Pizza wi-fi

Montò in macchina e partì, cercando di guidare con calma. Era emozionato, e si mordeva le labbra. Doveva arrivare dalla parte opposta della città, e a quell’ora c’era sempre un gran traffico. Comunque non aveva fretta. Aveva tutto il tempo di pensare, di prepararsi a quella cena. Era solo una pizza, ma per lui era molto importante. Sentì il suono di un messaggio e afferrò lo smartphone per controllare, con la paura che ci fossero cambiamenti di programma. Era solo un amico che gli mandava una stupida e volgare barzelletta sulle donne. Guidando con una mano cominciò a rispondere, e per poco non andò a sbattere contro un furgone. Gli sfuggì una mezza bestemmia e gettò il telefono sul sedile. Ci mancava addirittura che facesse un incidente, porca miseria. Ma appena si fermò a un semaforo rosso, riprese il telefono e cercò di finire il messaggio. Quando sentì urlare un paio di clacson alzò lo sguardo. Era già verde, e partì facendo stridere le gomme. Una lettera per volta riuscì finalmente a finire quel messaggio, più stupido della barzelletta. Non aveva l’umore giusto per scherzare, ma non voleva rinunciare a quel botta e risposta. Già che c’era controllò la posta, e tra spam e amici vide la mail di una donna che aveva conosciuto da poco, una che gli piaceva parecchio. Era un messaggio apparentemente normale, eppure carico di allusioni. Ma non era certo quello il momento di risponderle. Adesso doveva pensare alla pizza. Una pizza importantissima. Non vedeva suo figlio da più di un anno, e durante quel tempo infinito non aveva nemmeno potuto sentirlo al telefono. Aveva lasciato Giacomo in prima media, e adesso lo ritrovava in seconda. A quell’età i bambini crescono in fretta, da un mese all’altro si allungano, si allargano, cambiano faccia e carattere. Anche per quello si sentiva emozionato. Chissà com’era adesso, Giacomo. Di quanti centimetri era cresciuto? Era rimasto bambino o si era fatto un ometto? Si vestiva sempre come prima? Si era tagliato i capelli?

Lungo il viale la coda era infinita, e mentre avanzava a passo d’uomo continuava a pensare, a ricordare, a mettere insieme i pezzi di mille ricordi. La separazione era stata dolorosa, ma in fin dei conti era meglio così. Con sua moglie era finita da un pezzo. Solo i primi due o tre anni erano stati belli, sorretti dal sesso e da una bella complicità. Poi era cominciata una sorta di competizione. Alle cene con gli amici si davano addosso, a volte ferocemente. A casa combattevano per piccole cose che volevano far sembrare grandi, e ogni litigio lasciava una dose di rancore, una specie di veleno che non erano capaci di smaltire… E poi… amanti… alcol… depressione… psicofarmaci… Mettersi insieme era facile, ma separarsi poteva diventare un’impresa. Il giudice non era stato troppo morbido con lui, per via della sua scarsa «affidabilità», e forse anche per colpa di qualche urlo di troppo. Gli aveva proibito di vedere e di sentire suo figlio «finché non fossero sopraggiunte condizioni diverse», accidenti a lui…

Ma non era a quelle cose che voleva pensare, adesso. Finalmente le condizioni diverse erano sopraggiunte. E la pizza con suo figlio era molto più importante di tutto il resto. Doveva ancora scegliere dove portare a cena Giacomo, ma passando in rassegna le varie pizzerie che conosceva le scartava una dopo l’altra. Troppi ricordi. Voleva andare in un posto nuovo, vergine. Prese di nuovo il suo telefono touch, cercò fra le applicazioni, aprì Aroundme e scrisse «pizzeria». Venne fuori una lista infinita. Mentre guidava era troppo complicato scegliere. Be’, avrebbe deciso dopo insieme a suo figlio, girovagando per le strade e divertendosi a giocare con lui... O forse era meglio se decideva adesso. Dopo quel lungo distacco voleva fare vedere a suo figlio che aveva le idee chiare, che sapeva fare il «padre». Sua moglie, per anni, non aveva fatto che ripetere quanto lui fosse indeciso, incapace di prendere in mano le situazioni. Non voleva che Giacomo si convincesse che sua madre aveva ragione. Alla fine gli venne in mente la pizzeria Da Omero, poco fuori città. Ci era passato davanti migliaia di volte, ma non ci era mai entrato. Perfetto. Sarebbero andati da Omero. Ciao Giacomo, stasera ti porto a mangiare la pizza da Omero, avrebbe detto lui. Sì, la pizza, evviva!, avrebbe detto Giacomo. Sarebbe stato bello vedere suo figlio buttarsi affamato sulla pizza al prosciutto, la sua preferita.

Quando imboccò la strada dove aveva vissuto dieci anni, sentì battere il cuore più svelto. Era solo per Giacomo, per la pizza… La prima pizza da soli, dopo più di un anno che non si vedevano e non si sentivano. Non lo avrebbe mai immaginato: era più emozionante di un primo appuntamento con una donna. Si fermò di fronte alla sua vecchia casa, un palazzo moderno ma non troppo brutto. Suonò il campanello e alzò gli occhi sul terrazzo del secondo piano, aspettando di vedere Giacomo che si affacciava per salutarlo. Ma non si affacciò nessuno. Sentì al citofono la voce della donna che aveva amato e che stava per diventare la sua ex moglie.

«Non tornare troppo tardi e non fargli bere la birra.»

«Agli ordini, mein general» disse lui, ma lei riattaccò senza raccogliere lo scherzo e fece scattare la serratura del portone. Lui ebbe la tentazione di suonare di nuovo per dirle che era una strega, ma pensando a suo figlio sgomberò il campo dalle stupidaggini. Ecco, tra qualche secondo avrebbe rivisto Giacomo. Doveva abbracciarlo? Baciarlo? O stringergli la mano come si fa tra uomini?

Si aprì il portone e apparve Giacomo. Era più alto di qualche centimetro, ma per il resto era uguale a come l’aveva visto l’ultima volta. Aveva solo i capelli un po’ più lunghi.

«Ciao, bello.» Gli porse la mano, ma suo figlio la ignorò e alzò le spalle.

«Che si fa?» chiese, senza troppo entusiasmo.

«Ti porto a mangiare la pizza» disse lui, cercando di fargli una carezza sulla testa. Giacomo si scostò appena, giusto per non farsi toccare.

«La pizza dove?»

«Da Omero, subito fuori città…»

«C’è il wi-fi?»

«Che?»

«C’è il wi-fi?» chiese di nuovo Giacomo.

«Che ne so» disse lui, scuotendo il capo. Salirono in macchina e partirono.

«Allora, come stai?» chiese a suo figlio. Ma Giacomo non aveva voglia di parlare. Sfilò di tasca un telefono enorme e si mise a digitare a velocità supersonica con i due pollici.

Alla pizzeria c’era il wi-fi. Senza nemmeno alzare gli occhi dal telefono, Giacomo ordinò un calzone farcito e continuò a muovere i pollici sullo schermo. Le pizze arrivarono in pochi minuti, ma lui continuò a chattare.

«Ti si fredda il calzone» disse suo padre. Nessuna risposta.

«Giacomo… Si fredda…» Nulla. Nessuna risposta.

«Dai, non possiamo mangiare tranquilli?» Nessun segno da parte di Giacomo.

«Ehi, non puoi parlarci dopo con i tuoi amici?» Stufo di aspettare, allungò una mano per provare a togliergli il telefono, e a quel punto Giacomo si rivoltò.

«O babbo! C’hai dei problemi? Eh? C’hai dei problemi?» ringhiò, e si rimise a chattare.