IL MIO FILM SU
ZAZIE
Intervista a Louis Malle
Nel 1960 il regista Louis Malle realizzò il film Zazie nel metro su sceneggiatura sua e di Jean-Paul Rappenau, tratta dall‘omonimo romanzo di Queneau (Zazie era Catherine Demongeot, lo zio Gabriel Philippe Noiret). Il critico cinematografico Philip French ha scritto un libro-intervista sull‘opera di Malle, edito in Inghilterra da Faber and Faber nel 1922. Le pagine qui riportate sono quelle relative a Zazie.
Philip French Dopo Les Amants, un radicale cambio di velocità: Zazie nel metrò. Che cosa l‘attrasse nel romanzo di Raymond Queneau?
Louis Malle Inizialmente, la difficoltà. Il libro era appena uscito, e credo fu il primo, e probabilmente l‘unico, di Queneau a diventare un best-seller. Il libro era divertentissimo, fu un romanzo di cui parlarono tutti quanti. Un produttore aveva opzionato il libro, il film doveva girarlo René Clément, ma suppongo che ben presto si resero conto che non era fattibile. Tutti mi consigliavano di lasciar perdere quel libro, e di non pensare di poterne mai fare la riduzione cinematografica. Ma a me piaceva enormemente.
Philip French Era considerato un libro impossibile a tradursi in modo soddisfacente in altre lingue, figuriamoci poi farne un film.
Louis Malle Ricordo di aver detto in un‘intervista che mi ci sarebbero voluti almeno dieci anni per diventare un buon regista. Dopo i primi due film mi ero reso conto che si trattava di un mestiere molto più complicato di quanto la gente, me compreso, non pensasse. Pensavo che la scommessa insita nel fatto di adattare Zazie per lo schermo mi desse la possibilità di esplorare il linguaggio cinematografico. Era un libro brillante, un inventario di tutte le tecniche letterarie compresi, naturalmente, parecchi pastiches. Era come giocare con la letteratura; e mi ero detto che sarebbe stato altrettanto interessante tentare di fare lo stesso con il linguaggio cinematografico. Domandai al mio amico Jean-Paul Rappeneau di aiutarmi ad adattarlo, la mia casa di produzione acquistò i diritti e cominciammo a lavorare alla sceneggiatura. Ci volle molto più tempo di quanto non mi aspettassi. Allora, ero abituato a lavorare molto rapidamente. Ma Zazie ci diede del filo da torcere perché volevamo ottenere ogni volta qualcosa di equivalente a ciò che Queneau aveva fatto con la letteratura. Andai avanti a tal punto in questa direzione che una quantità di cose in Zazie sono visibili a malapena; in un certo senso era troppo complicato. Molte scene sono girate alla velocità di otto, e qualche volta dodici fotogrammi al secondo, ma non si nota perché gli attori recitano al rallentatore. Per Philippe Noiret, un magnifico attore di teatro (era al suo secondo film: prima aveva fatto solo La pointe courte con Agnès Varda) fu facile, ma molto più difficile fu per la ragazzina, che non si era mai trovata davanti a una macchina da presa. Quando funziona, e non sempre funziona, si ha l‘impressione che tutto scorra a una velocità normale, ma sullo sfondo accadono delle cose a una velocità tre volte superiore a quella con cui dovrebbero accadere. È esilarante, la pesantezza in accelerazione. Ho fatto anche sperimentazioni di cui non si accorse mai nessuno. Per esempio, nella scena in cui la ragazzina e Trouscallion sono seduti a tavola a mangiare cozze, la ripresa su di lei e il controcampo su di lui hanno lo stesso sfondo. Tecnicamente, fu qualcosa di incredibilmente complicato; e, una volta che si finì il montaggio, pareva quasi normale, a parte l‘anomalia dello sfondo identico. Credevo che la gente se ne accorgesse e scoppiasse a ridere. Ma nessuno notò niente: è naturale, nessuno guarda lo sfondo. Ciò che accadeva tra i due personaggi era abbastanza divertente da monopolizzare l‘attenzione dello spettatore. Ma mi ero reso conto che funzionava benissimo, e quindi lo rifeci anche qualche altra volta, quando ritenevo che lo sfondo non fosse interessante. Uno dei primi lavori di Queneau si chiamava Esercizi di stile: ecco cosa stavo facendo, un esercizio di stile volto ad approfondire le mie conoscenze di questo mezzo espressivo. Ma c‘era anche qualcos‘altro, ovviamente. Con Zazie scoprii probabilmente quelli che sarebbero stati i temi principali dei miei successivi film come Cognome e nome: Lacombe Lucien, Soffio al cuore, Arrivederci, ragazzi, e ovviamente anche Pretty Baby. Sono film incentrati su un bambino o un adolescente che scopre l‘ipocrisia e la Il mio film su Zazie corruzione del mondo degli adulti. Oggi questo mi sembra ovvio, ma non sono certo di averlo saputo, allora. La fine di Zazie ricalca esattamente quella del libro. Fin dall‘inizio, appena arriva a Parigi, Zazie vuole vedere la metropolitana, «il metrò, il metrò», ma la metropolitana è in sciopero. Al termine della mattinata finisce lo sciopero, ma quando lei sale nel metrò per andare alla stazione a incontrare la madre che ha trascorso i due giorni con l‘amante, dorme ancora. Partono; lei è al finestrino, e la madre le domanda: «Allora, Zazie, cos‘hai fatto in questi due giorni?», e Zazie risponde: «Sono invecchiata». È l‘ultima riga del libro. Del resto, la ripresi in Milou, per la ragazzina, è un‘autocitazione, in un certo senso.
Philip French Non si ha mai la sensazione che la ragazzina possa suscitare un interesse sul piano sessuale, tranne forse per Trouscallion. E‘ perché i tempi sono cambiati? All‘epoca le fu possibile farne una specie di terribile Shirley Tempie trasformata in malizioso demonietto.
Louis Malle Oh, si potrebbe anche dire che si trattava di una sorta di anti-Shirley Tempie. Ho visto recentemente qualche film con la Tempie perché mia figlia, che ha sei anni, ne va pazza. La Tempie è sempre adorabile, mentre Zazie è una ragazzina inquieta che dice parolacce e si ribella a tutto ciò che le viene ordinato di fare. Terrorizza gli adulti, il che è divertentissimo. Ma il mondo che scopre è caotico, privo di ordine e significato, ogni personaggio subisce delle trasformazioni. così ogni volta che crede di aver capito cosa sta succedendo, subentra qualcos‘altro, e lei si accorge che è cambiato tutto. Chi d‘altronde non l‘ha sperimentato? È un fatto che osservo tutti i giorni, il mondo non è mai quello che credevo fosse. Ciò che era assolutamente centrale in Zazie e che continuo non solo a scoprire, ma a introdurre sempre più nei miei film, è il fatto che la gente, in particolare gli adulti, fanno sempre il contrario di quello che dicono. Sono le menzogne fondamentali della nostra vita. Naturalmente, in Zazie la cosa è puramente comica, è la molla che fa avanzare la commedia. lo zio e tutti gli altri le mentono di continuo. Zazie non riesce mai a ottenere una risposta diretta. In un certo senso, il film che trassi dal libro, e che consideravo come un semplice esercizio, si rivelò incredibilmente personale; vi scoprii quelli che dovevano essere i miei temi e le mie ossessioni fondamentali. Evidentemente, nella sua particolare forma, Zazie va molto lontano. Ci andai giù duro, insomma! La terza parte del film non è all‘altezza del resto, perché a un certo punto la macchina si inceppa. Secondo me regge bene per un‘ora, poi, poco prima della fine, diventa confuso. A mio parere, è la sua debolezza principale. Sono però felice di avere avuto il coraggio di farlo. Fu un fallimento enorme, come sa: la gente non se ne ricorda, perché è diventato una sorta di cult-movie. Di tutti i miei film di quel periodo, è l‘unico che si svolge interamente a Parigi, e per alcuni è quasi un punto di riferimento. Ebbe critiche sorprendentemente positive. Il lancio fece un sacco di scalpore; la prima settimana battemmo tutti i record di incasso. Poi, praticamente, più niente. Il pubblico era sconcertato, non sapeva come reagire: a parte Parigi, fu un disastro.
Philip French È forse l‘unica volta in cui lei si è occupato di un ambiente tradizionale del cinema francese: la Parigi di René Clair. A vederlo adesso, si può dire che Zazie ebbe comunque un‘influenza enorme. È realizzato nel modo che più tardi, a metà degli anni sessanta, fu definito lo stile swinging London, e in questo senso ritengo che il film abbia forse avuto un‘influenza negativa su gente come Dick Lester o persino il Karel Reisz di Morgan matto da legare. La Nouvelle Vague si divertiva con tagli e riprese accelerate, in modo da dare l‘impressione di un‘energia straripante. Non aveva nulla a che fare con una qualsiasi critica sociale, ed era piuttosto un‘apologia della società dei consumi.
Louis Malle Mi pare che ci vollero due o tre anni prima che il suo influsso cominciasse a farsi sentire. Quando vidi i primi film di Dick Lester, pensai che avesse visto Zazie. Ma adesso non ne sono così sicuro. Quello stile era di moda, e funzionava magnificamente con i giovani, ecco tutto. Qualche anno più tardi i giovani divennero consumatori, cominciarono a comprare dischi, ad andare al cinema. così, lo stile di Zazie si trovò a essere di moda, e parve corrispondere allo spirito pop. Ma, come ho detto, quando uscì Zazie ebbe successo solo tra gli appassionati i cinema e i critici. Era troppo in anticipo, persino oggi è eccessivo. Non avevo preso alcuna precauzione, volli deliberatamente correre dei grossi rischi. Ritenevo che fosse necessario, per me, andare il più lontano possibile in svariate direzioni, e poi tornare sui miei passi tentando di trarne il miglior partito possibile per i miei film futuri.
Philip French È allora che le sembrò giunto il momento di passare al colore? Era il soggetto che le sembrava esigerlo?
Louis Malle Volevo lavorare con il colore fin dall‘inizio, lo trovavo più stimolante del bianco e nero, benché adesso provi un po‘ di nostalgia per il bianco e nero, è così bello. ed è diventato quasi impossibile usarlo per ragioni commerciali. A dire il vero, volevo fare Les Amants a colori, ma non avevo abbastanza denaro a disposizione, e il distributore era inflessibilmente contrario; in Francia, il colore era proprio agli inizi. così rinunciai, e girai in bianco e nero. Voglio aggiungere un‘altra cosa a proposito di Les Amants: fu girato in cinemascope: non si trattava solo di formato, di dimensione, ma anche di stile: era elegante, ma molto estetizzante, in un senso che non mi piaceva. Non ho mai più lavorato in quel formato, eccetto che per Viva Maria. Tornando a Zazie, dal punto di vista stilistico è esattamente l‘opposto di Les Amants. Benché sia un film unico nella mia opera, dato che non ho mai tentato di ripetere le esperienze-limite di Zazie -penso che mi sia servito molto ed è un film al quale sono affezionato. Vi era qualcosa di così avventuroso, in esso, di così impetuoso e così giovane. ed è ancora oggi un film molto stimolante da vedere.