Il romanzo di Flaiano ci riporta al tema della guerra: ma la sua è una guerra che non si rivela, nemmeno letterariamente, un serbatoio di storie esemplari da raccontare né di eroismi vitalistici da esaltare. Nel 1947, dopo la terribile esperienza della seconda guerra mondiale, nessuno aveva più voglia di ricordare la campagna d’Abissinia del 1936. Ma nelle pagine di Flaiano quella guerra e quell’Africa subiscono una metamorfosi radicale. Perdono, l’una, i suoi connotati esotici e cromatici più evidenti, l’altra, l’aspetto crudele o eroico che caratterizza in genere un’azione bellica; e acquistano, entrambe, una dimensione simbolica che nega sia la retorica del paesaggio sia l’eccezionalità della situazione. In questo contesto, anche i tratti del protagonista non corrispondono a quelli del modello di eroe positivo allora di moda, bensì riflettono un uomo comune che per una serie di circostanze fortuite si è trovato a vivere una esperienza particolare. Nella figura del giovane ufficiale italiano, come nell’avventura di cui è protagonista, non vi è nulla di eccezionale, anzi all’origine vi è la banalità più assoluta: un mal di denti e un viaggio da compiere alla ricerca di un dentista. Una situazione più gratuita e un personaggio più antieroe di così, quale fantasia di narratore poteva concepirli?
Ai grandi avvenimenti esteriori egli opponeva i travagli interiori senza mitizzarli, ma rendendoli nello stesso tempo emblematici di uno stato di disagio tipico dell’uomo contemporaneo. E così una irrazionale tendenza al male che porta a un esercizio inconscio della violenza, al punto di provocare anche la morte, va intesa non come manifestazione eroica ma, semmai, egoistica: non il beau geste romantico bensì l’atto gratuito anonimo e inutile. In tutto ciò è adombrata l’interpretazione più crudele e spietata della sconfitta dell’uomo sul piano dell’umano.
(dalla Postfazione di Sergio Pautasso)
ENNIO FLAIANO
Nato a Pescara nel 1919 e morto a Roma nel 1972, ha studiato architettura, passando poi al giornalismo e alla critica cinematografica e teatrale. Nel ’47, col romanzo “Tempo di uccidere”, ha vinto il Premio Strega. Dopo anni dedicati al cinema come autore di soggetti e sceneggiature, ha pubblicato due volumi di racconti e di satire: Diario notturno (1956) e Una e una notte (1959). Sono quindi usciti: “Il gioco e il massacro” (1970), che ottenne il Premio Campiello; “Un marziano a Roma e altre farse” (1971) e “Ombre bianche” (1972). Nelle “Opere di Ennio Flaiano” sono stati pubblicati, postumi, “La solitudine del satiro” (1973); “Autobiografia del Blu di Prussia” (1974); “Diario degli errori” (1976); “Lettere d’amore al cinema” (1978); “Un bel giorno di libertà” (1979); “Un giorno a Bombay e altre note di viaggio” (1980); “Lo spettatore addormentato” (1983), e ripubblicate quasi tutte le opere precedenti.
1973 RCS Rizzoli Libri S.p.A., Milano - ISBN 88-17-66351-4 - Prima edizione La Scala: settembre 1989