SUOR AGNESE E VITTORIO
In piedi sulla cima di una collinetta scrutano avidamente il percorso della ferrovia. Due pastori con qualche pecora smunta. Delle donne che raccolgono erbe selvatiche. Operai che lavorano lungo una strada. Non vedono altro.
Suor Agnese lascia cadere la borsa con un gesto di sconforto. Una rabbia incontrollabile le sale a ondate dallo stomaco.
«Ecco cosa succede a dare un’istruzione militare ai bambini. Li vestite da soldato, li fate marciare, gli mettete in mano un fucile di legno e poi vi meravigliate se pensano di essere in grado di salvare un loro amico!».
Vittorio la guarda incredulo.
«Certo, è colpa mia, ovvio!» sbotta. «Strano però, la vostra Vanda non è stata vestita da soldato eppure anche lei pensa di essere in grado di salvare il fidanzatino! Chissà, magari la colpa sarà del lavaggio di cervello che le avete fatto voi, con tutte quelle storie sui martiri e su quanto sia nobile morire per una giusta causa!».
Suor Agnese si rimette in marcia borbottando.
«Vanda non ha nessun fidanzatino».
Le fitte alla gamba tormentano Vittorio, sa che dovrebbe riposare ma l’orgoglio gli impone di tenere il passo di quella suora petulante. Riprende a camminare sbuffando alle sue spalle e intanto rimugina: turni di tre ore di marcia non sono alla portata di un bambino, e se anche lo fossero avrebbero dovuto già raggiungerli. Forse sono stati segnalati da un macchinista e recuperati dalla polizia, impossibile saperlo finché non raggiungeranno un’altra stazione. O forse è successo qualcosa di grave. Rapiti, morti. Con lo sguardo nel vuoto, pensa che in sei mesi al fronte non ha mai sparato su un nemico, solo fuoco di sbarramento, può aver colpito qualcuno, che magari sarà stato fratello di qualcun altro, certo, ma non di proposito! E non se lo merita un fratello morto! Nemmeno rapito!
Le speculazioni sugli equilibri dell’universo lo tengono occupato finché insieme ad Agnese non raggiunge un contadino che sta dissodando la terra con la vanga. C’è ostilità nei gesti di quell’uomo. Come se infierisse sulle zolle con una baionetta. Davanti alla suora però si toglie il cappello e sorride cordialmente.
«Avete visto dei bambini che camminavano lungo i binari?» gli chiede Agnese.
Il contadino scuote la testa.
«No, nissuno da stamattina. A parte li pastori».
«Non è possibile» dice Vittorio.
«Possono aver marciato più di quanto credete. Vanda è una bambina molto robusta».
Il contadino volge lo sguardo ai binari come se stesse inseguendo un ricordo.
«’Na bambina molto robusta l’ho vista» dice. «E si me ricordo bene con lei ce stavano pure altri due marmocchi. Uno vestito da coso, da balilla, l’altro invece pareva normale».
Vittorio squadra l’uomo, cerca un cenno di scherno nel suo sguardo. Suor Agnese non ha tempo da perdere.
«Dove li avete visti? Camminavano lungo i binari?».
«Nun camminavano. Erano su un treno merci».
Agnese sente il bisogno di sorreggersi ma detesta troppo Vittorio per cercare il suo braccio.
«Stavano bene?» chiede con voce incerta.
«Me pare de sì. Se tenevano per mano e contavano. Come si volessero saltà giù».
Ora sì, il braccio di Vittorio le va bene. Ci si aggrappa con le unghie.
«Li avete visti saltare?».
«No. Era buio pesto. Ho urlato che era ’n gioco pericoloso ma poi non l’ho più visti. Ho sentito solo gridare: me ne frego».
«Quanto tempo fa li avete visti?» chiede Vittorio.
«L’ora nun me la ricordo con precisione. Ero annato in paese per la festa del patrono e, sapete no?, chi te invita de qua chi te invita de là, sò tornato che saranno state le tre de notte, forse».
Vittorio e suor Agnese riprendono subito la marcia per non cedere alla disperazione. I bambini sono via da giorni e le uniche informazioni che hanno sono di un contadino alcolizzato. Il suo racconto però spiega molte cose, pensa Vittorio.
«Ecco perché non li abbiamo ancora raggiunti e perché non sono riuscito a trovare tracce».
Entrambi si perdono in nuovi calcoli. I bambini hanno un giorno di vantaggio. Un solo giorno se sono riusciti a saltare subito dopo l’avvistamento del contadino, altrimenti un giorno più le ore passate a bordo moltiplicate per la velocità del treno. Calcoli inutili. Presto i due arrivano alla conclusione che possono essere a venti chilometri di distanza come a cento, oppure possono essere morti saltando giù dal vagone.
«Sono tre incoscienti! Non sanno quello che fanno!» dice Vittorio.
«Oh no, lo sanno benissimo. È questo il problema» mormora suor Agnese.