Epilogo

La crisi del terremoto del 2010 e la Rivoluzione haitiana

Ironia della sorte, proprio nel momento in cui la Rivoluzione haitiana cominciava a riacquistare visibilità nella coscienza moderna, un’immane catastrofe ha di colpo puntato sul paese i riflettori dell’intero pianeta. Il 12 gennaio 2010 un disastroso terremoto ha colpito la capitale Port-au-Prince uccidendo secondo le stime 130 000 persone e provocando gravi danni a edifici, strade e altre infrastrutture. Il periodo successivo al disastro ha messo spietatamente in luce la fragilità del sistema politico e del governo haitiano, dimostratosi incapace di affrontare l’emergenza in maniera efficace. Dopo la catastrofe sono affluiti aiuti dall’intero pianeta, ma questa manifesta dipendenza di Haiti dagli altri paesi ha alimentato seri dubbi circa la sua effettiva capacità di mantenere l’indipendenza conquistata nel 1804. Dopo il terremoto le vittime piú indigenti del «goudougoudou» – termine creolo coniato per indicare il boato sordo del terremoto – hanno dovuto lottare per ricostruire le loro esistenze spezzate, mentre il fossato esistente tra l’élite dominante e la popolazione, uno dei lasciti piú pesanti della passata storia del paese, si è allargato a dismisura. Alcuni haitiani hanno sperato che il trauma del gennaio 2010 potesse generare una nuova unità di intenti nel paese, permettendo a quest’ultimo di realizzare per davvero quell’aspirazione a una vita migliore che aveva mosso i loro antenati nel periodo rivoluzionario, e portando altresí gli altri paesi a riconoscere finalmente il bisogno di cambiare quegli accordi iniqui che hanno cosí spesso prosciugato le risorse del paese. Altri hanno invece temuto che Haiti fosse irrimediabilmente condannata a una piú grande miseria e a vedere partire all’estero, in cerca di migliori opportunità, i suoi concittadini piú capaci e istruiti.

Nel momento in cui termino questo libro (2012), i bisogni di Haiti sono cosí pressanti che studiare quel che vi accadde duecento anni fa potrebbe sembrare un modo per sviare l’attenzione dei lettori dai reali problemi del paese. Attualmente Haiti si sta sforzando di ricostruire le centinaia di scuole abbattute dal terremoto, e gli studenti, a differenza di quelli degli altri paesi, non hanno l’opportunità né il tempo per dedicarsi alle vicende della Rivoluzione haitiana. La mia personale risposta al terremoto è consistita – oltre a donare una somma in denaro – nell’istituire un corso su «Haiti nel mondo moderno» all’Università del Kentucky, con l’obiettivo di offrire agli studenti degli strumenti per capire qualcosa in piú dell’odierna Haiti e della sua gente. L’idea è che essi possano disporre di una sensibilità culturale sul tema, qualora decidano di impegnarsi in prima persona nella ricostruzione haitiana, o perlomeno di una maggiore coscienza, nel caso in cui restino negli Stati Uniti, del modo in cui la politica americana influenza il loro vicino. In tal senso mi preme sottolineare due aspetti: in primo luogo, la cultura haitiana esercita una vivace presenza nel mondo di oggi; in secondo luogo, l’intera esperienza di questo paese e della sua gente non può essere ridotta alle strazianti storie delle vittime del terremoto, che pure fanno indiscutibilmente parte della vita reale di Haiti.

In ogni caso la storia della Rivoluzione non gioca un ruolo marginale negli attuali tentativi di Haiti di risollevarsi dalla catastrofe del terremoto. Da sempre i popoli hanno tratto ispirazione dai momenti del passato in cui i loro antenati si sono uniti per far fronte a sfide colossali. Ebbene le sfide odierne di Haiti sono gigantesche, ma non meno importanti di quelle affrontate dagli insorti dell’agosto 1791, che si ribellarono contro un sistema in cui schiavitú coloniale e razzismo si coniugavano con estrema efficacia. Spesso gli haitiani hanno fatto fatica a trovare una leadership solida per il loro paese, ma pensiamo solo al 1791: chi poteva immaginare quanto talento avrebbe dimostrato l’ex schiavo di modeste origini e proprietario mancato Toussaint Bréda? Oggi ad Haiti le divisioni politiche rappresentano senza alcun dubbio un problema sconfortante, ma le divisioni del presente non sono certo piú gravi di quelle esistenti all’epoca tra i vari gruppi dell’isola, i quali riuscirono infine ad allearsi e a raggiungere l’indipendenza. Per uscire dalla crisi che attanaglia il paese, gli haitiani dovranno attingere a tutte le risorse di cui dispongono, e la memoria della lotta per l’indipendenza è una di queste.

D’altro canto è importante anche per noi, che viviamo altrove, capire la Rivoluzione haitiana e il significato da essa rivestito. In questo libro ho voluto evitare di fare una ricostruzione dell’insurrezione haitiana puramente celebrativa; il mio auspicio è che i lettori possano cogliere l’enorme conquista a cui giunsero i rivoluzionari haitiani. Come ha scritto Laurent Dubois, uno dei maggiori studiosi contemporanei del tema, il movimento haitiano «ebbe un ruolo centrale nell’abbattimento della schiavitú nelle Americhe e per questo rappresenta un momento cruciale della storia della democrazia, che ha aperto la strada alle lotte per i diritti umani nel resto del pianeta»1. Non dimentichiamo che l’insurrezione haitiana fu l’unica rivolta di schiavi della storia andata a buon fine: possiamo dunque farci un’idea di quali ostacoli dovettero superare Boukman, Toussaint e Dessalines, insieme alle migliaia di uomini e donne che parteciparono alla rivoluzione. La storia di tale rivoluzione è altresí un sobrio richiamo per quanti pensano che la civiltà europea e occidentale rappresenti l’unica fonte degli ideali moderni di libertà e uguaglianza. I leader rivoluzionari statunitensi e francesi che formularono in maniera cosí feconda tali ideali furono pronti a battersi fino alla morte per mantenere la schiavitú dei neri nel mondo atlantico. Fu la Costituzione haitiana di Toussaint Louverture del 1801, e non quella degli Stati Uniti o della Francia rivoluzionaria, ad affermare per la prima volta che «non possono esservi schiavi in questo territorio; in esso la servitú è abolita per sempre». Se il riconoscimento dell’uguale valore di tutti gli esseri umani deve davvero fondare un sistema di valori universale e accettato in tutto il mondo, allora bisogna riconoscere che la primissima articolazione di questo principio scaturí dalle lotte portate avanti dagli insorti di origine africana della colonia francese di Saint-Domingue.

Mentre però gli studiosi di altri paesi attribuiscono alla Rivoluzione haitiana un ruolo sempre piú centrale nello sviluppo della modernità, gli storici haitiani mantengono un deciso riserbo in tal senso. Da una parte riconoscono che la rivoluzione ha permesso di abbattere la schiavitú, dall’altra intravedono nella nascita dello «Stato louverturiano» altresí l’affermarsi di uno stile di governo autoritario che influenza ancora oggi la politica haitiana. Nel 2009 gli studiosi haitiani Michel Hector e Laënnec Hurbon hanno criticato la tendenza degli odierni politici di Haiti a estrapolare dal «glorioso passato» della rivoluzione «un culto della violenza e una modalità di governo dispotica, contrassegnata dallo sfoggio della forza e dall’esecuzione sommaria degli oppositori»2. Il punto di vista di Hector e Hurbon non è certo universalmente condiviso, come dimostrano i contributi a un’opera riccamente illustrata, pubblicata nel 2006 e intitolata Revolutionary Freedoms: A History of Survival, Strenght and Imagination in Haiti (Libertà rivoluzionarie: una storia della sopravvivenza, della resistenza e dell’immaginazione ad Haiti)3. In ogni caso Hector e Hurbon ci ricordano che il significato del movimento haitiano, insieme a quello di tante altre rivoluzioni, non può essere ridotto a un semplice slogan. Proprio come gli eredi delle rivoluzioni americane e francesi, anche gli haitiani – insieme a tutti coloro che sono vicini alle loro lotte – devono riflettere su un lascito estremamente problematico.

1. Laurent Dubois, Avengers of the New World: The Story of the Haitian Revolution, Belknap, Cambridge (Mass.) 2004, p. 7.

2. Michel Hector e Laënnec Hurbon, Introduction: Les Fondations, in Michel Hector e Laënnec Hurbon (a cura di), Genèse de l’État haïtien (1804-1859), Éditions de la Maison des sciences de l’homme, Paris 2009, pp. 22. Altri contributi haitiani sulla storia dell’epoca rivoluzionaria sono stati pubblicati in Michel Hector (a cura di), La Révolution française et Haïti: Filiations, Ruptures, Nouvelles Dimensions, 2 voll., Société Haïtienne d’histoire et de géographie et Éditions Henri Deschamps, Port-au-Prince 1995, e Laënnec Hurbon (a cura di), L’Insurrection des esclaves de Saint-Domingue (22-23 août 1791). Actes de la table ronde internationale de Port-au-Prince (8 au 10 décembre 1997), Karthala, Paris 2000.

3. Cécile Accilien, Jessica Adams, Elmide Méléance (a cura di), Revolutionary Freedoms: A History of Survival, Strength and Imagination in Haiti, Caribbean Studies Press, Coconut Beach (Fla.) 2006.