Rientrati in caserma, Fenoglio andò di nuovo ad aprire il fascicolo. Montemurro lo guardò prendere degli appunti su un blocchetto, rimanendo in piedi. Stava ancora scrivendo quando arrivò il brigadiere Grandolfo.

– C’è stata l’udienza, – disse tenendo in mano un paio di fogli.

– Che ha fatto Fornelli, ha risposto al giudice?

– No, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Questo è il provvedimento del giudice: convalida del fermo e ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Fenoglio prese le carte che il brigadiere gli stava porgendo.

– Chi ha nominato come difensore?

– Non ha fatto lui la nomina, sono stati i familiari. Un avvocato giovane, non l’avevo mai sentito. Guerrieri, mi pare si chiami.

Il maresciallo si sedette e lesse l’ordinanza. Il giudice si era, in pratica, limitato a ricopiare il contenuto del verbale di fermo, precisando che

per la particolare efferatezza del crimine (già del tutto provato all’esito della brillante investigazione condotta dai carabinieri del nucleo operativo) possono ritenersi sussistenti tutte le esigenze cautelari di cui all’articolo 274 codice di procedura penale e in particolare:

– rischio di inquinamento delle prove poiché la propensione criminale del Fornelli lascia ragionevolmente supporre che, se libero da vincoli, si attiverebbe per intimidire la testimone chiave e per indurla a ritrattare;

– pericolo di fuga per via della consistenza della pena che sicuramente verrà irrogata all’esito del dibattimento e che costituisce incentivo a sottrarsi alla sanzione;

– rischio di reiterazione di reati della stessa indole (violenza sulla persona e uso di armi) agevolmente desumibili dalla determinazione e spregiudicatezza con cui l’omicidio oggetto di procedimento è stato commesso.

Fenoglio lo conosceva l’avvocato nominato dal padre di Fornelli. Era poco piú che un ragazzo e aveva cominciato la professione da pochi anni. Una volta si erano incontrati in tribunale e avevano chiacchierato di libri, entrambi stupiti del fatto che l’altro amasse leggere. Gli venne in mente che Guerrieri gli aveva consigliato un libro, Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta. Ci aveva trovato una frase che lo aveva colpito moltissimo: «Alcune cose ci sfuggono perché sono cosí impercettibili che le trascuriamo. Ma altre non le vediamo proprio perché sono enormi». Sentí il bisogno di uscire.

– Ci vediamo domani, – disse infilandosi l’impermeabile.

Montemurro rimase lí a chiedersi cosa fosse successo.

La corta giornata di tardo autunno volgeva all’oscurità. Il cielo e le nuvole residue, dopo la pioggia, sviluppavano varie tonalità del blu e dell’indaco. Il mare era già scuro e nondimeno aveva qualcosa di rassicurante.

Fenoglio si diresse con decisione verso nord. Girò a sinistra all’altezza del cinema Santalucia e puntò verso il centro. Raggiunse il teatro Petruzzelli, lo superò, arrivò in via Putignani e la percorse fino a via Sparano, che cominciava ad affollarsi per il passeggio e lo shopping del venerdí pomeriggio. A quel punto rallentò il ritmo della camminata, interruppe l’apnea dei pensieri nella quale si era immerso da quando era uscito e si guardò attorno.

Tra le grandi fioriere, nella strada chiusa al traffico, scorreva un flusso ininterrotto di gente. Ragazzi in bomber, cinte con fibbie vistose, pantaloni che lasciavano vedere i calzini, capelli pieni di gel profumati alla mela; ragazze con grandi cerchi alle orecchie, jeans verdi, scarpe da ginnastica, borse a secchiello. Odori di chewing gum alla menta, deodoranti di ogni tipo. Signore con acconciature cotonate, molto oro addosso, profumi costosi. Uomini con cappotti di cammello dalle spalle larghe e geometriche, sciarpe con disegni cachemire, profumi costosi.

Fenoglio solcava la folla e come al solito, in quelle situazioni, aveva l’impressione di nuotare in un acquario, fra entità diverse da lui che osservava ma che non era capace di comprendere fino in fondo.

Era quasi arrivato all’angolo di via Piccinni, davanti alla Rinascente, quando sentí un odore che lo fece sobbalzare. Un profumo, in realtà. Si voltò quasi di scatto, gli era appena passata accanto una signora. Era sola e camminava piuttosto rapida, come se avesse un appuntamento o comunque una meta precisa. Dopo un attimo di esitazione prese a seguirla cercando di accorciare la distanza. Quando fu a un paio di metri da lei avvertí di nuovo il profumo e dopo un isolato, vincendo l’imbarazzo, decise di fermarla.

– Signora, buonasera, e mi scusi. Sono un maresciallo dei carabinieri, ho bisogno di farle una domanda che le sembrerà strana, ma è per un’indagine delicata in corso.

Sul viso della donna si disegnò un’espressione quantomeno perplessa. Doveva avere una quarantina d’anni, non era né bella né brutta, aveva addosso abiti che – pensò Fenoglio – sua moglie non avrebbe mai potuto permettersi.

– Lei è un carabiniere? – chiese, esagerando l’altezza del suono dell’ultima sillaba.

– Sí, scusi, ecco il mio documento. Mi occorre solo sapere, per un’indagine, ripeto, il nome del suo profumo.

– Il mio profumo? – stesso innalzamento stupefatto della voce prima del punto di domanda. Fenoglio si rese conto che doveva fornire qualche spiegazione, per evitare che la donna, non irragionevolmente, pensasse che era pazzo.

– Sí, signora, è un profumo che ho percepito, – Percepito? Ma come parlo? – sul luogo di un reato. Conoscerne il nome potrebbe essere importante per lo sviluppo delle indagini.

La donna si prese qualche secondo per elaborare l’informazione. Poi dovette decidere che anche se la domanda era bizzarra, non le costava nulla rispondere.

Poison, di Dior.

– Grazie, mi scusi se l’ho importunata. Buonasera.

Senza aspettare che la donna ricambiasse il saluto, Fenoglio corse alla ricerca di una cabina telefonica. Chiamò in ufficio e chiese se Montemurro fosse ancora lí. Un minuto dopo glielo passarono.

– Ascolta, devi trovarmi l’indirizzo della ragazza di Fornelli. Poi prendi una macchina e raggiungimi davanti al Petruzzelli.

– È già qui.

– Chi?

– La ragazza di Fornelli.

Fenoglio rimase in silenzio, a lungo.

– Maresciallo?

– Sí. Perché è lí?

– È arrivata una decina di minuti fa. Dice che vuole parlare con lei, che è urgente. Ho provato a chiamarla a casa, ma sua moglie mi ha detto che non era rientrato…

– Sto arrivando.