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LA MAIALINA OLIVIA

Chloe ignorava come Blake ci fosse riuscito ma, quando sua madre la lasciò davanti al parcheggio degli scuolabus il mattino seguente, ogni singola persona che incrociò mentre andava verso l'aula di coordinamento sapeva già della loro imminente scorribanda orgiastica in Catalogna. Era così che doveva averla descritta Blake, a giudicare dalle sopracciglia inarcate e dai sorrisi allusivi.

«Chi credi di essere, Isabel Archer?» aveva chiesto sua madre mentre entravano nel posteggio.

Chloe l'aveva guardata con occhi vacui. Lang l'aveva fissata, incrociando le braccia paffute. «Non hai idea di chi sia, vero? Che cosa vi insegnano lì dentro? Migliore scuola superiore degli Stati Uniti, un corno. Cerca di studiare qualcosa prima di diplomarti.»

Taylor, Courtney, Regan, Matthew, sua sorella Miranda e quattro cheerleader – convinte, per qualche ragione, che Chloe non le disprezzasse – la bloccarono tra l'armadietto e il laboratorio di fisica.

«Quando partite?»

«Avete già comprato i biglietti aerei?»

«Mi fai vedere il passaporto?»

«Lo porti a scuola domani?»

«Com'è il tempo a Barcellona?»

«Il tuo spagnolo è abbastanza buono?»

«Parlano inglese laggiù? Perché, francamente, il tuo spagnolo fa schifo.»

«E Mason non sa una parola» osservò Mackenzie O'Shea. Non c'era ragazza al mondo che Chloe odiasse più di lei, con il suo corpo sinuoso, i codini intrecciati e la bocca piena di gomma da masticare. Una volta, nell'ora di scienze, aveva fatto un palloncino enorme, e quello le era esploso in faccia, coprendole le guance, il mento e persino i capelli. Davanti a tutti. Era stata una giornata fantastica.

«Dove alloggerete?»

«È incredibile che tuo padre ti abbia dato il permesso. Il mio non acconsentirebbe mai, e non è nemmeno il capo della polizia» affermò Mackenzie.

«Potrai bere alcolici?»

«Veramente, faresti meglio a evitarli. Non sei abituata. Altrimenti vomiti come l'altra volta.» Sempre Mackenzie.

«Non guidano contromano?»

«Pensavo che la capitale della Spagna fosse Madrid. Sei sicura di non andare a Madrid? Perché non mi sembra che sia sul mare. Blake dice che visiterete una spiaggia olimpica. Si sbaglia, vero?»

«La seconda cugina di mia zia è stata a Madrid. L'ha trovata polverosa.»

«Non era Madrid, genio, ma Città del Messico.»

«Fa lo stesso. Molto polverosa e affollata.»

«Si può sciare?»

«Accettano i dollari americani?»

«Come si fa a cambiare i dollari in pesos? Oppure sono passati all'euro?»

«Che cos'è un euro?»

«A Blake e Mason non piacerà. Si scottano subito. Soprattutto Mason.» Ancora Mackenzie, cazzo.

Nessuno aspettò le risposte di Chloe.

«Devi essere emozionata» commentò Taylor mentre prendevano posto per la lezione di fisica. «Viaggiare per l'Europa con Mason. È un sogno.»

Chloe udì la voce stridula di Mackenzie dalla fila dietro. «Mason non è un tipo da città. È un calciatore. Uno sciatore. Non sarà soddisfatto.»

«Non dire stupidaggini» la zittì Taylor, risparmiando a Chloe una risposta velenosa. «Secondo te gli atleti non amano viaggiare?»

«Non Mason. Non gli piacciono le empanadas né gli strani cibi spagnoli in generale. Tapas e porcherie del genere. Preferisce hamburger e bistecche.»

«Giuro che la uccido» bisbigliò Taylor.

«Mettiti in fila» sussurrò Chloe. Dopo la lezione implorò Mason di tenere a bada suo fratello, che non riusciva a frenare quella maledetta boccaccia.

«Più facile a dirsi che a farsi.» Lui la baciò e corse via.

«Sei elettrizzata?» fu la prima cosa che le chiese Blake quando si sedettero nell'aula di educazione sanitaria.

«Di cosa stai parlando?»

«Di Barcellona, scema.»

«Ti sembro elettrizzata? L'hai detto ai tuoi?»

«Certo. Non potrebbero essere più entusiasti. Stentano a credere che voi ragazze voleste andare da sole. Papà ha detto che il capo Devine non ve lo avrebbe mai permesso.»

Chloe borbottò qualcosa di inintelligibile.

«Mia madre vuole che vi proteggiamo dai malintenzionati europei» rise Blake.

«Dovevi proprio raccontarlo a tutti?» Chloe era fuori di sé. «Tu e la tua linguaccia. E se i miei me lo proibissero?»

«Sei forte, Haiku.» Le diede un colpetto al braccio mentre apriva il quaderno a spirale. «Non ti eri illusa che tua madre ti comprasse un biglietto aereo per la Spagna, vero? Ti ha dato il permesso di usare lo scuolabus solo all'ultimo anno, e anche ora ti accompagna tutte le mattine. Era improbabile che si fiondasse in un'agenzia viaggi. Devono pensarci su.»

«Sì. E poi diranno di no.»

«Ti vogliono bene. Perché dovrebbero dire di no alla persona che amano di più?»

Blake non sapeva un accidente. Lang si stava preparando a dire quel no. Quando Chloe tornò da scuola, stava preparando una deliziosa torta al limone a mo' di premio di consolazione, se mai poteva essercene uno.

«Per tua informazione, mamma» esordì Chloe dopo essersi documentata superficialmente sul monumentale romanzo di Henry James e aver riflettuto sulla risposta per tutto il giorno, «Isabel Archer eredita una fortuna, cosa che a me non succederà di certo. Hai paura che un europeo squattrinato mi seduca per mettere le mani sui miei cinquecento dollari?»

«È questa la tua fantasia? Essere desiderata da uomini pericolosi per i tuoi miseri risparmi?»

«Certo che no!» Chloe stava con Mason, il ragazzo più carino dell'Academy.

«Allora perché l'hai detto in tono così malinconico?»

«Non sono Isabel Archer. Vuoi sapere chi sono? La maialina Olivia. Ha un dipinto delle ballerine di Degas sulla parete, ma non sarà mai Degas né una ballerina, giusto?»

«Così ora saresti una maialina che sogna di fare la ballerina?» Lang le fece scivolare davanti un piatto con una fetta di torta. «Che cosa stai facendo? Riponendo tutte le tue aspettative in un castello in aria? Pensi di poter viaggiare in treno dalla Spagna alla Francia senza sapere quale sarà la prossima destinazione, nella fervida speranza di scoprire la risposta al più profondo degli interrogativi umani?»

«Sarebbe a dire?»

«Chi sei, naturalmente.»

Era mai esistita una madre più puntigliosa ed esasperante?

Hannah era fuori. Mason era agli allenamenti. Blake stava aiutando il signor Leary con la sega a nastro. Così Chloe scribacchiò qualche appunto per una relazione di studi sociali sui diritti delle donne secondo Pearl Buck e innaffiò il giardino.

Con suo stupore, Jimmy rincasò presto.

«Tesoro, io e tua madre non parleremo più di Barcellona. Tu sai come la pensiamo noi e noi sappiamo come la pensi tu. Finché non avremo qualcosa da comunicarti, dichiariamo una tregua e discutiamo d'altro. D'accordo?»

«Dovevi avvisare la mamma. Perché ha blaterato tutto il pomeriggio di Henry James e Huck Finn.»

«Me l'ha detto. È questo il motivo della mia proposta. Ora scusa.» Jimmy la spostò. «Io e tua madre andiamo a fare una passeggiata.»

«Che cosa? Perché?»

«Non è ovvio? Perché abbiamo bisogno di privacy per parlare di te e a casa ci sei sempre tu a origliare.»

Parole più spaventose, seppure pronunciate in tono gentile, non sarebbero potute uscire dalla bocca di quell'uomo burbero e amabile, che posò il distintivo e l'arma di ordinanza sul tavolo dell'ingresso e indossò il parka primaverile. Lang si mise le scarpe di camoscio e un cappellino dei Pittsburgh Pirates che aveva acquistato a una vendita di roba usata, pur non avendo mai sentito nominare i Pirates e credendoli una squadra di football anziché di baseball. Uscirono sottobraccio, lei grassoccia, lui gigantesco, e si diressero verso le colline intorno al lago.

Rimasero fuori un'ora.

A cena chiacchierarono di film, programmi televisivi, della festa di diploma e del college. Era meglio spedire in anticipo gli oggetti pesanti, per esempio il televisore, oppure comprarne uno nuovo laggiù? E un'auto. Non poteva farne a meno. Che ne pensava di un maggiolino usato? Magari rosso? Nemmeno una parola sulla Spagna.

Il pomeriggio seguente, stesso copione. Lang preparò i biscotti all'avena e uvetta, Jimmy rientrò presto e svanirono insieme tra le betulle. Il terzo giorno Chloe fu assalita da una miriade di dubbi. Fino a che punto era importante Barcellona? Perché doveva essere così testarda?

Quale altra destinazione poteva essere più accettabile per i suoi genitori? Aveva letto di Innsbruck, nel cuore delle Alpi, imbiancata dalla neve. Giardini pittoreschi, concerti da camera, meraviglie romane, creme bavaresi. I vestiti, piumino e tutto il resto, sempre addosso, anche a letto.

Puah.

Viveva da sempre in valli innevate, circondate da montagne. Sciava, faceva snowboard, andava in slitta. Pattinava sul lago. Disputava con gli amici partite convulse, quasi violente, di hockey su ghiaccio. Ogni quattro anni lei e Mason fingevano di essere pattinatori olimpici, esibendosi in salti e piroette sulle lastre spesse. In realtà, Chloe e Blake erano pattinatori velocisti e ogni inverno, quando non erano impegnati a pescare, gareggiavano dall'alba al tramonto. Lei aveva più parka che giubbotti di jeans. Conosceva i rimedi contro i geloni. Aveva letto il terrificante Preparare un fuoco di Jack London. Più di una volta.

Perché sarebbe dovuta andare in un posto diverso da Barcellona? Perché mai avrebbe dovuto desiderarlo?