia? È già abbastanza che ti serva di un passaggio segreto per intrufolarti qui e...»

Le parole le morirono in gola quando lui l’afferrò per l’avambraccio e se la strinse rudemente al petto.

«Ma questa non è camera tua, non è così, Brianna?» ruggì. «Queste stanze appartengono alla famiglia Huntley, così come tutto in questa casa appartiene a noi. Tutto, dai solai alle cantine.»

«Così adesso sono diventata di proprietà della famiglia Huntley?»

«No, non della famiglia.» Le lasciò il braccio per tracciarle una carezza possessiva lungo la schiena fino alla curva dei fianchi. «Tu sei una mia proprietà. Appartieni a me, ma souris, anima e corpo.»

«Non... non credo proprio» ansimò Brianna, ignorando la fitta di panico che aveva provato davanti all’assoluta certezza con cui lui aveva pronunciato quelle parole.

«Sembri aver dimenticato, mia cara, che era questo il prezzo per permetterti di rimanere sotto questo tetto, lontano dalle grinfie di Thomas Wade» le rammentò Edmond in tono canzonatorio.

Brianna gli premette le mani contro il petto in un vano tentativo di sfuggirgli, ma lui serrò la presa e l’attirò ancora più vicina. Quel gesto possessivo non fece altro che ricordarle il pericolo di concedergli troppo.

«Ah, certo» rispose con lo stesso tono sarcastico. «Darti la mia innocenza era il prezzo per non essere violentata dal mio patrigno. Che stupida, come ho potuto dimenticarlo?» Lo fissò aggrottando la fronte. «Questo non significa però che ti abbia venduto la mia anima. Quella non l’avrai mai.»

«Che cosa stai facendo? Stai cercando deliberatamente di farmi infuriare?»

«Sto solo dicendo che sarebbe buona creanza da parte tua concedermi almeno un po’ di tranquillità.»

«È questo che vuoi?» La strinse in vita e la guidò con fermezza verso il letto alle loro spalle. «Tranquillità?»

Lei rimase chiusa nella barriera che aveva elevato.

Anche se non era capace di mettere a tacere il desiderio che quell’uomo sapeva scatenare in lei, non gli avrebbe concesso altro.

Se le avesse voltato le spalle, come quasi certamente avrebbe fatto, non avrebbe provato altro che sollievo.

«Sì» mormorò mentre la bloccava contro una delle colonne di legno del letto a baldacchino.

Tenendole le mani sulla schiena, Edmond spinse il bacino in avanti per farle sentire la pressione del proprio corpo contro il ventre. Un sorriso compiaciuto gli incurvò le labbra avvertendo il fremito di piacere che la percorse.

«Puoi dire tutte le bugie che vuoi con quella bella bocca, Brianna, ma il tuo corpo dirà sempre la verità.»

«E quale sarebbe la verità?»

«Tu mi desideri. Vuoi che ti spogli e che baci ogni parte della tua pelle di seta. Vuoi che ti faccia stendere su questo letto e che entri profondamente dentro di te.»

Cielo, le sembrava che il sangue le scorresse come un fiume di fuoco dentro le vene! «Certo che lo voglio» ammise con voce incolore. «Tu sei un maestro di seduzione, come potrebbe resisterti una povera ingenua come me?»

Per qualche ragione la sua calma parve irritarlo ancora di più, come se preferisse una tempesta di emozioni a quel freddo distacco.

«Capisco.» Il suo viso era pericolosamente tirato mentre si spostava quel tanto sufficiente a farla girare tra le proprie braccia, in modo da voltarla verso il letto e stare alle sue spalle. Cogliendola di sorpresa, le prese le mani e gliele bloccò contro la colonna del letto, intrappolandola con il suo corpo possente.

«Edmond?» Brianna cercò di liberare le mani. Quello che temeva non era che le facesse del male, ma che l’avvolgesse ancora di più nella sua rete.

«No» le sussurrò lui all’orecchio con voce roca. «Sono io che comando, ricordi?»

«Ci aspettano per la cena.»

«La cena può attendere.» Lui le strinse le dita. «Non lasciare la colonna.»

«Che cosa vuoi...?» Brianna trattenne il fiato quando lo sentì piegarsi sulle ginocchia alle proprie spalle; un istante dopo si era infilato tra le pieghe del vestito e la sua lingua le tracciava una scia di fuoco sul retro delle cosce mentre con le mani le teneva saldamente allargate le gambe. Brianna strinse le dita alla colonna di legno mentre un brivido di pura delizia la scuoteva fin nel profondo. «Oh, Signore!»

«È troppo tardi per pregare» mormorò Edmond, mordicchiando la morbida curva dei glutei prima di trovare l’umido calore che stava cercando.

Brianna emise un grido strozzato, scossa da un brivido di intenso piacere. C’era qualcosa di straordinariamente erotico nell’essere del tutto vestita mentre Edmond faceva l’amore con lei con la lingua e con i denti.

Chiuse gli occhi, concentrandosi sulla tensione che sentiva salire alla bocca dello stomaco. Aveva già accettato che non sarebbe mai riuscita a liberarsi del desiderio per quell’uomo. Perché non godere di quello che aveva da offrirle?

Lui la stuzzicò a lungo con la lingua con un’abilità che la fece salire ben presto verso le vette del piacere.

Udendo i suoi gemiti e il ritmo sempre più affrettato del suo respiro, Edmond si alzò rapidamente in piedi e le sollevò il vestito mentre trafficava con gli eleganti pantaloni.

«Tieniti forte» le disse con voce roca, abbassandola contro il bordo del materasso e lasciandola esposta e vulnerabile.

Aspettandosi che la facesse stendere sul letto, Brianna si voltò a guardarlo da dietro una spalla, confusa, e il cuore le fece un balzo nel vedere l’espressione selvaggia del suo viso. Era come se fosse deciso a mostrarle fino a dove poteva arrivare il piacere.

«Non capisco» mormorò.

«Capirai» le promise lui, facendole scivolare una mano fra le cosce nello stesso momento in cui la prendeva da dietro.

«Oh!»

Travolta dal piacere quando lo sentì dentro di sé, Brianna lasciò ricadere il capo all’indietro per posarlo sulla sua spalla. Oh... cielo. Credeva che le avesse ormai insegnato tutto quello che c’era da sapere sulla passione, ma evidentemente c’erano ancora molte lezioni deliziose da imparare.

Brianna emise un gemito mentre le sue dita esperte si insinuavano tra le morbide labbra e l’accarezzavano allo stesso ritmo dei colpi incalzanti del bacino.

Al piano di sotto, probabilmente, Lady Aberlane aspettava da sola nel salone mentre i domestici tenevano d’occhio il passare del tempo, ma in quel momento non le importava. Che facessero pure delle congetture sul motivo del loro ritardo. Tutto quello che contava era la liberazione che intravedeva all’orizzonte.

Con un mugolio roco Edmond le affondò il viso nella curva della nuca, marchiandole la pelle umida con i suoi baci selvaggi. «Dimmi che cosa provi. Dimmi che è qualcosa di più della passione.»

«No.»

«Dillo, Brianna.» Spinse più a fondo. «Dillo.»

«È... è solo...» Inarcandosi, Brianna gli affondò le dita tra i capelli, scossa da un orgasmo potente. «Lussuria.»

Edmond si appoggiò alla mensola del camino, assaporando lo champagne ormai tiepido e ignorando gli sguardi incuriositi dei numerosi ospiti di Lord Milbank. Era normale che la presenza dell’elusivo Duca di Huntley suscitasse un certo stupore, dal momento che Stefan presenziava raramente a quelle noiose riunioni.

Specie considerando che era arrivato con una fidanzata al braccio.

Per quanto lo riguardava, potevano fissarlo quanto volevano. Anni di esperienza gli avevano insegnato a mantenere un’espressione impassibile e a non lasciar trapelare nemmeno un’ombra delle emozioni violente che gli ribollivano dentro.

E in quel momento le sue emozioni erano indubbiamente violente.

Bevendo un altro sorso di champagne, Edmond lanciò uno sguardo verso la donna che era responsabile del suo umore nero.

Avrebbe dovuto essere più che soddisfatto.

Non solo era riuscito ad appagare il suo desiderio ossessivo per Brianna Quinn, ma aveva dimostrato a quella ragazzina ostinata che era incapace di resistergli.

Che apparteneva a lui.

Gliel’aveva dimostrato con ogni fremito del corpo, con la passione che non era riuscita a nascondere quando l’aveva posseduta e con i gemiti di piacere che sentiva risuonare ancora alle orecchie.

Ma allora perché provava l’impulso irresistibile di precipitarsi attraverso la stanza, gettarsela su una spalla e riportarla nella sua casa di città?

Perché anche se si era rivelata un’amante consenziente, era riuscita a mantenere una barriera insormontabile intorno alla parte più intima di se stessa.

Dannazione a lei.

Non sapeva bene perché gliene importasse. Brianna non era altro che una pedina da usare nella sua caccia all’uomo che aveva attentato alla vita di Stefan, non era così? E se era tanto fortunato da poter godere del suo corpo delizioso senza preoccuparsi che la situazione potesse complicarsi con inutili emozioni, tanto meglio.

Ma non era affatto così. In realtà la cosa lo stava facendo impazzire.

Brianna avrebbe dovuto credersi perdutamente innamorata di lui. Le giovani donne confondevano sempre il sesso con quelle ridicole tenerezze sentimentali. Era il rischio maggiore di ogni esperto libertino e il motivo per cui un uomo saggio faceva di tutto per evitare le vergini ingenue.

Ma nonostante avesse messo in atto tutta la sua abilità in un modo che avrebbe fatto cedere le ginocchia alla donna più navigata, Edmond non era stato capace di farle ammettere che provava qualcosa di più del puro desiderio carnale.

Il fatto che Brianna riuscisse a mantenersi emotivamente distaccata era come una spina nel fianco di cui non sapeva liberarsi.

Apparentemente ignara del suo sguardo, Brianna si muoveva tra gli invitati con notevole disinvoltura. Pochi avrebbero potuto immaginare che avesse condotto una vita isolata con la madre. O ricordare che fosse in qualche modo collegata a uno zotico come Thomas Wade.

Brianna possedeva un fascino innato e un genuino interesse nei confronti degli altri che spingeva anche gli aristocratici più esigenti a dimenticare quello sfortunato legame.

E naturalmente non guastava il fatto che fosse fidanzata a uno dei nobili più potenti d’Inghilterra.

Brianna stava conversando con Lady Roddick quando Edmond sorrise alla vista di zia Letty che marciava verso di lui a passo deciso, un’espressione inequivocabilmente minacciosa.

Fermandosi al suo fianco, l’anziana gentildonna aprì di scatto il ventaglio, fremente di sdegno.

«Bene, spero che tu sia compiaciuto di te stesso.»

Lo sguardo di Edmond era inesorabilmente attirato verso la donna dai capelli color dell’autunno all’altro lato della sala.

«Non particolarmente» rispose, sforzandosi di non lasciar trapelare l’irritazione che lo rodeva. «In realtà sarebbe difficile essere meno compiaciuto di me stesso di quanto mi senta in questo momento.»

«Bene» dichiarò zia Letty con un tenue sorriso. «Mi fa piacere sentirtelo dire.»

Con un’amara risata Edmond riportò l’attenzione sulla zia. «È un piacere generico nel vedermi tormentato o avete qualche motivo particolare per augurarmi del male?»

Lady Aberlane inarcò un sopracciglio argenteo. «Brianna non ti ha detto niente?»

«Brianna sopporta a stento la mia presenza nella stessa stanza; sarebbe troppo aspettarsi che mi dicesse qualcosa» borbottò Edmond.

«Non mi sorprende, date le circostanze.»

Edmond si irrigidì e aggrottò la fronte allo strano atteggiamento della zia. Era già abbastanza dover sopportare il comportamento irritante e imprevedibile di Brianna, non aveva intenzione di tollerare altro.

«Se avete qualcosa da dire, zia Letty, allora ditelo. Sono stanco di indovinelli.»

«Vuoi che parli apertamente?»

«Sarebbe un piacevole cambiamento.»

«Molto bene. Questo pomeriggio, mentre Brianna e io rientravamo dal nostro giro di acquisti...»

«Giro?» la interruppe lui, avvertendo un nodo improvviso allo stomaco. Prendendo per il braccio zia Letty, la condusse in un’alcova vicina, ben sapendo che nemmeno il suo formidabile autocontrollo avrebbe potuto prevenire un’esplosione di collera. «Mi state dicendo che il giorno dopo aver rischiato di essere uccisa, Brianna Quinn se ne va in giro per le strade di Londra come se niente fosse?»

L’espressione severa di Letty si fece timorosa quando si rese conto della collera del nipote.

«Abbiamo visitato soltanto un paio di negozi e poi siamo rientrate subito a casa» mormorò nell’intento di rabbonirlo.

«Sa bene che non deve uscire di casa a meno che non sia accompagnata da me o da Boris» le ricordò seccamente.

Letty lo scrutò in viso con espressione confusa. «Per l’amor del cielo, non puoi tenerla prigioniera!»

«Potrebbe essere in pericolo e io non voglio che corra rischi per pura stupidità» sbottò Edmond. «Evidentemente dovrò ricordarle che si deve obbedire ai miei ordini.»

Si voltò con l’intenzione di raggiungere Brianna e informarla che l’avrebbe chiusa a chiave nelle sue stanze, quando Lady Aberlane gli bloccò il passo.

«No, Edmond» dichiarò in tono basso ma fermo.

«Zia Letty, fatemi passare.»

«No.» Lei gli puntò l’indice al petto. «L’hai giù umiliata abbastanza per oggi. Non provocherai una scenata davanti a tutti quelli che devono decidere se accoglierla o meno in seno alla società.»

Che cosa diavolo voleva dire?

Di certo Brianna non aveva riferito a zia Letty del loro incontro passionale. E anche se l’avesse fatto, non era stato affatto umiliante, ma piuttosto... burrascoso.

In ogni caso, qualsiasi torto Brianna ritenesse di aver subito, avrebbe dovuto aspettare più tardi, decise.

Prima di tutto voleva assicurarsi che non corresse più rischi inutili.

«Al diavolo la società» grugnì. «Brianna non deve permettersi di disobbedirmi proprio quando sono stato...»

Si interruppe bruscamente, rendendosi conto che stava per rivelare più di quanto fosse disposto ad ammettere. Nemmeno con se stesso.

Letty, naturalmente, era troppo intelligente per non essersene accorta.

«Quando sei stato sul punto di perderla?» gli chiese in tono gentile, quindi gli sfiorò il braccio con un mesto sorriso. «Non è colpa tua se Brianna è stata ferita, Edmond. La colpa è interamente di chi ha premuto il grilletto.»

«Non ha importanza di chi è la colpa, zia Letty» la interruppe lui, cercando di bandire il rimorso. «Quello che conta è che Brianna capisca che non deve lasciare Huntley House finché non sono sicuro che il pericolo sia cessato.»

Qualcosa di simile alla pietà attraversò il volto di Lady Aberlane prima che si facesse di lato con un sospiro.

«Immagino che non ci sia modo di dissuaderti dal prendere misure così esagerate, ma insisto perché aspetti che siamo tornati a casa prima di informare Brianna che hai intenzione di tenerla al guinzaglio.»

«Vi ho già detto che non mi importa niente della società.»

«Be’, a me importa.»

Edmond inarcò un sopracciglio. «Avete paura che faccia una scenata? Dovreste conoscermi meglio.»

«Niente affatto. Semplicemente, preferirei non avere così tanti testimoni quando Brianna ti ucciderà. È una creatura troppo dolce per vederla finire sulla forca.»

«Santo cielo, che ne è stato della lealtà di famiglia? Non dovreste dare il vostro appoggio al nipote preferito?»

Lady Aberlane fece un verso di sdegno e incominciò ad allontanarsi. «Che cosa ti fa credere di essere il mio nipote preferito?»

Edmond sorrise mentre la vivace gentildonna si avviava verso un gruppo di anziane matrone accanto alla finestra.

Come diavolo era successo che la sua vita venisse invasa da tante donne?, si chiese. Lui meglio di chiunque altro conosceva il pericolo di simili complicazioni. Nel migliore dei casi erano una distrazione e nel peggiore una vera pestilenza.

Se avesse avuto il minimo di buonsenso, si sarebbe liberato al più presto di tutte loro.

Ignorando la strana fitta al cuore che aveva provato a quel pensiero, attraversò il salone, ma venne fermato un’altra volta.

Un domestico in livrea fece un profondo inchino, arrestandosi al suo fianco.

«Vostra Grazia...» disse in tono compito.

«Sì?»

«È arrivato questo messaggio per voi.»

«Grazie.» Prendendo il foglio di carta piegato, Edmond lo dispiegò e, dopo aver letto rapidamente le poche righe che vi erano scritte, inspirò a fondo per la sorpresa. «Vi prego di far preparare la mia carrozza» disse al valletto in attesa.

«Subito, Vostra Grazia.»

Brianna si irrigidì appena avvertì che Edmond stava venendo verso di lei. Per gran parte della serata si era accontentato di rimanere appoggiato alla mensola del camino, fissandola con uno sguardo così rovente che c’era da stupirsi che non fosse andata a fuoco.

Santo cielo, com’era possibile che nessuno si accorgesse che l’uomo che fingeva di essere il Duca di Huntley era solo un impostore?

Stefan era così gentile, così pronto a mettere la felicità degli altri davanti alla propria. La sua bontà d’animo risplendeva come un faro, mentre Edmond... Anche a quella distanza poteva sentire il pericolo che emanava da lui.

Luce e buio: i lati opposti della stessa medaglia.

Il corpo la tradì con un fremito di eccitazione quando Edmond si fermò accanto a lei e le posò una mano possessiva sulla schiena.

«Posso parlarti un minuto, mia cara?» mormorò in tono gentile.

Brianna represse un moto di gelosia di fronte ai sospiri di apprezzamento delle signore eleganti che la circondavano.

Quale donna non si sarebbe lasciata incantare dalla bellezza virile di Edmond? O dalla potente sensualità che nemmeno l’abito da sera riusciva a mascherare completamente?

Era impossibile non reagire.

Raccogliendo tutta la compostezza che era la sua unica difesa, distese le labbra in un vago sorriso.

«Ma certo.»

Lady Roddick fece una risata cinguettante, battendo leggermente il ventaglio sul braccio di Brianna.

«Lasciate che vi dia un piccolo consiglio, Miss Quinn: non è mai saggio cedere a tutte le richieste di un marito.» Lanciando un’occhiata inequivocabilmente famelica alla scultorea figura di Edmond, aggiunse: «Sono troppo pronti a calpestare i sentimenti di una povera fanciulla che non possiede un po’ di fegato».

Brianna incontrò lo sguardo di Edmond. «Credo che Sua Grazia preferisca una creatura più docile come fidanzata, non è così... Stefan?»

«Ah, se solo una creatura simile esistesse» replicò lui, allontanandola con fermezza. «Da questa parte, amore mio.»

Non avendo altra scelta che seguirlo a meno di fare una spiacevole scenata, Brianna rimase in silenzio finché non furono accanto al tavolo dei rinfreschi, che offriva una selezione di tartine all’aragosta, pasticcio di piccione, funghi stufati e un vasto assortimento di dolci.

«Che cosa vuoi?» gli chiese, voltandosi verso di lui.

«Strangolarti, tanto per cominciare.»

«Fa’ pure» replicò Brianna alzando il mento. «Dubito che qualcuno oserà sfidare la collera del Duca di Huntley cercando di fermarti.»

Per un istante temette che le avrebbe messo veramente le mani intorno alla gola. La sua collera era come un calore palpabile che trasmetteva i brividi.

Finalmente, dopo essere riuscito a riprendere il controllo, Edmond borbottò un’imprecazione e si limitò a lanciarle un’occhiata di avvertimento.

«Non ho tempo per queste sciocchezze. Dobbiamo andarcene immediatamente.»

«Andarcene? Perché?»

«Il delinquente che ti ha sparato è stato individuato.»

Brianna accolse la notizia con un’alzata di spalle. La lieve ferita alla tempia aveva suscitato una buona dose di interessamento quando era arrivata alla festa, ma lei sembrava indifferente al fatto di aver rischiato di morire su quel balcone.

Forse non era così sorprendente, dopotutto. Era svenuta subito e non aveva ricordi del caos che si era scatenato dopo lo sparo. Inoltre, quei pochi momenti di sofferenza erano stati cancellati dagli incontri appassionati con Edmond.

Quello che era molto più doloroso della ferita era il ricordo della carrozza di Edmond davanti alla casa della Russa.

«Così non hai completamente dimenticato il motivo per cui ti trovi a Londra?» chiese in tono sarcastico.

«Come?» Edmond strinse i denti mentre cercava di frenare la collera. «Lascia perdere. Molto presto, Brianna, ti spiegherò perché non sopporto le donne bisbetiche.»

«Come se me ne importasse.»

«Ti importerà, vedrai.» Stringendole il braccio in una morsa, lui la condusse verso la porta più vicina. «Adesso tieni a freno quella lingua velenosa mentre ci scusiamo con i nostri ospiti per dover lasciare così presto la serata.»

«Non c’è bisogno che mi trascini, per l’amor del cielo» borbottò Brianna sottovoce.

Lui le lanciò un’altra occhiata tagliente. «Ringrazia zia Letty che mi ha convinto a non gettarti su una spalla e a trascinarti via come un sacco di patate.»