27

New York, 1993

«Dev’essere qui da qualche parte».

Sadie girava di qua e di là nel vecchio appartamento alla ricerca del libro perduto.

Nick cominciò a rovistare tra le scatole mentre lei ricontrollava il montacarichi. Non c’era.

«So che l’avevo in mano», disse, «ma francamente dopo che abbiamo sentito che avevano trovato Valentina non ricordo cosa ne abbia fatto. Devo averlo appoggiato da qualche parte, dev’essere qui».

«A meno che…». Nick si voltò e percorse il corridoio che portava alle vecchie camere da letto, controllando le porte una a una. Girò la maniglia dell’ultima e si voltò verso Sadie con espressione sorpresa. «Ora non è più chiusa a chiave. Ma la chiave non l’abbiamo mai ricevuta».

Qualcuno l’aveva aperta. Controllarono la stanza ma non c’erano segni di vita.

«Pensi che Robin sia stata nascosta lì tutto il tempo ad ascoltarmi?». Sadie non attese la risposta di Nick. «In pratica quel maledetto libro gliel’abbiamo trovato noi. Incredibile». Crollò a sedere su una delle scatole, con le lacrime agli occhi. «Sono stata un’idiota».

«No. Eri preoccupata per Valentina, lei era più importante. La famiglia viene prima di tutto. Ricorda che è solo un libro. Valentina è salva ed è questo che conta di più».

Quello era verissimo.

Uscirono insieme dall’appartamento, Sadie persa nei suoi pensieri. «Chi è Robin?», chiese, più che altro a se stessa. «E perché si è impegnata tanto a rovinarmi la vita?»

«Be’, sappiamo che aveva delle informazioni sulla struttura della biblioteca. Possiamo controllare se abbia mai richiesto le planimetrie, vero? Ci sono dei registri delle consultazioni».

«Sì, ci sono», disse Sadie. «Se ogni volta che chiamavo ascoltava le mie conversazioni con Lonnie dal telefono secondario, in sostanza le ho indicato io i pezzi più importanti della mostra. Glieli ho serviti su un piatto d’argento».

«Abbiamo recuperato il diario della Woolf e la prima edizione di Hawthorne. La pagina del First Folio è salva, anche se staccata».

Sadie grugnì di frustrazione. «Quel che mi dà più fastidio è che il Tamerlano è stato qui tutto il tempo, al sicuro, finché non l’ho scoperto e l’ho messo in pericolo. L’ho consegnato io tra le grinfie di Robin».

Nell’ufficio del signor Hooper, la segretaria li informò che l’intero consiglio di amministrazione era riunito nella propria sala e li scortò lì quando spiegarono che si trattava di una questione urgente. La donna entrò per prima e poi fece loro cenno di seguirla.

Trenta facce si girarono a guardarli e il signor Hooper li scrutò con aria severa dal suo posto a capotavola. Sadie non avrebbe potuto trovare un’atmosfera più intimidatoria per riferire l’accaduto. «Mi è stato riferito che stamattina c’è stato un po’ di trambusto», disse il direttore.

Sadie si avvicinò all’altro capo del tavolo, sistemato in modo tale che le sembrava di stare davanti a un serrato plotone d’esecuzione. Nick era accanto a lei e quando balbettava, incerta su come cominciare o cosa dire, interveniva. Gli era molto grata. Insieme informarono il consiglio e il signor Hooper della scomparsa della bambina, dell’identità della presunta ladra di libri, del ritrovamento del frontespizio del First Folio e della scoperta e successiva sparizione del Tamerlano.

«Be’, sono contento che la bambina sia al sicuro», disse il signor Hooper. «È tua parente, Sadie?»

«Sì. È mia nipote e siamo piuttosto certi che la ladra fosse la sua babysitter, una donna di nome Robin Larkin».

«La polizia se ne sta occupando e ci terrà informati», aggiunse Nick. «Lavorerò a stretto contatto con loro, naturalmente».

Il signor Hooper grugnì. «Quindi mi state dicendo che avete trovato un libro raro che manca dal 1914… e l’avete perso di nuovo pochi minuti dopo?»

«Suvvia, Humphrey, non essere così severo».

La persona che aveva parlato era uno dei membri del consiglio che Sadie aveva accompagnato nella visita guidata della biblioteca un paio di mesi addietro: il signor Richard Jones-Ebbing.

«Perché no?»

«Perché sono stati bravissimi a scoprire cosa diamine stesse succedendo qui».

Sadie gli fu riconoscente del sostegno e notò che un paio di membri del consiglio annuivano.

Sapeva che avrebbe dovuto fermarsi lì e andare via. Doveva andare a vedere come stessero Lonnie, LuAnn e Valentina, e Nick probabilmente era impaziente di consultarsi con la polizia, ma non riuscì a trattenersi. «Signore, mi scusi…».

«Sì, Sadie?»

«Suggerirei di trasmettere la notizia che il Tamerlano è stato rubato a tutte le librerie che conosciamo che accettano libri rari, come anche all’Associazione librai antiquari d’America. È necessario che le librerie stiano all’erta e che coloro che potrebbero essere tentati di acquistarlo sappiano che non sarà facile rivenderlo senza attirare l’attenzione. È l’unico modo per ritrovarlo».

«Un momento!», disse il signor Jones-Ebbing, rivolgendosi al consiglio invece che a Sadie. «Dobbiamo lanciare la nostra nuova campagna di finanziamento tra due settimane, in concomitanza con l’inaugurazione della mostra. Sconsiglio vivamente di riferire all’esterno quanto è successo, la stampa farebbe i salti di gioia! Anche perché il libro in questione è stato rubato non una, ma ben due volte. Suggerisco di non parlarne fino a dopo l’annuncio, così potremo assicurarci il sostegno dei donatori più importanti prima che vengano a conoscenza della notizia».

Gli uomini e le donne seduti al tavolo mormoravano e sembravano d’accordo con lui.

«Ne riparleremo dopo», disse il signor Hooper, ma dal suo tono si capiva che non avrebbero dato l’allarme. «Grazie per averci aggiornato».

Sadie, troppo nervosa per stare seduta, camminava avanti e indietro fuori dall’ufficio di Nick mentre lui faceva un paio di telefonate. Era infuriata per la miopia del consiglio. Che senso aveva essere una biblioteca se poi i libri contavano meno degli assegni dei donatori? Nel giro di tre settimane il Tamerlano sarebbe stato in Europa o chissà dove, lontano, perduto di nuovo, stavolta per sempre.

Pensò a quanto si fosse affezionata a tutto ciò che conteneva la Collezione Berg, a come le sarebbe mancata se non le avessero permesso di tornare. Non solo i libri, i manoscritti e le lettere, ma anche i pezzi più curiosi, come le armoniche di Jack Kerouac, i disegni di farfalle di Nabokov, quel maledetto tagliacarte con la zampa di gatto.

Un momento!

Ripensò a una delle ultime volte che aveva visto quel tagliacarte e qualcosa scattò nella sua mente, come una bicicletta che cambiava marcia.

Nick finì di telefonare e uscirono insieme dalla biblioteca.

«Grazie per l’aiuto», disse Sadie. «Sono contenta che tu sia qui oggi».

«Non c’è di che». Sembrava a disagio. «Mi spiace che non ti abbiano ascoltato».

«Non è niente di nuovo». Lo studiò, cercando di capire come presentargli la richiesta successiva. «Se ti chiedessi di fare qualcosa di molto, molto strano, accetteresti? Ho un’idea, ma ho bisogno del tuo aiuto».

«Di che si tratta?».

Sadie guardò la porta girevole. «Oh no, nasconditi!». Lo prese per un braccio e lo trascinò dietro uno dei leoni, dove si accovacciò per terra.

«Che diavolo stai facendo?», chiese Nick.

Lei si rialzò lentamente, guardando la strada, poi gli afferrò il braccio e lo trascinò di nuovo giù per i gradini.

«Seguimi. Adesso».

«Dove stiamo andando?», chiese Nick mentre Sadie quasi lo spingeva con la forza dentro un taxi.

«Segua quel taxi», disse all’autista prima di girarsi verso Nick. «Era una vita che volevo dirlo».

«Perché?»

«Perché lo dicono in tutti i vecchi film».

«No, intendo dire perché vuoi seguire quel taxi nello specifico?»

«Perché c’è dentro Richard Jones-Ebbing».

«Cosa vuoi da lui?»

«Forse ti parrà una follia, ma il modo in cui si è comportato mi è sembrato strano», rispose lei. «È nuovo nel consiglio, eppure interviene come se fosse un pezzo grosso sul non far trapelare la notizia ai giornali».

«Non è questo che dovrebbero fare i membri del consiglio? Preoccuparsi di quel genere di cose?»

«Quando è entrato nel consiglio ho fatto fare a lui e ad altri una visita guidata della biblioteca. Toccava tutto quello che poteva, anche quando gli dicevo di non farlo». Ricordava che aveva fatto scivolare un dito lungo la lama del tagliacarte, come se gli appartenesse. «Come se non riuscisse a trattenersi. Ho il sospetto che sia coinvolto».

«Se lo vedi dal suo punto di vista, il suo ragionamento di tenere segreto il furto era sensato».

«Qui c’è qualcosa che non va, ne sono sicura».

Nick stava per rispondere ma lei lo interruppe. «Fidati di me».

Il taxi parcheggiò davanti a un’elegante dimora di arenaria nella zona est della città, intorno alla Cinquantesima.

«Dev’essere qui che abita», commentò Sadie.

«O forse è qui che si tiene la conferenza annuale degli amanti dei libri rubati».

«Molto spiritoso».

Jones-Ebbing uscì dal taxi, salì i gradini, aprì la porta d’ingresso e scomparve all’interno.

«E adesso che facciamo?», disse Sadie con un sospiro esasperato. «Non possiamo entrare lì come se niente fosse».

Uscirono dall’auto e si sedettero sulla scalinata d’ingresso di un palazzo dal lato opposto della strada, parzialmente nascosti da alcuni bidoni dell’immondizia.

Davanti a loro apparve una donna che camminava in fretta, a testa bassa. Aveva lunghi capelli castani e un cappellino da baseball. Anche così, Sadie la riconobbe immediatamente. «Tombola! È Robin!».

«Lonnie ha detto che è bionda con i capelli corti».

«È una parrucca. L’altezza è quella giusta e, dai, chi andrebbe in giro in una giornata nuvolosa come questa con enormi occhiali da sole e un cappellino da baseball?»

«Le stelle del cinema?»

«No. I ladri di libri. Ma questo non spiega come abbia fatto a superare i controlli di sicurezza con il libro addosso. Le avrebbero controllato la borsa. Come ha fatto a uscire?». Sadie trattenne il fiato e riprese a respirare solo quando la donna salì i gradini del palazzo di Jones-Ebbing.

«Doppia tombola», commentò Nick.

La porta si aprì e Sadie intravide il profilo dell’uomo mentre la faceva entrare.

«Dobbiamo andare in quella casa». Sadie sapeva che non era fattibile né tantomeno legale, però… «Che facciamo adesso?».

Nick si alzò. «Alla buon’ora, per una volta sono puntuali».

Due auto della polizia sfilarono davanti a loro, rapide e senza sirene.

«Che? Quelli sono i nostri rinforzi?». Sadie si voltò verso Nick. «Hai avuto il mio stesso sospetto?»

«Certo. Prima, in biblioteca, Jones-Ebbing sudava e si agitava, segno inconfondibile che stava mentendo, si capiva benissimo. Negli ultimi tempi, infatti, le nostre indagini si erano concentrate anche su di lui».

«È questo che stavi facendo prima, con quelle telefonate?». Sadie non aspettò la risposta. «E allora perché hai fatto il finto tonto prima?»

«Per vedere che faccia avresti fatto ora», rispose lui con un sorrisetto. «E comunque tu non mi lasciavi parlare».

Incontrarono gli agenti ai piedi della scalinata del palazzo e lasciarono andare avanti loro. Jones-Ebbing aprì la porta e, balbettando per la confusione, tentò di protestare mentre lo spintonavano per entrare. In fondo al corridoio Sadie vide una sagoma che correva verso il retro della casa. «È Robin!».

Uno dei poliziotti le corse dietro mentre l’altro rimase con loro.

Jones-Ebbing crollò sul divano, fissando il Tamerlano posato sul tavolino da caffè di fronte a lui. Nick lo raccolse e lo consegnò a Sadie. «E stavolta cerchiamo di non perderlo, per piacere».

Lei stava per rispondergli quando vide che conducevano una Robin scalciante, urlante e senza parrucca a un’auto della polizia.

Quell’imbrogliona, quella ladra non poteva essere la stessa donna che l’aveva consolata nell’appartamento di Lonnie dopo la morte di sua madre. Che si era presa tanta cura di Valentina. Sembrava impossibile.

«Grazie a Dio l’avete presa, è una criminale». Jones-Ebbing si alzò in piedi. «Posso offrirvi un caffè o qualcosa di più forte? A me un drink non dispiacerebbe». Che sfacciataggine aveva costui! «No, grazie, dobbiamo discutere di faccende più importanti», disse Sadie.

«Le assicuro che non avevo idea di chi fosse», disse Jones-Ebbing. «Quella donna si è presentata alla mia porta, mi ha mostrato il libro e ha chiesto se volessi comprarlo. Ho finto di essere interessato per poterlo recuperare per conto della biblioteca, poi siete arrivati voi. Ben fatto! Ottimo lavoro di squadra!».

«È così che è andata?», chiese Nick.

«Certo. Stavo aspettando che se ne andasse per chiamare il signor Hooper e dargli la buona notizia».

«È nel consiglio di amministrazione della biblioteca. Perché quella donna avrebbe dovuto rivolgersi a lei?». Sadie voleva continuare a farlo parlare, vedere se riusciva a metterlo all’angolo.

«Perché nel mondo dei libri rari sono piuttosto famoso, naturalmente».

«E cosa succederebbe se controllassimo la sua collezione privata?», disse Nick indicando gli scaffali colmi di volumi. «Mi domando cos’altro potremmo trovare».

«Siete liberissimi di controllare».

«Potremmo anche mostrare una foto del signor Jones-Ebbing al proprietario di J&M Books», suggerì Sadie. «Sono certa che muoia dalla voglia di vendere qualcun altro per salvarsi».

A quell’affermazione parve quasi che Jones-Ebbing si sgonfiasse. Si accasciò nuovamente sul divano con la testa tra le mani. «È stata lei ad avvicinarmi, lo giuro».

Nick fece cenno a Sadie e al poliziotto di stare in disparte e di lasciargli condurre l’interrogatorio. «Robin è venuta da lei con l’idea di rubare i libri? C’è una certa differenza, sa, se non è stato lei ad avere l’iniziativa».

L’altro annuì, esitante.

«Le ha detto che libri avrebbe preso?».

L’uomo guardò il poliziotto, poi di nuovo Nick. Quando infine parlò, le parole vennero fuori come il piagnucolio di un bambino. «Non sapevo mai cos’avrebbe portato, almeno fino a ieri sera, quando ha detto che avrebbe provato a prendere il Tamerlano, ma io non le ho creduto. Sapevo che era perduto da decenni».

Qualcosa di quella confessione a Sadie non tornava. Era sicura che stesse minimizzando il proprio ruolo nella faccenda.

«E il First Folio?», chiese Nick. «La pagina tagliata?».

Jones-Ebbing impallidì. «Non avrei mai tollerato che si strappasse una pagina. È stato un atto sacrilego».

«E gli altri li ha portati da J&M Books per venderli». Non era una domanda ma un’affermazione.

«Ho dovuto».

«Dovuto?»

«Problemi economici. Stava diventando difficile salvare le apparenze».

Sadie era furiosa per il danno che aveva fatto, per la sua stupidità. Tutto per le apparenze.

Alla stazione di polizia, Robin era seduta su una panca, ammanettata e con un’aria da piccola trovatella con i suoi occhi enormi, ma tutto cambiò quando scorse Sadie. Poco mancò che sputasse per terra mentre si avvicinavano e si trasformò da povera, innocente orfanella a Bonnie Parker in un colpo solo. Davvero notevole.

«Chi sei tu?», chiese Sadie.

«Ti piacerebbe saperlo, eh?».

Nick intervenne. «Basta. Non puoi parlarle ora».

Con riluttanza, Sadie si voltò dall’altra parte.

Una settimana più tardi Nick venne a sapere che il procuratore distrettuale aveva deciso di non procedere contro Robin per rapimento. La donna aveva insistito che Valentina l’avesse seguita in biblioteca a sua insaputa, che lei non l’avesse trattenuta contro il suo volere, una tesi avvalorata dal racconto della bambina. Fu tuttavia accusata di aver messo in pericolo un minore e accettò quel capo d’imputazione in aggiunta a quelli dei furti dei libri. Parte dell’accordo era che spiegasse come li aveva messi a segno.

Sadie si vide con Nick nella sede della sua agenzia nel Grace Building, che dava su Bryant Park dal lato della Quarantaduesima. Un addetto alla reception la indirizzò verso il suo ufficio personale, che offriva una vista splendida sulla biblioteca. «Molto utile», disse lei, sedendosi nel posto che le indicava. «Mi sorprende che tu non avessi un telescopio puntato verso di noi per vedere cosa succedeva attraverso le finestre».

«Non credere che non ci abbia pensato».

«Raccontami tutto quello che Robin ha detto».

«La sua storia familiare è parecchio brutta», disse lui. «È stata abbandonata dai genitori e data in affido nel nord-ovest del Massachusetts. Poi è stata separata da sua sorella. Durante l’adolescenza ha partecipato a un programma che collocava giovani a rischio in imprese locali con impieghi part-time e ha lavorato in una libreria per qualche anno prima di frequentare un centro di formazione professionale».

«Ed è lì che ha scoperto l’esistenza dei libri rari?»

«Così parrebbe. Tuttavia, a un certo punto l’hanno sorpresa a tagliare mappe da atlanti rari con un rasoio, presso la biblioteca di Amherst. Ha detto che aveva bisogno di soldi per pagarsi gli studi e, dato che era il suo primo reato, l’hanno messa in libertà vigilata».

Se soltanto le avessero inflitto una pena più severa allora, avrebbero potuto fermarla molto tempo prima.

«Come ha conosciuto Jones-Ebbing?»

«Si è scoperto che costui ha una casa per le vacanze nell’ovest del Massachusetts ed è lì che sono venuti in contatto. Alla fine hanno cominciato a lavorare insieme, rubando da librerie o aste di patrimoni privati. Erano traffici di basso profilo finché a Jones-Ebbing non è stato offerto di unirsi al consiglio della biblioteca e così hanno preso il pesce grosso».

Nick aveva anche saputo che Robin aveva approcciato di proposito Sadie e Lonnie durante il loro primo incontro al parco giochi, quando Valentina era caduta. Avevano scoperto che le gemelline a cui aveva detto di badare in realtà erano due estranee. Da qualche tempo seguiva Lonnie e Sadie nella speranza di ingraziarseli ed entrare nelle loro vite.

«Quello che però non capisco è il nesso. Perché ha scelto noi?»

«Sapeva che la tua famiglia a un certo punto aveva rubato il Tamerlano, ma non ha voluto dirci come ha ottenuto questa informazione. Sono sicuro che sta proteggendo qualcuno. A ogni modo, ha capito che l’anello mancante eri tu. Una volta assunta come babysitter, ascoltava tutte le conversazioni tra te e tuo fratello grazie al telefono secondario. È così che ha capito che libri prendere e ha avuto l’idea di andare nel vecchio appartamento a cercare il Tamerlano, sperando di trovarlo prima di te».

«Esattamente come faceva a spostarsi all’interno della biblioteca? E a entrare e uscire?»

«Si nascondeva fino all’orario di chiusura in una delle anticamere con scala a chiocciola della Sala di lettura, poi da lì raggiungeva gli scaffali nel seminterrato grazie al montacarichi. Usciva dalla botola della galleria antincendio che sbuca a Bryant Park, sotto alcuni cespugli. Pare che una volta sia persino passato un poliziotto e lei abbia fatto finta di essere una senzatetto che dormiva lì. Lui non ha battuto ciglio».

Incredibile! «Una volta arrivata agli scaffali, come ha fatto a introdursi nella gabbia? Non si può entrare».

«Sollevava il fondo e lo assicurava con una corda elastica, poi ci strisciava sotto».

Era quello il rumore raschiante che Sadie aveva sentito quando si era quasi trovata faccia a faccia con il ladro. La corporatura minuta di Robin aveva giocato a suo favore sia nel montacarichi che per la gabbia.

«Se stavano cercando libri da rivendere, perché ha tagliato una pagina del First Folio? Non ha senso, è una mutilazione e basta».

«Ha detto che quello era per la sua collezione privata. Non ha rivelato il motivo».

Secondo Sadie c’erano troppi dettagli ancora da chiarire, ma alla biblioteca interessava soprattutto sapere come fosse riuscita a compiere quei furti, per poter garantire che non succedesse di nuovo.

Tuttavia, aveva ancora una domanda da fare. La più importante. «I montacarichi. Che quello nella Sala di lettura porti agli scaffali è ovvio, ma Robin sapeva abbastanza della biblioteca da riuscire a scapparmi, quella volta, usando il montacarichi nel bagno delle donne al terzo piano, che non è neanche più in uso. Come sapeva della sua esistenza? Come ha fatto a scendere da lì?»

«Ha detto di essere scivolata lungo il condotto, si è pure vantata di quella particolare fuga. Ma come facesse a sapere dei montacarichi», disse Nick scuotendo la testa, «non l’ha detto. Abbiamo insistito, ma non l’ha detto».