CAPITOLO 12

Restarmene a letto tranquilla è più difficile, dopo. Vorrei fare qualcosa, saperne di più sul Distretto 13, rendermi utile alla causa per abbattere Capitol City. E invece rimango seduta a far niente, rimpinzandomi di focaccine al formaggio e osservando Peeta che disegna. Haymitch fa un salto ogni tanto per portarmi notizie dalla città, e sono sempre pessime notizie. Altra gente che viene punita o sviene per la fame.

L'inverno sta cominciando a ritirarsi quando il mio piede è quasi guarito. Mia madre mi dà degli esercizi da fare e mi lascia camminare un po' da sola. Una sera, vado a dormire decisa a tornare in città la mattina dopo, ma quando mi sveglio trovo Venia, Octavia e Flavius che mi osservano dall'alto con un gran sorriso.

— Sorpresa! — squittiscono. — Siamo in anticipo!

Dopo che ho preso quella frustata in faccia, Haymitch è riuscito a rimandare la loro visita di parecchi mesi per permettermi di guarire. Non li aspettavo per altre tre settimane. Ma cerco di sembrare molto contenta che sia finalmente giunto il momento del mio servizio fotografico nuziale. Mia madre appende tutti i vestiti perché siano pronti per essere indossati, ma a essere sincera non ne ho mai provato uno.

Una volta terminate le melodrammatiche rimostranze sul degrado della mia bellezza, si rimettono subito all'opera. La loro maggiore preoccupazione è il mio viso, anche se credo che mia madre abbia fatto un lavoro piuttosto notevole con le sue cure. Mi è rimasta soltanto un striscia rosa pallido sullo zigomo. Preferisco raccontare che mi sono tagliata scivolando sul ghiaccio. Poi mi accorgo che ho usato la stessa scusa per il piede, cosa che fra l'altro renderà problematico camminare sui tacchi alti. Ma Flavius, Octavia e Venia non sono persone sospettose, quindi su questo punto mi sento tranquilla.

Visto che devo sembrare perfettamente glabra solo per qualche ora invece che per molte settimane, ottengo che usino il rasoio al posto della ceretta. Devo comunque mettermi a mollo in una vasca di qualcosa che almeno non è troppo ripugnante, e così arriviamo ai capelli e al trucco prima che me ne accorga. Lo staff, come al solito, ha un sacco di notizie che normalmente faccio di tutto per ignorare. Ma poi Octavia fa un commento che attira la mia attenzione. È un'osservazione casuale, riguardo al fatto che non è riuscita a trovare gamberetti per una festa, ma è come se mi tirasse per la manica.

—Perché non sei riuscita a trovare i gamberetti? Sono fuori stagione? — chiedo.

—Oh, Katniss, sono settimane che non riusciamo a trovare né pesce né frutti di mare! — esclama Octavia. — C'è stato un tempo davvero pessimo, nel Distretto 4.

Il mio cervello comincia a ronzare. Niente pesce. Da settimane. Dal Distretto 4. La rabbia del pubblico, a stento contenuta, durante il Tour della Vittoria. E all'improvviso sono assolutamente sicura che il Distretto 4 sia insorto.

Con noncuranza, indago su quali altre privazioni abbia causato loro questa stagione invernale. Non sono abituati a rinunciare a qualcosa, perciò ogni piccolo inconveniente nell'approvvigionamento gli fa effetto. Quando sono pronta per essere vestita, le loro lamentele sulla difficoltà di reperire vari prodotti - dalla polpa di granchio ai chip musicali alle stoffe - mi hanno dato un'idea di quali potrebbero essere i distretti in rivolta. Pesce dal Distretto 4. Gadget elettronici dal Distretto 3. E, naturalmente, tessuti dal Distretto 8. Il pensiero di una ribellione tanto diffusa mi fa fremere di paura e di eccitazione.

Vorrei chiedere altro, ma compare Cinna, che mi abbraccia e mi controlla il trucco. La sua attenzione si rivolge subito alla cicatrice sulla mia guancia. Penso che, per qualche ragione, non creda alla storia del sono-scivolata-sul-ghiaccio, però non fa domande. Si limita a qualche tocco di cipria sul viso e quel poco che si vede del segno della frustata scompare.

Al piano di sotto, il salotto è stato sgomberato e illuminato per il servizio fotografico. Effie si sta divertendo un mondo a dare ordini a destra e a sinistra per farci rispettare la scaletta prevista. E probabilmente è un bene, perché ci sono sei abiti, e ognuno richiede ornamenti, scarpe, gioielli, acconciature, trucco, sfondo e luci diversi. Pizzo color crema, rose rosa e boccoli. Raso avorio, tatuaggi dorati e foglie verdi. Tubino di diamanti, velo ingioiellato e chiaro di luna. Pesante seta bianca, maniche che dal polso ricadono a terra, e perle. Appena uno scatto viene approvato, ci precipitiamo a preparare quello successivo. Mi sembra di essere pasta da pane rilavorata e ridisegnata all'infinito. Mia madre riesce a passarmi qualche boccone di cibo e qualche sorso di tè mentre mi lavorano intorno, ma quando il servizio si conclude, muoio comunque di fame e sono esausta. Spero di trascorrere un po' di tempo con Cinna, adesso, ma Effie sbatte tutti fuori e devo accontentarmi della promessa di una telefonata.

E scesa la sera e il piede mi fa male per via di tutte quelle scarpe folli, perciò rinuncio a qualsiasi progetto di andare in città. Vado di sopra, invece, e mi lavo gli strati di trucco, balsamo e tinture varie, poi scendo ad asciugarmi i capelli accanto al fuoco. Prim, che è tornata a casa da scuola in tempo per vedere gli ultimi due abiti, continua a parlarne con mia madre. Tutte e due sembrano più che felici per il servizio fotografico. Quando crollo sul letto, capisco che è perché pensano che tutto questo mi metta al sicuro. Pensano che quelli di Capitol City abbiano chiuso un occhio sulla mia intromissione nella fustigazione di Gale, visto che nessuno si prenderebbe tanto disturbo, o spenderebbe tanti soldi, per una persona che ha intenzione di uccidere. Giusto.

Nel mio incubo, indosso il vestito da sposa di seta, ma è strappato e infangato. Le lunghe maniche continuano a impigliarsi in spine e rami mentre corro attraverso i boschi. Il branco degli ibridi si fa sempre più vicino, arriva a travolgermi col suo fiato caldo e le zanne bavose, e io mi sveglio urlando.

Manca così poco all'alba che non è il caso di riprovare a dormire. E poi oggi devo proprio uscire e parlare con qualcuno. Raggiungere Gale alle miniere sarà impossibile. Ma ho bisogno di Haymitch o di Peeta o di chiunque altro possa condividere il peso di quello che mi è successo dal giorno in cui sono stata al lago. Fuorilegge fuggiasche, recinzioni elettrificate, il Distretto 13 indipendente, approvvigionamenti in calo a Capitol City. Tutto.

Faccio colazione con mia madre e Prim, poi vado fuori, alla ricerca di un confidente. L'aria è tiepida, con incoraggianti tracce di primavera. La primavera sarebbe un buon momento per una rivolta, credo. Tutti si sentono meno deboli, quando l'inverno è passato. Peeta non è in casa. Immagino sia già andato in città. Ma a sorpresa, dato che è così presto, vedo Haymitch che si aggira in cucina. Entro in casa sua senza bussare. Sento Hazelle al piano di sopra, occupata a spazzare i pavimenti delle stanze ora immacolate. Haymitch non è ubriaco perso, ma non sembra nemmeno troppo in sé. Immagino che le voci secondo le quali Ripper è di nuovo in affari siano vere. Penso che forse farei meglio a lasciarlo andare a letto quando propone di fare una passeggiata in città.

Io e Haymitch riusciamo a parlare in una specie di linguaggio stenografico, ormai. Nel giro di qualche minuto, lo aggiorno e lui mi comunica che, a quanto si dice in giro, ci sono rivolte anche nel Distretto 3 e nel Distretto 11. Se le mie intuizioni sono esatte, vorrebbe dire che praticamente la metà dei distretti ha perlomeno tentato di ribellarsi.

—Pensi sempre che qui non funzionerà? — chiedo.

—Non ancora. Quei distretti sono molto più grandi. Anche se metà della gente si barrica in casa, i ribelli hanno comunque una possibilità. Qui nel 12, bisogna che ci siamo tutti — dice lui.

Non ci avevo pensato. A quanto siamo pochi. — Però magari, a un certo punto... — insisto.

—Magari. Ma siamo piccoli, siamo deboli e non costruiamo armi nucleari — aggiunge Haymitch con una punta di sarcasmo. Non si è entusiasmato granché per la mia storia del Distretto 13.

—Cosa credi che faranno, Haymitch? Ai distretti in rivolta? — chiedo.

—Be', hai visto cos'hanno fatto nel Distretto 8. Hai visto cosa fanno qui, e senza essere stati provocati — mi risponde. — Se le cose gli sfuggissero davvero di mano, credo che non avrebbero problemi a eliminare un intero distretto, proprio come hanno fatto col 13. Per dare l'esempio.

—Perciò tu credi che il 13 sia stato distrutto sul serio? Voglio dire, Bonnie e Twill avevano ragione riguardo al filmato della ghiandaia imitatrice... — butto lì.

—D'accordo, ma cosa prova? Niente, in realtà. Ci sono migliaia di ragioni per cui potrebbero servirsi di un vecchio filmato. Probabilmente fa più effetto. Ed è molto più semplice, no? Premere solo qualche tasto in sala di montaggio piuttosto che volare fino là e filmarlo — ribatte. — Il 13 è in qualche modo risorto e Capitol City non lo sa? Sembra tanto il genere di voci a cui si aggrappano i disperati.

—Lo so. Ci speravo soltanto — dico.

—Esatto. Perché sei una disperata — insiste Haymitch.

Non discuto perché ha ragione, naturalmente.

Prim torna da scuola traboccante di entusiasmo. Gli insegnanti hanno annunciato un programma obbligatorio, per stasera. — Credo che sarà il tuo servizio fotografico!

—Non può essere, Prim. Hanno fatto le foto solo ieri — le dico.

—Be', è quello che ho sentito dire — replica.

Spero si sbagli. Non ho avuto il tempo di preparare Gale a questo. Dalla fustigazione, lo vedo solo quando viene a casa per farsi controllare da mia madre. Spesso lo mettono di turno in miniera sette giorni a settimana. Nei pochi minuti di intimità che abbiamo avuto, quando lo riaccompagnavo in città, ho capito che le avvisaglie di rivolta nel nostro distretto sono state domate dalle misure restrittive imposte da Thread. Gale sa che non ho intenzione di scappare. Ma deve anche sapere che, se non ci ribelliamo, il mio destino è di diventare la moglie di Peeta. Vedermi ciondolare in TV indossando splendidi vestiti... Come la prenderà?

Quando alle sette e mezza ci riuniamo intorno al televisore, scopro che Prim ha ragione. Ecco infatti Caesar Flickerman che fa da presentatore davanti a una folla in piedi di fronte al Centro di Addestramento e parla a un pubblico caloroso delle mie prossime nozze. Presenta Cinna, che da un giorno all'altro è diventato una celebrità grazie ai miei costumi degli Hunger Games, e, dopo un minuto di amichevoli chiacchiere, veniamo tutti invitati a rivolgere la nostra attenzione a uno schermo gigante.

Adesso capisco come hanno fatto a mandare in onda questo special già stasera. Inizialmente, Cinna aveva disegnato una ventina di abiti da sposa. In seguito si è proceduto a ridurre il numero dei modelli, oltre che a realizzare gli abiti e a scegliere gli accessori. A quanto pare, in ciascuna di queste fasi gli spettatori di Capitol City hanno potuto votare le loro combinazioni favorite. E il tutto culmina con le foto in cui indosso gli ultimi sei abiti, inserite nello show in un attimo, ne sono certa. Ogni immagine viene accolta da reazioni scomposte da parte del pubblico. La gente urla e applaude i propri modelli preferiti, fischia quelli che non gradisce. Avendo votato, e probabilmente scommesso sul vincente, gli spettatori si sentono molto coinvolti nella scelta del mio abito da sposa. È curioso osservarli pensando che io non mi sono nemmeno presa il disturbo di provarne uno prima che arrivassero le telecamere. Caesar annuncia che gli interessati dovranno dare il loro voto definitivo entro le dodici del giorno seguente.

— Portiamo Katniss Everdeen al suo matrimonio in grande stile! — grida al pubblico. Sto per spegnere la TV, ma poi Caesar ci dice di rimanere sintonizzati per l'altro grande evento della serata. — Quest'anno ci sarà il settantacinquesimo anniversario degli Hunger Games e ciò significa che è arrivato il momento della terza Edizione della Memoria!

—Cosa faranno? — chiede Prim. — Mancano mesi, ancora.

Ci rivolgiamo a nostra madre. Ha un'espressione seria e distante, come se stesse ricordando qualcosa. — Dev'essere la lettura della busta.

Suona l'inno, e mi si stringe la gola per la repulsione quando il presidente Snow sale sul palco. È seguito da un ragazzino in completo bianco che regge una semplice scatola di legno. L'inno termina e il presidente Snow comincia a parlare, a ricordare a tutti noi i Giorni Bui, dai quali nacquero gli Hunger Games. Quando vennero formulate, le leggi dei Giochi stabilirono che ogni venticinque anni la ricorrenza sarebbe stata celebrata con un'Edizione della Memoria. In questa occasione, i Giochi avrebbero dovuto svolgersi secondo speciali regole, così da ravvivare il ricordo di coloro che furono uccisi per causa della ribellione dei distretti.

Le sue parole non potrebbero cadere più a proposito, dato che ho il sospetto che parecchi distretti si stiano ribellando proprio in questo momento.

Il presidente Snow racconta poi ciò che accadde nelle precedenti Edizioni Speciali. — Nel venticinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordassero che i loro figli morivano perché loro avevano dato inizio alle violenze, a ogni distretto fu imposto di svolgere un'elezione e votare per i tributi che l'avrebbero rappresentato.

Mi chiedo come fosse: scegliere i ragazzi che dovevano andare. Deve essere molto peggio farsi consegnare dai propri vicini di casa che venire sorteggiati dalla boccia di vetro della mietitura.

—Nel cinquantesimo anniversario — continua il presidente — a ricordo del fatto morirono due ribelli per ogni abitante di Capitol City, a ciascun distretto fu richiesto di mandare il doppio dei tributi.

Immagino di trovarmi di fronte quarantasette avversari anziché ventitré. Probabilità inferiori, meno speranza e, in definitiva, più ragazzi morti. Quello fu l'anno in cui vinse Haymitch...

—Avevo un'amica che andò quell'anno — dice mia madre in tono sommesso. — Maysilee Donner. I suoi genitori erano i proprietari del negozio di dolci. Dopo mi regalarono il suo uccellino. Un canarino.

Prim e io ci scambiamo uno sguardo. È la prima volta in assoluto che sentiamo parlare di Maysilee Donner. Forse perché mia madre sapeva che le avremmo chiesto come era morta.

—E ora onoriamo la nostra terza Edizione della Memoria — dice il presidente.

Il ragazzino in bianco fa un passo avanti, tendendo la scatola mentre ne apre il coperchio. Vediamo le file ordinate di buste ingiallite, disposte in verticale. Chiunque avesse ideato il sistema delle Edizioni della Memoria, aveva previsto secoli di Hunger Games. Il presidente toglie una busta contrassegnata dal numero 75. Fa passare le dita sotto la linguetta ed estrae un piccolo quadrato di carta. Senza esitazioni, legge: — Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.

Mia madre si lascia sfuggire un piccolo grido e Prim si copre il viso con le mani, ma io mi sento più come quelli del pubblico che vedo in TV. Un tantino sconcertata. Cosa significa? Il gruppo dei vincitori ancora in vita?

Poi ci arrivo, a cosa significa. Almeno per me. Il Distretto 12 ha solo tre vincitori in vita tra cui scegliere. Due maschi. Una femmina...

Sto per tornare nell'arena.