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Geopolitica e geostrategia

Il dramma dei Paesi occidentali è che alle democrazie liberali manca una strategia costante e confondono strategia con tattica.

ALEXANDRE DE MARENCHES

Per capire il significato attuale del termine «geopolitica» non è sufficiente andare a cercare tra le sue tradizionali accezioni. Pur senza ignorarle, è necessario fare un passo avanti e inserirle in modo corretto nell’ambito del vigente contesto mondiale.

Secondo la visione classica, gli avvenimenti politici si potevano capire, interpretare e persino giustificare in base al loro legame con le posizioni geografiche e gli antecedenti storici. Questo punto di vista accetta l’esistenza di una serie di costanti geopolitiche che fanno da cornice, in maniera immutabile e imperitura, al manifestarsi di eventi che si ripetono dai tempi passati al presente.

Senza disdegnare una simile approssimazione, la geopolitica odierna esige una prospettiva più ampia e profonda. L’innegabile fenomeno di globalizzazione e la crescente interdipendenza tra le nazioni hanno fatto sì che la geopolitica sia passata dall’essere unicamente limitata alla terra – il prefisso «geo» la collega a un determinato territorio, a uno spazio fisico concreto – a riferirsi alla Terra, intesa come l’intero globo terracqueo. Di conseguenza, persino le nazioni più piccole sono costrette a stabilire la propria strategia geopolitica, perché quasi tutto ciò che accade nel resto del mondo può in qualche modo avere delle ripercussioni anche su di loro. Anzi, ormai ne ha addirittura sullo spazio esterno al pianeta: il bisogno di cercare nuove risorse ed energie, o banalmente luoghi in cui sistemare una popolazione in crescita in una superficie terrestre sempre più depauperata, fa sì che la moderna geopolitica si interessi anche alle dimensioni extraterrestri.

D’altro canto, l’espressione «geopolitica» ha assunto un’accezione più dinamica, essendo diventato imprescindibile approfondire non solo lo studio del passato e del presente, ma anche cercare di «prevedere» il futuro. Capendo come si dipaneranno gli eventi nei prossimi anni, saremo in grado di pianificare azioni vantaggiose per i nostri interessi, che devono essere quelli dell’intera umanità.

Nel dizionario della Real Academia Española, le prime due accezioni della parola «politica» offrono spunti piuttosto interessanti. La prima la definisce come «arte, dottrina o opinione riferita al governo degli Stati», la seconda come «attività di quanti gestiscono, o aspirano a gestire, la cosa pubblica», il che si potrebbe tradurre come l’aspirazione a reggere i destini dei propri simili.

Quindi, si potrebbe definire la geopolitica attuale come l’attività svolta allo scopo di influenzare le vicende della scena internazionale, intesa come l’aspirazione a esercitare la propria influenza su scala globale, evitando, al tempo stesso, di lasciarsi condizionare. Si potrebbe persino definire come l’attività svolta da quanti si prefiggono di reggere i destini del mondo (o almeno di una vasta parte di esso), cercando di impedire che altri attori internazionali governino il proprio, in modo che nessuno possa intromettersi nelle decisioni dei primi.

Nonostante questa novità a livello terminologico, la geopolitica resta strettamente legata agli aspetti geografici (quelli meno soggetti a cambiamenti), siano essi elementi concreti, come catene montuose o corsi d’acqua, o relativi alla popolazione che vive in un determinato luogo, passando per le diverse risorse naturali (energetiche, minerarie, idriche, agricole, ittiche e così via). Non bisogna però dimenticare che la geopolitica agisce anche su fattori meno tangibili, ma non per questo meno importanti, quali sono l’economia e le finanze.

E proprio per abbracciare uno spettro così ampio, la neonata geografia politica è allo stesso tempo generatrice delle altre politiche nazionali, che racchiude in sé. Poco, o meglio quasi nulla, di ciò che accade in un Paese è completamente svincolato dalla situazione internazionale, dalle tendenze mondiali dominanti e dai rischi comuni. In un simile panorama su scala planetaria, dove la complessità e la confusione non fanno che aumentare, per chi prende decisioni a carattere geopolitico diventa sempre più imprescindibile avere a disposizione informazioni precise in modo da comprendere il più possibile le prospettive future.

All’interno del processo di determinazione delle direttrici geopolitiche (il «cosa»), si devono in primo luogo definire i bisogni e gli interessi dello Stato (i «perché»). Saranno poi elaborate le strategie pertinenti, trasformate in geostrategie, ovvero i procedimenti, le azioni e i mezzi che servono per soddisfare i fini geopolitici (il «come» e il «con cosa»). In altre parole, la geostrategia è l’elaborazione e la messa in atto delle linee d’azione per raggiungere gli obiettivi indicati dalla geopolitica.